Il compagno
di
Mitana
genere
gay
La giornata si presentava calda gia` dal mattino e la voglia di andare a scuola comincio` a venir meno. Quando Lucio mi ricordo` la versione di latino e mi parlo` si u vecchio castello diroccato che valeva la pena di visitare lasciai in custodia presso una cartoleria la cartella e gli feci compagnia. Raggiungemmo il castello non prima di aver comperato le sigarette ed un paio di focacce che consumammo seduti sull`erba ancora umida di rugiada. Piu` il sole si alzava piu` eravamo felici o almeno cosi` ci pareva. Deridevamo i compagni rimasti a scervellarsi in classe sul Campanini e Carboni alla ricerca delle frasi adatte alla traduzione di una lingua morta. Piu` che la versione di latino consideravamo le nostre compagne colle loro tettine sode ed i culi arrotondati che curve colle cosce strette sul foglio a righe intente a tradurre le frasi di Cicerone o di Cesare. Immaginavamo la Colucci colle sue labbra da pompinara che spiava il foglio della Fasanella o La Parziale che mostrava le cosce a Timoteo per farsi tradurre una frase o Marano chre sculettava mentre chiedeva qualcosa al professore. Lasciammo per ultima Valentina perche` era la piu` bella della classe o quanto meno la piu` sexy colle sue cosce lunghe le tette gonfie ed un visino da madonna dei casini. Era la Musa ispiratrice delle nostre seghe quotidiane e Lucio mostro` con fierezza la patta gonfia pensando a lei. Anche io ero eccitato ma lui di piu` almeno a vedere il gonfiore. Massaggio` a lungo la patta mentre nervoso fumava l`ennesima sigaretta ed un paio di volte i nostri sguardi si ncrociarono e ne fui turbato. Lucio era piu` grande di me di un anno ed aveva conosciuto piu` di una fidanzata mentre io ero ancora ingenuo e vergine. Quando fisso` i suoi occhi nei miei vi lessi il desiderio e ne rimasi turbato perche` mi ero reso conto che anche io avevo voglia di godere. Desideravo ardentemente una femmina ma potevo contare solo sulla mia mano destra o quella dei cuginetti che piu` di una volta mi avevano dato soddisfazione facendo zampillare il mio sperma cremoso. Il cazzo di Lucio spingeva con forza contro i pantaloni e disegnava la sua forma perfetta. Era evidente la capocchia rotonda e lui la evidenziava strizzandola. - Se fosse qui Valentina, sai cosa le farei? Le tapperei la bocca con un cazzo duro e le succhierei i capezzoli duri. Ma hai visto che bocca? e che labbra? Cosa pagherei per un pompino. Io ridevo teso pensando che se fosse piu` esplicito gli sarei potuto venire incontro. Lui continuava a fissare i miei occhi coi suoi acquosi mentre massaggiava la patta sempre piu` gonfia. - Facciamo una lotta? - Cosa? - Una lotta, per scaricare la voglia che ho addosso. Non fini` di parlare che mi salto` addosso e mi rovescio` all`indietro. Cercava di immobilizzarmi colle spalle a terra mentre inginocchiato mi tratteneva tra le cosce. Aveva una strana luce negli occhi che mi affascinava. Lo sentivo amico benche` facesse di tutto per battermi. Riusci` a stendermi sull`erba e scivolo` coll`inguine fino a sentire pulsare il cazzo sempre duro a poca distanza dal mio viso. - Perche` non sei Valentina? Se al posto tuo ci fosse lei sai cosa le farei? Lo sai, eh? Avanzo` ancora un po` ed il gonfiore mi sfioro` le labbra. Mi sentivo strano , non ero a disagio perche` sentivo in lui il maschio bisognoso di godere della sua donna e la sua donna ero io. Ero fiero di piacergli di interessarlo e per un attimo desiderai essere provvisto di vagina. Mi era successo gia` altre volte di dispiacermi di essere uomo. Anche mia madre ripeteva spesso che avrebbe preferito una femminuccia al mio posto. Quando Lucio mi lascio` libere le mani per aprire la patta e tirare fuori un cazzo duro come un pezzo di legno colla capocchia viola lo afferrai e lo portai alla bocca per succhiarlo. - Ah Valentina, succhia, succhia troia bastarda di una puttana. Sentii la cappella in gola e le palle dure contro il mento. - Succhia troia, la mia troia. Mi mancava il fiato ma trattenni il grosso cazzo in fondo alla gola e lo sputai solo quando mi annaffio` col seme denso e bollente. Ingoiai il suo liquido cremoso e sbattei le labbra facendo i palloncini collo sperma che raccolsi dall`asta turgida. - Ti piace, eh, lo so che ti piace. Hai la faccia del pompinaro. Non gli risposi ma in segno di sfida ripresi in bocca il cazzo sempre eretto e lo succhiai fino a sentirlo gonfiare al massimo. Lucio riprese a sbuffare mentre mi chiavava quasi la mia bocca fosse una vagina fino a che non si irrigidi` mentre mi annaffiava ancora una volta la gola con uno schizzo di sperma bollente. Questa volta lo trattenni in bocca e ci giocai facendo apparire la massa cremosa sulle labbra per risucchiarla quindi appariva ancora e la risucchiavo per varie volte. Lui si lascio` cadere al suolo col cazzo che svettava verso il sole ormai alto nel cielo e luccicava la capocchia sporca di sborra. - Lo sapevo che eri una troia,. me ne ero accorto. Hai la faccia del pompinaro. Mi girai sul fianco e gli presi il cazzo in mano e lo scapocchiai mentre colla punta della lingua raccoglievo le ultime gocce che lo lordavano. - Hai un bel cazzo, mi piace. E` ben disegnato e ben proporzionato. In cuor mio maledissi la mancanza della vagina e raccolsi in bocca il cazzo quasi volessi strozzarmi con esso. Lucio mi prese la testa e mi costrinse a risalirlo fino a che le bocche non si unirono in un bacio passionale. Gli succhiai la saliva e lo pregai di sputarmi in bocca. Quella fu la prima volta e mi eccitai al punto che mi sborrai addosso senza toccarmi. In seguito ho amato succhiare la saliva e godo quando mi sputano in bocca. Non so ma mi piace da morire al punto che posso godere senza toccarmi solo nel sentire e bere lo sputo piu` che il piscio. Stanchi fumammo una sigaretta andando col pensiero a Valentina il cui ricordo aveva favorito e propiziato il nostro rapporto. Facemmo un giro tra i ruderi inseguendo le lucertole tra i muschi. Alfine Lucio seduto su un muro di tufo mi chiese di inginocchiarmi tra le cosce e darmi da fare per farlo godere ancora una volta prima di rientarre nelle nostre case. Obbedii con piacere. Il cazzo era molle e faticai non poco per farlo inturgidire. Alla fine mi riempi` la bocca e mentre sbuffava come un treno in salita mi tappo` la bocca mentre mi annaffiava ancora una volta la gola. Beata gioventu`, quando l`intero Universo e` raccolto nella patta dei pantaloni e dove il centro del Mondo e` un cazzo eretto. Abbandonai il cazzo solo quando molle mi scivolo` di bocca e dopo averlo ben ripulito colla lingua lo vidi sparire nella braghetta.
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