Il colono
di
Mitana
genere
prime esperienze
Quando mi soffermo a pensare alla mia vita passata noto che me ne sono capitate di tutti i colori per il semplice motivo che non avendo un padre ed essendo controllato solo da una mamma peraltro occupata a trovare un compagno che la scaldasse durante le gelide notti solitarie invernali o che la ventilasse durante le torride notti estive, ognuno si riteneva autorizzato ad usarmi secondo le proprie voglie. Credo che mamma mai si sia accorta delle mie frequenze particolari maschili, nemmeno quando tornavo colle mutande imbrattate di sperma o quando facevo fatica a sedermi perche' qualcuno dotato di un cazzo enorme aveva fatto di me l'amante di un momento. Fui sverginato ben prima che sborrassi per la prima volta in mano a mia cugina e praticamente da dietro ero molto esperto e capace tanto che i pistolini dei miei cuginetti neanche li sentivo abituato a nerchie da adulti. Quando il primo amante mi fece sentire femmina per la prima volta, quando fui sodomizzato la prima volta colla bocca ero gia' ritenuto un esperto. A scuola mi chamavano "gola profonda" ed ero conosciuto in tutti i cessi della cittadina. Dello zio fui amante per anni, ma nel contempo incontravo anche altri perche' pur non provando piacere ero felice di vedere felici gli altri quando svuotavano le palle. Giovanni, il marito di Amalia, era il nostro colono gia' da quando papa' era in vita. Mi aveva visto crescere assieme ai suoi tre figli e credo che in fondo mi volesse anche bene. Un giorno avevamo appena finito di mangiare all'ombra del vecchio ciliegio con mamma ed Amalia che fecero un giaciglio con paglia e foglie secche e si stesero a dormire mentre Giovanni ando' a riposare in un diroccato casolare che serviva per conservare la paglia. I suoi figli erano in giro a cercare lucertole e nidi di uccellI ed io in cerca di prune che maturano assieme al grano ed hanno un sapore di miele tanto son dolci, solo che a mangiarne tante mettono in subbuglio lo stomaco. Il sole era allo zenit e bruciava il cervello ma io avevo trovato una pianta di prune proprio dietro il casolare e decisi di raccoglierne. Erano mature al punto giusto di un colore giallo dorato e facevano venire l'acquolina in bocca. Abbracciai la pianta e mi issai facendo attenzione a non ferirmi colle spine lungo il tronco e stavo gia' per coglierne qualcuna quando dalla finestrella che da' luce al casolare sento Giovanni che mi chiede cosa stia facendo. - Voglio raccogliere un po' di prune, guarda come son belle.... - Ma sei matto? Proprio nel mezzogiorno quando sono piu' lassative. Starai male se ne mangi a quest'ora. Vieni qua che te le do' io un paio di prune mature ma fresche , fai il giro del casolare e vieni qua.... Riconobbi che aveva ragione per cui scesi dalla pianta e fatto il giro del casolare entrai dalla porta. Dentro c'era buio e per me che venivo dal pieno sole era ancora piu' buio e vedevo solo l'ombra di Giovanni che mi aspettava in piedi su un mucchio di paglia. Aspettai un minuto perche' la vista si abituasse al buio ed infatti vidi Giovanni nudo colle mani a conchiglia tra le gambe per nascondere il membro. Rimasi interdetto perche' mai Giovanni mi aveva fatto avances di nessun genere e mai mi sarei aspettato una violenza da parte sua. Pensai che per il caldo si era messo comodo anche se la cosa mi pareva strana. - Dove sono le prune? - Sono qua, avvicinati, tie'.... Mi avvicinai mentre mi accorsi che stringeva in mano un superbo cazzo con tanto di cappella che mi fissava col suo buco in cima come l'occhio di Polifemo. Avevo fatto un paio di passi ma appena mi accorsi che il cazzo era ritto e voglioso mi bloccai indeciso sul da farsi. Ormai ero pratico col cazzo dello zio ma questo proprio non lo conoscevo e ne' conoscevo i suoi gusti. Giovanni mi afferra il braccio e trascina vicino a lui tanto che mi prende una mano e la porta attorno ai coglioni. - Sono qua le prune, senti, sono mature per essere succhiate, vieni , prendile in bocca e fammi sentire cosa sai fare. Io sono stato preso cosi' di sorpresa che non so fare altro che assecondarlo. Adesso riesco a scorgere persino le vene gonfie lungo l'asta e dei bitorzoli che ne fanno un cazzo nodoso come mai mi e' capitato di vedere . Inoltre e' tozzo e duro e qundo lo prendo in bocca faccio fatica a contenerlo . Non mi resta che succhiarne la capocchia e mentre lui sbuffa e rantola un getto violento di sperma bollente mi schizza in volto. Ha un retrogusto di terra, sente la terra che lavora, e' denso e troppo salato tanto che non riesco ad ingoiarlo e lo sputo per terra. Giovanni ride e mi fa i complimenti per quanto sono stato bravo . Mi abbraccia e mi mette tra le cosce il cazzo scivoloso quindi mi spinge sulla paglia e facendomi girare mi chiava come era solito fare zio Ettore. Non ho mai capito cosa ci prova un uomo a chiavare in mezzo alle cosce un altro uomo, capisco se lo sodomizza ma in mezzo alle cosce mi dava solo fastidio fino a che non sborrava e lubrificava la parte arrossata per il lungo sfregare. Anche lui mi fa i complimenti per la pelle liscia delle cosce e per le labbra rosse e carnose che gli avevano ispirata la voglia di farselo succhiare. Mi ripulii e tornai da mia madre che all'ombra del ciliegio sognava i suoi paradisi sessuali mentre Amalia li' accanto ronfava della grossa. Mitana
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