Le fantasie di Sansalvador e signora
di
Sansalvador
genere
etero
Siamo in camera da letto e mia moglie mi sta raccontando che al bar ha conosciuto uno che ha stuzzicato la sua fantasia; non sono infuriato, perché il gioco è questo.
Io e mia moglie siamo una coppia moderna, ma che ci crediate o no siamo fedeli l’un l’altra. La nostra particolarità è che non siamo ipocriti. Vedo una bella donna passare? Bene, glielo dico. Anzi, insieme commentiamo il suo culo, le sue tette e fantastichiamo su come mi piacerebbe fottere quella sconosciuta in tutti i modi possibili. Lei si eccita e poi scopiamo. Siamo sposati da quasi quindici anni e dal primo giorno è andata così. Naturalmente, per lei vale la stessa cosa. Ora, infatti, mi sta raccontando che prima di andare a prendere i ragazzi a scuola si è fermata al bar con le amiche a bere un caffè ed al bancone c’era un bel maschione dall’aria rozza, che ha scatenato la sua libido.
Ecco, una cosa che non ho detto è che nella nostra camera da letto ricostruiamo la fantasia del partner nei minimi particolari, cosicché l’eccitazione possa essere massima. Dunque, mi sono vestito proprio come lui: jeans, camicia sbottonata e canotta, con tanto di peli sul petto in bella mostra. L’unica cosa che non cambia è il volto e, beh, quello non può cambiare.
Lei ha atteso fuori alla porta che io mi vestissi come quel tipo, ora ho finito e le faccio cenno di entrare. Appena mi vede fa quello che avrebbe voluto fare al bar: si avvicina e mi piazza una mano sul cazzo, baciandomi con ardore. Poi si abbassa, me lo tira fuori e mi spompina. Sento le sue labbra aprirsi e chiudersi a ritmo di pulsazioni cardiache (è la caratteristica dei suoi pompini) attorno alla mia cappella, e man mano che il cazzo s’indurisce lo mordicchia da sopra a sotto, facendomi trasalire. Mi insulta, dice che sono un fallito ed un pervertito; naturalmente non lo sta dicendo a me, ma immagina di dirlo al tipo del bar. A lei piace avere il controllo ed io pure mi eccito quando mette in atto queste sue fantasie. Si trova davanti all’uomo rude, al macho, e gode nel fargli vedere chi comanda davvero, lei, la donna forte, la mistress, ma anche la donna qualunque, quella della porta accanto.
Mi spinge sul letto e mi ordina di togliermi i pantaloni, il gioco è entrato nel vivo e me ne accorgo da come mi guarda con aria corrucciata. Mi dice di sbrigarmi e intanto si spoglia a sua volta, lasciando solo lo slip e il reggiseno. Mi tira su le gambe e penso stia per leccarmi l’ano, ma non lo fa. Tira fuori un cuneo di ferro, di quelli che si trovano alle estremità delle aste per le tende; la guardo preoccupata, non è che si sta facendo troppo prendere la mano? Continua a dirmi che non valgo niente, che gli uomini come me, in realtà, non sono uomini ma oggetti con cui giocarci fino a romperli e a buttarli via. Sputa sulla punta del cuneo e me lo infila nel culo. Urlo dicendole di fermarsi, ma anche questo fa parte del gioco perché in realtà in quindici anni mi ha infilato di tutto nel buco, così come io ho infilato di tutto nel suo. Le piace sapere che il maschione del bar dall’aria virile e sicura di sé sia in balia di una donna comune, una normale casalinga, che in realtà ha il potere di tenerlo avvinto. Mi scopa per una buona ventina di minuti finché decide che così può bastare. Mi afferra per la camicia e mi tira su.
“Stronzo, con te non ho ancora finito!”, mi dice. Mi trascina in bagno, ho il culo in fiamme, ma credo che lei abbia una buona idea per lenire il bruciore. Mi fa entrare nella vasca e mi dice di mettermi a faccia in giù, col culo in aria. Mi ordina di tenere le chiappe ben aperte, poi sale a sua volta.
“Lavati col mio piscio, bastardo!”
Si posiziona sopra di me e comincia ad orinarmi addosso. Sento il liquido bagnarmi e colarmi tra le chiappe, è caldo, ma la sensazione è piacevole. Vorrei segarmi, ma lei appena vede che mi tocco mi ferma. Vuole che sia umiliato, che tutto ciò che rappresento in questo momento sia in completa sua balìa.
“Girati, omuncolo da quattro soldi! Girati in fretta!”
Obbedisco, lei fa in modo che gli ultimi spruzzi della pioggia dorata mi finiscano in faccia. Poi agguanta la mia testa e l’avvicina alla sua figa.
“Pulisci per bene”
Lambisco dapprima l’area clitoridea e poi succhio con avidità la sua vagina, leccando le labbra. Inarca la schiena e capisco che vuole che la mia lingua accarezzi il buco del suo culo.
“Ora”, dice.
“Segati ora, mentre ti tengo sotto di me”
Non me lo faccio ripetere due volte, strizzo il mio cazzo e dopo poco la mia sborra si mischia al resto dei fluidi nella vasca.
Il gioco è finito, abbiamo fatto la doccia e poi l’amore, come sempre accade. Ci diciamo l’un l’altra le sensazioni che abbiamo provato durante l’incarnazione delle nostre fantasie ed è bellissimo. Stasera dobbiamo uscire con degli amici, abbiamo appuntamento in pizzeria. Già so che quella, come tutti i momenti della giornata, si trasformerà in un’occasione di fantasia, eccitazione e trasporto, che io e la mia lei soddisferemo nella nostra alcova.
Io e mia moglie siamo una coppia moderna, ma che ci crediate o no siamo fedeli l’un l’altra. La nostra particolarità è che non siamo ipocriti. Vedo una bella donna passare? Bene, glielo dico. Anzi, insieme commentiamo il suo culo, le sue tette e fantastichiamo su come mi piacerebbe fottere quella sconosciuta in tutti i modi possibili. Lei si eccita e poi scopiamo. Siamo sposati da quasi quindici anni e dal primo giorno è andata così. Naturalmente, per lei vale la stessa cosa. Ora, infatti, mi sta raccontando che prima di andare a prendere i ragazzi a scuola si è fermata al bar con le amiche a bere un caffè ed al bancone c’era un bel maschione dall’aria rozza, che ha scatenato la sua libido.
Ecco, una cosa che non ho detto è che nella nostra camera da letto ricostruiamo la fantasia del partner nei minimi particolari, cosicché l’eccitazione possa essere massima. Dunque, mi sono vestito proprio come lui: jeans, camicia sbottonata e canotta, con tanto di peli sul petto in bella mostra. L’unica cosa che non cambia è il volto e, beh, quello non può cambiare.
Lei ha atteso fuori alla porta che io mi vestissi come quel tipo, ora ho finito e le faccio cenno di entrare. Appena mi vede fa quello che avrebbe voluto fare al bar: si avvicina e mi piazza una mano sul cazzo, baciandomi con ardore. Poi si abbassa, me lo tira fuori e mi spompina. Sento le sue labbra aprirsi e chiudersi a ritmo di pulsazioni cardiache (è la caratteristica dei suoi pompini) attorno alla mia cappella, e man mano che il cazzo s’indurisce lo mordicchia da sopra a sotto, facendomi trasalire. Mi insulta, dice che sono un fallito ed un pervertito; naturalmente non lo sta dicendo a me, ma immagina di dirlo al tipo del bar. A lei piace avere il controllo ed io pure mi eccito quando mette in atto queste sue fantasie. Si trova davanti all’uomo rude, al macho, e gode nel fargli vedere chi comanda davvero, lei, la donna forte, la mistress, ma anche la donna qualunque, quella della porta accanto.
Mi spinge sul letto e mi ordina di togliermi i pantaloni, il gioco è entrato nel vivo e me ne accorgo da come mi guarda con aria corrucciata. Mi dice di sbrigarmi e intanto si spoglia a sua volta, lasciando solo lo slip e il reggiseno. Mi tira su le gambe e penso stia per leccarmi l’ano, ma non lo fa. Tira fuori un cuneo di ferro, di quelli che si trovano alle estremità delle aste per le tende; la guardo preoccupata, non è che si sta facendo troppo prendere la mano? Continua a dirmi che non valgo niente, che gli uomini come me, in realtà, non sono uomini ma oggetti con cui giocarci fino a romperli e a buttarli via. Sputa sulla punta del cuneo e me lo infila nel culo. Urlo dicendole di fermarsi, ma anche questo fa parte del gioco perché in realtà in quindici anni mi ha infilato di tutto nel buco, così come io ho infilato di tutto nel suo. Le piace sapere che il maschione del bar dall’aria virile e sicura di sé sia in balia di una donna comune, una normale casalinga, che in realtà ha il potere di tenerlo avvinto. Mi scopa per una buona ventina di minuti finché decide che così può bastare. Mi afferra per la camicia e mi tira su.
“Stronzo, con te non ho ancora finito!”, mi dice. Mi trascina in bagno, ho il culo in fiamme, ma credo che lei abbia una buona idea per lenire il bruciore. Mi fa entrare nella vasca e mi dice di mettermi a faccia in giù, col culo in aria. Mi ordina di tenere le chiappe ben aperte, poi sale a sua volta.
“Lavati col mio piscio, bastardo!”
Si posiziona sopra di me e comincia ad orinarmi addosso. Sento il liquido bagnarmi e colarmi tra le chiappe, è caldo, ma la sensazione è piacevole. Vorrei segarmi, ma lei appena vede che mi tocco mi ferma. Vuole che sia umiliato, che tutto ciò che rappresento in questo momento sia in completa sua balìa.
“Girati, omuncolo da quattro soldi! Girati in fretta!”
Obbedisco, lei fa in modo che gli ultimi spruzzi della pioggia dorata mi finiscano in faccia. Poi agguanta la mia testa e l’avvicina alla sua figa.
“Pulisci per bene”
Lambisco dapprima l’area clitoridea e poi succhio con avidità la sua vagina, leccando le labbra. Inarca la schiena e capisco che vuole che la mia lingua accarezzi il buco del suo culo.
“Ora”, dice.
“Segati ora, mentre ti tengo sotto di me”
Non me lo faccio ripetere due volte, strizzo il mio cazzo e dopo poco la mia sborra si mischia al resto dei fluidi nella vasca.
Il gioco è finito, abbiamo fatto la doccia e poi l’amore, come sempre accade. Ci diciamo l’un l’altra le sensazioni che abbiamo provato durante l’incarnazione delle nostre fantasie ed è bellissimo. Stasera dobbiamo uscire con degli amici, abbiamo appuntamento in pizzeria. Già so che quella, come tutti i momenti della giornata, si trasformerà in un’occasione di fantasia, eccitazione e trasporto, che io e la mia lei soddisferemo nella nostra alcova.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La dea puttanaracconto sucessivo
Io, libera e puttana
Commenti dei lettori al racconto erotico