Luna di Sangue parte 1
di
Vandal
genere
pulp
CARMILLA
Luna di sangue parte 1
E’ un quadro strano, mi sento inevitabilmente attratto. Di per sé non ha nulla di eccezionale: è alto un paio di metri e largo 90 cm. Raffigura una donna dall’abito lungo a strascico, nero, con le spalle scoperte e l’ampia scollatura. Ha un ovale perfetto e due occhi che sembrano sprofondare in qualcosa di antico. Dietro di lei c’è un sentiero roccioso e contorto che punta verso un castello a guglie. Sopra, una luna rossa, spande la sua luce scarlatta al paesaggio, inondandola di una strana luce rossastra e malata. Rosso chiaro sulla pelle della donna, rosso scuro sul sentiero e il castello, rosso vinaccia nel cielo notturno. Su un angolo della bocca un rigo scarlatto che cola sul mento e, in mano, un calice rosso sangue. Il titolo dell’opera è Carmilla.
Carmilla, l’opera di Sheridan LeFanu tradotto in un dipinto irreale, inquietante, suggestivo. Sistemato in una nicchia del lungo corridoio della villa in cui sono ospite. Sotto, inciso sulla tela, la firma dell’autore, in uno svolazzo illeggibile.
“Notevole, vero?” una voce calda e sensuale mi fa sussultare. Mi volto a guardare chi ha parlato. Mi sorprendo a trovarmi di fronte una donna sui trent’anni, che sembra uscita dal quadro che ho di fronte. Uguale, tranne per il calice di sangue in mano, sostituito da un bicchiere di vino bianco
“Sanguigno” annuisco “Le somiglia molto, sa?”
“Merito di mio zio. Era un pittore a cui piaceva ritrarre personaggi della letteratura con le facce di chi conosceva”
“A suo zio piacevano gli horror”
“Nel suo studio c’è un ritratto di famiglia dove ci ha dipinti con le fattezze dei mostri più celebri. Mio padre come il mostro di Frankenstein, mia madre come Lily, la moglie del mostro. Poi c’era lui versione Dracula, con mio fratello nelle vesti di Talbot, il lupo mannaro. E io, Carmilla”
“Ha un che di inquietante che attira”
“Sì, fa quest’effetto” sorride
Ci spostiamo in un’ala della casa meno inquietante: ricco arredamento, pesanti tendaggi e un grande camino acceso con il frontone scolpito a forma di leone, abbastanza grande da cuocerci un bisonte intero. Il conte Karmagnac, contempla le fiamme accese del camino, facendo roteare il liquore nel bicchiere “Ah, il nostro ospite primario” saluta gioviale “Temevo vi foste perso”
“No, mi ero soffermato ad osservare il quadro di Carmilla”
“Ah, la Luna di Sangue” si dirige verso il tavolo rettangolare e vi poggia sopra il bicchiere “Tra poco è ora di cena, venga mio caro Rosvaldi, la presento al resto degli ospiti”
“Siamo in tanti?”
“Solo altri quattro” mi fece cenno di proseguire, indicandomi una porta a lato del camino
“Voi non venite?” chiedo alla mia accompagnatrice
“Vi raggiungerò più tardi” sorride e , con un leggero inchino, si allontana da noi. Non posso fare a meno di notare una leggera zoppia mentre cammina che non avevo notato poco prima
“Notevole, vero?”
“Prego?”
“Oh, non si allarmi, monsieur. Mia figlia è un fiore ancora appetibile. In molti se la contendono”
“Io, sì, non volevo essere insistente con lo sguardo. Ma, mi perdoni se chiedo..”
“Perché quella zoppia?” mi previene “Un incidente d’auto, un chilometro a nord della tenuta, prima di entrare dall’ingresso principale, l’avrà notata anche lei quella curva. Guidava la sua amica Layla, un tipo scavezzacollo fin da piccola. Han preso quella curva alla bersagliera e, via, perdita di aderenza con lo sterrato e l’auto che falciava via un po’ di siepe prima di fermarsi contro un salice. Laura ne uscì con una gamba rotta mentre Laura finì paralizzata, purtroppo”
“Oh” riesco a dire “Sono desolato”
“Laura mi ricorda la mia defunta nipote, Janna. Eh, le tragedie nella nostra famiglia non sono poche” sospira pesantemente
Usciamo in giardino dall’erba ben curata, dominata da un grosso gazebo e circondato da siepi di rose di vario colore. Tre gradini accedevano all’interno del gazebo e quattro persone vi stavano sotto, attorno ad un tavolino in metallo su cui erano poggiate tazzine per il tè e qualche pasticcino. Un giovane alto e magro, aria distinta, faccia un po’ pallida, sui venticinque anni. Una ragazza in carrozzella, dalla pelle chiara e un’aria rassegnata. Un uomo alto e robusto, dai folti baffoni a manubrio. E una donna dall’aspetto austero, a suo modo piacente, con gli occhi più freddi che abbia mai visto.
Intuisco che la ragazza in sedia a rotelle e l’amica rimasta paralizzata, Layla “Il signor Attilio LaNarba” il tizio alto e magro “Il signor Rudolph Greenwood” l’uomo con i baffi “LA sua consorte, Dorothea Raabe” la signora dagli occhi di ghiaccio “E Layla Fresi, cugina di del signor Attilio. Ecco a voi il signor Valerio Rosvati, in visita dall’Italia”
Ci salutiamo cortesemente. Mi unisco al tè e mastico un paio di biscotti al cocco “Lei è un giornalista?” chiede Rudolph
“Cronaca Nera, principalmente”
“Niente cronaca mondana?” chiede la moglie
“Non mi piacciono i gossip”
“E qual è stata la sua ultima inchiesta?” chiede Attilio
“Non sono quel tipo di giornalista d’assalto. Io seguo il pezzo come gli altri, scrivo e aspetto che me lo pubblichino”
“Ah” molta delusione in quell’Ah
“Quindi, qual è stato l’ultimo articolo che ha scritto?”
“Ho seguito l’inchiesta del serial killer noto come Ombra tagliente”
“Nome pittoresco” commenta Rudolph
“Un tizio scaltro che colpisce di notte e trafigge le proprie vittime con paletti di legno nel cuore” sorrido addentando un biscottino
“Ah, come un dannato vampiro” commenta Rudolph “Ma perché tagliente?”
“Perché dopo averle trafitte, tagliava loro la testa” interviene Layla. Abbozza un mezzo sorriso “Ho letto i giornali”
“Che cosa schifosa” replica Dorothea Raabe stizzita “Come possono esistere simili abomini?”
“Beh, da che mondo è mondo, mia cara, i serial killer sono sempre esistiti. Basti pensare Jack lo squartatore, o Jeffrey Dahmer” replica sir Rudolph
“O la contessa Bathory” aggiunge Layla
“Già, ogni epoca i suoi serial killer” annuisce sir Rudolph
Ritorna il nostro ospite ad annunciarci che la cena è pronta. “Quindi, signor Rosvaldi” chiede Attilio “Che ne è stato di questa Ombra Tagliente?”
“Sparito nel nulla”
“Come? Nessuna cattura da parte della polizia?” chiede stupita madame Raabe
“Nulla. Svanito come non fosse mai esistito”
“Come il dannato Jack” commenta sir Rudolph
“Forse è ancora lui” ghigna Attilio “Come un vampiro famelico, emerso dalle nebbie del tempo..”
“Ah, baggianate” sir Rudolph agita le mani nell’aria come a dover cacciare delle mosche “Crede che si rifarà vivo, signor Rosvalti?”
“Chi può dirlo” sorrido enigmatico
Il sole sta calando quando arrivano gli antipasti. Chiedo della signorina Laura al conte e sul perché ancora non si è unita a noi
“Probabilmente si starà preparando per la cena..Oh, eccoti finalmente”
Un’apparizione. Perfettamente inguainata in un lungo abito nero che arriva a sfiorare il pavimento, stretta in vita da una cintura sottile con fibbia dorata. Ampia scollatura sul davanti, le curve giuste al posto giusto. Confesso che provai una certa eccitazione nel vederla strizzata in quel vestito così aderente. Chi è seduto si alza in piedi, galantemente, inchinandosi e salutando l’ospite. Layla, sulla sua sedia a rotelle, sembra quasi infastidita della presenza dell’amica. Forse che, il fatto che lei sia rimasta paralizzata mentre Laura no, la mette in soggezione?
Viene fatta accomodare, con il padre che l’aiuta con la sedia. Layla fa fatica ad incrociare lo sguardo dell’amica. Mi chiedo cosa sia rimasto della loro amicizia dopo l’incidente. In fondo, Layla è su una sedia a rotelle per colpa propria e non per causa di Laura. A meno che, la storia sia andata diversamente
La cena passa tranquilla, tra piatti un po’ raffinati e chiacchiere mondane. Sul finire di essa, mentre si aspetta il caffè e l’ammazzacaffè, la conversazione ritorna ai fatti delittuosi di cui mi sono occupato e di altri più recenti avvenuti nei dintorni “Avrà sentito parlare di alcuni strani decessi avvenuti in città” è Attilio che mi guarda alzando lo sguardo verso l’alto, come un battitore pronto a ricevere una palla
“Qualcosa” annuisco. Fatti delittuosi, giovani donne e uomini trovati deceduti nelle loro stanze, o in qualche camera di hotel. Nudi, con la pelle martoriata da quelli che sembrano morsi e un profondo squarcio alla gola
“Raccapricciante” fa disgustata Dorothea “Quale mente malata farebbe simili scempiaggini ad un altro essere umano?”
“Come detto prima, mia cara, da che mondo è mondo, i serial killer sono sempre esistiti. E sempre esisteranno”
Con la coda dell’occhio vedo le dita della mano sinistra di Layla contrarsi sul bracciolo della sedia a rotelle. Lei è sistemata accanto alla mia sedia. La vedo con occhi di pietra puntati verso Laura, che subito abbassa non appena la donna si gira verso di noi. La vedo sorridere, tra quelle turgide labbra rosso fuoco, un balenio di denti d’avorio, così perfetti e la bocca che si piega in maniera sensuale. Un leggero formicolio alla base del collo e all’inguine mi stuzzicano a tal punto di..
Un film mentale. Lei nuda in mezzo ad una stanza, con la luce della luna che entra tra le tende. La sua pelle così candida, il suo corpo così perfetto. Lei che si avvicina a me con movenze sinuose, come una serpe tentatrice ma con gli occhi di una tigre.
Si avvicina, preme il suo corpo contro di me, le mani scivolano verso il basso, dentro i pantaloni. Dio..
Un dolore lancinante alla mano, gli ospiti si girano a fissarmi attoniti “Si sente bene, mister Rosvalti?” mi domanda il conte
Alzo la mano e noto sul palmo un taglio profondo e un crocefisso d’argento piantato in esso “Ouch!” faccio comprimendomi la ferita. Da dove salta fuori quel crocefisso?
Guardo prima verso Layla che si limita ad abbassare lo sguardo. Lo sposto verso i miei ospiti e noto lo sguardo duro di Laura mentre appoggia quasi con violenza il calice di vino che ha in mano. Scatta in piedi, ergendo la sua maestosa fisicità, le labbra tumide piegate verso il basso. Senza dire una parola si allontana da noi, sparendo in casa. Cosa diavolo era appena accaduto?
Mi scuso con gli ospiti e mi alzo “Lei sanguina” dice Dorothea
“Un graffio. Mi sono distratto un attimo e, vado in bagno” mi alzo comprimendo la ferita “Scusate”
Vedo Laura scomparire in fondo ad un corridoio. Mi sento inevitabilmente attratto verso di lei e prendo a seguirla. Sono quasi in fondo al corridoio quando mi sento chiamare da dietro. Mi volto e vedo Layla, sulla sua sedia che attira la mia attenzione. Non c’è Attilio nei paraggi. Afferro il crocefisso e avanzo verso di lei, tenendolo bene in mostra “Che cosa significa questo?”
Lei mi osserva con aria mesta, profonde occhiaie che le contornano gli occhi come se non dormisse da mesi “Era l’unica maniera” risponde lei con un filo di voce
“A cosa?”
“Per proteggerla”
“Io non sono cattolico”
“Nemmeno io ma, quel crocefisso è fatto d’argento. Lei stava insinuandosi nei suoi pensieri”
“Lei?Laura?” la guardo strano. Sì, come se fosse pazza
“Mi crede pazza?” gira la sedia a rotelle e fa per andarsene
D’impeto la raggiungo e afferro le manopole della sedia “Lasci che l’accompagni”
“Faccio da sola”
“Mi spieghi”
“Non ci crederebbe”
“Ci provi”
Lei mi guarda negli occhi. “Facciamo in camera sua?”
La guardo sorpreso “Beh, piuttosto audace”
“Non si monti la testa. Mi ha chiesto spiegazioni, gliele darò. Ma dove non ci possono vedere gli altri”
“Specie Attilio?”
“Di Attilio non mi preoccupo” scrolla le spalle
Mi sento un po’ imbarazzato. Un uomo e una donna,in una camera da letto a fissarci imbarazzati. Fuori, la luna spande raggi biancastri attraverso i vetri, rendendo irreale le ombre delle stanze.
“Io e Laura siamo amiche da tanto tempo. Direi almeno cinque anni. La madre di Laura era amica di mio padre. Si sono conosciuti per caso e, quasi per caso hanno cominciato a frequentarsi. Io e Laura condividevamo molte cose: ad entrambe piacevano gli uomini belli e prestanti. Ad entrambe piaceva andare a cavallo. Ad entrambe piacevano le auto da corsa. Un giorno proposi a Laura di usare la macchina di papà, una delle tante che ha in garage: una Corvette blu elettrico e di farci un giro tra le campagne.. Di sera perché, il giorno non era per lei. Guidammo fino ad un casolare, a circa cinque miglia da qui. Li ci vivono due fratelli, molto carini che ci fanno una corte spietata. Abbiamo accettato il loro invito di andare a cena da loro. Abbiamo mangiato, bevuto vino, ballato. E fatto sesso. Oh, è stato fantastico. Non eccezionale ma, fantastico.
Prima dell’alba, Laura venne da me e mi disse che si doveva tornare a casa, prima che iniziasse il tramonto. Io avevo appena finito di farmi Josh, questo il nome di uno dei fratelli e mi sentivo un po’ intontita. Ma lei insistette così tanto che, mi alzai e uscii dalla casa senza nemmeno salutare i due fratelli.
Il giorno dopo appresi da mio padre che i due fratelli, Josh e Milton, erano stati trovati uccisi nella loro casa, uccisi da soggetti ignoti, con la gola squarciata e senza neanche una goccia di sangue in corpo. Ne rimasi sconvolta ma Laura non batteva ciglio mentre si beveva il suo tè. Le chiesi se sapesse qualcosa, se avesse notato qualcosa di strano la sera precedente ma lei minimizzò, dicendo che non le importava nulla di quanto accaduto. La notizie di quegli sventurati sortì lo stesso effetto di, non so, come se le avessero appena detto il giorno dopo sarebbe piovuto. E questo mi rese sospettosa. Lei non sopporto la luce del sole, sa? Si muove sempre in zone d’ombre e si vede sempre con la sera. A volte sparisce per delle ore, per ritornare a notte fonda, senza dare alcuna spiegazione.
Mia madre e mio padre non sono i miei migliori confidenti e con loro non mi posso esprimere. Attilio mi ascolta invece e gli ho raccontato dei miei sospetti su Laura”
“Laura è sua amica nonché sorella?”
“Sorellastra” sottolinea Layla “Prima di cinque anni fa non sapevo nemmeno della sua esistenza. Mia madre dice che, quando frequentava il conte, Laura non l’aveva mai vista. Quando la conobbi, il conte disse che Laura era figlia di un precedente matrimonio. Dopo aver divorziato da mio padre, mia madre si è sposata con il conte ma, anche qui, il matrimonio non è durato molto”
“Famiglia complicata, la vostra”
“Parecchio”
“Quindi, Laura, cosa crede che sia in realtà?”
“Non credo. So esattamente cos’è ma, se glielo dico, mi prenderà per pazza”
“Ipotizzo: vampiro”
“Lo dice ma non ci crede”
“E’ un po’ difficile da digerire. Ho una mente razionale e cerco sempre una spiegazione scientifica. Ma, le confesso, qualcosa di strano l’avverto nella signorina Laura”
“Dovrebbe dar retta al suo sesto senso, signor Rosvati”
“Valerio” sorrido
“Valerio” sorride. Si passa le mani sulle gambe, poi sui braccioli. La vedo puntellarsi per cercare di alzarsi. Faccio per muovermi verso di lei quando, inaspettatamente, lei si rizza in piedi e rimane così, le gambe che tremano, un po oscillante e mi fissa con un sorriso “L’incidente non mi ha totalmente paralizzata. Riesco a camminare per brevi tratti” si muove verso il letto “Faticosi tratti” si lascia cadere sul bordo “Gliel’ho detto”
“Ha detto cosa a chi?”
“A Laura. Le ho detto che per me lei era un vampiro. Lei non ha fatto nulla per negarlo. Si è limitata a ridere e a guardarmi con malizia. L’ho minacciata. Ho detto che avrei raccontato a tutti cosa lei era. E lei si è messa ridere e.. stavamo guidando. Ha afferrato il volante e ha sterzato bruscamente in prossimità della curva. Il resto lo sa” si tocca le gambe “A volte desidererei essere paralizzata davvero, visto il dolore che provo ogni volta che cerco di muovermi”
“Ma se Laura è veramente un vampiro, non dovrebbe essere immortale? La zoppia che ha..”
“E’ finta”
“Ah”
“E lei come fa ad essere ancora viva?”
“Sono il suo giocattolo sessuale principale”
“Principale?”
“Sì, lei fa visita ai molti ospiti di questa villa. Verrà anche da lei, dopo averle inculcato un po’ di pensieri erotici nella sua testa”
“Come è successo prima?”
“Sì. L’argento nella sua ferita ha bloccato il suo influsso”
“Sta giocando pericolosamente”
“Lo faccio da qualche tempo” si leva la giacchetta e si sfila la maglia, così, senza dare avvisaglia. Sotto rivela un reggiseno di pizzo nero e due seni molto abbondanti. Poi si toglie anche il reggiseno e rimane libera, sporgendosi verso di me “Ora, che ne diresti di scacciare la tensione e non fai sesso con me?”
=Fine parte 1=
Luna di sangue parte 1
E’ un quadro strano, mi sento inevitabilmente attratto. Di per sé non ha nulla di eccezionale: è alto un paio di metri e largo 90 cm. Raffigura una donna dall’abito lungo a strascico, nero, con le spalle scoperte e l’ampia scollatura. Ha un ovale perfetto e due occhi che sembrano sprofondare in qualcosa di antico. Dietro di lei c’è un sentiero roccioso e contorto che punta verso un castello a guglie. Sopra, una luna rossa, spande la sua luce scarlatta al paesaggio, inondandola di una strana luce rossastra e malata. Rosso chiaro sulla pelle della donna, rosso scuro sul sentiero e il castello, rosso vinaccia nel cielo notturno. Su un angolo della bocca un rigo scarlatto che cola sul mento e, in mano, un calice rosso sangue. Il titolo dell’opera è Carmilla.
Carmilla, l’opera di Sheridan LeFanu tradotto in un dipinto irreale, inquietante, suggestivo. Sistemato in una nicchia del lungo corridoio della villa in cui sono ospite. Sotto, inciso sulla tela, la firma dell’autore, in uno svolazzo illeggibile.
“Notevole, vero?” una voce calda e sensuale mi fa sussultare. Mi volto a guardare chi ha parlato. Mi sorprendo a trovarmi di fronte una donna sui trent’anni, che sembra uscita dal quadro che ho di fronte. Uguale, tranne per il calice di sangue in mano, sostituito da un bicchiere di vino bianco
“Sanguigno” annuisco “Le somiglia molto, sa?”
“Merito di mio zio. Era un pittore a cui piaceva ritrarre personaggi della letteratura con le facce di chi conosceva”
“A suo zio piacevano gli horror”
“Nel suo studio c’è un ritratto di famiglia dove ci ha dipinti con le fattezze dei mostri più celebri. Mio padre come il mostro di Frankenstein, mia madre come Lily, la moglie del mostro. Poi c’era lui versione Dracula, con mio fratello nelle vesti di Talbot, il lupo mannaro. E io, Carmilla”
“Ha un che di inquietante che attira”
“Sì, fa quest’effetto” sorride
Ci spostiamo in un’ala della casa meno inquietante: ricco arredamento, pesanti tendaggi e un grande camino acceso con il frontone scolpito a forma di leone, abbastanza grande da cuocerci un bisonte intero. Il conte Karmagnac, contempla le fiamme accese del camino, facendo roteare il liquore nel bicchiere “Ah, il nostro ospite primario” saluta gioviale “Temevo vi foste perso”
“No, mi ero soffermato ad osservare il quadro di Carmilla”
“Ah, la Luna di Sangue” si dirige verso il tavolo rettangolare e vi poggia sopra il bicchiere “Tra poco è ora di cena, venga mio caro Rosvaldi, la presento al resto degli ospiti”
“Siamo in tanti?”
“Solo altri quattro” mi fece cenno di proseguire, indicandomi una porta a lato del camino
“Voi non venite?” chiedo alla mia accompagnatrice
“Vi raggiungerò più tardi” sorride e , con un leggero inchino, si allontana da noi. Non posso fare a meno di notare una leggera zoppia mentre cammina che non avevo notato poco prima
“Notevole, vero?”
“Prego?”
“Oh, non si allarmi, monsieur. Mia figlia è un fiore ancora appetibile. In molti se la contendono”
“Io, sì, non volevo essere insistente con lo sguardo. Ma, mi perdoni se chiedo..”
“Perché quella zoppia?” mi previene “Un incidente d’auto, un chilometro a nord della tenuta, prima di entrare dall’ingresso principale, l’avrà notata anche lei quella curva. Guidava la sua amica Layla, un tipo scavezzacollo fin da piccola. Han preso quella curva alla bersagliera e, via, perdita di aderenza con lo sterrato e l’auto che falciava via un po’ di siepe prima di fermarsi contro un salice. Laura ne uscì con una gamba rotta mentre Laura finì paralizzata, purtroppo”
“Oh” riesco a dire “Sono desolato”
“Laura mi ricorda la mia defunta nipote, Janna. Eh, le tragedie nella nostra famiglia non sono poche” sospira pesantemente
Usciamo in giardino dall’erba ben curata, dominata da un grosso gazebo e circondato da siepi di rose di vario colore. Tre gradini accedevano all’interno del gazebo e quattro persone vi stavano sotto, attorno ad un tavolino in metallo su cui erano poggiate tazzine per il tè e qualche pasticcino. Un giovane alto e magro, aria distinta, faccia un po’ pallida, sui venticinque anni. Una ragazza in carrozzella, dalla pelle chiara e un’aria rassegnata. Un uomo alto e robusto, dai folti baffoni a manubrio. E una donna dall’aspetto austero, a suo modo piacente, con gli occhi più freddi che abbia mai visto.
Intuisco che la ragazza in sedia a rotelle e l’amica rimasta paralizzata, Layla “Il signor Attilio LaNarba” il tizio alto e magro “Il signor Rudolph Greenwood” l’uomo con i baffi “LA sua consorte, Dorothea Raabe” la signora dagli occhi di ghiaccio “E Layla Fresi, cugina di del signor Attilio. Ecco a voi il signor Valerio Rosvati, in visita dall’Italia”
Ci salutiamo cortesemente. Mi unisco al tè e mastico un paio di biscotti al cocco “Lei è un giornalista?” chiede Rudolph
“Cronaca Nera, principalmente”
“Niente cronaca mondana?” chiede la moglie
“Non mi piacciono i gossip”
“E qual è stata la sua ultima inchiesta?” chiede Attilio
“Non sono quel tipo di giornalista d’assalto. Io seguo il pezzo come gli altri, scrivo e aspetto che me lo pubblichino”
“Ah” molta delusione in quell’Ah
“Quindi, qual è stato l’ultimo articolo che ha scritto?”
“Ho seguito l’inchiesta del serial killer noto come Ombra tagliente”
“Nome pittoresco” commenta Rudolph
“Un tizio scaltro che colpisce di notte e trafigge le proprie vittime con paletti di legno nel cuore” sorrido addentando un biscottino
“Ah, come un dannato vampiro” commenta Rudolph “Ma perché tagliente?”
“Perché dopo averle trafitte, tagliava loro la testa” interviene Layla. Abbozza un mezzo sorriso “Ho letto i giornali”
“Che cosa schifosa” replica Dorothea Raabe stizzita “Come possono esistere simili abomini?”
“Beh, da che mondo è mondo, mia cara, i serial killer sono sempre esistiti. Basti pensare Jack lo squartatore, o Jeffrey Dahmer” replica sir Rudolph
“O la contessa Bathory” aggiunge Layla
“Già, ogni epoca i suoi serial killer” annuisce sir Rudolph
Ritorna il nostro ospite ad annunciarci che la cena è pronta. “Quindi, signor Rosvaldi” chiede Attilio “Che ne è stato di questa Ombra Tagliente?”
“Sparito nel nulla”
“Come? Nessuna cattura da parte della polizia?” chiede stupita madame Raabe
“Nulla. Svanito come non fosse mai esistito”
“Come il dannato Jack” commenta sir Rudolph
“Forse è ancora lui” ghigna Attilio “Come un vampiro famelico, emerso dalle nebbie del tempo..”
“Ah, baggianate” sir Rudolph agita le mani nell’aria come a dover cacciare delle mosche “Crede che si rifarà vivo, signor Rosvalti?”
“Chi può dirlo” sorrido enigmatico
Il sole sta calando quando arrivano gli antipasti. Chiedo della signorina Laura al conte e sul perché ancora non si è unita a noi
“Probabilmente si starà preparando per la cena..Oh, eccoti finalmente”
Un’apparizione. Perfettamente inguainata in un lungo abito nero che arriva a sfiorare il pavimento, stretta in vita da una cintura sottile con fibbia dorata. Ampia scollatura sul davanti, le curve giuste al posto giusto. Confesso che provai una certa eccitazione nel vederla strizzata in quel vestito così aderente. Chi è seduto si alza in piedi, galantemente, inchinandosi e salutando l’ospite. Layla, sulla sua sedia a rotelle, sembra quasi infastidita della presenza dell’amica. Forse che, il fatto che lei sia rimasta paralizzata mentre Laura no, la mette in soggezione?
Viene fatta accomodare, con il padre che l’aiuta con la sedia. Layla fa fatica ad incrociare lo sguardo dell’amica. Mi chiedo cosa sia rimasto della loro amicizia dopo l’incidente. In fondo, Layla è su una sedia a rotelle per colpa propria e non per causa di Laura. A meno che, la storia sia andata diversamente
La cena passa tranquilla, tra piatti un po’ raffinati e chiacchiere mondane. Sul finire di essa, mentre si aspetta il caffè e l’ammazzacaffè, la conversazione ritorna ai fatti delittuosi di cui mi sono occupato e di altri più recenti avvenuti nei dintorni “Avrà sentito parlare di alcuni strani decessi avvenuti in città” è Attilio che mi guarda alzando lo sguardo verso l’alto, come un battitore pronto a ricevere una palla
“Qualcosa” annuisco. Fatti delittuosi, giovani donne e uomini trovati deceduti nelle loro stanze, o in qualche camera di hotel. Nudi, con la pelle martoriata da quelli che sembrano morsi e un profondo squarcio alla gola
“Raccapricciante” fa disgustata Dorothea “Quale mente malata farebbe simili scempiaggini ad un altro essere umano?”
“Come detto prima, mia cara, da che mondo è mondo, i serial killer sono sempre esistiti. E sempre esisteranno”
Con la coda dell’occhio vedo le dita della mano sinistra di Layla contrarsi sul bracciolo della sedia a rotelle. Lei è sistemata accanto alla mia sedia. La vedo con occhi di pietra puntati verso Laura, che subito abbassa non appena la donna si gira verso di noi. La vedo sorridere, tra quelle turgide labbra rosso fuoco, un balenio di denti d’avorio, così perfetti e la bocca che si piega in maniera sensuale. Un leggero formicolio alla base del collo e all’inguine mi stuzzicano a tal punto di..
Un film mentale. Lei nuda in mezzo ad una stanza, con la luce della luna che entra tra le tende. La sua pelle così candida, il suo corpo così perfetto. Lei che si avvicina a me con movenze sinuose, come una serpe tentatrice ma con gli occhi di una tigre.
Si avvicina, preme il suo corpo contro di me, le mani scivolano verso il basso, dentro i pantaloni. Dio..
Un dolore lancinante alla mano, gli ospiti si girano a fissarmi attoniti “Si sente bene, mister Rosvalti?” mi domanda il conte
Alzo la mano e noto sul palmo un taglio profondo e un crocefisso d’argento piantato in esso “Ouch!” faccio comprimendomi la ferita. Da dove salta fuori quel crocefisso?
Guardo prima verso Layla che si limita ad abbassare lo sguardo. Lo sposto verso i miei ospiti e noto lo sguardo duro di Laura mentre appoggia quasi con violenza il calice di vino che ha in mano. Scatta in piedi, ergendo la sua maestosa fisicità, le labbra tumide piegate verso il basso. Senza dire una parola si allontana da noi, sparendo in casa. Cosa diavolo era appena accaduto?
Mi scuso con gli ospiti e mi alzo “Lei sanguina” dice Dorothea
“Un graffio. Mi sono distratto un attimo e, vado in bagno” mi alzo comprimendo la ferita “Scusate”
Vedo Laura scomparire in fondo ad un corridoio. Mi sento inevitabilmente attratto verso di lei e prendo a seguirla. Sono quasi in fondo al corridoio quando mi sento chiamare da dietro. Mi volto e vedo Layla, sulla sua sedia che attira la mia attenzione. Non c’è Attilio nei paraggi. Afferro il crocefisso e avanzo verso di lei, tenendolo bene in mostra “Che cosa significa questo?”
Lei mi osserva con aria mesta, profonde occhiaie che le contornano gli occhi come se non dormisse da mesi “Era l’unica maniera” risponde lei con un filo di voce
“A cosa?”
“Per proteggerla”
“Io non sono cattolico”
“Nemmeno io ma, quel crocefisso è fatto d’argento. Lei stava insinuandosi nei suoi pensieri”
“Lei?Laura?” la guardo strano. Sì, come se fosse pazza
“Mi crede pazza?” gira la sedia a rotelle e fa per andarsene
D’impeto la raggiungo e afferro le manopole della sedia “Lasci che l’accompagni”
“Faccio da sola”
“Mi spieghi”
“Non ci crederebbe”
“Ci provi”
Lei mi guarda negli occhi. “Facciamo in camera sua?”
La guardo sorpreso “Beh, piuttosto audace”
“Non si monti la testa. Mi ha chiesto spiegazioni, gliele darò. Ma dove non ci possono vedere gli altri”
“Specie Attilio?”
“Di Attilio non mi preoccupo” scrolla le spalle
Mi sento un po’ imbarazzato. Un uomo e una donna,in una camera da letto a fissarci imbarazzati. Fuori, la luna spande raggi biancastri attraverso i vetri, rendendo irreale le ombre delle stanze.
“Io e Laura siamo amiche da tanto tempo. Direi almeno cinque anni. La madre di Laura era amica di mio padre. Si sono conosciuti per caso e, quasi per caso hanno cominciato a frequentarsi. Io e Laura condividevamo molte cose: ad entrambe piacevano gli uomini belli e prestanti. Ad entrambe piaceva andare a cavallo. Ad entrambe piacevano le auto da corsa. Un giorno proposi a Laura di usare la macchina di papà, una delle tante che ha in garage: una Corvette blu elettrico e di farci un giro tra le campagne.. Di sera perché, il giorno non era per lei. Guidammo fino ad un casolare, a circa cinque miglia da qui. Li ci vivono due fratelli, molto carini che ci fanno una corte spietata. Abbiamo accettato il loro invito di andare a cena da loro. Abbiamo mangiato, bevuto vino, ballato. E fatto sesso. Oh, è stato fantastico. Non eccezionale ma, fantastico.
Prima dell’alba, Laura venne da me e mi disse che si doveva tornare a casa, prima che iniziasse il tramonto. Io avevo appena finito di farmi Josh, questo il nome di uno dei fratelli e mi sentivo un po’ intontita. Ma lei insistette così tanto che, mi alzai e uscii dalla casa senza nemmeno salutare i due fratelli.
Il giorno dopo appresi da mio padre che i due fratelli, Josh e Milton, erano stati trovati uccisi nella loro casa, uccisi da soggetti ignoti, con la gola squarciata e senza neanche una goccia di sangue in corpo. Ne rimasi sconvolta ma Laura non batteva ciglio mentre si beveva il suo tè. Le chiesi se sapesse qualcosa, se avesse notato qualcosa di strano la sera precedente ma lei minimizzò, dicendo che non le importava nulla di quanto accaduto. La notizie di quegli sventurati sortì lo stesso effetto di, non so, come se le avessero appena detto il giorno dopo sarebbe piovuto. E questo mi rese sospettosa. Lei non sopporto la luce del sole, sa? Si muove sempre in zone d’ombre e si vede sempre con la sera. A volte sparisce per delle ore, per ritornare a notte fonda, senza dare alcuna spiegazione.
Mia madre e mio padre non sono i miei migliori confidenti e con loro non mi posso esprimere. Attilio mi ascolta invece e gli ho raccontato dei miei sospetti su Laura”
“Laura è sua amica nonché sorella?”
“Sorellastra” sottolinea Layla “Prima di cinque anni fa non sapevo nemmeno della sua esistenza. Mia madre dice che, quando frequentava il conte, Laura non l’aveva mai vista. Quando la conobbi, il conte disse che Laura era figlia di un precedente matrimonio. Dopo aver divorziato da mio padre, mia madre si è sposata con il conte ma, anche qui, il matrimonio non è durato molto”
“Famiglia complicata, la vostra”
“Parecchio”
“Quindi, Laura, cosa crede che sia in realtà?”
“Non credo. So esattamente cos’è ma, se glielo dico, mi prenderà per pazza”
“Ipotizzo: vampiro”
“Lo dice ma non ci crede”
“E’ un po’ difficile da digerire. Ho una mente razionale e cerco sempre una spiegazione scientifica. Ma, le confesso, qualcosa di strano l’avverto nella signorina Laura”
“Dovrebbe dar retta al suo sesto senso, signor Rosvati”
“Valerio” sorrido
“Valerio” sorride. Si passa le mani sulle gambe, poi sui braccioli. La vedo puntellarsi per cercare di alzarsi. Faccio per muovermi verso di lei quando, inaspettatamente, lei si rizza in piedi e rimane così, le gambe che tremano, un po oscillante e mi fissa con un sorriso “L’incidente non mi ha totalmente paralizzata. Riesco a camminare per brevi tratti” si muove verso il letto “Faticosi tratti” si lascia cadere sul bordo “Gliel’ho detto”
“Ha detto cosa a chi?”
“A Laura. Le ho detto che per me lei era un vampiro. Lei non ha fatto nulla per negarlo. Si è limitata a ridere e a guardarmi con malizia. L’ho minacciata. Ho detto che avrei raccontato a tutti cosa lei era. E lei si è messa ridere e.. stavamo guidando. Ha afferrato il volante e ha sterzato bruscamente in prossimità della curva. Il resto lo sa” si tocca le gambe “A volte desidererei essere paralizzata davvero, visto il dolore che provo ogni volta che cerco di muovermi”
“Ma se Laura è veramente un vampiro, non dovrebbe essere immortale? La zoppia che ha..”
“E’ finta”
“Ah”
“E lei come fa ad essere ancora viva?”
“Sono il suo giocattolo sessuale principale”
“Principale?”
“Sì, lei fa visita ai molti ospiti di questa villa. Verrà anche da lei, dopo averle inculcato un po’ di pensieri erotici nella sua testa”
“Come è successo prima?”
“Sì. L’argento nella sua ferita ha bloccato il suo influsso”
“Sta giocando pericolosamente”
“Lo faccio da qualche tempo” si leva la giacchetta e si sfila la maglia, così, senza dare avvisaglia. Sotto rivela un reggiseno di pizzo nero e due seni molto abbondanti. Poi si toglie anche il reggiseno e rimane libera, sporgendosi verso di me “Ora, che ne diresti di scacciare la tensione e non fai sesso con me?”
=Fine parte 1=
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