Il Ribelle -Brando e Debra-

di
genere
etero

Le labbra carnose di Debra percorrevano il costato di Brando soffermandosi sulla lunga cicatrice, ricordo della campagna militare in Africa che gli costò sedici mesi in un ospedale militare e il congedo. Sentiva i capelli biondi di lei muoversi come leggere carezze sul ventre, la osservava mentre sinuosa lo baciava dappertutto. Si erano incontrati a fine novembre 1943 al mercato nero e si erano piaciuti al primo sguardo. Si rivedevano in ogni occasione possibile, in segreti e intensi incontri nei quali facevano l’amore come se fosse l’ultima volta. Brando fin dai primi giorni dopo l’armistizio era entrato nelle file della Resistenza, diventando in poco tempo il braccio destro del comandante di Brigata. Non si vedevano ormai da una ventina di giorni e quando Debra entrò dalla porta le si gettò al collo baciandolo, era felice ed angosciata allo stesso tempo. Nei pochi passi che dividevano la cucina dalla camera da letto si denudarono l’un l’altro, finendo sul grosso letto matrimoniale. Le mani di Brando la carezzavano sulla schiena scendendo fino ai glutei, li afferrò facendo entrare a contatto i loro bacini. L’erezione stava prendendo forma e i loro respiri si fecero più pesanti. Brando aveva sognato quel momento diverse notti ed ora lei era lì tra le sue braccia muscolose. La strinse a sé baciandola con desiderio, muovendo le labbra dal viso al collo. Le narici si riempirono del profumo di donna e di sapone, la pelle di lei era come la seta. Le baciò il petto e i seni mentre lei carezzava il suo capo con le mani. La fece sdraiare e passando rapido le labbra dal ventre si fermò sul pube, lo baciò scoprendo che Debra lo stava desiderando. Dopo essersi inebriato degli umori di lei si alzò con la barba inumidita, baciò sensualmente la donna mentre lentamente si sfilava i calzoni. In pochi movimenti il suo pene si fece accogliere dalla vagina calda di lei. Cominciò un lento e appassionato movimento di bacino, da sotto le mani di lei percorrevano la schiena forte di Brando. Debra baciava con trasporto le labbra del suo uomo, assaporando i suoi sapori mischiati nelle loro bocche. Amava essere posseduta con dolcezza, in quel mondo in cui la violenza prevaricava ogni cosa, quel grande uomo sopra di lei la faceva sentire protetta e al sicuro. Brando guardava gli occhi azzurri di lei, perdendosi in tanta bellezza. Gocce di sudore cominciarono a rigargli la fronte, le mani di Debra scesero sui suoi glutei afferrandoli. Ora voleva più forza, desiderava sentire quel possente uomo farla sua. Divaricò le gambe afferrando da dietro le gambe di Brando, lui la prese per i polsi affondandoli nei due cuscini a lato. I movimenti si fecero più intensi, la testiera del letto cominciò a battere ritmicamente echeggiando nel corridoio. Debra iniziò a mugolare di piacere, incitandolo a darci dentro. Brando era in astinenza da settimane e gli bastarono pochi affondi decisi per eruttare possenti schizzi di seme caldo dentro il ventre caldo di Debra. Lei venne un istante dopo sentendo i respiri affannati di Brando a pochi millimetri dal suo orecchio. Era ancora dentro di lei quando sentì spasmi e contrazioni premergli sul suo pene, fu lui in quell’istante a sentire il fiato caldo di Debra sul suo petto, ansimante. La sentì trasognata mormoragli il desiderio che le stava esplodendo dentro di lei.
Spossati si distesero l’uno accanto all’altro, il braccio di Brando dietro il collo di lei.
Al loro fiato corto che si faceva via via più regolare si contrapponeva il ticchettio dell’orologio a carica che risuonava nella stanza luminosa. Sul grande cassettone a specchiera trovavano posto due fotografie incorniciate, in una padre e madre con un bambino in fasce, era Brando con i suoi genitori; nell’altra suo nonno, allevatore di bestiame morto prima della guerra. Le pareti della stanza erano bianche segnate in qualche angolo da una spruzzata di muffa, ragnatele ovunque, il quadro della madonna su una parete e quello di nostro signore nell’altro.
La casa era abitata solo nel periodo del pascolo ma era un riparo sufficientemente sicuro dove incontrarsi ed amarsi per qualche ora.
Sentendo i pugni bussare forte sulla porta Brando afferrò la rivoltella posata sul comodino accanto a lui, si infilò rapido i pantaloni e tolta la sicura all’arma si diresse verso l’ingresso intimando di farsi riconoscere. Appena riconosciuta la voce di Leo abbassò l’arma e aprì la porta. Vide il suo amico e la ragazzina sudati e li lasciò entrare. Mentre si accomodavano in cucina e dopo essersi rapidamente presentati Leo vide nell’altra stanza Debra, nuda. Si stava rivestendo, vide il suo corpo sinuoso e candido, i lunghi capelli biondi scenderle sopra le natiche e sperò in quell’istante di non aver interrotto niente.
Erano molto assetati e mentre Ariel si tamponava fronte e collo con un panno Leo raccontò ciò che era successo. Al racconto dello stupro Brando bestemmiò pieno di rabbia e disse: “Gliela faremo pagare a quei porci! Questione di ore!”. Debra affacciata alla cucina, all’udire quelle parole fu turbata ed esclamò concitata: “Brando non fate pazzie! In città si mormora che è in arrivo un comandante tedesco spietato, da la caccia agli ebrei e odia a morte i ribelli.”
Brando: ”Vorrà dire che gli daremo il benvenuto” e mostrando la piccola rivoltella la appoggiò sul tavolo.
Ariel al vedere quel ferro brunito sul tavolo venne presa da un conato di vomito e alzatasi rapidamente si diresse verso il lavabo e si bagnò le labbra con un po’ d’acqua fresca.
Brando si alzò e si infilò la pistola in tasca, disse ai ragazzi che potevano fermarsi lì per la notte, e rifocillarsi. Lui doveva correre ad avvertire il suo comandante dell’arrivo di quel tedesco. Si diresse in camera accompagnato da Debra, dopo aver chiuso la porta Leo li sentì litigare. Volò uno schiaffo e Brando con una guancia arrossata passò davanti alla cucina uscendo di casa.
Leo sentì Debra singhiozzare nell’altra stanza, mentre osservava dalla finestra della cucina Brando. L’amico uscito si era acceso una sigaretta e preso il sentiero era scomparso nel bosco.
Ariel era troppo scossa per mangiare e chiese se poteva farsi un bagno. Di lì a poco uscì anche Debra che li salutò innervosita, lasciandoli così soli. Leo mise del cibo a scaldare sul fuoco, tre patate bollivano in pentola. Nel silenzio della casa si concentrò sugli scrosci che l’acqua faceva cadendo nella tinozza, sentiva nelle sue viscere una strana sensazione al pensiero che la ragazza, nuda stesse facendo il bagno. Senza far rumore percorse il corridoio e fermatosi davanti alla porta del bagno si chinò osservando dal buco della serratura. La tinozza era nel centro del piccolo locale, vide prima le ginocchia con qualche livido poi salì lungo le pallide cosce e vide il pube coperto dalla peluria. Aveva il cuore in gola dall’emozione, si sentiva fischiare le orecchie ed arrossare il volto. Continuò a salire vedendo il ventre piatto di lei e la sua vita stretta, pensò che fosse molto giovane e straordinariamente bella. Riuscì a vedere solo una porzione dei seni di Ariel, erano elettrizzanti, piccoli ma ben formati. Cascavano leggermente, pronunciando i capezzoli eretti e le areole di color bruno.
La ragazza passava la spugna lungo i fianchi scendendo verso il pube e togliendo la schiuma leggera del sapone. Leo era così eccitato che l’erezione nei suoi pantaloni cominciava a fargli male. Vedendo la ragazza uscire dalla tinozza si diresse rapidamente in cucina facendo goffamente rumore.
Quando Ariel entrò in cucina Leo aveva lo sguardo basso, come quello di un bambino che aspetta la ramanzina e lei fu divertita a vederlo così.

Continua…
scritto il
2016-04-12
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