Il Ribelle -Fuga verso la salvezza-
di
Lord Cuk
genere
pulp
La strada sterrata creava forti scossoni, le stecche in legno della panchina battevano dolorosamente sulle cosce di ognuno. La luce forte del giorno veniva filtrata dalla polvere che invadeva il cassone buio del camion, creando spade luminose che individuavano a malapena gli occupanti. Miriam 26 anni la maggiore, teneva teneramente la mano alla sua sorellina Ariel di appena 18. Erano scampate ai bombardamenti e alle persecuzioni antisemite, ma ormai senza più rifugio erano dirette assieme agli altri occupanti nella vicina e neutrale Svizzera. Era il 28 aprile del 1944, esattamente un anno prima della morte di Benito Mussolini. L’Italia era divisa in due, a sud gli angloamericani stavano a rilento liberando la penisola mentre a Nord gli occupanti Tedeschi e i Repubblichini della neonata Repubblica di Salò combattevano una guerra fratricida e senza quartiere contro i partigiani.
C’erano due uomini su d’età e una ragazza giovane quanto Ariel in quel camion, chiunque avrebbe desiderato sgranchirsi le gambe od urinare ma la strada da percorrere era ancora molta, dovevano temere dall’alto i mitragliamenti aerei alleati e da terra i posti di blocco fascisti. Dopo il piano cominciò la salita ripida con curve per un passo montano, svoltata una curva i freni a tamburo del camion stridettero all'improvviso facendo urtare gli occupanti. Ariel dal foro del telo vede una camionetta sul ciglio della strada ed un ragazzino con in braccio un fucile, si sentirono ordini in italiano, dei battiti sulla porta del conducente. Con il cuore in gola tutti vennero accecati dalla luce, entrata di colpo dal telo sul retro sollevato. Appena gli occhi si abituarono alla luce ecco quattro soldati con in testa il caratteristico fez nero sbraitare ed armi in pugno terrorizzare i poveri occupanti. Li Fecero scendere ed allineare sul lato del camion assieme al conducente. Occhi bassi per timore tranne quella ragazza giovanissima quanto Ariel. Era bionda con sguardo di fuoco, sprezzante contro quei ragazzotti che più che soldati parevano teste calde arroganti col fare da bulli.
Non le scontarono l’affronto, dopo uno schiaffo ed averle strappato la camicetta, i tre la strattonarono fuori dalla strada in un piccolo pianoro lasciando il più giovane con la carabina a badare ai prigionieri.
Leo era un ragazzo di appena vent’anni abitava nel paesino alla cima del passo, era sceso a raccogliere legna e a cacciare un paio di lepri quando sentì urla e grida e si diresse verso quei richiami. Si era nascosto riparandosi dietro una grossa pietra e strizzando gli occhi osservava la scena sotto di lui. Vide un camion, gente in fila ed una camionetta, notò subito Ariel e l’altra ragazza accanto a lei.
La ragazza bionda era sull’erba tenuta ferma dai due. Sentiva le mani forti di quegli uomini palpeggiarla e insinuarsi tra le cosce, le strapparono le mutandine. Il terzo inginocchiato di fronte se le portò al viso pulendosi la bava ai lati della bocca. Puzzavano di sudore dentro quelle uniformi grigio-nere di panno, sui loro volti strisce di sudore scendevano gocciolando dai menti. La bionda peluria di lei faceva risaltare il roseo delle sua labbra, era ancora una fanciulla. Quella dannata guerra aveva tramutato gli uomini in bestie, o forse quei tre lo erano già prima della guerra. Spinti da vana gloria o semplicemente dall’impunità delle loro azioni, diversi delinquenti e sbandati gonfiarono le fila di quella milizia.
Quell’uomo davanti a lei calatosi i pantaloni la penetrò con forza, sverginandola. La violenza fu estenuante, i tre la violentarono a turno muovendosi come impossessati su di lei. Uno dopo l’altro urlarono il loro orgasmo coprendo i suoi lamenti, riempiendole il ventre sanguinante del loro sperma. La piccola piangeva e singhiozzava dolorante, stremata. Le rimase solo la forza di insultarli strillandogli contro la sua rabbia e il suo dolore. In un attimo di distrazione riuscì persino a mordere il palmo di uno dei tre mentre invano tentava di zittirla.
Leo assistette impotente alla scena stringendo forte i pugni, le tempie gli pulsavano e gli occhi gli si inumidirono. Nonostante ciò una strana eccitazione gli gonfiava i pantaloni. Spasmi facevano fremere i suoi testicoli, sentiva l’adrenalina aumentargli nel sangue, accellerandogli le pulsazioni. Stringeva forte i denti e la mano gli si posò sull’impugnatura del piccolo pugnale. Cambiando posizione smosse una pietra facendola rotolare dal pendio sulla strada. La giovane guardia spaventata si girò di scatto facendo partire un colpo di fucile che riecheggiò nella valle. Ariel spiccò un urlo e gli si scagliò contro facendola cadere a terra e preso il sentiero che saliva nel bosco corse via. Scappò anche Miriam ma venne afferrata alla caviglia dalla guardia a terra facendola crollare anch’essa. I tre nel pianoro spaventati dallo sparo si tirarono su le braghe e prese le armi si diressero sulla strada, lasciando la biondina tramortita al suolo dalle percosse. Dopo bestemmie e rimproveri uno di loro rincorse Ariel nel bosco, mentre gli altri fecero risalire bruscamente i prigionieri sul camion. La giovane ragazza scappava ed inciampava una, due volte, facendosi presto raggiungere dal fante che con un balzo la prese alle gambe atterrandola. Ariel si divincolava urlando, scalciava e graffiava ma il ragazzo era molto più forte e grande di lei. La rialzò strattonandola e dopo averla costretta contro un tronco, le allargò le gambe. Infilò la sua mano sporca e callosa sotto la cinta della ragazza posandola sulle sue mutandine, le sentiva bagnate. Grugnì :”Ti sei bagnata per me?” e portandosela al naso sentì l’odore di urina e paura di lei. Il suo alito era pesante, sentiva la lingua di lui percorrerle il collo e la guancia lasciandola bagnata di saliva.
Dopo averla minacciata di morte se si fosse mossa la lasciò slacciandosi la cintura e sbottonandosi i pantaloni, sentì un ramo spezzarsi poco distante da lui e si voltò. Un sibilo rapido e un rumore sordo fece improvvisamente sgranare gli occhi del milite, si portò le mani allo stomaco sentendole scaldarsi bagnate di sangue. Le sue gambe cedettero facendolo cadere in ginocchio, vide un ragazzo farsi vicino a lui. Era Leo che gli passo accanto ignorandolo, si diresse da Ariel che sotto shock si era accasciata a terra contro il tronco. Le si fermò davanti guardando i suoi occhi pieni di lacrime trovandola stupenda. Le porse la mano sollevandola, era molto vicino a lei. Capelli corti neri, occhi verdi e labbra sottili ma dolci, le arrivava al petto.
Le disse: ”Qui non è sicuro, dobbiamo scappare…tra poco si faranno vivi i suoi compagni”. Lei non disse niente ma lo seguì passando accanto a quel giovane soldato che fino a pochi istanti prima la stava violentando, trovandolo in fin di vita.
Fuggì inerpicandosi lungo il sentiero ripido che saliva in mezzo al bosco. Era a pochi passi dal ragazzo che le aveva salvato la vita. Non sapeva nulla di lui, ma i suoi occhi color miele l’avevano calmata. Osservava la sua camminata, le sue agili gambe fasciate in ruvidi pantaloni di fustagno chiari, la camicia grezza e stropicciata che esaltava le sue grosse e forti spalle.
Camminarono per una buona mezzora incontrando nel loro cammino le ultime chiazze di neve dell’inverno ormai trascorso. Nessuno li seguiva più e così Leo rallentò la marcia, Ariel stava dietro di lui a fatica. Era sudata e con il fiatone, l’adrenalina in corpo stava lasciando spazio ad una grande spossatezza.
Uscirono dal ripido sentiero nel bosco arrivando in cima all’altura. Da lì Ariel vide un rustico con il camino fumante, intorno si stendevano i pascoli ancora brulli. Percorrendo il piccolo sentiero nel prato Leo vide qua e là i primi ciuffetti d’erba novella e si rallegrò, il rigido inverno ormai era solo un ricordo.
Continua…
C’erano due uomini su d’età e una ragazza giovane quanto Ariel in quel camion, chiunque avrebbe desiderato sgranchirsi le gambe od urinare ma la strada da percorrere era ancora molta, dovevano temere dall’alto i mitragliamenti aerei alleati e da terra i posti di blocco fascisti. Dopo il piano cominciò la salita ripida con curve per un passo montano, svoltata una curva i freni a tamburo del camion stridettero all'improvviso facendo urtare gli occupanti. Ariel dal foro del telo vede una camionetta sul ciglio della strada ed un ragazzino con in braccio un fucile, si sentirono ordini in italiano, dei battiti sulla porta del conducente. Con il cuore in gola tutti vennero accecati dalla luce, entrata di colpo dal telo sul retro sollevato. Appena gli occhi si abituarono alla luce ecco quattro soldati con in testa il caratteristico fez nero sbraitare ed armi in pugno terrorizzare i poveri occupanti. Li Fecero scendere ed allineare sul lato del camion assieme al conducente. Occhi bassi per timore tranne quella ragazza giovanissima quanto Ariel. Era bionda con sguardo di fuoco, sprezzante contro quei ragazzotti che più che soldati parevano teste calde arroganti col fare da bulli.
Non le scontarono l’affronto, dopo uno schiaffo ed averle strappato la camicetta, i tre la strattonarono fuori dalla strada in un piccolo pianoro lasciando il più giovane con la carabina a badare ai prigionieri.
Leo era un ragazzo di appena vent’anni abitava nel paesino alla cima del passo, era sceso a raccogliere legna e a cacciare un paio di lepri quando sentì urla e grida e si diresse verso quei richiami. Si era nascosto riparandosi dietro una grossa pietra e strizzando gli occhi osservava la scena sotto di lui. Vide un camion, gente in fila ed una camionetta, notò subito Ariel e l’altra ragazza accanto a lei.
La ragazza bionda era sull’erba tenuta ferma dai due. Sentiva le mani forti di quegli uomini palpeggiarla e insinuarsi tra le cosce, le strapparono le mutandine. Il terzo inginocchiato di fronte se le portò al viso pulendosi la bava ai lati della bocca. Puzzavano di sudore dentro quelle uniformi grigio-nere di panno, sui loro volti strisce di sudore scendevano gocciolando dai menti. La bionda peluria di lei faceva risaltare il roseo delle sua labbra, era ancora una fanciulla. Quella dannata guerra aveva tramutato gli uomini in bestie, o forse quei tre lo erano già prima della guerra. Spinti da vana gloria o semplicemente dall’impunità delle loro azioni, diversi delinquenti e sbandati gonfiarono le fila di quella milizia.
Quell’uomo davanti a lei calatosi i pantaloni la penetrò con forza, sverginandola. La violenza fu estenuante, i tre la violentarono a turno muovendosi come impossessati su di lei. Uno dopo l’altro urlarono il loro orgasmo coprendo i suoi lamenti, riempiendole il ventre sanguinante del loro sperma. La piccola piangeva e singhiozzava dolorante, stremata. Le rimase solo la forza di insultarli strillandogli contro la sua rabbia e il suo dolore. In un attimo di distrazione riuscì persino a mordere il palmo di uno dei tre mentre invano tentava di zittirla.
Leo assistette impotente alla scena stringendo forte i pugni, le tempie gli pulsavano e gli occhi gli si inumidirono. Nonostante ciò una strana eccitazione gli gonfiava i pantaloni. Spasmi facevano fremere i suoi testicoli, sentiva l’adrenalina aumentargli nel sangue, accellerandogli le pulsazioni. Stringeva forte i denti e la mano gli si posò sull’impugnatura del piccolo pugnale. Cambiando posizione smosse una pietra facendola rotolare dal pendio sulla strada. La giovane guardia spaventata si girò di scatto facendo partire un colpo di fucile che riecheggiò nella valle. Ariel spiccò un urlo e gli si scagliò contro facendola cadere a terra e preso il sentiero che saliva nel bosco corse via. Scappò anche Miriam ma venne afferrata alla caviglia dalla guardia a terra facendola crollare anch’essa. I tre nel pianoro spaventati dallo sparo si tirarono su le braghe e prese le armi si diressero sulla strada, lasciando la biondina tramortita al suolo dalle percosse. Dopo bestemmie e rimproveri uno di loro rincorse Ariel nel bosco, mentre gli altri fecero risalire bruscamente i prigionieri sul camion. La giovane ragazza scappava ed inciampava una, due volte, facendosi presto raggiungere dal fante che con un balzo la prese alle gambe atterrandola. Ariel si divincolava urlando, scalciava e graffiava ma il ragazzo era molto più forte e grande di lei. La rialzò strattonandola e dopo averla costretta contro un tronco, le allargò le gambe. Infilò la sua mano sporca e callosa sotto la cinta della ragazza posandola sulle sue mutandine, le sentiva bagnate. Grugnì :”Ti sei bagnata per me?” e portandosela al naso sentì l’odore di urina e paura di lei. Il suo alito era pesante, sentiva la lingua di lui percorrerle il collo e la guancia lasciandola bagnata di saliva.
Dopo averla minacciata di morte se si fosse mossa la lasciò slacciandosi la cintura e sbottonandosi i pantaloni, sentì un ramo spezzarsi poco distante da lui e si voltò. Un sibilo rapido e un rumore sordo fece improvvisamente sgranare gli occhi del milite, si portò le mani allo stomaco sentendole scaldarsi bagnate di sangue. Le sue gambe cedettero facendolo cadere in ginocchio, vide un ragazzo farsi vicino a lui. Era Leo che gli passo accanto ignorandolo, si diresse da Ariel che sotto shock si era accasciata a terra contro il tronco. Le si fermò davanti guardando i suoi occhi pieni di lacrime trovandola stupenda. Le porse la mano sollevandola, era molto vicino a lei. Capelli corti neri, occhi verdi e labbra sottili ma dolci, le arrivava al petto.
Le disse: ”Qui non è sicuro, dobbiamo scappare…tra poco si faranno vivi i suoi compagni”. Lei non disse niente ma lo seguì passando accanto a quel giovane soldato che fino a pochi istanti prima la stava violentando, trovandolo in fin di vita.
Fuggì inerpicandosi lungo il sentiero ripido che saliva in mezzo al bosco. Era a pochi passi dal ragazzo che le aveva salvato la vita. Non sapeva nulla di lui, ma i suoi occhi color miele l’avevano calmata. Osservava la sua camminata, le sue agili gambe fasciate in ruvidi pantaloni di fustagno chiari, la camicia grezza e stropicciata che esaltava le sue grosse e forti spalle.
Camminarono per una buona mezzora incontrando nel loro cammino le ultime chiazze di neve dell’inverno ormai trascorso. Nessuno li seguiva più e così Leo rallentò la marcia, Ariel stava dietro di lui a fatica. Era sudata e con il fiatone, l’adrenalina in corpo stava lasciando spazio ad una grande spossatezza.
Uscirono dal ripido sentiero nel bosco arrivando in cima all’altura. Da lì Ariel vide un rustico con il camino fumante, intorno si stendevano i pascoli ancora brulli. Percorrendo il piccolo sentiero nel prato Leo vide qua e là i primi ciuffetti d’erba novella e si rallegrò, il rigido inverno ormai era solo un ricordo.
Continua…
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