Lo sconosciuto dagli occhi verdi – Genova Maggio 2013
di
Marco Demma
genere
etero
Approvato dal mio folletto sexy.
Conto i minuti che mi separano dalla pausa pranzo. Ormai è diventata ossessione. La mattina mi alzo scegliendo accuratamente i vestiti, sforzandomi di immaginare cosa ti potrebbe piacere. Mi faccio bella per te, sconosciuto dagli occhi verdi.
Mi guardo allo specchio del bagno dopo essermi passata un filo di trucco. Son sicura che oggi sarai contento di come mi sono preparata per te: indosso una camicetta bianca di seta leggera, con un taglio abbastanza morbido da farla danzare sulla mia pelle provocandomi brividi leggeri lungo la schiena. Ho scelto una gonnellina colorata a pieghe, sperando che sia abbastanza svolazzante da lasciarti intravedere le mie gambe sode e slanciate.
Beh, slanciate è un parolone dato che sono alta solo un 1.57, ma io son fiera delle mie gambe e so che molti uomini le apprezzano. Si vede da come guardano.
Per prendermi una piccola rivincita verso madre natura, indosso delle scarpe nere con un già sfidante tacco 10, chiuse da un laccetto di pelle intorno alle caviglie. L’ intimo è quello che ho scelto con maggior cura, qualcosa di nero che si stagli sulla mia pelle color latte, un reggiseno sottile che, al momento giusto, si lasci corrompere dei miei capezzoli e una brasiliana semplice per incorniciare il mio bel culetto rotondo e candido come la luna. Sorridendo mi do uno schiaffetto su una natica.
Questo si che è il mio punto forte.
Peccato che anche per oggi tutte queste manovre di avvicinamento al nostro incontro saranno state vane.
Sono mesi che mi segui e ancora non hai trovato il coraggio di parlarmi. Io mi sono accorta quasi subito del tuo interesse e dopo un iniziale imbarazzo adesso sono come intrappolata in questo mondo di cristallo in cui il tuo sguardo bramoso mi ha imprigionato.
Ti limiti a seguirmi, senza avvicinarti mai troppo, senza parlare.
Non so quando queste emozioni contrastanti suscitate dai tuoi occhi siano diventate per me una dipendenza. Dipendente, ecco il modo giusto per definirmi, sono drogata di te, del modo in cui mi spogli senza toccarmi, della passione che mi conquista sentendo il tuo respiro farsi grosso fino a sovrastarmi, assetata del ritmo accelerato dei miei battiti nel vederti così allucinato dalla mia figura.
Sento le gambe farsi molli per un attimo. So cosa sta succedendo, ma non posso lasciare che accada. Mi sto trattenendo per te; questo piacere a lungo rifiutato sarà il mio dono per te quando finalmente mi farai tua. Stringo con le dita il bordo del lavandino finché le nocche non si fanno bianche per lo sforzo, cerco di controllare il mio respiro e piano piano mi ricompongo.
È ora di uscire, tu mi starai già aspettando impaziente all'angolo della piazza, fingendo di leggere un giornale a caso preso all'ultimo momento dalla vicina edicola. Scendo le scale correndo sulle punte come una scolaretta che scappa dalla classe nell'esatto momento in cui la campana squilla la ricreazione.
Rallento prima di uscire dal portone per riacquistare un passo compito e indifferente. Mi domando se sai che mi son accorta di te e se sai quanto mi piace essere violata dai tuoi sguardi.
Entro in piazza e ci vuole un attimo ai miei occhi per abituarsi alla luce del sole a mezzogiorno. Inizio subito a cercarti, ma non ti torvo, non ci sei, dovresti essere li; è li che mi aspetti tutti i giorni, lo sai che io ci conto sul fatto che tu sia li. Allora perché non sei venuto?
Mi sento abbandonata, svuotata da quella carica di energia che mi ha fatto sopravvivere alla mattinata. Mi sento una stupida, ho passato la mattina a fantasticare su questo momento, come giorno negli ultimi mesi, e tu non sei qui. Un senso di disagio mi pervade arrivando fino al mio cervello e velando i miei occhi di tristezza. Maledico questo tacco così troppo alto per me, abituata alle all-stars; maledico la seta leggera di questa camicetta, così inadatta alla fresca brezza marina di Genova a maggio.
Come tutti i giorni mi fermo davanti alla vetrina di questo negozio, di solito nel riflesso di questo vetro vedo te, fermo dall'altro lato della strada, un giubbotto verde di pelle, le mani nelle tasche dei jeans e un piede appoggiato al muro. Hai il respiro affannato come se mi stessi inseguendo da sempre, rincorrendomi da dentro una fiaba di Sherazade ne “le mille e una notte”. Ma oggi non ci sei.
Mi accordo che questo negozio vende scarpe e borse; non lo avevo mai notato prima di oggi, sempre troppo presa dal riflesso della sua vetrina per accorgermi di cosa volesse mostrarmi. Resto tentata per un momento di saltare il pranzo e annegare le mie delusioni comprando magari una scarpa più comoda e mandare a quel paese questi scomodi tacchi; i tacchi e te, Marco! Perché questo è il tuo nome, lo so perché lo sento, anche se nessuno me lo ha mai detto.
Resisto alla tentazione dello shopping e mi rimetto in marcia.
Continuo a camminare con passo spedito, e lentamente i profumi della primavera mischiati all'odore del mare mi riportano alla ragione.
Avrai avuto un impegno di lavoro, o magari un raffreddore. No, un raffreddore no, povero. Facciamo un impegno di lavoro. Ti rivedrò domani e sarà ancora più bello, perché atteso più a lungo.
La sola idea mi fa trasalire di felicità, sorrido voltando l'angolo e ti vedo li davanti al mio portone, proprio come ti aspettavo. Giacca di pelle, jeans, piedi al muro. Sei bello, non so come altro definirti, bello come il sole. Non il bello da TV, muscoli e brillantina. Bello e basta. Capelli rasati, corpo asciutto, tanto più alto di me. Vorrei baciare le tue labbra carnose disegnate sul tuo viso come con l’acquerello; ma come ci arrivo fin lassù io?
Fingo una forzata indifferenza, camminando austera verso il portone. Mi giro verso di te ripromettendomi di non soffermarmi a guardarti troppo a lungo, ma quando ti vedo non resisto. Hai il viso dolce, stupito, rapito come quello di un bambino la prima volta che vede la neve; a metà tra sorpresa e timore.
Immediatamente sento il desiderio partirmi dal petto e irradiandosi in tutto il corpo, caldo, emozionante fino a farmi tremare di nuovo le gambe. Questa volta però esplodo in un sorriso felice; sei venuto qui per me e sei divorato dalla voglia di farmi tua; tu non lo sai, non lo capisci ancora, ma io son già tua.
Entro nel portone e con un movimento tanto lento da essere surreale accosto la porta sperando che tu te ne accorga.
Premo il pulsante dell’ ascensore e sento il portone riaprirsi e poi richiudersi alle mie spalle. Non ti vedo ma so che ci sei, sento che sei vicino; chiudo gli occhi e intorno a me non resta altro fuorché il tuo respiro e il tuo profumo. Passo le dita tra i miei capelli immaginando che siano le tue, tiro leggermente alcuni ciuffi stropicciati provocandomi piccole scariche di piacere che scivolano lungo la mia schiena per esplodere in un calore appagante tre le mie cosce. Riapro gli occhi proprio quando l'ascensore arriva al pian terreno e immediatamente ti cerco riflesso nelle sue porte specchiate e guardando l’agitazione che trasfigura il tuo viso sento le mutandine bagnarsi del mio dolce miele e mi rendo conto che abbiamo già cominciato a regalarci piacere.
Non aspetto oltre e mi precipito nell'ascensore, mi segui.
Premo il pulsante dell'ultimo piano, e poi con ostentata noncuranza ti domando a che piano vada tu. Senza rispondermi scivoli dietro di me, avverto la tua mano sfiorare il mio fianco prima di selezionare il quarto piano, inaspettatamente sento la tua eccitazione premuta contro di me. Ho un altro sussulto, che quasi mi fa girare la testa; non riesco più a controllare i miei pensieri e i miei movimenti; vorrei solo che tu mi prendessi con sicurezza e mi guidassi in questo viaggio che io ho intrapreso trascinata dai tuoi sguardi.
Proprio quando sto per girarmi a baciarti tu allunghi di nuovo la mano e premi il bottone dello stop. Un altro raggio di calda felicità pervade il mio corpo scuotendolo come un lenzuolo al vento, allungo un braccio all'indietro e mi aggrappo alla tua camicia per non cadere. La pressione del tuo sesso sempre più duro premuto contro il mio sedere tondo e sodo mi fa rinvenire. Mi giro di scatto assecondando le tue mani che si muovono esperte sul mio corpo. Finalmente avverto il contatto delle tue labbra. Un bacio caldo, dolce, ma pieno di passione esplosiva. Chiudo gli occhi per concentrarmi sul sapore dei tuoi baci e quando sento la tua lingua stuzzicare la mia, è come se una scintilla facesse esplodere il cielo.
Chiudo gli occhi e tutto il resto è come un sogno. I bottoni della mia camicetta che rimbalzano sul pavimento di linoleum, la violenza dei tuoi morsi tra il collo e le scapole, voraci, animaleschi.
Il freddo dello specchio sotto le mie mani mentre tu mi giri e fai del mio corpo ciò che vuoi. Le tue mani forti che con un movimento deciso mi allargano le gambe e poi con mano tremante scostano gli slip.
La sorpresa della tua lingua sul mio corpo, il piacere della tua saliva che mi bagna, mi lubrifica, mi ripulisce dagli sguardi sporchi del resto del mondo. Sento un dito invadermi e conquistarmi, facendosi strada dentro di me con movimenti lenti e circolari sempre accompagnato dal movimento della tua lingua calda.
Non riesco a trattenere il desiderio e con una mano scivolo sul mio ventre fino a trovare il mio clitoride, inizio accarezzarlo con un dito prima di farlo passare tra le grandi labbra, calde e voluttuose come un mare in tempesta.
Sento la tua cappella appoggiarsi al mio ano, pronta a violarmi. Io non ho dubbi, son tua, voglio che tu faccia di me quello che vuoi. Son sempre stata tua. Non devi chiedermelo, tu sai già esattamente come darmi piacere.
La tua asta scivola dura e tesa tra le mie natiche, mentre piano piano la cappella riempie la mia intimità più celata. Un brivido di dolore percorre il mio corpo ma non voglio che tu ti fermi quindi non dico nulla e scarico la tensione con una manata allo specchio. Ricomincio a masturbarmi cercando di rilassare sempre di più le pareti del mio culo per accoglierti tutto dentro di te.
Dopo istanti di eternità sento che sei finalmente tutto dentro di me, è una sensazione indescrivibile, attesa e desiderata a lungo, il dolore che avevo inizialmente provato lascia il posto al piacere che inizia la sua lunga cavalcata prima del salto nel vuoto.
Resti dentro di me senza più uscire, i nostri muscoli contratti in una posizione marmorea, i nostri corpi mossi solo della scosse irrequiete dei nostri respiri. Mi spingo di più verso di te, affamata del tu corpo, desiderosa del tuo orgasmo. Muovo i fianchi ondeggiandoli ritmicamente come in una danza erotica destinata a noi due soli.
Sento il clitoride pulsarmi tra le dita e vorrei sentire le tue mani guidare le mie, accarezzarmi tra le grandi labbra fino alla fessurina, alcova di un prossimo piacere. L’aria è satura dei miei umori e del tuo odore di sesso. Sento la tua mano raggiungere la mia, cominciare a accarezzarmi sul clitoride per poi scivolare con due dita dentro di me stimolandomi dall'interno.
Apro gli occhi per cercare il tuo viso nel riflesso dello specchio e quando lo trovo ci leggo dipinta la forza di un orgasmo che sta per scoppiare frustandoti dall'interno. La vista del tuo piacere mi sconvolge, perdo di nuovo il controllo del mio corpo, contraggo le mie natiche intorno al tuo sesso vigoroso come per non perdere l’equilibrio finché vengo risucchiata in un abisso di luce, sento solo la mia voce strozzarsi in gola e il tuo calore impossessarsi di me.
Abbandoni il tuo corpo forte e caldo sul mio, ansimando abbandonanti manciate d’aria rarefatta. Rigoli di miele scivolano lungo il mio interno coscia rincorsi da abbandonati fiotti bianchi del tuo piacere.
Sorridendo mi rendo conto che ancora non so il tuo nome, ma non importa. Tu per me sei semplicemente Marco. Lo sconosciuto dagli occhi verdi come il mare di aprile.
Conto i minuti che mi separano dalla pausa pranzo. Ormai è diventata ossessione. La mattina mi alzo scegliendo accuratamente i vestiti, sforzandomi di immaginare cosa ti potrebbe piacere. Mi faccio bella per te, sconosciuto dagli occhi verdi.
Mi guardo allo specchio del bagno dopo essermi passata un filo di trucco. Son sicura che oggi sarai contento di come mi sono preparata per te: indosso una camicetta bianca di seta leggera, con un taglio abbastanza morbido da farla danzare sulla mia pelle provocandomi brividi leggeri lungo la schiena. Ho scelto una gonnellina colorata a pieghe, sperando che sia abbastanza svolazzante da lasciarti intravedere le mie gambe sode e slanciate.
Beh, slanciate è un parolone dato che sono alta solo un 1.57, ma io son fiera delle mie gambe e so che molti uomini le apprezzano. Si vede da come guardano.
Per prendermi una piccola rivincita verso madre natura, indosso delle scarpe nere con un già sfidante tacco 10, chiuse da un laccetto di pelle intorno alle caviglie. L’ intimo è quello che ho scelto con maggior cura, qualcosa di nero che si stagli sulla mia pelle color latte, un reggiseno sottile che, al momento giusto, si lasci corrompere dei miei capezzoli e una brasiliana semplice per incorniciare il mio bel culetto rotondo e candido come la luna. Sorridendo mi do uno schiaffetto su una natica.
Questo si che è il mio punto forte.
Peccato che anche per oggi tutte queste manovre di avvicinamento al nostro incontro saranno state vane.
Sono mesi che mi segui e ancora non hai trovato il coraggio di parlarmi. Io mi sono accorta quasi subito del tuo interesse e dopo un iniziale imbarazzo adesso sono come intrappolata in questo mondo di cristallo in cui il tuo sguardo bramoso mi ha imprigionato.
Ti limiti a seguirmi, senza avvicinarti mai troppo, senza parlare.
Non so quando queste emozioni contrastanti suscitate dai tuoi occhi siano diventate per me una dipendenza. Dipendente, ecco il modo giusto per definirmi, sono drogata di te, del modo in cui mi spogli senza toccarmi, della passione che mi conquista sentendo il tuo respiro farsi grosso fino a sovrastarmi, assetata del ritmo accelerato dei miei battiti nel vederti così allucinato dalla mia figura.
Sento le gambe farsi molli per un attimo. So cosa sta succedendo, ma non posso lasciare che accada. Mi sto trattenendo per te; questo piacere a lungo rifiutato sarà il mio dono per te quando finalmente mi farai tua. Stringo con le dita il bordo del lavandino finché le nocche non si fanno bianche per lo sforzo, cerco di controllare il mio respiro e piano piano mi ricompongo.
È ora di uscire, tu mi starai già aspettando impaziente all'angolo della piazza, fingendo di leggere un giornale a caso preso all'ultimo momento dalla vicina edicola. Scendo le scale correndo sulle punte come una scolaretta che scappa dalla classe nell'esatto momento in cui la campana squilla la ricreazione.
Rallento prima di uscire dal portone per riacquistare un passo compito e indifferente. Mi domando se sai che mi son accorta di te e se sai quanto mi piace essere violata dai tuoi sguardi.
Entro in piazza e ci vuole un attimo ai miei occhi per abituarsi alla luce del sole a mezzogiorno. Inizio subito a cercarti, ma non ti torvo, non ci sei, dovresti essere li; è li che mi aspetti tutti i giorni, lo sai che io ci conto sul fatto che tu sia li. Allora perché non sei venuto?
Mi sento abbandonata, svuotata da quella carica di energia che mi ha fatto sopravvivere alla mattinata. Mi sento una stupida, ho passato la mattina a fantasticare su questo momento, come giorno negli ultimi mesi, e tu non sei qui. Un senso di disagio mi pervade arrivando fino al mio cervello e velando i miei occhi di tristezza. Maledico questo tacco così troppo alto per me, abituata alle all-stars; maledico la seta leggera di questa camicetta, così inadatta alla fresca brezza marina di Genova a maggio.
Come tutti i giorni mi fermo davanti alla vetrina di questo negozio, di solito nel riflesso di questo vetro vedo te, fermo dall'altro lato della strada, un giubbotto verde di pelle, le mani nelle tasche dei jeans e un piede appoggiato al muro. Hai il respiro affannato come se mi stessi inseguendo da sempre, rincorrendomi da dentro una fiaba di Sherazade ne “le mille e una notte”. Ma oggi non ci sei.
Mi accordo che questo negozio vende scarpe e borse; non lo avevo mai notato prima di oggi, sempre troppo presa dal riflesso della sua vetrina per accorgermi di cosa volesse mostrarmi. Resto tentata per un momento di saltare il pranzo e annegare le mie delusioni comprando magari una scarpa più comoda e mandare a quel paese questi scomodi tacchi; i tacchi e te, Marco! Perché questo è il tuo nome, lo so perché lo sento, anche se nessuno me lo ha mai detto.
Resisto alla tentazione dello shopping e mi rimetto in marcia.
Continuo a camminare con passo spedito, e lentamente i profumi della primavera mischiati all'odore del mare mi riportano alla ragione.
Avrai avuto un impegno di lavoro, o magari un raffreddore. No, un raffreddore no, povero. Facciamo un impegno di lavoro. Ti rivedrò domani e sarà ancora più bello, perché atteso più a lungo.
La sola idea mi fa trasalire di felicità, sorrido voltando l'angolo e ti vedo li davanti al mio portone, proprio come ti aspettavo. Giacca di pelle, jeans, piedi al muro. Sei bello, non so come altro definirti, bello come il sole. Non il bello da TV, muscoli e brillantina. Bello e basta. Capelli rasati, corpo asciutto, tanto più alto di me. Vorrei baciare le tue labbra carnose disegnate sul tuo viso come con l’acquerello; ma come ci arrivo fin lassù io?
Fingo una forzata indifferenza, camminando austera verso il portone. Mi giro verso di te ripromettendomi di non soffermarmi a guardarti troppo a lungo, ma quando ti vedo non resisto. Hai il viso dolce, stupito, rapito come quello di un bambino la prima volta che vede la neve; a metà tra sorpresa e timore.
Immediatamente sento il desiderio partirmi dal petto e irradiandosi in tutto il corpo, caldo, emozionante fino a farmi tremare di nuovo le gambe. Questa volta però esplodo in un sorriso felice; sei venuto qui per me e sei divorato dalla voglia di farmi tua; tu non lo sai, non lo capisci ancora, ma io son già tua.
Entro nel portone e con un movimento tanto lento da essere surreale accosto la porta sperando che tu te ne accorga.
Premo il pulsante dell’ ascensore e sento il portone riaprirsi e poi richiudersi alle mie spalle. Non ti vedo ma so che ci sei, sento che sei vicino; chiudo gli occhi e intorno a me non resta altro fuorché il tuo respiro e il tuo profumo. Passo le dita tra i miei capelli immaginando che siano le tue, tiro leggermente alcuni ciuffi stropicciati provocandomi piccole scariche di piacere che scivolano lungo la mia schiena per esplodere in un calore appagante tre le mie cosce. Riapro gli occhi proprio quando l'ascensore arriva al pian terreno e immediatamente ti cerco riflesso nelle sue porte specchiate e guardando l’agitazione che trasfigura il tuo viso sento le mutandine bagnarsi del mio dolce miele e mi rendo conto che abbiamo già cominciato a regalarci piacere.
Non aspetto oltre e mi precipito nell'ascensore, mi segui.
Premo il pulsante dell'ultimo piano, e poi con ostentata noncuranza ti domando a che piano vada tu. Senza rispondermi scivoli dietro di me, avverto la tua mano sfiorare il mio fianco prima di selezionare il quarto piano, inaspettatamente sento la tua eccitazione premuta contro di me. Ho un altro sussulto, che quasi mi fa girare la testa; non riesco più a controllare i miei pensieri e i miei movimenti; vorrei solo che tu mi prendessi con sicurezza e mi guidassi in questo viaggio che io ho intrapreso trascinata dai tuoi sguardi.
Proprio quando sto per girarmi a baciarti tu allunghi di nuovo la mano e premi il bottone dello stop. Un altro raggio di calda felicità pervade il mio corpo scuotendolo come un lenzuolo al vento, allungo un braccio all'indietro e mi aggrappo alla tua camicia per non cadere. La pressione del tuo sesso sempre più duro premuto contro il mio sedere tondo e sodo mi fa rinvenire. Mi giro di scatto assecondando le tue mani che si muovono esperte sul mio corpo. Finalmente avverto il contatto delle tue labbra. Un bacio caldo, dolce, ma pieno di passione esplosiva. Chiudo gli occhi per concentrarmi sul sapore dei tuoi baci e quando sento la tua lingua stuzzicare la mia, è come se una scintilla facesse esplodere il cielo.
Chiudo gli occhi e tutto il resto è come un sogno. I bottoni della mia camicetta che rimbalzano sul pavimento di linoleum, la violenza dei tuoi morsi tra il collo e le scapole, voraci, animaleschi.
Il freddo dello specchio sotto le mie mani mentre tu mi giri e fai del mio corpo ciò che vuoi. Le tue mani forti che con un movimento deciso mi allargano le gambe e poi con mano tremante scostano gli slip.
La sorpresa della tua lingua sul mio corpo, il piacere della tua saliva che mi bagna, mi lubrifica, mi ripulisce dagli sguardi sporchi del resto del mondo. Sento un dito invadermi e conquistarmi, facendosi strada dentro di me con movimenti lenti e circolari sempre accompagnato dal movimento della tua lingua calda.
Non riesco a trattenere il desiderio e con una mano scivolo sul mio ventre fino a trovare il mio clitoride, inizio accarezzarlo con un dito prima di farlo passare tra le grandi labbra, calde e voluttuose come un mare in tempesta.
Sento la tua cappella appoggiarsi al mio ano, pronta a violarmi. Io non ho dubbi, son tua, voglio che tu faccia di me quello che vuoi. Son sempre stata tua. Non devi chiedermelo, tu sai già esattamente come darmi piacere.
La tua asta scivola dura e tesa tra le mie natiche, mentre piano piano la cappella riempie la mia intimità più celata. Un brivido di dolore percorre il mio corpo ma non voglio che tu ti fermi quindi non dico nulla e scarico la tensione con una manata allo specchio. Ricomincio a masturbarmi cercando di rilassare sempre di più le pareti del mio culo per accoglierti tutto dentro di te.
Dopo istanti di eternità sento che sei finalmente tutto dentro di me, è una sensazione indescrivibile, attesa e desiderata a lungo, il dolore che avevo inizialmente provato lascia il posto al piacere che inizia la sua lunga cavalcata prima del salto nel vuoto.
Resti dentro di me senza più uscire, i nostri muscoli contratti in una posizione marmorea, i nostri corpi mossi solo della scosse irrequiete dei nostri respiri. Mi spingo di più verso di te, affamata del tu corpo, desiderosa del tuo orgasmo. Muovo i fianchi ondeggiandoli ritmicamente come in una danza erotica destinata a noi due soli.
Sento il clitoride pulsarmi tra le dita e vorrei sentire le tue mani guidare le mie, accarezzarmi tra le grandi labbra fino alla fessurina, alcova di un prossimo piacere. L’aria è satura dei miei umori e del tuo odore di sesso. Sento la tua mano raggiungere la mia, cominciare a accarezzarmi sul clitoride per poi scivolare con due dita dentro di me stimolandomi dall'interno.
Apro gli occhi per cercare il tuo viso nel riflesso dello specchio e quando lo trovo ci leggo dipinta la forza di un orgasmo che sta per scoppiare frustandoti dall'interno. La vista del tuo piacere mi sconvolge, perdo di nuovo il controllo del mio corpo, contraggo le mie natiche intorno al tuo sesso vigoroso come per non perdere l’equilibrio finché vengo risucchiata in un abisso di luce, sento solo la mia voce strozzarsi in gola e il tuo calore impossessarsi di me.
Abbandoni il tuo corpo forte e caldo sul mio, ansimando abbandonanti manciate d’aria rarefatta. Rigoli di miele scivolano lungo il mio interno coscia rincorsi da abbandonati fiotti bianchi del tuo piacere.
Sorridendo mi rendo conto che ancora non so il tuo nome, ma non importa. Tu per me sei semplicemente Marco. Lo sconosciuto dagli occhi verdi come il mare di aprile.
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