Vita da pensionato

di
genere
incesti

Non è bella la vita dei pensionati. Ci si sente tagliati fuori dalla vita reale. Si vive più che altro di ricordi, e di rimpianti. Quando poi si vive soli, come nel mio caso (sono vedovo), la malinconia della solitudine è a tratti insopportabile.
Sono andato in pensione l'anno scorso, a 65 anni e, con la fuoriuscita dal mondo produttivo, ho vissuto sulla mia pelle un processo di decadimento psicologico prima che fisico. Faccio tutto da me, per le pulizie della casa viene una donna due volte a settimana. Le mie giornate sono monotone, le mie relazioni sociali si sono rarefatte, i miei figli mi invitano di continuo a casa loro, ma io non amo sentirmi di ingombro e, per quanto possibile, resto a casa mia.
Certe volte mi rimprovero da solo questo atteggiamento di ritrosia, temo di essermi messo fuori gioco troppo presto.
E me ne sono convinto proprio la scorsa settimana, quando, poco prima di mezzogiorno, mio figlio maggiore Andrea è venuto a casa mia con sua figlia Valeria per lasciarla da me per l’intero weekend, dato che lui e la moglie avevano programmato di passare due giorni a Barcellona per festeggiare il ventesimo anniversario del loro matrimonio.
La cosa non poteva che farmi piacere. Valeria è una meravigliosa ragazza, bionda, capelli lunghissimi, due stupendi occhi azzurri, un corpo sinuoso, precocemente sviluppato. Una presenza dolcissima, un momento di luce nel grigiore delle mie giornate.
Valeria mi è sembrata molto contenta di stare da me quei tre giorni. Mentre il padre stava per andarsene, lo ha rassicurato ampiamente, dicendogli in tono civettuolo e malizioso: “Partite tranquilli e divertitevi… che a fare divertire il nonno ci penso io!”
Non appena siamo rimasti soli, la nipotina ha cominciato a muoversi dentro casa con grande disinvoltura, come ci fosse stata da sempre. Poi mi si è seduta a fianco sul divano ed ha cominciato a interrogarmi con fare premuroso. Voleva sapere in dettaglio come impiegavo il mio tempo, mi diceva che dovevo avere una vita un po’ più dinamica. Mi diceva che non dimostro affatto i miei anni, che sono un uomo piacente e non devo mettermi in naftalina prima del tempo.
Mentre parlavamo ha accavallato le su gambe e, dato che indossava la minigonna, ha messo in mostra due bellissime cosce sulle quali non potevo fare a meno di posare i miei occhi, sbirciando furtivamente le mutandine che si intravvedevano. Valeria è un inno alla bellezza della vita, dalle gambe sono passato ad osservare il seno che sbocciava sotto il maglioncino, con i capezzoli già svettanti.
Anche per interrompere l’incantesimo che rischiava di avvolgermi le ho detto a mia volta che ad ogni sua nuova visita la trovavo sempre più bella ed affascinante, aggiungendo un po’ maliziosamente: “Immagino la guerra che si faranno i tuoi amici per starti vicino!”
E’ arrossita appena, ma ho notato il suo compiacimento. Mi ha detto che da qualche mese aveva un amico speciale, un fidanzatino, ma ha precisato subito che è presto per giudicare se è una cosa seria oppure no.
Decidiamo di uscire a pranzo per una pizza. Prima di uscire entro in bagno per fare pipì, ma tutto ad un tratto entra lei e mi trova appunto con l’arnese in mano. Si blocca, mi chiede subito scusa per l’intrusione, ma prima di ritrarsi ha il tempo di lanciare verso il mio cazzo uno sguardo fulmineo, nel quale mi è sembrato di leggere un mix di sorpresa e di ammirazione.
Le propongo di andare al centro commerciale, visto che c'è anche un'ottima pizzeria, perché ne avremmo approfittato per fare anche un piccolo giro di shopping.
E’ entusiasta dell’idea e mi abbraccia e bacia con grande trasporto, indugiando (innocentemente?) a farmi sentire la morbidezza delle sue forme.
Passeggiando con lei al braccio, nonostante il centro commerciale fosse pieno di gente, mi sento sotto i riflettori, tanti sono gli uomini, giovani e non, che ci guardano, attratti dalla sua squillante bellezza e dalla curiosità di capire di più del nostro rapporto.
Valeria se ne accorge ed accentua la stretta al mio braccio, come fossi il suo fidanzato: “Vedi nonnino come ci guardano! Non c’è che dire, siamo una bella coppia!”
E’ un gioco sottile di sottintesi che vedo piace a tutti e due. Le rispondo sorridendo: “Beh certo, io faccio un figurone… non vedi come mi guardano gli uomini della mia età!”
E Valeria, per tutta risposta, mi stampa un bel bacio sulla guancia, aggiungendo: “E così facciamoli crepare di invidia!”
Intanto Valeria si sofferma spesso a guardare vetrine di indumenti femminili, noto che è particolarmente attratta da una camicetta. Le dico che, se le piace, possiamo prenderla. Mi sorride riconoscente, ma dice che la mamma si è raccomandata di non crearmi disturbi di nessun genere.
La prendo per mano e la porto all’interno del negozio dicendole: “Non ti preoccupare di quel che dicono i tuoi genitori. Non sono io a farti un regalo, sei tu che lo fai a me!”
Entra nel camerino per indossarla e mi chiede di seguirla perché ha bisogno del mio parere. Entro, lei si toglie la maglietta, sbigottito ammiro il suo piccolo seno rotondo che già svetta verso l’alto, la camicetta le sta un amore. Le dico che è incantevole. Quando usciamo mi dà due baci molto forti di ringraziamento.
Dopo aver passeggiato un altro po’ ed essermi abituato a sentire il suo braccio e, a tratti, il suo seno aderire al mio corpo, verso il tramonto rientriamo a casa. Ci mettiamo in libertà, io indosso il mio pigiama da camera, lei una tutina aderente e semitrasparente, che sembra dirmi: “vieni, tocca, accarezza!”.
Mi metto in poltrona e scorro le pagine del giornale che non ho avuto il tempo di leggere in mattinata, lei si mette ai fornelli e prepara un bel sughetto di pomodoro per la cena. Le esterno tutta la mia ammirazione: “Bella e brava! Vale, sei proprio un tesoro! Beato chi se lo aggiudicherà!”
Lusingata mi risponde in tono un po’ ironico: “Vedremo! Nonno, se vuoi, lo lascerò scegliere a te, il fortunato!”
Ceniamo in allegria continuando a scambiarci affettuosità sempre più maliziose. Poi ci accomodiamo in salotto per guardare un po’ di tv, ma non c’era nulla di interessante e, dopo un’oretta, decidiamo di andare a dormire. Bacetto e sogni d’oro.
Certe cose covano dentro di noi e poi, quando meno te lo aspetti, si manifestano impetuosamente. L’immagine bella, dolce, sensuale di Valeria aveva preso posto accanto a me nel mio letto e non mi lasciava prendere sonno. Sudavo.
Ad un certo punto mi alzo, vado in bagno per rinfrescarmi, poi torno a letto. Ma niente: non riesco a togliermi dalla testa quella figura leggiadra e quel sorriso intrigante; anzi, all’improvviso mi sono accorto che mi stava montando una erezione bestiale. Mi alzo di nuovo, vado in cucina a bere un po’ d’acqua.
Tornando verso la camera da letto, non resisto ad affacciarmi sulla sua stanzetta: Valeria dorme beata, sembra sorrida, ed è nuda, il suo bellissimo corpo si indovina perfettamente sotto il lenzuolo. Respiro forte per tenere a bada i miei istinti, d’un tratto ridestati dopo anni di torpore; avverto per un momento la vertigine del peccato, mi faccio forza e mi allontano da quella porta. Ho preso sonno solo a notte fonda.
Al mattino mi levo verso le 7.30 e mi preoccupo subito di preparare la colazione alla mia bella nipotina.
Quando si alza, ancora insonnolita mi viene vicino e mi bacia con molto trasporto, facendomi rabbrividire di piacere per il contatto dei suoi seni puntuti sul mio braccio nudo. Poi guarda la colazione già pronta e mi dice con un sorriso che mi scioglie: “Nonno, sei un tesoro! Chissà se papà e mamma mi lasciano stare con te più a lungo! Diglielo, ti prego! Fammi stare qui… vicino a te mi sento una farfalla!”
Sorrido contento, ma anche un po’ turbato dalla vicinanza di quella bellezza in fiore e dalle sue moine. Le rispondo sforzandomi di restare calmo: “Tesoro, da me puoi venire quando vuoi, lo sai bene. Ma è giusto che i tuoi genitori ti vogliano tenere con loro. E poi, temo che, a passare le giornate con me, ti annoieresti da morire! Tu hai bisogno di divertirti con i giovani, non di intristirti con i vecchi come me!”
A queste parole Valeria si ribella: “Ma che dici?! Non sei mica vecchio! Lasciami stare con te, e vedrai come ci divertiamo insieme!”
Non so a cosa pensi la mia nipotina, certo la sua esuberanza affettiva mi fa mescolare il sangue.
Per tagliar corto le rispondo: “Beh, su, dai… Fai colazione e diamoci da fare. Dove vuoi che andiamo oggi?”
Mi guarda languidamente e mi dice, spiazzandomi un’altra volta: “Ma nonno, che fretta c’è? e poi, non stiamo così bene qui, soli soli in casa?”
Il suo tono è accattivante, sempre sul filo dell’ambiguità, e mi mette in imbarazzo.
Allontano i pensieri che non mi hanno fatto dormire e cerco scampo annunciandole: “Va bene. Tu fai con comodo. Io esco un attimo a comprare i giornali. Quando torno mi dici cosa dobbiamo fare”.
Per il tragitto di andata e ritorno dall’edicola di solito impiego non più di dieci minuti. Stavolta, per addomesticare il tumulto interiore, mi concedo una camminata più lunga. Rientro dopo quasi mezz’ora, in casa regna il silenzio.
Noto subito il pigiama di Valeria buttato su una poltrona. La chiamo a gran voce, sento che mi risponde dal bagno: “Nonno, sono sotto la doccia… non ti preoccupare, vieni!”
Avvicinandomi al bagno sento lo scroscio del soffione. Faccio capolino nel bagno e le annuncio: “Vale, sono tornato, fai con comodo!”
Mi risponde subito: “No nonno, entra… ti dispiace farmi compagnia mentre faccio la doccia?”
Il cuore mi sussulta, vorrei resistere a quell’invito, ma lei già ha cominciato a parlarmi di tante cose. Seguo a fatica quello che dice, sono catturato da quel corpo di ninfa che intravvedo dietro il vetro un po’ appannato del box doccia.
Mi torna istantaneamente duro e debbo passare la mano dentro i pantaloni per sistemarlo meglio ed attutire la visione di quella repentina quanto vistosa eccitazione. Che maledetta situazione! Non pensavo proprio di dover passare un week end tanto coinvolgente e sconvolgente!
Sono ancora avvolto in questi pensieri quando Valeria fa scorrere il vetro del box e mi appare in tutta la sua nudità, ancora tutta gocciolante, ma visibilmente rinfrancata, e mi dice: “Scusa nonno, mi passi il telo che è appeso lì, vicino allo specchio?”
Sono abbagliato, eseguo macchinalmente, Valeria prende il telo e se lo avvolge intorno al corpo, poi mi si rivolge nuovamente: “Grazie, nonnino. Che bellezza questa doccia! Mi sento rinata! Perché non la fai anche tu? Su, dai, mentre io mi asciugo, datti anche tu una rinfrescata!”
Sono letteralmente imbambolato, incapace di dire e di fare alcunché; e, senza averlo né pensato né deciso, mi ritrovo pieno di vergogna a denudarmi alle sue spalle, mentre lei è tutta intenta ad asciugarsi i lunghi capelli biondi con il phon. Entro in doccia quasi furtivamente, cercando di occultare la mia nudità, anche se è più che evidente che lei ha potuto osservarmi senza difficoltà nello specchio e che può farlo anche ora attraverso il vetro del box.
Aziono il soffione, mi concedo anch’io il piacere di una doccia ristoratrice, mi auguro serva anche a calmare i miei improvvisi bollori.
Ma di là dal vetro mi giunge la sua voce tentatrice: “Nonno, ma lo sai che sei proprio figo! Non l’ho fatto apposta spiarti, ma nello specchio si vede abbastanza bene che sei ancora in forma! Non c’è motivo che ti nasconda…”
Non faccio in tempo ad ascoltare sbigottito quelle parole che vedo aprirsi la porta del box e far capolino il viso impertinente di Valeria che, con aria maliziosa, esclama: “Ecco, vedi quanto sei bello, nonno! Mica ti vergognerai di me… lascia che ti insaponi meglio le spalle…”
Valeria è un fulmine, non mi dà il tempo di avanzare la benché minima obiezione, indossa una cuffia a protezione dei capelli, si lascia cadere per terra l’accappatoio e si infila prontamente dentro il box. Sento immediatamente la sua presenza alle mie spalle, sento le sue mani che mi spargono il docciaschiuma sulle spalle, e poi più giù sui fianchi e sulle natiche, indugiando senza alcun imbarazzo in mezzo alle gambe a insaponarmi il perineo e il buco del culo.
Trasportata dal suo zelo, Valeria mi aderisce sempre di più da dietro, producendo con i suoi capezzoli puntuti delle vere e proprie scariche elettriche sulle mie spalle; la reazione del mio cazzo è immediata, abbasso istintivamente le mani per occultare il cazzo inturgidito, ma la sento cinguettare in tono irridente: “Che bel nonnino che ho! uhm… dai girati, non ti vergognare… dev’essere bello sentire ancora tutta questa energia! io… io sono orgogliosa di avere un nonno così!”
Mi prende per le spalle e mi costringe a girarmi. L’erezione è imponente, io chiudo gli occhi per nascondere il mio imbarazzo, lei invece li sgrana per lo stupore e non riesce a fare a meno di esclamare sospirando: “Bello! Bello! Che splendore!”
Mi insapona anche sul davanti, le sue mani mi percorrono il petto, l’erezione cresce simultaneamente, respiro a pieni polmoni per impedire che il cazzo mi esploda. Mantengo gli occhi chiusi, sento che mi chiede con voce flautata: “Posso?”
Sono nel pallone, non le rispondo, ma lei non aspetta certo la mia autorizzazione per cominciare ad insaponarmi la pancia e poi, con delicatezza, i coglioni. L’eccitazione è al top, respiro affannosamente, sento che non riuscirò a trattenermi ancora a lungo. Valeria si accorge delle mie difficoltà e mi viene in soccorso.
Mi dice in tono premuroso: “Nonno, non ti irrigidire così! Su, rilassati, lasciati andare!”
Con una mano impugna il mio manico e lo sega con grande delicatezza. Bastano pochi secondi e il mio cazzo erutta una bella quantità di sborra con quattro schizzi violenti che si infrangono contro il bel corpo di Valeria.
“Ah”, strozzo il mio grugnito animalesco.
“Uhm ecco!” cinguetta la mia nipotina “ora ti sentirai molto meglio!”
Mi sento ancor più imbarazzato ora che ho sborrato e non riapro gli occhi, ma avverto che Valeria ha ripreso ad insaponarmi e con il doccino ha cominciato a sciacquarmi dappertutto, soprattutto nelle parti più intime. Perdo il senso del tempo che passa mentre mi godo la freschezza ristoratrice della doccia e, quando il getto dell’acqua si interrompe, mi sembra di risvegliarmi di botto da un sogno.
Mi scuoto e riapro gli occhi proprio mentre Valeria premurosamente mi avvolge nell’accappatoio, mi aiuta ad uscire dal box e mi accompagna dolcemente in camera mia.
Sono disteso sul letto, con l’accappatoio semiaperto, e Valeria è ancora tutta nuda e mi sta asciugando amorevolmente. Incontro i suoi occhi radiosi, la vedo contenta della beatitudine che con le sue mani mi sta regalando. Lascio che mi tocchi, mi frizioni, le sorrido riconoscente senza dire nulla; vedo che lei insiste ad accarezzarmi i punti più sensibili e a darmi nuovi brividi di piacere.
Quando comincia a titillarmi i capezzoli anche il cazzo dà segni di risveglio e vedo che lei mi sorride con malizia. Poi si piega su di me, facendo pendere i suoi piccoli seni verso la mia bocca, non riesco a tener ferme le mani e le accarezzo le spalle e le natiche; mi stampa un bacio sulla fronte, poi si risolleva e si dirige verso la sua stanza dicendomi: “Riposati ancora un po’, nonno. Vado a rilassarmi anch’io un po’ in camera mia”.

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Resto così, immobile, nel mio letto a godermi l’estasi di questo momento. Ma il mio pensiero è interamente dominato da lei, da questa dolcissima e diabolica nipotina che, con una naturalezza inaudita, mi ha condotto per mano a vivere sensazioni assolutamente inimmaginabili.
Dopo una quindicina di minuti mi sollevo dal letto e mi dirigo verso la stanza di Valeria per decidere insieme come organizzare la giornata. Quando mi affaccio sulla porta resto abbagliato: mia nipote è ancora nuda sul letto e a gambe larghe sta masturbandosi con due dita immerse nella fighetta. Un grande turbamento si impadronisce di me, respiro pesantemente, lei si accorge della mia presenza, mi guarda e, senza interrompere la manipolazione inguinale, mi invita a sederle vicino sul letto.
Eseguo come un automa, lei mi sorride invitante, allarga le cosce, mi prende la mano e sostituisce le sue dita con le mie. Affondo le dita nella sua fighetta già umida, vedo che comincia a contorcersi dal piacere; ma poi, senza dir nulla, ritiro la mano e abbasso la testa tra quelle cosce e comincio a leccarle le labbra della figa. Non era una cosa premeditata, ma ho sentito sull’istante la voglia di darle più piacere.
Valeria si mostra subito felicemente sorpresa della mia iniziativa ed allarga maggiormente le cosce per facilitarmi il compito, poi con un filo di voce: “Oh nonno, sei un amore!”
Lecco senza sosta quella fighetta profumata di gioventù soffermandomi sul clitoride, lei respira sempre più affannosamente fino a che inarca leggermente il bacino ed io sento il suo dolce umore sulla mia lingua. Quindi comincio a baciarle il ventre, a leccarle l’ombelico, salendo fino al seno ed ai capezzoli, che succhio con avidità quasi mordendoli. Poi faccio il percorso inverso e ridiscendo fino alla fighetta, continuando ancora più giù fino ad insinuare la lingua nel suo buchetto posteriore.
Valeria si agita tutta, quasi delira dal piacere acuto che le sto procurando. Ma anche io mi sto eccitando a dismisura, dopo quello che è accaduto in bagno non ci sono più ritrosie o rimorsi che tengano, il cazzo si è ridestato e scoppia di desiderio.
Mi tolgo la vestaglia, mi distendo al suo fianco schiacciando il cazzo contro la sua natica, comincio ad accarezzarle i seni. Lei mi guarda con occhi trasognati, si vede che ha voglia, si avvicina alla mia bocca e mi bacia in maniera prolungata.
Ho un momento di incertezza e le dico: “Amore di nonno, tu hai portato il fuoco in casa mia. Ma forse è il momento di spegnere le fiamme. È una pazzia quella che stiamo facendo…”
Valeria mi risponde con uno smagliante sorriso: “Ma che dici nonno? È tutto così bello! Non ho mai provato il piacere che poco fa mi hai dato! No, non ti far venire gli scrupoli… non ci fermiamo proprio adesso.”
Tento di resistere ancora un poco all’ineluttabile: “Guarda, tesoro, che se non ci fermiamo ora non ci fermiamo più!”
E lei, di rimando, con grande sicurezza: “Appunto. Non mi dirai che non ti è piaciuto quello che abbiamo fatto. Ti ho visto godere. Guardati: sei rifiorito di vent’anni. Su nonno, continuiamo…”
Così dicendo Valeria allunga la sua mano sul mio cazzo duro e lo impugna con desiderio: “Nonno, voglio che mi entri dentro. Fammi conoscere che significa scopare”.
Le chiedo se non l’ha mai fatto prima, mi dice che con i suoi amichetti ha fatto petting o poco più, poi aggiunge: “Loro ce l’hanno piccolo, vengono dopo dieci secondi… io voglio un cazzo vero, maturo!”
La voglia cresce, ci stringiamo e strusciamo con crescente bramosia, lei mi bacia nuovamente insinuando stavolta la lingua tra le mie labbra.
Le faccio osservare: “Valeria, tu sei vergine, o quasi… ho paura di farti male”.
Ribatte decisa: “No, no, lo voglio fare ora e voglio farlo con una persona che mi vuole bene”.
“Guarda, se senti dolore dimmelo, che smetto subito”.
“Sì, nonno, ti voglio dentro… dai”
Era una ragazza irresistibile, la sua capacità seduttiva era ancor più esaltata dalla disarmante tenerezza. Mi sono abbassato cominciando nuovamente a leccarle la fighetta e cercando di lubrificargliela per rendere meno stridente la penetrazione.
Quando ha cominciato a liberare un po’ di umori vaginali, le ho sollevato le gambe sulle mie spalle e posato il mio cazzo sulla sua fighettina palpitante, ho spinto un poco ed è entrata la cappella.
Valeria faceva delle smorfie di dolore. Il mio cazzo è ancora grosso per la sua fichetta. Quando sono giunto a contatto con l'imene mi sono fermato un momento, poi con un colpo deciso sfondo la barriera. Valeria mugola un poco.
Era strettissima ma, anche se con fatica, pian piano l’ho messo tutto dentro in quel paradiso, toccando in fondo il suo utero. Poi, con molta delicatezza ho cominciato a muoverlo dentro di lei con brevi escursioni, che pian piano ho aumentato fino a vedere la mia cappella quasi uscir fuori per poi affondarlo nuovamente.
Ha cominciato a fremere e ad inarcare il bacino accompagnando il mio ritmo, gemendo dal piacere con piccole urla soffocate; ho aumentato il ritmo e l’ho seguita fino al raggiungimento del suo orgasmo, che lei ha salutato con un urlo di gioia.
L’ho tenuto dentro di lei ancora un po’, per farle godere fino in fondo la sua prima vera scopata, poi ho continuato ad andare avanti e indietro fino a che anch’io ho avvertito che il mio sperma stava per esplodere e, senza indugiare oltre, ho aumentato ancora il ritmo fino a quando ho riversato in lei la mia colata seminale, gemendo e grugnendo per l’inusitato piacere.
Quando mi si è smollato ed è uscito, immediatamente mi sono abbassato di nuovo ed ho leccato nuovamente la fighetta d’oro della mia bellissima nipotina assaporando il suo umore inebriante mischiato al mio sperma e ad un po' di sangue.
Valeria era raggiante, mi ha tirato su verso di lei e si è stretta tutta a me dicendomi con gli occhi inumiditi dalla commozione: “Grazie nonno, sei stato grande!… Ora mi sento davvero una donna!”
Restiamo così abbracciati, accarezzandoci dolcemente, per venti minuti. Poi ci rialziamo dal letto e ci rivestiamo. Le dico che dobbiamo festeggiare e stabiliamo di andare a mangiare fuori città, in un agriturismo.
Abbiamo passato una bellissima mattinata in campagna, eravamo una coppia inconsueta, sembravamo due innamorati, e più di qualcuno ci guardava con occhi scandalizzati.
Siamo tornati a casa per le cinque del pomeriggio, più o meno all’ora dell’atterraggio dell’aereo dei suoi genitori di ritorno dalla Spagna. Come previsto, mezz’ora dopo i suoi genitori sono passati da casa per riprendersi la mia meravigliosa nipotina.
Quando se ne sono andati, ho sentito tutto ad un tratto il vuoto e il freddo della mia casa. Quella ragazzina mi aveva sconvolto la vita e la mente, risvegliando in me desideri sopiti o rimossi. La sua bellezza e la sua malizia mi avevano stregato al punto che, come un ragazzino, dopo tanti anni ho ripreso a masturbarmi pensando a lei.
E lei, la mia dolcissima tentatrice, non mancava di alimentare quella mia passione, mandandomi ogni giorno almeno quattro messaggini conturbanti, del tipo: “Ti sento ancora dentro”, “Ti farò impazzire di piacere”, “Non lo buttare via il tuo seme, conservalo tutto per me”, e così via.
Mi rendevo conto che non ero più padrone di me stesso, non vedevo l’ora che i suoi genitori si prendessero qualche altra vacanza e me l’affidassero per qualche giorno.
Dopo due settimane, proprio ieri mio figlio mi ha annunciato che lui e la moglie si sarebbero assentati due giorni per una trasferta di lavoro a Milano, pregandomi di ospitare Valeria.
Appena entrato in casa Andrea ha esclamato: ”Ciao papà, ti ho riportato la tua nipotina prediletta. Spero non ti rechi troppo disturbo”.
Gli ho subito risposto: “Ma quale disturbo! Valeria è una ragazza d’oro, devi sapere che la sua compagnia mi allieta tanto.”
Appena andato via il padre, Valeria mi ha abbracciato con grande trasporto e ci siamo baciati lungamente e appassionatamente, poi siamo subito rotolati sul divano in salotto ed abbiamo cominciato convulsamente a toccarci, palparci, succhiarci. Due innamorati cotti!
E, visto che la febbre che ci ha presi non accennava a sedarsi, la mia bella nipotina mi ha sussurrato con occhi dolcissimi: “Non perdiamo altro tempo!… è molto più comodo continuare a letto!”
Ci spostiamo in un baleno nella mia camera. Ci spogliamo fulmineamente, ho appena il tempo di notare che indossa una minigonna nera e un paio di calze a rete bianche con maglia fitta, e poi uno slippino color violetta.
Ma, distesa sul mio letto, con le braccia aperte che mi invitano a stendermi accanto a lei, Valeria si mostra in tutta la sua stupefacente bellezza: due gambe perfette, una fighettina contornata da una leggera e morbida peluria bionda, i fianchi ben proporzionati che disegnavano una curva morbida che terminava al vitino stretto, il ventre bianco, la pelle vellutata, il seno aggraziato e già abbastanza sodo, gli occhioni azzurri, la bocca sensuale, quei capelli biondi lunghissimi.
Mi accosto a lei, baciandole lievemente un capezzolo, le metto un dito tra le labbra della fighettina e sento che è già umida, porto il dito al mio naso per inebriarmi del suo profumo e sulla lingua per assaporarne il delizioso sapore di giovane donna.
La voglia di prenderla è irresistibile, ma sento il bisogno di dirle: “Valeria, sei semplicemente incantevole… non credo di meritarti, e soprattutto non vorrei approfittare della tua inesperienza, della tua ingenuità. In questi giorni mi sono sentito impazzire. Forse è un gioco troppo pericoloso per tutti e due!”
Colpita da queste mie parole increspa lievemente il viso, poi mi risponde con grande sicurezza: “Ma cosa stai dicendo, nonno! Sono io che ho approfittato di te, della tua solitudine, per sedurti. In questi giorni non mi sono data pace. Tu mi hai fatto conoscere l’amore vero, i ragazzi della mia età non mi dicono niente. Ti prego, vieni, prendimi. Ho una voglia matta di farmi possedere da te”
Mi accarezza il petto, poi fa scendere la sua mano verso il mio cazzo già sull’attenti ed esclama: “Vedi che anche lui mi desidera! Cosa aspetti?”
Avevo fatto uno sforzo eccezionale a trattenere la mia voglia, quelle parole liberano in me un’energia straordinaria. Mi distendo su quel corpo, lei apre le cosce per accogliermi, la fica è sempre stretta per il cazzo robusto che sta per penetrarla, spingo senza forzare troppo, lei mi incoraggia prendendomi dalle natiche, affondo dolcemente in quella fessura che si apre come una corolla; quando è tutto dentro e lei comincia a gemere di piacere, accosto le mie labbra alle sue e lasciamo che le nostre lingue si intreccino voluttuosamente.
Che bella chiavata! Dolce, intensa, trascinante! Lei si contorce sotto i miei colpi, accompagnando i miei movimenti con il bacino e con le gambe attorcigliate intorno ai miei fianchi. Godiamo entrambi e continuiamo a baciarci, quasi a consumarci le labbra, in un vortice passionale che ci annebbia la mente.
Riesco appena in tempo a capire che sto per esploderle dentro e, di colpo, lo tiro fuori per sborrarle copiosamente in mezzo alle cosce.
Reagisce un po’ stizzita a quel movimento brusco, mi chiede aggrottando le sopracciglia: “Perché?”
Le rispondo amorevolmente: “Tesoro mio, non avrei voluto tirarlo fuori per niente al mondo. Non so se il mio seme è ancora fertile, ma è meglio non rischiare.”
Lei sbuffa un po’ e ribatte: “Era così bello! Già pregustavo di sentire la tua sborra nella mia fica! Tu sei il mio uomo e ho diritto ad avere il tuo sperma! E anche se mi metti incinta non è poi così un dramma! Anzi, lo voglio proprio un bambino tuo.”
La consolo accarezzandole il viso: “Tesoro di nonno, quello che mi dice mi lusinga… ma non sono io l’uomo della tua vita. È un grande privilegio per me accompagnarti in questa fase di sviluppo della tua femminilità. Ma sarà un altro l’uomo con cui dovrai condividere gli anni che verranno. Il mio futuro è breve… e il mio fisico è in declino.”
Valeria si sposta a cavallo sopra di me e, abbracciandomi, mi bacia nuovamente con rinnovato ardore: “Mi deludi con queste parole, non le voglio sentire più… io ti starò vicino fino a quando vorrai… o non la vuoi un’amante giovane?…”
Ora che la guardo dal basso, mi appare ancora più bella. Le accarezzo i seni e le rispondo: “Tesoro, non voglio deluderti, anzi… Ma non so fino a quando avrò la forza di soddisfare le tue esigenze. Non voglio fare di te una infermiera!”
Valeria non demorde e mi ribatte puntualmente: “Ma che sono queste malinconie!… Io ti vedo ancora bello gagliardo!… Sento che il tuo bel cazzo già si sta ridestando in mezzo alle mie cosce… Ci penserò io a farlo raddrizzare, non ti preoccupare…”
Provo ancora ad obiettare: “Vorresti dire che rinuncerai a trovarti il tuo uomo e a costruire la tua famiglia?”
Mi risponde tranquilla: “No, lo troverò il fidanzato ed il marito, e credo che prima o poi mi sposerò. Ma il mio nonnetto non me lo deve togliere nessuno. Continuerò a venirti a trovare, ti assisterò, ti farò godere, vedrai. E anche tu continuerai a farmi godere. Non ti preoccupare, quando sarai più vecchio, mi basteranno la tua bocca e la tua lingua…”
Resto senza parole per la sicurezza e la lucidità dei ragionamenti di Valeria. Che ragazza stupenda! la mia nipotina mi sta dando una lezione di vita e mi sta restituendo una proiezione nel futuro alla quale avevo da tempo rinunciato. Sono tanto preso dal suo candido fascino che ormai non penso più alla voragine di anni che ci separa, all’incredibilità e insostenibilità di quel rapporto.
Restiamo per un po’ distesi l’uno a fianco dell’altra, lei continua a giocherellare col mio cazzo e pian piano lo riporta ad un inturgidimento considerevole per la mia età.
Si solleva, si sposta in mezzo alle mie gambe, si china e comincia a leccarlo e succhiarlo. Poi si concentra sulla cappella e con la lingua si insinua appena dentro lo spacco del glande, provocandomi un piacere acuto e indescrivibile. Mi guarda sottecchi come per controllare il crescendo del mio piacere e si rimette a succhiare a bocca piena; poi allunga le mani e comincia a vellicarmi i capezzoli, moltiplicando in tal mondo il mio godimento e portandomi rapidamente a scaricarle in bocca la sborra residuata nei miei coglioni.
La trattiene un po’ in bocca, quasi pasteggiandola, poi la ingoia di gusto ed esclama: “Oh che delizia! Finalmente sei mio!”
Ora sono completamente svuotato e mi lascio andare ad un sonnellino ristoratore. Lei si alza, mi rimbocca il lenzuolo ed esce silenziosamente dalla stanza.
Vi fa ritorno dopo un’oretta, si siede sul bordo del letto e mi sveglia annunciandomi i suoi piani di battaglia: “Su nonno, ora ti sei riposato abbastanza. Dai, mettiamoci su ed usciamo un po’ a passeggio… più tardi ti preparo io un sughetto come piace a me e dopo pranzo, un’altra volta a letto. In questi due giorni voglio imparare tutto dell’amore…”
Mi levo dal letto contento e frastornato. Sento la mia vita completamente rivoluzionata, non mi riconosco più, mi sento completamente in balìa di questa splendida ragazzina.
Usciamo di casa, mi lascio guidare da lei in giro per negozi, noto con piacere che non mostra nessun disagio a passeggiare al braccio di un uomo maturo. Verso mezzogiorno torniamo a casa e Valeria, indossato il grembiule da cucina, si mette con entusiasmo ai fornelli e prepara il pranzetto.
Mi rendo disponibile ad aiutarla, ma lei me lo impedisce dicendo con un tocco di maliziosa ironia: “No, nonno, tu stai buono, leggiti il giornale, faccio tutto io. Avrai da fare, dopo, a letto!”
Pranziamo in allegria, scambiandoci di continuo toccamenti e bacetti. Poi, appena finito, con la tavola ancora imbandita, ci precipitiamo a letto. Abbiamo bevuto anche qualche bicchiere di vino e quindi siamo piuttosto allegrotti.
Valeria si spoglia in un attimo e scompare sotto il lenzuolo; io impiego più tempo, prima vado in bagno. Ma appena mi infilo nel letto Valeria mi attira subito a sé e comincia a baciarmi con voluttà e, contemporaneamente, a palparmi dappertutto.
Poi di colpo si gira di spalle schiacciando le sue belle chiappette contro il mio cazzo già imbizzarrito. E, cogliendo una mia inespressa perplessità, mi dice subito: “Nonno, ho studiato a scuola che, nell’antichità e soprattutto in certi paesi orientali, era molto praticato il sesso anale. Ma le mie amiche mi dicono che agli uomini piace ancora molto scopare le donne in culo. È così?”
Avverto che stiamo prendendo una piega pericolosa e, pur stringendola a me con calore, cerco di spiegarle con un certo distacco: “Beh, la sodomia è una forma molto controversa di sessualità. Nella civiltà pagana era abbastanza diffusa. L’etica cristiana l’ha criminalizzata, anche se nei conventi è stata sempre molto praticata in senso omosessuale. È la modalità con cui scopano i gay. Le donne spesso ne hanno terrore, perché temono che possa essere lacerato il canale posteriore.”
Valeria arretra ancora di più verso di me per sentire meglio il mio cazzo nodoso nel solco delle sue natiche, poi mi dice con voce squillante: “A me piace provare, nonno. Io non ho paura, soprattutto se sei tu a farmelo…”
Tento di frenare il suo entusiasmo: “Tesoro, guarda che il mio membro è assai più grosso del tuo buchetto”
Valeria non vuol sentire ragioni: “Nonno, non mi deludere… voglio provare e imparare tutto… ti prego… tu sai come fare”.
Ancora una volta la nipotina metteva a dura prova la mia resistenza. Ero combattuto tra il desiderio di possederla e il timore di farle male o provocarle un trauma. Ma lei non mi dava scelta.
Le dico di attendere un attimo perché avevo bisogno di andare in bagno. Faccio un salto in bagno e torno subito con un tubetto di crema. Le chiedo di mettersi alla pecorina, mi inginocchio dietro di lei e comincio a baciarle il culetto; poi affondo il naso nel solco delle chiappette e annuso il suo odore più intimo, per poi passare a leccarle l’ano con la lingua.
Lei è impaziente e mi incita: “Dai nonno, inculami! Voglio diventare una donna completa!”
Le dico: “Calma, amore mio, fammelo preparare per bene il tuo buchetto. Voglio farti godere, ma senza farti male”.
Apro il tubetto e comincio a spalmare la crema tutta intorno all’ano, introducendo il dito medio per spingere un po’ di crema anche all’interno; poi mi spalmo un altro po’ di crema sulla cappella violacea del mio cazzo pulsante, lo punto verso il roseo buchetto e comincio a spingere pian piano, dolcemente.
La cappella entra scivolando con una certa facilità provocando un suo leggero gemito di dolore; ma lei mi dice subito di non fermarmi. Per procurarle ancora più piacere cominciai anche a titillarle il clitoride, e noto che lei sta rilassando i suoi muscoli e il culetto si dilata sensibilmente. Affondo di più il cazzo, ogni tanto percepisco qualche suo gemito di dolore trattenuto, ma ormai lo sfintere si è aperto e, con un affondo un po’ più deciso, lo immergo tutto fino ai testicoli.
Non so come il mio bastone sia potuto entrare dentro il culetto della mia nipotina, ma evidentemente l’elasticità dei suoi muscoli rettali è tale da aver reso il meno dolorosa possibile l’operazione.
Ora sto un po’ fermo, lascio che sia lei a muovere le sue chiappe e a procurarsi da sola un piacere che la fa fremere tutta: “Oh nonno mio adorato, mi sento tutta sfondata, oh com’è bello! uhm dai, pompami con più forza… non ti preoccupare, non mi fa male sì, dai!!”
Autorizzato così esplicitamente da lei ricomincio a stantuffare; aumento il ritmo, mi sembra di trivellarla.
Valeria geme, delira, grida la sua goduria; ma anch’io smarrisco ogni prudenza ed ogni ritegno e le assesto colpi micidiali che le allargano a dismisura lo stretto canale. Siamo entrambi in preda ad una vera e propria trance erotica. Io intensifico le mie escursioni lungo il canale, il piacere che provo mi fa esplodere il cervello, sento che sono prossimo ad una eiaculazione incredibile.
Questa volta mi godo sino in fondo la sborrata, posso tranquillamente restare dentro di lei. Alla fine un urlo acuto anticipa di un secondo una sborrata favolosa dentro il culetto sverginato di Valeria. Come percepisce il calore dello sperma che la riempie, anche lei ha a sua volta un interminabile orgasmo che le irrora le cosce e le lenzuola sottostanti.
Sfiniti dal piacere ci accasciamo l’uno sull’altra; Valeria esterna un grande senso di piacere, mi dice che non sente alcun dolore, il mio gel ha funzionato da lubrificante e da lenitivo. Io mi rilasso con la beatitudine stampata sul volto.
E’ stato l’atto sessuale più intensamente sentito della mia vita, non ho mai conosciuto piacere più lancinante. Mi viene da pensare che dovevo arrivare a 66 anni e inculare la mia nipotina per toccare il diapason del godimento!
Valeria è felice, si abbandona al mio abbraccio: “Nonno grazie. Sei stato stupendo. Ti amo… Voglio vivere con te”.
Con il petto schiacciato sulla sua schiena continuo a baciarla sul collo stringendole i suoi seni e sussurrandole come in trance: “Amore mio, anch’io ti amo. Non sono mai stato tanto felice. Ora potrei anche morire!”
“Non lo dire mai!”

++++++++++++++

Valeria si è fatta regalare un motorino, usato, e viene a trovarmi frequentemente. Almeno un paio di volte a settimana e ogni due settimane si ferma tutto il weekend.
È la metà del mese di marzo, venerdì pomeriggio, appena finita scuola, e rimarrà fino a domenica sera.
Proprio ora mi sta raccontando come ha fatto a convincere i suoi genitori.
“Sai nonnino, ho fatto la faccia mogia mogia, dicendo che eri qua, tutto solo e malinconico, ti stavi lasciando andare alla depressione, insomma cose così… Allora papà si è lasciato convincere subito. Neanche cinque minuti e mi avevano dato il permesso di venire a trovarti così spesso e di restare a dormire a casa tua. Ci sono cascati come polli.”
“Ma Valeria! Perché l'hai fatto?”
“Mica potevo dire che volevo venire qua a scopare con te e a farmi mettere incinta!”
“Ma perché vuoi proprio un bambino da me?”
“Perché io ti amo e voglio avere per sempre qualche cosa di te. E avere un figlio è una bella cosa. Guarda che non glielo dico mica che sei stato tu a farlo! Non sono scema. Dai, ora andiamo a fare un giro al centro commerciale, che devo comprarmi delle cose.”
Prendo la macchina e andiamo.
“Dimmi, che cosa vuoi comprare?”
“Lo vedrai!”
Si ferma davanti ad una vetrina di abbigliamento intimo.
“Vieni, entriamo nonno.”
Insieme guardiamo i vari completini esposti fino a quando ne troviamo due che piacciono a entrambi. Entra in camerino a provarli. Mi fa aspettare fuori dalla tenda.
“Amore, ti stanno bene entrambi. Facciamo così: uno lo prendi tu e l'altro te lo regalo io. Già che ci siamo ti compro anche altre cose. Stai lì che te li porto.”
Scelgo tra i più belli e costosi: slip, reggiseno, perizoma, sottoveste e un completino molto trasparente.
Ritornando a casa, ci fermiamo in rosticceria e compriamo da mangiare.
Valeria porta in camera mia quello che abbiamo comprato. Perché, tanto, è diventata anche la sua camera.
“Li lascio qua. Non voglio che li veda mamma. Questi sono solo per noi. Quale vuoi che mi metta?”
“Quello trasparente. Senza nient'altro addosso.”
“Mi vuoi maialina, allora?”
“Sì. Perché poi ti voglio scopare fino a domattina. Adesso cambiati e vieni a mangiare.”
Lei era praticamente nuda e per tutto il tempo della cena avevo il cazzo in tiro. Quando mi passa vicino, dopo che si era alzata per prendere una bottiglia d'acqua, la afferro e la faccio sedere sulle mie gambe, impalandola sul mio cazzo. Abbiamo diviso lo stesso piatto e la imboccavo tra un bacio e l'altro. Non riuscivo a smettere di toccarla, di accarezzarla. Prima della fine della cena venni schizzando il mio seme dentro la sua fica.
“Con questo completino addosso sei estremamente arrapante. Ho ancora il cazzo duro. Non voglio uscire da te. Voglio… voglio davvero metterti incinta. Voglio che tu partorisca i miei figli. Voglio poterti scopare tutti i giorni della mia vita. Voglio… Oh amore, voglio la luna, per potertela regalare.”
“Anche io voglio scopare con te tutti i giorni. Ti amo.”
Ci baciamo appassionatamente. Poi mi alzo, con Valeria ancora impalata sul mio cazzo, e la appoggio sulla tavola apparecchiata. Con una manata allontano le stoviglie e prendo a scoparle violentemente la fica. Il tavolo traballa sotto i miei colpi.
Valeria urla per l'eccitazione e forse anche per il dolore che le provoco, e le sue urla non fanno che accrescere il mio desiderio. La sto scopando da dieci minuti come un ossesso e le scarico ancora il mio seme dentro di lei.
Sono stremato dallo sforzo.
“Amore, non ti ho chiesto a che punto sei del ciclo.”
“Tesoro mio, sono in ovulazione. Credo che per la fine di questo weekend mi avrai ingravidato. Davvero vuoi che partorisca più di un figlio tuo?”
“Sì. Uno può essere un incidente, ma gli altri sicuramente no. E voglio dartene quanti ne vuoi, di figli, e tutti quelli che posso darti, amore mio.”
“Mi piacerebbe averne almeno quattro o cinque, anche sei o sette, o dieci, o venti, da te. Uno all'anno. Voglio che tu mi veda sempre con la pancia gonfia, così saprai che sono i tuoi figli a crescere dentro di me. Quando finisco la scuola, mi trasferisco da te e faccio tua moglie. Abbiamo tutto il tempo del mondo per avere figli.”
“Valeria, amore mio, che pazzia! Dieci figli!”
“Perché cosa c'è di strano? Dieci figli, dieci anni. Non sei vecchio. Li faremo crescere noi, vedrai! Vivrai fino a cent'anni, vedrai. I figli tengono giovani i genitori. Lo hai sempre detto.”

Abbiamo scopato in continuazione per tutta la notte. Ci addormentiamo solo dopo le tre.
Sabato mattina, usciamo di casa per andare a fare la spesa.
Quando siamo al centro commerciale, passando davanti al gioielliere, mi tiro dietro Valeria.
“Vorrei vedere degli anelli con brillantini. Non eccessivamente costosi, però. Qualcosa di adatto alla mia bella nipotina. Vorrei farle un bel regalo di compleanno” dico al negoziante, anche se non è vero che è il compleanno di Valeria.
“Ma nonno, non devi farmi per forza un regalo!”
“Zitta! Decido io. È un mio regalo per te.”
“Ecco. Questi sono i meno costosi che abbiamo. E sono indicati per le giovani donne. Quelli incastonati sono cristalli e non diamanti o zirconi. Partono dai 350 euro per questi a sinistra, fino ad arrivare a 800 euro per questi a destra. Oppure, se vuole, abbiamo anche questi anelli con incastonati delle pietre dure, tipo agata o opale.”
“Valeria, quale ti piace?”
La ragazza ne osserva diversi, un paio li prova anche.
“Mi piace molto questo qua.”
“Allora prendiamo questo.”
“Ottima scelta. Questo anello ha un valore di 500 euro. Ecco a lei. Tanti auguri signorina, buon compleanno. Arrivederci.”
Quando usciamo dal negozio, sto attento a non dare troppo nell'occhio.
“Valeria dammi la mano tua mano sinistra. Ecco fatto” le dico infilandole l'anello all'anulare.
“Grazie! Grazie tante, nonnino” mi dice stampandomi un bacio sulla guancia. “Poi a casa, ti ringrazierò adeguatamente” aggiunge sussurrandomi all'orecchio.
Poi entriamo nel supermercato a fare la spesa. Quando passiamo nell'area bellezza e sanitari, oltre a docciaschiuma, shampoo e dentifricio, Valeria prende anche una scatola di test di gravidanza.
“Questi li teniamo a casa di scorta. Non si sa mai.”
Quando passiamo davanti al settore abbigliamento femminile, sui manichini vedo un bel vestitino corto, estivo.
“Ti piace quello?”
“Sì! Mooolto carino. E costa anche poco. Lo prendo. Rosa o blu?” mi chiede mettendoseli davanti e guardandosi allo specchio.
“Prendili tutte e due. Costano solo 10 euro.”
“Li prendo di due taglie più grandi, però.”
“Perché?”
“Che domande! Questa estate avrò la pancia grossa! Non ricordi? Sono in ovulazione.”
“Ah, è vero. Ma non è detto che tu rimanga incinta. Magari il mio seme non è poi così fertile. Non sono più giovane.”
“Non dirlo neanche per scherzo! Vedrai, se non ho ragione! Tu mi metti incinta questi giorni.”
“Beh, con quei vestitini, vanno abbinati questi” le dico mettendo nel carrello un reggiseno a balconcino di pizzo col culottes coordinato. Ne prendo due: uno nero e uno color carne.
“Dai, finiamo il giro, altrimenti facciamo coda alle casse.”
Quando torniamo a casa, dico a Valeria “Adesso spogliati amore, voglio vederti girare per casa completamente nuda.”
Lei si spoglia e io invece resto vestito. Sistema le borse sul tavolo e inizia a mettere a posto le cose.
Quando la vedo piegarsi a culo in alto per mettere via qualcosa, mi avvicino silenziosamente, abbasso la patta dei pantaloni, e glielo infilo dentro in un sol colpo.
Lei grida per la sorpresa, ma poi, quando comincio ad andare avanti e indietro, inizia a gemere di piacere.
“Amore, dai, sì, scopami più forte… ah, che bello… senti come godo… ah… senti amore, dai, spingi più forte… sì, che bello amore… è troppo bello, sento che mi stai riempiendo del tuo seme… che bello… ah…”
Con la mano sinistra le accarezzo il seno e la pancia, e con la destra le massaggio il clitoride. Intanto continuo a menare il cazzo nella sua fica. Valeria ansima e si sta gustando la chiavata. Sento che si irrigidisce e sospira. La chiavo con gusto. Un dentro e fuori veloce, perché sono infoiato. Faccio così per qualche minuto, poi mi fermo dentro di lei, poi riprendo e poi mi fermo. Continuo con un delizioso dentro e fuori dalla sua fica. Lo infilo dentro fino alla cervice, poi lo tiro fuori completamente e ce lo rimetto dentro. Questo andirivieni le piace un casino ed esplode il primo orgasmo.
La abbraccio forte e ricomincio a scoparla… appena sente il cazzo fare avanti e indietro dentro la fica, si puntella con i talloni e spinge il bacino per coadiuvare la penetrazione… le spinte del mio cazzo dentro il suo ventre cominciano a mandarla fuori di testa…
“Dio santo… che gusto… pompami amore… è stupendo sentirti dentro il mio corpo sì!!! Spingi… uhm! Lo sento contro l’utero… amore… amore mio… ti prego… non ti fermare… voglio venire ancora con il tuo cazzo dentro la fica…”
Ma io non mi sarei fermato per tutto l’oro del mondo… mi stavo godendo la stupenda fica del mio angioletto… da come sentivo che il suo corpo rispondeva con brividi e vibrazioni ad ogni mio colpo di cazzo nel ventre, capii che alla mia porcellina piaceva la scopata violenta… Le stavo martellando il ventre, ma lei rispondeva colpo su colpo…
All’improvviso la sentii tremare…
“Dio mio, Dio mio… sto per impazzire… Dio, no… sto per venire… amore… vienimi dentro, ti prego!!”
Cominciavo a sentire anch'io le contrazioni dei testicoli. Ma mi ero ripromesso che sarei durato a lungo. Così, con sforzo smodato, cercai di resistere il più a lungo possibile offrendo alla mia bella nipotina il massimo godimento possibile.
“Oh, Valeria amore mio, sì. Ecco! Ecco Valeria, sto venendo, Dio sto venendo!”
“Oh! Amore mio, tesoro mio! Mi piace! Mi fa impazzire! Sì, scopami! Sto impazzendo! Sì, dammi il tuo seme.”
Alla fine, stremato, quando percepisco il movimento delle pareti vaginali che si stringevano come morse infuocate attorno al cazzo, l’afferro per i fianchi e, imprimendo l’ultima spinta, la tengo a stretto contatto del mio grembo liberando dentro di lei tutta la bramosia che si era accumulata.
Le sue contrazioni si susseguono una sull'altra, le sento tutte sul mio cazzo, e non fanno altro che spremere e aspirare tutto il seme che riesco a darle. Era una sensazione incredibile, l’estasi estrema.
“Oh!!! Tesoro! E’ bellissimo! Mmmmm!” continua a ripetere.
Il suo viso di adolescente era completamente stravolto in una maschera di pura passione. Ed io all’unisono godevo di quello istante di assoluto piacere. Resto dentro per qualche minuto ancora, poi mi sfilo e mi siedo esausto su una sedia. Le avevo riempito di nuovo la pancia di sperma caldo e umidiccio. Andrà a finire che la metterò incinta presto.
La domenica è la ripetizione esatta del giorno precedente. Poi, verso le sei, Valeria torna a casa sua.

Tre settimane più tardi Valeria ha saltato il ciclo. Avevamo già comprato un test di gravidanza ed ora stiamo aspettando il risultato.
Ancora due minuti… Ancora un minuto… Tempo scaduto.
“Sì!!!! Sono incinta!!!! Sì!!!!”
Valeria sta saltando dalla gioia. È incontenibile. Mi corre incontro e mi si lancia addosso. Mi abbraccia, mi bacia. Tanti piccoli baci nervosi.
“Sì, sono incinta! Sono incinta! Sono incinta!” continua a ripetere estasiata. “Grazie. Grazie. Grazie. Hai visto che il tuo seme è ancora fertile? E tu che non ci credevi!”
Lo sapevo!! La prendo tra le mie braccia, cullandola. Sono in estasi anche io. La mia bella e stupenda nipotina mi darà un figlio! Ho 66 anni e avrò un figlio! Abbiamo cominciato a baciarci e immancabilmente siamo finiti a letto. Ci siamo amati con una dolcezza infinita.
Dopo, mentre siamo ancora a letto, abbracciati e appagati.
“Cosa dirai ai tuoi genitori?” chiedo serio.
“Niente. Cosa devo dire? Che mi ha messo incinta mio nonno? Mi farebbero abortire. Non dirò niente. Quando si comincerà a vedersi la pancia dico loro che chi ha fatto questo se ne scappato a gambe levate. E chi s'é visto, s'é visto. Non dirò mai il nome dell'infame. Lo voglio solo dimenticare. Ma questo bambino non ha nessuna colpa e non lo voglio uccidere.”

Dobbiamo scegliere anche un ginecologo. Io non ne conosco nessuno, perciò chiedo al mio dottore che ci indirizza verso una sua rinomata collega. Prenotiamo una visita. La dottoressa la visita e va tutto bene. Calcola la nascita del bambino per il 7 dicembre. Poi consegna a Valeria il calendario delle visite e il regime alimentare che deve seguire.

Sfortunatamente la pancia di Valeria si nota già dopo due mesi. Speravamo passasse più tempo!
A casa di Valeria sono litigi a tutto spiano. Ogni volta che Valeria viene a trovarmi, piange.
Poi, alla fine di maggio, una sera me la ritrovo alla porta. Piange ancora. Questa volta è molto più grave.
“Papà vuole obbligarmi ad abortire. Dice che, dato che vivo ancora sotto il suo tetto, è lui a decidere. Naturalmente mi sono rifiutata. Non capiscono perché non voglio abortire” mi dice tra le lacrime. “Papà ha detto che, visto che non voglio fare come dice lui, me ne devo andare dalla loro casa. Li ho disonorati facendomi mettere incinta prima che mi sposassi. Anche la mamma era d'accordo con papà. Pensavo che almeno la mamma fosse più comprensiva. Da papà me lo aspettavo, ma dalla mamma proprio no. E allora sono venuta qui.”
“Questa casa è anche la tua, lo sai. Io non ti caccio di certo, visto che hai mio figlio in grembo. Però devo avvertirli che sei qua.”
Telefono a mio figlio.
“Pronto? Andrea? Guarda che Valeria è qui da me. Non preoccupatevi. La ospito io.”
“Papà, te la puoi anche tenere quella lurida puttana! Non ne voglio più sapere di lei! Mi ha disonorato, col suo comportamento superficiale!”
“Ma… è tua figlia, come puoi dire così?”
“Ah, lo dico eccome. È una puttana perché ha fatto sesso e si è fatta mettere incinta da un ragazzo prima di essere sposata. Ecco perché è una puttana. Solo loro fanno così! E io non ho puttane per figlia! Quindi lei non è mia figlia. Non voglio che si faccia più vedere in questa casa se non vuole abortire! E il bastardo che nascerà non sarà certo mio nipote, visto che non ho una figlia.”
“Posso venire domani, almeno per prendere dei vestiti? Qui non ha niente.”
“Fa come vuoi. Solo un favore. Fallo mentre non c'è nessuno a casa. Non la voglio vedere mai più e mi fai un grandissimo piacere a portare via le sue cose. Le avrei buttate nella spazzatura! Ciao.”
E riappende.
“Non credevo che fosse così antiquato e patetico. Questo tipo di comportamento andava bene quando ero ragazzo io, non adesso nel ventunesimo secolo! Non preoccuparti, amore. Resterai qui con me. Domani portiamo via i tuoi vestiti da casa e anche i libri di scuola. Dobbiamo procurarci degli scatoloni. Ora è tardi. Lo faremo domani mattina. Per prima cosa andiamo ad un brico e prendiamo il necessario per il trasloco. Poi verso le dieci andiamo a casa tua e portiamo via tutto. I vestiti li possiamo mettere provvisoriamente nei sacchi della spazzatura, per fare più in fretta. Ma per libri e oggetti vari servono le scatole. Poi quando ti sarai sistemata, farai il cambio di residenza. Da quello che ho sentito, non credo che potrai tornare molto presto a casa. A proposito, hai mangiato? Ti preparo qualcosa?”
“No, nonno. Non ho mangiato, ma non ho fame. Vado a farmi un bagno, magari mi rilasso un po'.”
“Certo amore. Dove hai lasciato il motorino? In strada?”
“Sì è in strada. Lo metti tu in garage? Io non ne ho la forza al momento. Ecco le chiavi.”

La notte piange ancora. Ma non è più disperata, come quando me la sono trovata davanti alla porta. Abbiamo dormito abbracciati, come al solito. Non ho avuto il coraggio di chiederle di scopare. È troppo depressa da questo risvolto inaspettato.
L'indomani facciamo come concordato. Prima che rientrassero mio figlio e sua moglie avevamo portato via tutto. Abbiamo lasciato solo dei vecchissimi giocattoli da buttare.

Col passare dei giorni, Valeria si è rasserenata e non parla più nemmeno dei genitori. Abbiamo anche ripreso ad avere rapporti sessuali, con moderazione però. Non voglio certo far male a lei o a nostro figlio. La mattina la porto a scuola io in auto. Non voglio che vada in motorino. Tanto mancano pochi giorni alla fine.
“Non so cosa fare con la scuola. Non so decidermi se andare o ritirarmi.”
“Perché vorresti ritirarti? Ti manca solo un anno.”
“Nonno! A settembre sarò di sei mesi! Avrò una pancia bella grossa! Come farò a stare seduta tutte quelle ore?”
“Troveremo una soluzione. Possiamo andare a parlare con il dirigente scolastico e vedere se hanno una soluzione. Aspettiamo. Fai sempre in tempo a ritirarti. Anzi, visto che ci sono gli esami, in questi giorni, possiamo andare a parlarci subito.”
Così facciamo. Una mattina, ci presentiamo alla segreteria della scuola e chiediamo di poter parlare col preside. Lui era assente quel giorno, perciò parliamo con la vicepreside. Una donna molto gentile tra l'altro.
“Beh, vede signora, deve sapere che Valeria è incinta. A settembre sarà già di sei mesi. Con la pancia, non potrà stare seduta per tutte quelle ore consecutive. Volevo sapere se c'è una qualche possibilità d'aiuto, o di tolleranza, da parte vostra oppure se deve ritirarsi da scuola.”
“Capisco. Il fatto che sia incinta per noi non fa nessuna differenza. Se viene a scuola ha l'obbligo di frequentare le lezioni. Il problema che lei deve stare seduta, però, la tolleranza è per i singoli professori. Non posso discernere da questo. Io le consiglio di ritirarsi. Potrà frequentare l'anno prossimo. Oppure iscriversi normalmente all'anno scolastico, e farsi bocciare. E l'anno prossimo frequentare normalmente le lezioni.”
“Grazie. Penseremo ad una soluzione. Arrivederci.”

Alla ventesima settimana, Valeria fa di nuovo l'ecografia. Si vede bene che è un maschio. Lo chiameremo Marco.
Per festeggiare, la porto due settimane al mare. Passeggiando con lei al braccio, sul lungomare, mi sento sotto i riflettori. Ha addosso quel bel vestitino corto blu che avevamo comprato prima che restasse incinta. Le sta una favola: le illumina il volto e mette in evidenza la pancia.
Sono tanti gli uomini, giovani e non, che ci guardano, attratti dalla sua squillante bellezza e dalla curiosità di capire di più del nostro rapporto. Non passa certo inosservata la pancia di Valeria. Quando se ne accorge, mi passa il braccio dietro la vita. Io faccio lo stesso.
“Hai visto come ci guardano, amore? Non c’è che dire, siamo una bella coppia!” dice lei.
Le rispondo sorridendo: “Beh certo, io faccio un figurone… non vedi come mi guardano gli uomini! Allora facciamoli morire d'invidia.”
Mi fermo e la bacio appassionatamente, lì sotto gli sguardi di tutti.
Quando torniamo, scoppia un caldo torrido. Decido di andare in montagna, vicino casa, però. In Valsassina o sulle montagne bergamasche. Fortunatamente riesco a trovare un piccolo appartamento e lo affitto per un mese. Passiamo il mese di agosto in montagna.
A settembre, Valeria decide di iscriversi al quinto anno e farsi bocciare. È l'unico modo per mantenere valida l'iscrizione.

Il 7 dicembre nasce mio figlio, dopo dodici ore di travaglio. Valeria è al settimo cielo. L'unico problema è che io non posso figurare come padre sul certificato di nascita.
Per scrupolo telefono a mio figlio Andrea, per dirgli che Valeria ha partorito.
“Papà, ti ho già detto che non ho una figlia. Non mi chiamare più per queste sciocchezze!”
“Beh, volevo solo fartelo sapere. Ciao” e riattacco. Sono proprio deluso dal suo comportamento.

A settembre, Valeria riprende normalmente la scuola e si diploma, 80/100, tutto sommato non male come voto.
Valeria ora smette la pillola che aveva iniziato a prendere, di comune accordo, dopo il parto. Non era il caso che restasse ancora incinta, con la scuola da finire.

È tempo di dare una sorellina a Marco.
scritto il
2015-03-31
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