Un imbianchino in casa per Valentina
di
PeppinoPeppino
genere
sentimentali
Un imbianchino in casa per Valentina
Il mio lavoro di pittore edile, spesso mi portava a suonare a casa dei clienti presto al mattino, molte donne venivano ad aprirmi incuranti alle volte di ciò che avevano addosso.
Poi come se nulla fosse io mi approntavo il mio lavoro, mentre loro se ne tornavano comodamente sotto le coperte…
Valentina era una delle tante, giovane ragazza rampolla di buona famiglia che viveva da sola in un appartamento ereditato alla morte della nonna e decisa di mostrare al mondo intero che voleva vivere la sua vita da donna emancipata.
Era un bel lavoro di pittura il mio, in quella casa, stucchi antichi da spatolare con cura per giorni e giorni su quei muri adeguatamente preparati.
Valentina era una ragazza solare, mora e ben educata, ma molto spensierata. Dormiva con un’amica che aveva ospitato per qualche tempo, poi alla sera cenette con amici e relative scopate in camere separate con i propri ragazzi.
Mi apriva la porta di mattino sempre assonnata, quasi sempre mezza nuda per via del caldo estivo di Roma.
Ciò che mi eccitava di lei, era la sua spensieratezza, non aveva malizia, mi apriva con un perizoma, o con indosso un semplice babydoll, senza crearsi molti scrupoli.
Tanti capelli ricci, un seno piccolo, direi una seconda ma bucava da solo le canottiere e qualsiasi indumento indossasse.
Poi quel sedere, su cui mi erano caduti gli occhi già dal primo giorno.
Piccolo anch’esso ma tutto tondo, sodo, direi perfetto dove avrei voluto poggiare le mani e perdermi dentro ogni volta che potessi.
Usava fare la doccia senza chiudere la porta, che spesso lasciava accostata per via della vernice fresca che doveva asciugare.
Essendo giovane anch’io, non ero certo immune al suo fascino e molte volte mi capitava di accarezzarmi il sesso, per alleviare la mia erezione o per riposizionarlo al giusto posto nei pantaloni da lavoro.
Non era un grosso pennello che avevo in tasca, ma un grosso membro che non reggeva alla bellezza acerba di Valentina.
I giorni passavano e noi si scendeva sempre più in confidenza accarezzando più volte argomenti a sfondo sessuale, specie quando per casa mi ritrovavo bustine di preservativi vuote o ancora intatte e nei più maliziosi sorrisi ci si ricamava su.
- Valentina - dissi una mattina, - non c’è la faccio più ad andare avanti così…un giorno l’altro ti salterò addosso - e lo dissi mentre sorseggiavo un caffè da lei appena fatto.
- Bhe!!! cosa ci sarebbe di male? Mica mi dispiacerebbe - rincarò lei sbottando a ridere.
Era intenta al banco della cucina, lavava le tazzine ed era coperta solo da una t-shirt che le copriva a mala pena il meraviglioso sedere.
Ogni volta che si accingeva a riporre un piatto o una tazzina nello scolapiatti, doveva alzarsi in punta di piedi e questo le faceva sollevare la maglietta lasciando intravedere le chiappe e il filo interdentale del suo perizoma.
Il caffè era bollente, ma io seduto su quella sedia ero più bollente della bevanda che avevo in mano.
Volevo provarci ora o mai più, mi dissi.
Valentina cercava di riporre un pentolino al secondo ripiano dello scolapiatti e faceva fatica perché non ci arrivava, allora mi alzai e presi la palla al balzo.
Senza una parola mi ritrovai alle sue spalle che l’aiutavo a riporre quel pentolino nel ripiano in alto.
Il calore che emanava era soave, il profumo della sua pelle sapeva di fresco il suo alito era caffè.
Per far questo dovetti poggiarmi al suo corpo, facendole sentire tutta la mia erezione su quel sederino formoso.
Le presi la mano che teneva in alto, e le accarezzai il braccio a scendere piano.
Lei sentendo quella piacevole pressione non si scostò, ma anzi sembrava piacerle e non curarsi dell’ora.
Scesi con una mano sino al suo seno, che delicatamente accolsi nella mia grande mano….mmmm mugolò lei.
Si riposizionò con i talloni a terra per non perdere l’equilibrio, e mentre con tutte e due le mani mi impossessavo dei suoi seni andando da subito a cercare quei capezzoli già turgidi, cominciai a baciarle il collo e a succhiarle il lobo delle orecchie…
Hhhoooo gemeva , facendomi capire che era percorsa da un lieve piacere.
La deliziosa Valentina si godeva il mio approccio senza fiatare, soli gemiti di assenso.
Quei baci durarono alcuni minuti, anche se sembrarono ore.
Intanto in mezzo alle mie gambe cresceva sempre più la mia eccitazione, che cercavo di collocare al centro del suo culetto, a quel punto lei prese sapientemente a dimenarsi con cura.
Stavo scoppiando letteralmente.
Accortasi di questo, scese con una sua manina a constatare di persona le condizioni del mio sesso, armeggiando dentro la chiusura lampo.
Si piego leggermente in avanti sul lavabo, per non perdere l’equilibrio e, trovato il mio sesso lo scappellava velocemente come a volerlo far scoppiare subito.
Io non ero della stessa opinione.
La voltai appoggiandole il sedere al lavabo e andai a baciarla delicatamente.
Un bacio liberatorio che la piccola Vale… si gustava ad occhi chiusi, lei donna giovane ma esperta, dopo che le nostre lingue si trovarono più volte nelle nostre bocche riversandoci a vicenda rivoli di saliva, si staccò e scese in ginocchio davanti a me.
Si poggiò bene con le spalle al sottolavabo e con maestria mi liberò della cinta facendo scivolare i miei pantaloni alle caviglie...
HOOO Vale…echeggiai io con un filo di voce.
Fece scendere i miei slip zuppi di umori a terra in un baleno, liberando il mio sesso eretto davanti ai suoi occhi, prese delicatamente a picchiettarlo con la lingua, lo pennellava dalla base alla punta, e viceversa, lo leccava senza imboccarlo, stavo soffrendo e lei lo sapeva benissimo.
Ecco ci siamo, le sposto una ciocca di capelli davanti al volto accostandoli dietro un orecchio e lei comprensiva del mio stato, lo lasciò entrare nella sua bocca.
Ebbi un sussulto sentendo il calore, inghiottì solo la cappella rossa e turgida da cui faceva capolino qualche goccia del mio seme, ma gli spasmi che mi procurava erano scariche elettriche.
Vale imboccò tutto il mio sesso percorrendolo su e giù, per poi soffermarsi solo sulla cappella succhiandola come fosse un gelato.
Mmm… mi vacillavano le gambe, mai avrei pensato di godere di Valentina quella mattina.
Dovetti interromperla, stavo per venire, ma ero deciso a far godere anche lei.
Cosi la aiutai ad alzarsi e dopo averla baciata nuovamente mischiando il suo sapore con il mio, la voltai e le feci poggiare entrambi le mani sul lavello, le accarezzavo la schiena, sfiorandola, e dopo averle tolto la t-shirt, percorsi con la mia lingua la sua spina dorsale, arpionando con le mani quelle chiappe sode e fantastiche.
Iniziava a divincolarsi, le piaceva e la cucina ormai era piena dei nostri odori e dei nostri gemiti di piacere.
M'inginocchiai tra le sue chiappe e dopo averle sfilato l’esile perizoma, mi persi nel calore che sprigionava la sua fichetta grondante di umori.
Mmm che piacere, le mie mani sulle sue piccole spalle e pompavo delicatamente sino toccarle l’utero ogni volta che le entravo dentro.
Anch’io mi sentivo carico e dai miei testicoli sentivo arrivare segnali impetuosi.
Smisi di pomparla e uscito dalla sua vagina andai a poggiare la punta del mio sesso al suo secondo buchetto e mi fermai.
Lei comprese cosa volevo, ma ora era tardi per tirarsi indietro, lei aveva goduto ora toccava a me, attesi mentre lei sapientemente assecondava le mie spinte.
Sentiva dolore si dimenava, ma la volevo cosi, le afferrai le chiappe e le dilatai il più possibile, la mia cappella spari dentro di lei.
Un grido di dolore, le misi una mano sulla bocca, lei prontamente mi morse…mi stava facendo male...sul serio, allora entrai profondamente in lei.
Più mordeva più io le pompavo quello sfintere, era stretto e le contrazioni che aveva erano per me poesia.
Accelerai il ritmo e aggrappandomi al suo seno con l’unica mano libera, la stringevo a me e con pochi colpi le scaricai dentro fiotti bollenti del mio seme…
AHH che piacere…la abbracciai mentre finivo di svuotarmi, lei lasciò la presa e la mia mano dolorante portava vistosamente i segni del suo dolore.
L’abbracciai ancora, mentre si andavano assottigliando i miei spasmi, fino a ritrarmi ed uscire da lei. Si voltò verso di me e stava piangendo per il dolore e per il piacere.
Nonostante la sua esperienza con molti giovani ragazzi, non si era mai concessa come quella mattina, tornai a baciarla delicatamente e la presi in braccio.
La portai in doccia e mi presi cura di lei sapientemente….ripulendola dai nostri umori e sudori.
Quella mattina non spatolai stucco veneziano.
Mi dilettai a coccolare Valentina…
Il mattino successivo?
Beh! Il caffè aveva tutto un altro sapore.
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Il mio lavoro di pittore edile, spesso mi portava a suonare a casa dei clienti presto al mattino, molte donne venivano ad aprirmi incuranti alle volte di ciò che avevano addosso.
Poi come se nulla fosse io mi approntavo il mio lavoro, mentre loro se ne tornavano comodamente sotto le coperte…
Valentina era una delle tante, giovane ragazza rampolla di buona famiglia che viveva da sola in un appartamento ereditato alla morte della nonna e decisa di mostrare al mondo intero che voleva vivere la sua vita da donna emancipata.
Era un bel lavoro di pittura il mio, in quella casa, stucchi antichi da spatolare con cura per giorni e giorni su quei muri adeguatamente preparati.
Valentina era una ragazza solare, mora e ben educata, ma molto spensierata. Dormiva con un’amica che aveva ospitato per qualche tempo, poi alla sera cenette con amici e relative scopate in camere separate con i propri ragazzi.
Mi apriva la porta di mattino sempre assonnata, quasi sempre mezza nuda per via del caldo estivo di Roma.
Ciò che mi eccitava di lei, era la sua spensieratezza, non aveva malizia, mi apriva con un perizoma, o con indosso un semplice babydoll, senza crearsi molti scrupoli.
Tanti capelli ricci, un seno piccolo, direi una seconda ma bucava da solo le canottiere e qualsiasi indumento indossasse.
Poi quel sedere, su cui mi erano caduti gli occhi già dal primo giorno.
Piccolo anch’esso ma tutto tondo, sodo, direi perfetto dove avrei voluto poggiare le mani e perdermi dentro ogni volta che potessi.
Usava fare la doccia senza chiudere la porta, che spesso lasciava accostata per via della vernice fresca che doveva asciugare.
Essendo giovane anch’io, non ero certo immune al suo fascino e molte volte mi capitava di accarezzarmi il sesso, per alleviare la mia erezione o per riposizionarlo al giusto posto nei pantaloni da lavoro.
Non era un grosso pennello che avevo in tasca, ma un grosso membro che non reggeva alla bellezza acerba di Valentina.
I giorni passavano e noi si scendeva sempre più in confidenza accarezzando più volte argomenti a sfondo sessuale, specie quando per casa mi ritrovavo bustine di preservativi vuote o ancora intatte e nei più maliziosi sorrisi ci si ricamava su.
- Valentina - dissi una mattina, - non c’è la faccio più ad andare avanti così…un giorno l’altro ti salterò addosso - e lo dissi mentre sorseggiavo un caffè da lei appena fatto.
- Bhe!!! cosa ci sarebbe di male? Mica mi dispiacerebbe - rincarò lei sbottando a ridere.
Era intenta al banco della cucina, lavava le tazzine ed era coperta solo da una t-shirt che le copriva a mala pena il meraviglioso sedere.
Ogni volta che si accingeva a riporre un piatto o una tazzina nello scolapiatti, doveva alzarsi in punta di piedi e questo le faceva sollevare la maglietta lasciando intravedere le chiappe e il filo interdentale del suo perizoma.
Il caffè era bollente, ma io seduto su quella sedia ero più bollente della bevanda che avevo in mano.
Volevo provarci ora o mai più, mi dissi.
Valentina cercava di riporre un pentolino al secondo ripiano dello scolapiatti e faceva fatica perché non ci arrivava, allora mi alzai e presi la palla al balzo.
Senza una parola mi ritrovai alle sue spalle che l’aiutavo a riporre quel pentolino nel ripiano in alto.
Il calore che emanava era soave, il profumo della sua pelle sapeva di fresco il suo alito era caffè.
Per far questo dovetti poggiarmi al suo corpo, facendole sentire tutta la mia erezione su quel sederino formoso.
Le presi la mano che teneva in alto, e le accarezzai il braccio a scendere piano.
Lei sentendo quella piacevole pressione non si scostò, ma anzi sembrava piacerle e non curarsi dell’ora.
Scesi con una mano sino al suo seno, che delicatamente accolsi nella mia grande mano….mmmm mugolò lei.
Si riposizionò con i talloni a terra per non perdere l’equilibrio, e mentre con tutte e due le mani mi impossessavo dei suoi seni andando da subito a cercare quei capezzoli già turgidi, cominciai a baciarle il collo e a succhiarle il lobo delle orecchie…
Hhhoooo gemeva , facendomi capire che era percorsa da un lieve piacere.
La deliziosa Valentina si godeva il mio approccio senza fiatare, soli gemiti di assenso.
Quei baci durarono alcuni minuti, anche se sembrarono ore.
Intanto in mezzo alle mie gambe cresceva sempre più la mia eccitazione, che cercavo di collocare al centro del suo culetto, a quel punto lei prese sapientemente a dimenarsi con cura.
Stavo scoppiando letteralmente.
Accortasi di questo, scese con una sua manina a constatare di persona le condizioni del mio sesso, armeggiando dentro la chiusura lampo.
Si piego leggermente in avanti sul lavabo, per non perdere l’equilibrio e, trovato il mio sesso lo scappellava velocemente come a volerlo far scoppiare subito.
Io non ero della stessa opinione.
La voltai appoggiandole il sedere al lavabo e andai a baciarla delicatamente.
Un bacio liberatorio che la piccola Vale… si gustava ad occhi chiusi, lei donna giovane ma esperta, dopo che le nostre lingue si trovarono più volte nelle nostre bocche riversandoci a vicenda rivoli di saliva, si staccò e scese in ginocchio davanti a me.
Si poggiò bene con le spalle al sottolavabo e con maestria mi liberò della cinta facendo scivolare i miei pantaloni alle caviglie...
HOOO Vale…echeggiai io con un filo di voce.
Fece scendere i miei slip zuppi di umori a terra in un baleno, liberando il mio sesso eretto davanti ai suoi occhi, prese delicatamente a picchiettarlo con la lingua, lo pennellava dalla base alla punta, e viceversa, lo leccava senza imboccarlo, stavo soffrendo e lei lo sapeva benissimo.
Ecco ci siamo, le sposto una ciocca di capelli davanti al volto accostandoli dietro un orecchio e lei comprensiva del mio stato, lo lasciò entrare nella sua bocca.
Ebbi un sussulto sentendo il calore, inghiottì solo la cappella rossa e turgida da cui faceva capolino qualche goccia del mio seme, ma gli spasmi che mi procurava erano scariche elettriche.
Vale imboccò tutto il mio sesso percorrendolo su e giù, per poi soffermarsi solo sulla cappella succhiandola come fosse un gelato.
Mmm… mi vacillavano le gambe, mai avrei pensato di godere di Valentina quella mattina.
Dovetti interromperla, stavo per venire, ma ero deciso a far godere anche lei.
Cosi la aiutai ad alzarsi e dopo averla baciata nuovamente mischiando il suo sapore con il mio, la voltai e le feci poggiare entrambi le mani sul lavello, le accarezzavo la schiena, sfiorandola, e dopo averle tolto la t-shirt, percorsi con la mia lingua la sua spina dorsale, arpionando con le mani quelle chiappe sode e fantastiche.
Iniziava a divincolarsi, le piaceva e la cucina ormai era piena dei nostri odori e dei nostri gemiti di piacere.
M'inginocchiai tra le sue chiappe e dopo averle sfilato l’esile perizoma, mi persi nel calore che sprigionava la sua fichetta grondante di umori.
Mmm che piacere, le mie mani sulle sue piccole spalle e pompavo delicatamente sino toccarle l’utero ogni volta che le entravo dentro.
Anch’io mi sentivo carico e dai miei testicoli sentivo arrivare segnali impetuosi.
Smisi di pomparla e uscito dalla sua vagina andai a poggiare la punta del mio sesso al suo secondo buchetto e mi fermai.
Lei comprese cosa volevo, ma ora era tardi per tirarsi indietro, lei aveva goduto ora toccava a me, attesi mentre lei sapientemente assecondava le mie spinte.
Sentiva dolore si dimenava, ma la volevo cosi, le afferrai le chiappe e le dilatai il più possibile, la mia cappella spari dentro di lei.
Un grido di dolore, le misi una mano sulla bocca, lei prontamente mi morse…mi stava facendo male...sul serio, allora entrai profondamente in lei.
Più mordeva più io le pompavo quello sfintere, era stretto e le contrazioni che aveva erano per me poesia.
Accelerai il ritmo e aggrappandomi al suo seno con l’unica mano libera, la stringevo a me e con pochi colpi le scaricai dentro fiotti bollenti del mio seme…
AHH che piacere…la abbracciai mentre finivo di svuotarmi, lei lasciò la presa e la mia mano dolorante portava vistosamente i segni del suo dolore.
L’abbracciai ancora, mentre si andavano assottigliando i miei spasmi, fino a ritrarmi ed uscire da lei. Si voltò verso di me e stava piangendo per il dolore e per il piacere.
Nonostante la sua esperienza con molti giovani ragazzi, non si era mai concessa come quella mattina, tornai a baciarla delicatamente e la presi in braccio.
La portai in doccia e mi presi cura di lei sapientemente….ripulendola dai nostri umori e sudori.
Quella mattina non spatolai stucco veneziano.
Mi dilettai a coccolare Valentina…
Il mattino successivo?
Beh! Il caffè aveva tutto un altro sapore.
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