Vendetta in ascensore

di
genere
sentimentali

VENDETTA IN ASCENSORE
Vendetta in ascensore

La bella signora attende con ansia l’apertura delle porte dell’ascensore che la separano dall’uscire da quell’ufficio, ormai sfinita per la giornata pesante appena trascorsa.
Già si prefigura il relax nella sua immensa vasca dove potrà trastullarsi con musica di sottofondo e godersi un massaggio lenitivo alla sua femminilità, che le regalerà emozioni incontrollabili, meritevoli di una signora poco per bene…Non degna nessuno di uno sguardo e, appena entrata nell’ascensore, allunga una mano nel tentativo di arrivare alla pulsantiera e pigiare il piano uno, concentrata com’è su sé stessa e la sua vita. Si posiziona in disparte, nell’unico posto vuoto disponibile. L’ascensore inizia lentamente la sua corsa verso i piani inferiori.
La bella signora è visibilmente seccata, cerca di scrutare il numero di capienza di quel vano, troppo affollato per le dieci anime che stringendosi nervosamente attendono l’arrivo ai piani sottostanti.
Troppi odori pesanti le si infiltrano nelle narici: l’uomo che sa di muschio e la vecchia reduce da un pranzo di lavoro troppo pesante, odori contrastanti che si rincorrono per le persone che affollano quel vano.
La sensazione di un tocco improvviso la desta dai suoi pensieri. La bella signora si trattiene, cerca il suo spazio anche con una certa veemenza, si agita cercando di scrollarsi di dosso quelle cinque dita che si appoggiano sui suoi fianchi sodi e sporgenti.
“Che porco...” è il primo pensiero che le balena in mente.
Gli uomini per lei sono tutti dei maiali, pronti ad approfittare di qualsiasi occasione pur di godere di emozioni nuove, creando situazioni improvvise e imbarazzanti per il gentil sesso. E’ pur vero che all’interno dell’ufficio da lei diretto la faceva da padrona disponendo comandi a destra e a manca contro qualsiasi collega di sesso maschile le capitasse sotto tiro. Non la mandava a dire a nessuno, con il solo risultato di attirarsi miriadi di commenti acidi e opinioni contrastanti sulla sua conduzione di quel settore aziendale. E per questo facile preda fantasiosa di ogni individuo di sesso maschile.
Trentadue…trentuno…trenta.. l’ascensore scende lento e inesorabile.
Ops…Uno scossone. La luce va via d’un tratto tra lo stupore degli occupanti. “Cosa succede?”chiedono in molti
“No, non e’ possibile” il vano ascensore si blocca tra due piani arrestando la sua corsa, i più vicini alla tastiera cercano freneticamente di smanettarvi sopra nel disperato tentativo di ripristinare la discesa.Una voce nel buio chiara e imbarazzata, forte e sorniona, arriva dall’esterno “Scusate signori, c’è stato un guasto, ho già allarmato la centrale,mantenete la calma”.

La bella signora accenna uno sguardo intorno a se cercando di abituarsi all’oscurità improvvisa.
D’un tratto la donna sente il suo corpo cinto e spinto leggermente in avanti, riconosce il tocco di pochi minuti prima ma questa volta più sicuro e deciso. Ancora una volta tenta di rimandare al mittente l’arroganza di quel tentato e disgustoso tocco, ma questa volta la volontà insistente dell’uomo, che cerca di farsi largo sulle morbide pieghe della sua gonna, è ferma e decisa. Con rabbia vorrebbe urlare qualcosa di volgare e deciso, convinta di poter fermare l’avanzata decisa di abbordaggio da parte del suo compagno di ascensore, e sottomettere l’ennesimo maschio che con stupida arroganza tenta in tutti i modi di imporre il suo piacere.
Avverte chiaramente una mano ferma e decisa salire su per le cosce, si divincola nel tentativo di mostrare il suo disprezzo, ma la mano, ferma e decisa , si avvicina veloce e decisa verso il suo obbiettivo tanto desiderato.
Un brivido, una scossa, le percorre in un istante la schiena, la bella signora inspira forte sostenendo il contatto della mano con il suo interno coscia. Quella mano ferma e decisa è ormai sulla sua femminilità e ne esplora i contorni con fermezza e determinazione.
Lei dal canto suo serra i denti nello sforzo di trattenere l’ira e la rabbia che faticosamente rimane soffocata.
Il malcontento agita le diverse persone che affollano l’ascensore, tra spinte varie e tentativi di liberarsi da strette inconsuete…
La bella signora chiude gli occhi incondizionatamente e riconosce le dita dell’uomo strofinare più vigorosamente l’intimo tra le sue gambe. Serra le cosce di scatto, ma sente solo la presa dell’uomo farsi più ferma, vigorosa e decisa.
Questa volta non è più lei a dettare legge, ma da predatore diviene preda sessuale dello sconosciuto che ha alle spalle.
Lentamente allenta quella morsa delle cosce, le sue gambe si dischiudono e accusa nel suo ventre uno strano calore che la invade e la porta a contorcersi su se stessa, mentre l’azione dell’uomo dietro di lei è sempre più decisa, è in suo potere.
Vorrebbe ribellarsi a quel piacere improvviso e inaspettato, ma avverte chiaramente la volontà del suo corpo di cedere e lasciare andare ogni difesa e godere di quei stimoli che le martellano i sensi fino a irrigidirle lo spirito.
“No... fermati stronzo …non lo fare...chi sei…cosa vuoi...non te lo permetto, no...” la voce non le esce, è repressa dalla vergogna e confusa nella sua testa.
D’un tratto come comparsa quella mano si ritrae.
Lei ansima affannosamente, cercando di comprendere cosa le sta per accadere ancora, trattiene a fatica il suo respiro soffocato da quel calore.
"Imbecille e ancora imbecille" è l’ultima parola appena accennata quando il corpo di un uomo si appoggia schiacciandole la schiena. La mano di lui le scivola nuovamente come una saetta sul fianco, per poi velocemente premere sul suo ventre, correndo e salendo fino ad afferrarle con forza un seno. Il dolore si mischia al piacere, il piacere è esso stesso un dolore, la punta del capezzolo si irrigidisce e la stretta di due dita pronte a punirlo e a sollazzarlo.
Le voci tutto intorno a loro, insistenti, degli altri occupanti della cabina passano ormai inosservate e molto lontane.
Nella mente della bella signora solo l’eccitazione e l’estasi che le procura quello sconosciuto alle sue spalle e delle insane voglie di un porco.
La mano torna nuovamente a farsi spazio sotto la gonna della bella signora, sempre più decisa ad arrivare all’obiettivo prefissato: è ormai dentro l’intimo, a contatto della morbida peluria del suo inguine, le tocca la carne morbida e umida che non può fare a meno di manifestarsi umida e vogliosa di quell’amplesso strano. Le dita dell’uomo ormai le allargano le labbra, le circondano, la stuzzicano, mentre il respiro della bella signora è ormai allo spasmo.
La bocca dell’uomo si avvicina all’orecchio, un alito caldo, le preavvisa il calore della lingua scorrere in lungo e in largo risvegliandogli sensi ormai senza freno, avverte il suo profumo,forte, intenso…
Gli occhi, prima chiusi, sono ormai sbarrati, una presenza sconosciuta la circonda e la possiede senza darle possibilità di difendersi o distrarsi. “Nooo” poche vocali riesce a sillabare, mentre il respiro è ancora più affannoso, mentre le dita dell’uomo, sicure e decise, giocano senza affondare in un’attesa snervante. Una lingua calda scivola sul suo collo, assaggia il sapore di quella preda, lei tenta di resistere, la sua testa tenta di resistere, ma il bacino già segue il ritmo imposto dal tocco delle dita...
“Mettilo dentro....ah... ti prego... mettilo dentro...”. Il medio penetra nel calore intenso di quel desiderio umido... affonda lentamente fino a scomparire completamente... riesce e poi rientra... e ancora... e ancora... accompagnato da un altro dito che allarga il sensibile sesso della donna.
Avverte il suo umore fuoriuscire dal corpo femminile e ricoprire le mani dell’uomo.
La mano la riempie completamente, fino a toccarle lo stomaco, i muscoli si contraggono, il petto reagisce danzando insieme a quell’uomo senza rispetto, senza alcuna compassione...
Il corpo di lui aderisce perfettamente a quello di lei, lasciando che il bel sedere della donna si spalmi su di una eccitazione perfettamente intuibile nei pantaloni.
“HHooo siii …siii”.
La bella signora allunga la mano alle sue spalle, fino ad accarezzargli quel sesso maschile ormai posto allo scoperto dall’infame corteggiatore e libero di essere ben impugnato dalla bella signora nell’oscurità di quel vano ascensore.
Lei stringe forte quel palo di carne, gonfio e pulsante, non più stupita di sentirlo così grande e duro. Lo accarezza, lo percorre nella sua totalità, assaporando al tatto quella carnosa e paonazza punta che svetta sui suoi glutei. Presa da desiderio, vorrebbe succhiarlo, vorrebbe sbatterselo tra le gambe e farsi riempire e punire per le continue prese di posizione verso il mondo maschile, ma non si può. La bella signora gioca per tutta la sua lunghezza, alternando la delicatezza alla forza di una stretta che lo percuote. La lingua esce dalla bocca saggiando la poca aria rimasta in quel vano, un morso di lui al suo labbro superiore, come a chiedere scusa... Avverte chiaramente l’eccitazione arrivare al limite, i suoi spasmi l’avvisano dell’imminente arrivo del suo impetuoso orgasmo, le prende allo stomaco come il morso di un cane rabbioso, il sesso aggressivo dell’uomo risponde pienamente ai suoi sapienti stimoli agitandosi nel tocco della mano.
“Ancora... ancora...” quelle dita dentro di lei ormai hanno sollecitato tutto ciò che c’era da sollecitare e l’inesorabile orgasmo le scoppia nello stomaco con una forza tale che soffocarlo in gola risulta doloroso e intensamente penoso.
Nello stesso istante l’uomo le viene riempiendole la mano, agitandosi in contrazioni incontrollate.
Lui estrae la sua mano da dentro la donna e lentamente la lascia scivolare fuori dall’intimo di lei. Prende alcune gocce del suo seme ancora presenti nella mano di lei e gliele porta alla bocca passandole un dito tra le labbra, e sulla lingua .Lei non si ritrae ma accoglie volentieri quel sapore intenso.
Lui sorride soddisfatto, quell’appagamento anche se veloce lo ripagherà di tutti i rimproveri e insulti cadutigli addosso nell’arco di quell’ultima giornata lavorativa, da parte di quella audace quanto arcigna bella signora…
Lei è la prima ad uscire, non ha il coraggio di voltarsi per vedere chi e l’autore di quella violenza audace quanto sadica; tutto questo le sconquassa l’animo, non ha saputo opporsi alla violenza, non ha saputo tener testa ad un bastardo di uomo che le ha procurato un piacere fatto di complicità e brividi rubati.
Dopo aver goduto di quest’ultima emozione, la bella signora si ricompone, quella battaglia persa, dove si è sentita inerme, subita senza essersi potuta muovere, distrutta nel suo essere donna fiera e sicura. Estrae dalla borsa un fazzoletto e asciuga la sua mano e le sue labbra, proprio mentre la luce artificiale torna.
Come nulla fosse, l’ascensore riprende la sua corsa fino a segnare sul display piano terra. Le porte silenziosamente si aprono e tutti tornano alla vita frenetica di un mondo fatto di emozioni e vibrazioni e, senza voltarsi, ognuno torna alla propria vita.
Lei è la prima ad uscire, non ha il coraggio di voltarsi per vedere chi e l’autore di quella violenza audace quanto sadica; tutto questo le sconquassa l’animo, non ha saputo opporsi alla violenza, non ha saputo tener testa ad un bastardo di uomo che le ha procurato un piacere fatto di complicità e brividi rubati.
Lui sorride soddisfatto, quell’appagamento anche se veloce lo ripagherà di tutti i rimproveri e insulti cadutigli addosso nell’arco di quell’ultima giornata lavorativa, da parte di quella audace quanto arcigna bella signora…

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scritto il
2016-02-19
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