Il Gioco della Conchiglia (Prima il Padre e poi la Figlia)

di
genere
bisex

Il giorno dopo, a scuola, mentre faccio lezione, non posso fare a meno di interrogarmi su come portare avanti le cose con Franci e Guido. So bene che non sarà facile.
A parte i problemi di discrezione, c’è il fattore incomprimibile del tempo. Sono una donna sposata, ho dei doveri verso la mia famiglia, e una vita da casalinga come ogni altra donna; i momenti liberi in cui posso dedicarmi ai miei porci comodi sono pochi, e quei pochi li devo amministrare con cura se voglio includervi lo sport, la relazione con la Franci, e adesso anche quella con Guido.
Quel pomeriggio, dopo essermi appartata come al solito con la Franci nel nostro solito posticino, le spiego che dobbiamo raddoppiare le precauzioni, ora che suo padre ha scoperto il fatto che ha una relazione omosessuale. Bisognerà variare un po’ i suoi orari di rientro a casa, per evitare che suo padre ci veda un trend costante. Ogni settimana eviteremo di vederci almeno un giorno, cambiando giornata ogni volta, in modo da far vedere come i suoi ritardi siano irregolari e quindi dovuti o alle chiacchiere con gli amici, o ai ritardi dei mezzi pubblici. Lei non ne è entusiasta, la piccola ninfomane vorrebbe fare sesso tutti i giorni, ma l’idea di rassicurare suo padre la convince. Non vorrebbe mai spezzargli il cuore...
Ne approfitto per chiederle come va col Nando.
Bene, mi dice. Anche a letto cominciano a trovarsi, e lei comincia a pensare di essere come me: non una lesbica tout-court, ma pienamente e felicemente bisessuale.
Io ridacchio, ripensando a quando mi sono resa conto io della cosa, e di come mi fossi trovata felice e soddisfatta della mia natura.
Lei fraintende la mia risatina, e mi chiede se sono gelosa.
Scoppio a ridere e la rassicuro. Certo che no, il Nando è solo un uomo... Forse che Franci è gelosa di mio marito? Le donne sono una cosa, gli uomini un’altra.
Lei è contenta della mia risposta. Dice di essere fortunata ad avere un’amica come me e un padre come il suo... Nessun commento su sua madre, e neppure sul Nando.
Mi bacia con passione in bocca, prima di saltare dalla macchina.

Anche con Guido faccio una bella chiacchierata, questa volta al cellulare.
Siamo entrambi intenzionati a vederci più di frequente possibile, ma non intendiamo compromettere i nostri matrimoni o far soffrire le nostre figlie, quindi siamo d’accordo sulla necessità di essere prudenti. Una volta a settimana è una cosa ragionevole, e poi di weekend, quando capita un’occasione favorevole. Bene, propongo io, facciamo una volta a settimana, cambiando il giorno ogni volta per non dare adito a sospetti... Poi sarà cura mia far coincidere il giorno dell’incontro con Guido con quello in cui non mi vedo con la Franci.
Poi, però, ci sono le eccezioni...
Oggi Guido mi manda un sms a scuola. Vuole sapere se ho un momento libero durante la mattinata.
Gli rispondo che ho solo una mezz’ora fra le 10:30 e le 11:00.
Lui dice che ha un buco a metà mattinata perché un incontro di lavoro è saltato all’ultimo momento, e sarà fuori dalla scuola dalle 10:20. Vuole vedermi...
Mi si induriscono i capezzoli sotto il tailleur alla sola idea di vederlo... Non me lo aspettavo, e la prospettiva di una sveltina a metà lavoro mi intriga da pazzi.
Appena suona la campanella dell’intervallo grande acchiappo la borsa e mi precipito fuori dalla scuola, dicendo che devo fare delle compere urgenti.
Guido è lì, in macchina. Mi guardo rapidamente intorno per accertarmi che nessuno mi possa vedere dalla scuola, e salto a bordo.
Mi bacia: - Dove possiamo andare? Non conosco bene la zona...
Lo dirigo verso il posticino segreto mio e della Franci... Ironico, vero?
Lui parcheggia in un angolino nascosto vicino a quello dove di solito mi fermo io, spegne il motore e si gira verso di me.
Ho le mutandine bagnate per la voglia (sì, oggi le ho messe: non prevedevo un incontro erotico…). E lui è ancora più arrapato di me. Nessun corteggiamento, questa volta: solo sesso, brutale, istintivo, animalesco.
Mi bacia, mi accarezza, mi masturba... Usciamo dalla macchina per non rovinare il mio tailleur; mi appoggio alla portiera chiusa e mi offro da dietro.
Lui mi solleva la giacca e la gonna, e tira di lato le mutandine, poi mi inforna con la sua spingarda.
- Aahhh! – grido io, eccitata dalla brutalità di quell’accoppiamento clandestino – Sì, sbattimi come una troia...
Allargo le gambe e mi aggrappo bene alla portiera; lui mi afferra per i fianchi e comincia a scoparmi di forza. E’ infoiato come un toro, e io sono la sua vacca...
Non abbiamo tempo, e lo sappiamo tutti e due. Mi scopa forte e duro, è una pura e semplice sveltina in camporella, come da ragazzi...
Scodinzolo come una cagnetta in calore, gemo e mi dimeno gustandomi le botte dritte e profonde del mio uomo, finché lui non mi viene dentro con un rantolo.
- Hmmm...
Sento lo sperma che mi allaga la fica, e fremo del piacere proibito di sentirmi impregnare da un maschio che non è mio marito, rilassandomi contro la portiera.
Poi ci ricomponiamo rapidamente; sistemo le mutandine al loro posto, mi alliscio la gonna lungo i fianchi, aggiusto la giacca e risalgo in macchina, mentre Guido accende il motore.
Ci baciamo in bocca al primo semaforo rosso, poi lui passa davanti alla scuola e io salto quasi in corsa in un punto fuori vista.
Arrivo in classe un minuto prima della campanella e mi siedo in tempo per accorgermi che la sborra di Guido mi sta colando lungo le cosce...
Faccio lezione in quello stato, cercando di non alzarmi dalla cattedra per tutto il tempo, e spero che nessuno degli studenti di 3^ si sia accorto di come mi dimenassi a disagio sulla sedia... Appena finisce la lezione corro in bagno a darmi una ripulita.
Le autoreggenti per fortuna non si sono bagnate, ma le mutandine sono ridotte in una stato da fare schifo... Le sfilo e le ficco in borsa, poi mi asciugo l’interno delle cosce con un cleenex, sistemo la gonna ed esco di nuovo per affrontare il mondo senza mutande.
Finita la giornata, salto in macchina e raggiungo rapidamente la fermata dell’autobus dove mi aspetta la Franci. La carico, e per la seconda volta nella stessa giornata raggiungo il mio posticino da infratto, questa volta con un amante diverso.
Ci abbracciamo e ci baciamo come al solito, ma questa volta la Franci è più eccitata del solito (ma cosa sta succedendo a tutti oggi?), e vuole l’iniziativa.
Mi apre la giacca, abbassa il top e mi sfodera le tette per succhiarmi i capezzoli.
Io mi abbandono alle sue calde attenzioni, godendomi la sua lingua morbida, le sue calde labbra e i suoi dentini malandrini e impertinenti.
Non le basta: dopo un po’, si china su di me, mi alza la gonna e si tuffa fra le mie cosce come un cane da tartufi che ha fiutato la trifola.
Si ferma di scatto. Non è perché si è accorta che sono senza mutande: lo faccio spesso di togliermele prima di un nostro appuntamento, per sentirmi più maiala...
- Patty, ma tu... Sei stata con un uomo! – esclama, un po’ perplessa e un po’ indignata.
La mia mente corre a vuoto per un istante, poi azzardo un sorrisetto: - Perché, sei gelosa?
- No, ma... Potevi almeno lavarti!
- Non ne ho avuto il tempo. Perché, ti fa schifo?
Lei fa una faccia dubbiosa: - Non lo so... La sborra mi piace abbastanza, ma fuori da una fica...
- Si chiama creampie, in inglese – la informo, da brava insegnate – Ed è molto eccitante.
- A te piace? L’hai provata molte volte?
- Abbastanza – sorrido ancora io – Naturalmente dipende da chi l’ha confezionata, ma di solito il tortino alla crema mi piace molto... Provalo.
La Franci decide di fidarsi; insinua la testa fra le mie cosce fasciate dal nylon delle autoreggenti, annusa la fragranza della mia fica scopata di fresco, e infine preme la faccia contro il mio bel pelo biondo e assaggia con la punta della lingua la sua prima creampie.
Sento la lingua scivolarmi fra le valve ancora aperte e lavarmi l’interno della passera, e rabbrividisco.
- E’ buona... – sussurra la Franci con voce roca per la libidine – Mi piace!
La lingua esperta della mia giovane cerbiatta comincia a leccare di buona lena, ripulendomi per bene da tutti gli avanzi della sveltina con Guido.
Mi eccita da impazzire l’idea che la Franci sta leccando la sborra di suo padre che ho tenuto in caldo dentro di me fino a quel momento... Essere il veicolo di quell’incesto indiretto è un privilegio e una perversione che non avrei mai immaginato potessero verificarsi.
- Hmmm... – geme lei, senza smettere di sleccazzare – Ce n’è tantissima... Ma chi è stato a fare tutto questo casino?
- Non sono affari tuoi.
- Non sono gelosa... E’ solo per curiosità.
- La curiosità uccise il gatto – le ricordo io – Tu fai la brava gattina, e continua a leccare.
- Uh uhm – ubbidisce la mia gattina, riprendendo il suo lavoro con entusiasmo.
Meno di un minuto, e le godo in bocca...

La doppia relazione con Franci e Guido mi stava sfinendo.
Avere due amanti (oltre alla famiglia normale) è faticoso di suo, ma il fatto che i miei fossero padre e figlia, entrambi ignari l’uno dell’altra, rendeva le cose estremamente complicate per la sottoscritta. Il rischio di tradirmi era costante, e le complicazioni nell’organizzare i nostri incontri clandestini erano infinite.
L’aspetto divertente della cosa era che entrambi si confidavano con me circa i cambiamenti in corso nell’altro, e mi inorgogliva il fatto che, per entrambi, si trattava di cambiamenti positivi. Franci era entusiasta non solo di quanto facilmente suo padre avesse accettato la sua sessualità diciamo non convenzionale, ma soprattutto di come si fosse dimostrato aperto e comprensivo: era come se fossero di colpo diventati amici. Guido a sua volta aveva scoperto di avere una figlia evoluta e indipendente, che però apprezzava molto la compagnia e la vicinanza di suo padre.
Entrambi erano amanti appassionati ed esigenti, ma anche sempre pronti a condividere sentimenti e opinioni. Due relazioni diversissime, ovviamente, entrambe estremamente soddisfacenti anche se in modo assai diverso, ma molto difficili da tenere separate.
L’aspetto stressante della cosa era proprio quello: se anche uno solo dei due avesse scoperto la tresca con l’altro, li avrei persi entrambi.
Però la perversione di quella storia mi coinvolgeva troppo, e non ero disposta a rinunciarvi per nulla al mondo.

Il mio cellulare vibra. Controllo: un sms da Eva.
Un tuffo al cuore: non ho sue notizie da una settimana...
Va tutto bene. E’ stata molto impegnata a scuola, e si scusa per non essersi fatta sentire così a lungo. Mi informa di aver mandato una email con tutti i dettagli.
Mi precipito al computer appena a casa, e divoro la lunga mail della mia olandesina preferita...
Non ci sono vere novità. Va tutto bene, la vacanza di Capodanno a Cortina è confermata, e mi fornisce i dettagli dell’albergo dove il Fabio ha prenotato per tutti.
Le manco... Ha fatto sesso con un paio di compagne di scuola, da quando è cominciato l’anno scolastico, ma dice che non è come farlo con me. Non crede di essere veramente bisessuale, è solo che si è innamorata di me...
Mi si scioglie il cuore.
Mi manca...
Anche l’intera, contorta storia con Franci e Guido scivola nuovamente al suo vero posto: non sono innamorata di nessuno dei due. E’ solo sesso, con entrambi... Sesso della migliore qualità, forse condito da una buona dose di amicizia e di complicità, ma non è amore.
Quindi è solo un’avventura, e come tale va presa e vissuta.
Mi addormento serena.

Oggi il rischio è doppio, e quindi l’avventura mi eccita ancora di più.
Ho appuntamento con Guido, e lo devo prendere vicino a casa sua... Ma sono con la Franci, imboscata con lei al solito posto.
Facciamo l’amore in macchina, come al solito, ma siamo entrambe più calde del normale, e non riusciamo più a smettere. Ci saremo leccate la fica a vicenda almeno quattro volte, e non riusciamo più a interrompere il nostro connilinguo a sessantanove sul sedile posteriore.
Sono in ritardo...
Oh mio dio, vengo ancora!
Incredibile, oggi mi sento il fuoco addosso. Lecco con furia raddoppiata, e anche la Franci mi sbrodola addosso il suo miele, che lecco con avidità dalla sua passerona nerissima e gustosa.
Ci ricomponiamo alla meglio e mi rimetto alla guida.
Guido come una pazza: non solo io sono in ritardo per l’appuntamento con Guido, ma anche la Franci avrebbe dovuto essere a casa da un pezzo... Per fortuna i due posti dove devo andar sono (ovviamente) vicinissimi fra loro...
Scarico la Franci a un isolato da casa sua, salutandola con un bacio a fil di labbra, e mi precipito dalla parte opposta a prendere Guido, che aspetta da un quarto d’ora.
Lui salta a bordo. E’ un gentiluomo, e non si lamenta per il mio ritardo, che io imputo al traffico caotico di Milano.
Mi bacia in bocca prima che io riparta... Un bacio profondo, di lingua.
- Hai un sapore strano, oggi... – mi dice con tono leggero – Stai bene, Patrizia?
Non ho avuto il tempo di lavarmi i denti, dannazione. Avrei almeno dovuto masticare una gomma.
Guido sente il sapore della fica di sua figlia nella mia bocca.
- Scusa, deve essere il caffè che ho preso prima di uscire... Ma sto benissimo, non preoccuparti.
- Non è caffè. Sai di... Di sesso.
Per la prima volta, vedo Guido sospettoso. Geloso?
Ridacchio imbarazzata.
- Tesoro, mi dispiace... Temo proprio di essere una donna sposata, dopotutto. Ho ancora un marito, ricordi?
- Vuoi dire che...
- Non era felice che uscissi, così gli ho dato un contentino – mento io, facendo il Mauri più intraprendente di quanto non sia in realtà – Mi dispiace...
- Figurati, capisco benissimo. Anch’io devo far contenta la Lucia, ogni tanto... Anche se a lei interessa sempre di meno. Però potevi almeno lavarti la bocca, no?
Dove ho già sentito qualcosa del genere? Da un po’ do tempo faccio sempre la figura della sudiciona...
- Scusami tesoro... Ero già sulla porta, e stavo facendo tardi all’appuntamento.
Mi guarda, piacevolmente stupito: - Hai fatto un pompino a tuo marito sulla porta di casa?
Vedo che l’idea lo eccita.
Lo accontento, rincarando la dose: - Veramente glie l’ho fatto sul pianerottolo... Ero già fuori, e lui mi ha seguita, piagnucolando che oggi sperava di giocare un po’ con me prima di vedere la partita, così mi sono seccata, gli ho tirato fuori il pisello, mi sono inginocchiata e glie l’ho succhiato lì dov’ero. Lui era così arrapato, sorpreso e spaventato, che è venuto subito. Ho inghiottito e sono saltata in ascensore lasciandolo lì, beato e col pisello a penzoloni.
Guido ride, chiaramente ingrifato all’idea della mia troiaggine (del tutto inventata).
Così ho scoperto di avere a che fare con un potenziale guardone/esibizionista. Buono a sapersi...
Questa volta non abbiamo inventato niente di particolarmente romantico o fantasioso: abbiamo semplicemente prenotato un motel in Brianza, dove intendiamo semplicemente cornificare i rispettivi coniugi per tutto il pomeriggio.
Niente sotterfugi: ci presentiamo con i nostri nomi, prendiamo una matrimoniale, e mentre ci avviamo all’ascensore, Guido mi piazza una manona sul culo, tanto per non lasciare dubbi al tipo della reception. Ho su i jeans con gli stivali, che mi esaltano le gambe, ma soprattutto le chiappe, così il ragazzo avrà un buon soggetto cui ispirarsi la prossima volta che si tira una sega.
In camera ci spogliamo rapidamente e facciamo la doccia insieme, per poi rotolarci come maiali sul lettone.
Fuori ormai fa proprio freddo: è novembre inoltrato, così non è più tempo di camporella, e non c’è niente di meglio di una bella camera d’albergo calda, pulita e spaziosa, in cui dare sfogo ai nostri istinti.
Fra un accoppiamento e l’altro, troviamo anche il tempo di parlare un po’...
Io ho il Mauri che fra due settimane deve andare a Parigi per una conferenza che prende metà settimana, e ha deciso di portarsi dietro la Giusy e di regalarle un weekend a Eurodisney. Io non posso andarci perché ho un compito in classe il giovedì, che devo correggere attraverso il weekend, e quindi rimarrò sola a Milano... Potremmo organizzarci un po’?
Siamo fortunati: Guido voleva proprio dirmi che avrà un weekend a disposizione, perché la Lucia vuole andare a trovare i suoi a Pistoia e portarsi dietro la Franci (chissà perché la notizia non mi sorprende?). Non hanno ancora deciso il giorno esatto, ma potrebbe benissimo essere quello di cui parlavo io. Lui non parte perché non va d’accordo con la famiglia di lei, e preferisce restare a casa.
Avremo tutto il fine settimana per noi. Cosa potremmo organizzare?
Gli tiro un pompino per aiutarlo a pensare, e mentre ciuccio anche io penso meglio... Alla fine in effetti ci viene una buona idea. Prenotiamo subito al telefono una camera per due alle Terme di Premia, in Val d’Ossola. Saune, massaggi, trattamenti elioterapici, solarium, idromassaggi... E naturalmente una bella camera in cui fare i nostri porci comodi.
Ci baciamo contenti per la bella idea, e ben presto la verga del mio uomo è nuovamente bella dura. Mi piazza a pecora e mi impala da dietro, facendomi squittire di porca goduria...
Mi ancoro alla testata del letto, pianto bene le ginocchia sul materasso, e mi dispongo a sostenere l’assalto del montone infuriato.
Lui mi tiene per i fianchi, e ogni tanto non trascura di allungare le mani a sprimacciarmi un po’ le tette e a torcermi con gusto reciproco i capezzoli, e intanto mi squassa coi suoi colpi di cazzo in fica, che si fanno sempre più possenti...
Squilla il mio cellulare.
Impreco, allungo una mano sul comodino mentre Guido continua imperterrito a scoparmi, lo afferro e controllo il numero.
E’ il Mauri.
Impreco di nuovo mentre Guido mi sbatte sempre più forte, e rispondo: - Sì, pronto?
- Patrizia, ti disturbo?
Mi mordo la lingua per non urlare quando il cazzo di Guido mi colpisce la cervice; deglutisco e rispondo: - No, amore, sono a quella riunione di colleghi... Dimmi, cosa c’è?
- Non trovo il sale per condire la pasta...
- Oh! Il sale, certo... Hmmm...
- Non ti ricordi dove l’hai messo?
Cerco di fare mente locale a dove ho messo il sale da cucina, mentre il mio amante mi scopa alla pecorina, portandomi sempre più vicina all’orgasmo: - Cazzo, il sale...
- Come dici, scusa?
- Dicevo... Il sale! Ah... Il sale... Avevo finito il barattolo, ma c’è una... Hmmm... sì, una confezione di sale marino nella dispensa.
- Ah, sì, la dispensa... Non ci ho pensato.
Coglione, penso io, e mi disturbi proprio adesso per una stronzata del genere?
Guido sceglie proprio quel momento per afferrarmi una tetta e tirarmi con forza il capezzolo.
- Aahhh!
- Cosa ti succede tesoro, stai bene?
- Sì, sì... Certo che sto bene. Mi sono schiacciata un dito col bicchiere...
- Ti stai divertendo?
- Moltissimo, amore, grazie... – e stavolta sono sincera, anche se il cornuto mi ha raffreddata mica poco, e il mio orgasmo è regredito di almeno dieci minuti – E tu ti senti solo?
- Un po’, tesoro. La partita sta andando malissimo, l’Inter sta perdendo a Torino...
- Oh come mi dispiace... – crepa, tu e l’Inter – Senti, amore, adesso dovrei tornare ai miei colleghi, ti dispiace?
- No, certo, tesoro... Divertiti. Io me ne starò qui solo soletto ad aspettare che torni...
Un altro affondo bestiale: Guido si sta divertendo. Affondo la faccia nel cuscino per trattenere un ululato di piacere.
- Patrizia? Sei ancora lì?
- Sì... Sì, amore, sono qui. Hmmm... Ma... Adesso dovrei proprio andare, sai?
- Va bene, tesoro. Ti amo.
- Sì, certo... Ti amo anch’io. Ciao...
- Ciao, amore mio...
Interrompo la comunicazione nell’istante preciso in cui mi becco un nuovo colpo dritto alla bocca dell’utero.
- Aagghhh! – stavolta grido senza ritegno – Bastardo, mi stai spaccando in due... Cos’è, ti eccita fottermi così mentre parlo al telefono con mio marito?
- Mi arrapa da pazzi – ammette lui con un ghigno sadico – Sai che faccia avrebbe fatto il cornuto, se il tuo fosse stato un videofonino...
- Ah! – annaspo sotto un altro colpo bene assestato – Magari gli verrebbe un infarto...
Allunga le mani e mi spreme le tette.
- Ahiaa!
- Ma che ti strilli, troia! Ti piace quando faccio così...
- Aahhh... Certo che mi piace, cosa credi? Hmmm... Continua così, che sto per godere...
Ancora un po’... Ancora un po’...
Mi stringe forte i fianchi e accelera il ritmo; io rinculo con tutte le mie forze. Poi lui mi tira di nuovo i capezzoli, e io esplodo: - AAHHH!!! Godooo...
Mi contorco tutta spingendo all’indietro, e anche lui supera il punto di non ritorno.
Lo sento dare una serie di colpi infernali che mi allungano l’orgasmo a dismisura, poi Guido mi sborra in fica, riempiendomi la vagina di sperma caldo e denso.
- Oohhh... – ansima lui, crollandomi sulla schiena – Cazzo, che scopata! Ricordati di ringraziare tuo marito per questo...

Il giorno dopo è lunedì, e tocca tornare al lavoro.
Il Mauri è distrutto per le sue disgrazie: l’Inter ha perso in malo modo in trasferta, e il suo socio lo farà nero al lavoro, visto che è un brianzolo juventino. Poi, durante la notte, ha avuto un breve raptus di desiderio, ma non è riuscito a mettermelo dentro prima che gli si smosciasse di nuovo, e ha dovuto accontentarsi di una pippa svogliata da parte mia.
Anche la Franci è di cattivo umore, come sempre il lunedì. La vedo lì, in uno dei primi banchi, tutta ingrugnata, e mi fa tenerezza.
Ho voglia di lei.
So bene che la causa principale del suo malumore è il mio collega di Lettere, che l’ha presa un po’ di mira: più tardi hanno il compito in classe di Italiano, e lei detesta scrivere...
Mi ha anche chiesto aiuto, ma cosa posso farci: Esposito è il più antipatico dei miei colleghi, l’ultimo che mi darebbe retta.
La guardo, con il suo bel golfino grigio teso sulla camicetta piacevolmente piena delle sue tettine in pieno rigoglio, e la desidero da pazzi. Indossa una mini di jeans e sotto porta i collant trasparenti che mostrano le sue belle gambe, che io adoro sentirmi intorno alla testa mentre le lecco la fica...
Mi riscuoto.
L’abboffata di cazzo del giorno prima mi ha riportata in fase saffica, e adesso ho proprio bisogno di farmi una lesbicata come si deve.
Ho deciso, oggi Franci farà tardi a casa...

Parlo con Esposito.
Lo stronzo è veramente difficile da trattare, non posso dar torto alla Franci che lo odia. E’ presuntuoso, arrogante, e secondo lui gli altri, colleghi, studenti o presidi che siano, non capiscono niente. Lui, invece...
Infatti lui ha capito che tipo è la Chiosa: una stronzetta piena di sé, che merita una lezione. E’ una che risponde e non sa stare al suo posto. Una che vuole essere una leader... E poi una che non ama la letteratura si descrive da sé.
Ma è intelligente e lavora sodo, obbietto io. Ci mette buona volontà... Tutti gli studenti rispondono, ormai... Non si può avercela con lei perché tende a essere una leader.
E invece sì, dice lui. I tipi come lei vanno messi al loro posto quando sono giovani, altrimenti poi è troppo tardi.
- Ma poi, perché la difendi tanto? E’ carina, ma questo dovrebbe influenzare più me di te, giusto? Oppure certe storie che si dicono sul tuo conto sono vere?
Il terreno è minato, ma io mi incazzo lo stesso: - Ah, la mettiamo sul sessismo, adesso? Allora potrei dire che a te è antipatica perché non te la vuole dare...
- Senti senti... Non mi interessa, io non sono un pedofilo. Ma magari, tu...
- Magari io, cosa? Se tu non fossi un vecchietto acido, ti farei vedere di che età mi piacciono gli uomini.
Il merlo maschio si vede nei momenti del bisogno: - Acido può darsi, vecchietto non ancora, visto che insegno e continuerò a farlo purtroppo per altri dieci anni. E quindi, cos’è che vorresti farmi vedere?
Sono davvero incazzata. E’ per questo che mi sfugge la provocazione estrema: - Se hai le palle di venire nei bagni della sala dei professori, lo scoprirai.
Beh, le palle di venirci, le ha avute.
Devo essere proprio presa dai problemi della Franci per fare una cosa del genere. Chiudo la porta a chiave, e lo guardo negli occhi. La storia della lesbica posso lasciarla correre, ma se c’è anche un minimo sospetto che mi piacciano le allieve, devo troncarlo sul nascere.
Gli metto la mano sulla patta per saggiare il cazzo, e effettivamente sento qualcosa.
- Non cercare di baciarmi – gli intimo.
Poi mi inginocchio e lo tiro fuori. Senza infamia e senza lode: una via di mezzo fra il Mauri e Guido, appena più corto della media e di diametro accettabile.
Devo essere veramente in fase lesbo, perché mi fa veramente schifo.
Chiudo gli occhi e lo prendo in bocca. Succhio, e in poche gollate lo tiro bello duro.
Lui annaspa, contento, e mi accarezza i capelli.
- Accidenti, che ciucciacazzi che sei, Visentin! E pensare che giravano certe storie, su di te...
Lo ignoro, e continuo a succhiare. Gli accarezzo le palle, gonfie e pelose, e sopprimo un conato di vomito.
Lo sgolino per fare più in fretta, e quello mi sborra in bocca.
Per fortuna non è una venuta alluvionale come mi sono capitate alle volte: è più simile agli schizzetti di mio marito.
Trattengo tutto in bocca e mi rialzo in piedi.
Lui mi guarda, trasecolato e un po’ rincoglionito.
Apro la bocca e gli faccio vedere la sborra. Poi la richiudo, e inghiotto. Riapro, e gli mostro la lingua pulita. Poi sogghigno: - Allora, cosa te ne pare, Esposito? Sono lesbica? Oppure mi piacciono i bambini?
Lui scuote la testa: - Sei una troia da paura, Visentin. Ma la prossima volta non te la caverai con un pompino...
La prossima volta? Sto per sputargli in faccia, poi ci ripenso.
- La prossima volta? Perché, cosa ti piacerebbe fare, la prossima volta?
- A me piace il culo.
- Hmmm... Ma davvero? Non ti facevo così porco. Allora sai cosa facciamo? La prossima volta, quel che faremo dipenderà dal voto che darai alla Chiosa.
- Perché, quale voto deve avere la Chiosa per meritarmi il tuo buco del culo?
- Il voto che si merita realmente.
- Mi sembra equo. Va bene, Visentin. Affare fatto...

Non dico niente alla Franci.
Ma la tengo con me tutto il pomeriggio a leccarmi la fica per compensare lo schifo...
scritto il
2016-08-22
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