Emma – Genova Maggio 2013
di
Marco Demma
genere
esibizionismo
Dedicato al mio folletto sexy...
Aspetto...
Sono mesi che ti seguo.
Esci da lavoro per la pausa pranzo sempre qualche minuto dopo mezzogiorno, e poi via con passo deciso verso casa.
La strada è sempre la stessa: attraversi la piazza, giri in vi della consolata, ti fermi davanti al negozio di borse e di scarpe restando per qualche minuto ad ammirarne le vetrine, fantasticando su quale sia l’outfit più appropriato per indossare una certa borsa o una determinata scarpa. Poi come richiamata alla realtà da un impulso improvviso, ti rimetti in marcia.
Io ti seguo sempre a distanza, ammirando la tua camminata felina. Sei inconsapevolmente sensuale nel modo in cui cammini e sorridi dondolando le tue forme sinuose e inondando con la tua presenza le strade di una città che sembra rallentare per guardarti passare.
Oggi invece ti aspetto sotto casa, mi servono quei minuti extra prima di vederti per trovare il coraggio di fare la mossa e venire a parlarti. Ti vedo voltare l'angolo: i capelli raccolti male in una coda alta stropicciata con un piccolo ciuffo che ti accarezza la fronte. Indossi una gonna colorata a pieghe e una camicetta bianca.
Mentre ti avvicini intravedo nella trasparenza della camicetta le forme del tuo corpo, e i colori scuri del tuo intimo.
Immediatamente sento il desiderio montarmi nei boxer e in quel preciso momento tu incroci il mio sguardo e, come se sapessi che mi sto eccitando, mi sorridi. Il modo in cui sorridi è disarmante; è come il profumo dei primi fiori a primavera. Inaspettato, ma dirompente al punto che per un po’ non riesci a pensare ad altro.
Mi scopro in imbarazzo, tu entri nel portone del tuo palazzo e io capisco di aver perso la mia occasione.
Soffoco la mia rabbia stringendo i pugni con tanta foga che le nocche si dipingono di bianco, ma proprio quando stavo abbandonando ogni speranza noto le tue dita affusolate che invece di chiudere la porta la accompagnano, lasciandola solo accostata prima di sfilarsi in un gesto invitante.
Ti seguo dentro il palazzo e vedo che stai aspettando l'ascensore; io lo aspetto con te, fingendo un’indifferenza che non c’è e stando un paio di metri dietro di te.
Nell'atrio di quella palazzina del centro di Genova si sente solo il mio respiro affannato, come se avessi appena finito una gara dei 100 metri ostacoli.
Tu non ti volti e giochi con la coda.
Il mio petto si gonfia ad ogni respiro, mentre sento il tuo profumo pervadermi, impossessandosi di tutti i miei sensi allo stesso tempo, come se potessi toccarne la fragranza e sentirne il sapore.
L'ascensore finalmente arriva al pian terreno, fermando le sue porte specchiate davanti a noi; in quel riflesso, che tu stavi aspettando, riesco a vedere che tu mi stai guardando, cercando il mio sguardo, ma anche lasciandoti distrarre dal mio petto che sembra esplodere ad ogni respiro
Faccio un passo per avvicinarmi a te, di istinto allungo la mano, come per prenderti per un polso e tirarti a me, ma proprio quando le mie dita stanno per sfiorare la tua pelle tu entri nell'ascensore, senza voltarti.
Ti seguo.
Premi il pulsante dell'ultimo piano, e poi con ostentata non curanza mi chiedi a che piano vada io. Senza risponderti io scivolo dietro di te, allungo un braccio sfiorando il tuo fianco e premo un pulsante a caso, e mentre lo faccio tu senti la mia erezione premersi contro di te.
Hai un sussulto mentre l’ascensore si stacca dal suolo e per un attimo nel nostro stomaco sentiamo crearsi uno strano vuoto in parte causato dalla partenza dell'ascensore, in parte dal nostro desiderio.
Schiaccio subito il bottone dello stop e tu senti di nuovo la mia erezione, ma sta volta allunghi una mano dietro di te e mi attiri ancora di più tirandomi per la camicia, mentre senti la mia passione sempre più premuta contro il tuo sedere tondo e sodo.
Ti prendo con slancio mischiato ad agitazione, ti faccio voltare e ti bacio.
Le mie labbra incontrano le tue in una esplosione di colori, schiudendosi così che le nostre lingue possano scambiarsi voluttuose scintille di passione. Sento il tuo respiro accelerare tanto quanto il mio mentre ti apro la camicetta facendo saltare via i bottoni e scoprendoti le spalle in cui affondo subito i mie morsi voraci.
Le tue labbra sono carnose e morbide proprio come le avevo sempre sognate e questa sensazione umida sulle mie mi fa perdere ogni controllo.
Ti faccio girare di nuovo; tu allunghi le braccia in alto e appoggi le mani allo specchio dell’ ascensore. Ti allargo le gambe e con mano tremante ti scosto gli slip e mi inginocchio dietro di te.
Inizio a stuzzicarti il buchino dietro con veloci colpetti di lingua. Tu ansimi, non te lo aspettavi, ma mi lasci fare. La mia lingua si muove veloce sulla sensibile rosa intorno al tuo buchino.
Mi lasci fare anche quando senti che delicatamente infilo dentro un ditino, muovendolo piano dentro di te mentre continuo a leccarti per esser sicuro che tu sia lubrificata a sufficienza da farti provare un piacere misto a dolore.
Allunghi una mano davanti iniziando ad accarezzarti il clitoride con movimenti circolari dei tuoi polpastrelli.
So che abbiamo poco tempo. Mi alzo, ti appoggio la cappella sul buchino dietro ormai bagnato abbastanza da farmi scivolare dentro di te.
Sei combattuta tra il lasciarti violare e il chiedermi di fermarmi, ma non trovi il fiato per parlare e ti abbandoni a me. Rilasci ogni resistenza per accogliermi piano piano tra le tue natiche fino a quando senti la mia cappella stretta tra le pareti del tuo culo.
Di istinto ti metti in punta di piedi e dai una manata allo specchio.
Esco piano prima di spingere di nuovo dentro. Piano piano, colpo dopo colpo, mi accogli sempre di più dentro di te, finché finalmente non senti le mie pelle gonfie sbattere tra le tue cosce e sai che son tutto dentro.
Non esco più, muovo solo il mio bacino tenendoti premuta contro di me. I nostri respiri hanno perso il controllo dei nostri corpi. Le mie unghie disegnano paesaggi voluttuosi usando la tua schiena come un pittore usa la tela.
Sento il tuo piacere salire.
Con la mia mano cerco la tua, la raggiungo e inizio a massaggiarti il clito; so che stretto in questa morsa verrò subito e cerco il tuo piacere x esplodere insieme a te.
Ti accarezzo mentre il mio cazzo teso nel tuo culo ti fa godere. Tu stringi le natiche intorno alla mia asta dura come per risucchiare tutto il mio piacere caldo.
Sento che sto per venire proprio mentre tu urli il tuo orgasmo al mondo intero. Con le mani sullo specchio ti spingi ancora di più contro di me, finché io esplodo dentro fino all'ultima goccia del mio liquore caldo e denso.
Appoggio esausto e sudato la mia testa sulla tua schiena e restiamo così, madidi e appagati fino a quando sentiamo il rumore metallico dell'ascensore che sta tornando automaticamente al piano terra.
Aspetto...
Sono mesi che ti seguo.
Esci da lavoro per la pausa pranzo sempre qualche minuto dopo mezzogiorno, e poi via con passo deciso verso casa.
La strada è sempre la stessa: attraversi la piazza, giri in vi della consolata, ti fermi davanti al negozio di borse e di scarpe restando per qualche minuto ad ammirarne le vetrine, fantasticando su quale sia l’outfit più appropriato per indossare una certa borsa o una determinata scarpa. Poi come richiamata alla realtà da un impulso improvviso, ti rimetti in marcia.
Io ti seguo sempre a distanza, ammirando la tua camminata felina. Sei inconsapevolmente sensuale nel modo in cui cammini e sorridi dondolando le tue forme sinuose e inondando con la tua presenza le strade di una città che sembra rallentare per guardarti passare.
Oggi invece ti aspetto sotto casa, mi servono quei minuti extra prima di vederti per trovare il coraggio di fare la mossa e venire a parlarti. Ti vedo voltare l'angolo: i capelli raccolti male in una coda alta stropicciata con un piccolo ciuffo che ti accarezza la fronte. Indossi una gonna colorata a pieghe e una camicetta bianca.
Mentre ti avvicini intravedo nella trasparenza della camicetta le forme del tuo corpo, e i colori scuri del tuo intimo.
Immediatamente sento il desiderio montarmi nei boxer e in quel preciso momento tu incroci il mio sguardo e, come se sapessi che mi sto eccitando, mi sorridi. Il modo in cui sorridi è disarmante; è come il profumo dei primi fiori a primavera. Inaspettato, ma dirompente al punto che per un po’ non riesci a pensare ad altro.
Mi scopro in imbarazzo, tu entri nel portone del tuo palazzo e io capisco di aver perso la mia occasione.
Soffoco la mia rabbia stringendo i pugni con tanta foga che le nocche si dipingono di bianco, ma proprio quando stavo abbandonando ogni speranza noto le tue dita affusolate che invece di chiudere la porta la accompagnano, lasciandola solo accostata prima di sfilarsi in un gesto invitante.
Ti seguo dentro il palazzo e vedo che stai aspettando l'ascensore; io lo aspetto con te, fingendo un’indifferenza che non c’è e stando un paio di metri dietro di te.
Nell'atrio di quella palazzina del centro di Genova si sente solo il mio respiro affannato, come se avessi appena finito una gara dei 100 metri ostacoli.
Tu non ti volti e giochi con la coda.
Il mio petto si gonfia ad ogni respiro, mentre sento il tuo profumo pervadermi, impossessandosi di tutti i miei sensi allo stesso tempo, come se potessi toccarne la fragranza e sentirne il sapore.
L'ascensore finalmente arriva al pian terreno, fermando le sue porte specchiate davanti a noi; in quel riflesso, che tu stavi aspettando, riesco a vedere che tu mi stai guardando, cercando il mio sguardo, ma anche lasciandoti distrarre dal mio petto che sembra esplodere ad ogni respiro
Faccio un passo per avvicinarmi a te, di istinto allungo la mano, come per prenderti per un polso e tirarti a me, ma proprio quando le mie dita stanno per sfiorare la tua pelle tu entri nell'ascensore, senza voltarti.
Ti seguo.
Premi il pulsante dell'ultimo piano, e poi con ostentata non curanza mi chiedi a che piano vada io. Senza risponderti io scivolo dietro di te, allungo un braccio sfiorando il tuo fianco e premo un pulsante a caso, e mentre lo faccio tu senti la mia erezione premersi contro di te.
Hai un sussulto mentre l’ascensore si stacca dal suolo e per un attimo nel nostro stomaco sentiamo crearsi uno strano vuoto in parte causato dalla partenza dell'ascensore, in parte dal nostro desiderio.
Schiaccio subito il bottone dello stop e tu senti di nuovo la mia erezione, ma sta volta allunghi una mano dietro di te e mi attiri ancora di più tirandomi per la camicia, mentre senti la mia passione sempre più premuta contro il tuo sedere tondo e sodo.
Ti prendo con slancio mischiato ad agitazione, ti faccio voltare e ti bacio.
Le mie labbra incontrano le tue in una esplosione di colori, schiudendosi così che le nostre lingue possano scambiarsi voluttuose scintille di passione. Sento il tuo respiro accelerare tanto quanto il mio mentre ti apro la camicetta facendo saltare via i bottoni e scoprendoti le spalle in cui affondo subito i mie morsi voraci.
Le tue labbra sono carnose e morbide proprio come le avevo sempre sognate e questa sensazione umida sulle mie mi fa perdere ogni controllo.
Ti faccio girare di nuovo; tu allunghi le braccia in alto e appoggi le mani allo specchio dell’ ascensore. Ti allargo le gambe e con mano tremante ti scosto gli slip e mi inginocchio dietro di te.
Inizio a stuzzicarti il buchino dietro con veloci colpetti di lingua. Tu ansimi, non te lo aspettavi, ma mi lasci fare. La mia lingua si muove veloce sulla sensibile rosa intorno al tuo buchino.
Mi lasci fare anche quando senti che delicatamente infilo dentro un ditino, muovendolo piano dentro di te mentre continuo a leccarti per esser sicuro che tu sia lubrificata a sufficienza da farti provare un piacere misto a dolore.
Allunghi una mano davanti iniziando ad accarezzarti il clitoride con movimenti circolari dei tuoi polpastrelli.
So che abbiamo poco tempo. Mi alzo, ti appoggio la cappella sul buchino dietro ormai bagnato abbastanza da farmi scivolare dentro di te.
Sei combattuta tra il lasciarti violare e il chiedermi di fermarmi, ma non trovi il fiato per parlare e ti abbandoni a me. Rilasci ogni resistenza per accogliermi piano piano tra le tue natiche fino a quando senti la mia cappella stretta tra le pareti del tuo culo.
Di istinto ti metti in punta di piedi e dai una manata allo specchio.
Esco piano prima di spingere di nuovo dentro. Piano piano, colpo dopo colpo, mi accogli sempre di più dentro di te, finché finalmente non senti le mie pelle gonfie sbattere tra le tue cosce e sai che son tutto dentro.
Non esco più, muovo solo il mio bacino tenendoti premuta contro di me. I nostri respiri hanno perso il controllo dei nostri corpi. Le mie unghie disegnano paesaggi voluttuosi usando la tua schiena come un pittore usa la tela.
Sento il tuo piacere salire.
Con la mia mano cerco la tua, la raggiungo e inizio a massaggiarti il clito; so che stretto in questa morsa verrò subito e cerco il tuo piacere x esplodere insieme a te.
Ti accarezzo mentre il mio cazzo teso nel tuo culo ti fa godere. Tu stringi le natiche intorno alla mia asta dura come per risucchiare tutto il mio piacere caldo.
Sento che sto per venire proprio mentre tu urli il tuo orgasmo al mondo intero. Con le mani sullo specchio ti spingi ancora di più contro di me, finché io esplodo dentro fino all'ultima goccia del mio liquore caldo e denso.
Appoggio esausto e sudato la mia testa sulla tua schiena e restiamo così, madidi e appagati fino a quando sentiamo il rumore metallico dell'ascensore che sta tornando automaticamente al piano terra.
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