Mia nonna vuole diventare madre
di
Biancaneve
genere
incesti
Episodi precedenti:
Mia madre Carla;
Mia madre Carla 2;
Mia nonna Anita:
Fra le braccia di mia nonna;
.
E’ già trascorsa circa una settimana da che sono a casa della nonna e mia madre non si è fatta ne sentire e ne vedere. La cosa mi impensierisce. Ne parlo con mia nonna. Anita cerca di rincuorarmi. “Su piccioncino. Non stare a preoccuparti. Vedrai che quanto prima si farà sentire. Se ben ricordo doveva ragguagliare tuo padre sul rapporto che c’è fra voi due. La cosa non è semplice. Carla deve dire a tuo padre che lei si è fatta chiavare da te e che intende continuare a farlo. Al suo posto glielo avrei detto il giorno stesso che è successo. Ma tua madre non è Anita. Quindi rasserenati.” Nella sua voce c’è un pizzico di risentimento. “Nonna scusami. Non voglio offenderti. Tu mi piaci quanto mi piace mamma. Con te sto bene e vorrei che durasse a lungo. Questi giorni, grazie a te, ho vissuto come fossi in paradiso. Abbiamo fatto sesso come due animali perennemente in calore e di questo non mi rammarico ne mi pento. Il fatto è che ho desiderio di vedere mamma. Sai perché mi manca? Con Carla c’è stato un inizio che non ha avuto un seguito. Ho avuto la gioia di giacere con lei un lasso di tempo talmente breve che mi è sembrato lo sparo di un colpo di fucile. Poi più niente. Io l’amo come amo te. Vorrei averla qui e stare con lei. Vorrei continuare a sognare.” “Tu credi che quello che c’è stato fra voi due sia stato un sogno? Bimbo. Tu hai posseduto tua madre e continuerai a possederla. Non ti ha dimenticato. Una donna come tua madre non potrà mai dimenticare di aver ospitato nel suo ventre un alieno dalle dimensioni del tuo e credi a me sono di tutto rispetto. Dalle tempo.” Lo squillo del telefono interrompe il nostro interloquire. Nonna corre a rispondere. “Pronto … Amore. finalmente ti fai sentire. Il tuo puledro sta cominciando ad innervosirsi. Gli vuoi parlare? Bene. Te lo passo. Prima ti dico che ho voglia di te. Vieni presto. Siamo in due ad aspettarti.” Mi porge il telefono. “Mamma. Quando vieni? Non ce la faccio più a stare senza di te. Ho bisogno di sentire il tuo corpo fremere sotto il mio.” La calda voce di Carla mi promette che mi raggiungerà quanto prima. Mi dice che anche lei sente la mia mancanza e che le galoppate che si fa con mio padre non le bastano. Mi dice che mi desidera tanto al punto che parlare con me per telefono le provoca un calore al ventre da far miagolare la sua micina. Poi mi saluta e riattacca. “Sei contento? È come ti dicevo? Tua madre è desiderosa di stringerti fra le sue cosce.” Mi precipito ad abbracciarla. “Nonna sei favolosa.” “Vieni andiamo a vedere un po’ di TV.” Ci sediamo sul divano. Nonna accende la tele. Io mi stendo e poggio la testa sulle sue cosce. Non ha i pantaloni ma una gonna larga. Sopra indossa una camicia che deve essere di una taglia più piccola. Il programma televisivo che stanno trasmettendo non mi interessa. Mi metto di profilo con il viso rivolto verso la pancia di Anita. Alzo la mano e disegno dei ghirigori sul seno di mia nonna. “Vuoi succhiare?” “No. Mi piace toccarle da sopra la stoffa.” “Vuoi che le tiri fuori?” “Nonna se le tiri fuori finirà che si scatenerà una tempesta ormonale che non potremo controllare. Si calmerà solo quando i nostri sessi si uniranno. Tu hai voglia?” “Piccolino mio. La voglia che ho di te è perenne. Vorrei che il tuo ariete fosse sempre pronto a depositare il suo corpo nella mia fortezza. La mia micina ha una sete infinita del tuo liquido.” “E la tua gola?” “Anche. Se sei disposto ad ascoltarmi devo parlarti di una cosa importante per me.” Smetto di disegnare i ghirigori. Mi rimetto nella posizione iniziale. “Oh! Oh! La cosa è seria. Su spara.” Anita si abbandona contro lo schienale del divano e comincia a parlare. “Gli uomini che ho ospitato nel mio letto sono pochi. Tuo nonno per un tempo brevissimo. Posso dire che è durato lo spazio di una chiavata. Poi è venuto tuo padre. Con lui, come sai, sono circa venti anni che frequenta regolarmente il mio letto e poi sei venuto tu che mi hai sconvolta. È dal giorno dopo del nostro primo rapporto che ho incominciato a pensarci. Devi sapere che io, nonostante la mia età, sono ancora feconda. Voglio dire che sono ancora, biologicamente, in condizioni di procreare. Il desiderio di avere altri figli è sempre stato presente nei miei pensieri. Il fatto di aver permesso a mio figlio di amarmi non mi ha fatto perdere questo desiderio. L’ho ancora ben presente in me. Un pensiero assurdo mi si affacciò alla mente. Vidi in tuo padre l’uomo che avrebbe potuto inseminarmi. Con estremo disagio ne parlai con lui. Mi rispose che ero pazza. Che se solo avessi tentato di avere un figlio da lui mi avrebbe lasciato e non mi avrebbe più voluto vedere. Per non perderlo ricacciai indietro il pensiero di avere un altro figlio. Per non incorrere nel pericolo di restare incinta presi la pillola. È un po’ di tempo che quel pensiero si sta ripresentando sempre con più forza. Non posso certamente andare in giro a trovare un uomo per farmi ingravidare. Però io almeno un altro figlio voglio farlo. E cosi ho pensato a …” “Nonna non corri pericoli alla tua età di avere un figlio?” “Sì ci sono pericoli. Ma con un’adeguata guida e con severi controlli i rischi di portare avanti una gravidanza si ridurrebbero di molto. Ne ho parlato con la mia ginecologa.” “Hai mai pensato a farti inseminare artificialmente?” “È una cosa che mi ripugna. Prendere un mio ovulo, farlo fecondare da uno spermatozoo di cui non conosco la provenienza e reimpiantarlo nel mio utero non incontra il mio favore. Voglio che sia un uomo a fecondarmi. L’inseminazione deve essere frutto di una sana chiavata.” “Cosa direbbe tuo figlio se gli dicessi di essere incinta?” “Si scatenerebbe un putiferio infernale. Soprattutto se sapesse chi è il padre?” “Hai già individuato l’uomo che ti feconderà? Chi è?” “Spero proprio che sia tu a depositare il seme nel mio ventre.” Balzo su a sedere. La guardo con occhi fuori dalle orbite. Non riesco a spiaccicare parola. “Nonna. Tu… tu… non ho capito. Per favore puoi ripetere?” ”Amore. non spaventarti. Ho ben ponderato quanto ti sto proponendo. Hai capito benissimo quello che ho detto. Voglio fare un figlio e desidero che sia tu il padre.” Dio. Non riesco a crederci. Anita, mia nonna, vuole che la ingravidi. È pazzesco. Io padre di un figlio partorito da mia nonna. “Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?” “Si. Non devi spaventarti. È bello diventare padre di un figlio partorito da una donna che ti ama.” “Non sono spaventato. Sono sbigottito. Ho sempre pensato di piacerti ma non credevo che ti piacessi fino al punto da farti mettere incinta. Perché hai scelto me.” “Perché ti amo. Perché sei giovane. Perché cosi desidero.” “Con tuo figlio come ti comporterai? Vorrà chiavarti. Come farai a tenerlo lontano?” “Ho pensato anche a questo. Sono certa di riuscire a tenerlo lontano per il tempo necessario.” Poi il tono di voce di Anita si fa più grave. “Basta discutere. Dimmi solo se sei d’accordo. Vuoi o no ingravidarmi?” “Da quando hai smesso di prendere la pillola?” “Oggi non l’ho ancora presa.” “Non prenderla. Mi prometti che quando partorirai allatterai anche me?” “Mio grande amore. Ti farò succhiare tutto il latte che vorrai.” Mi alzo in piedi e mi dirigo verso una sedia. Mi sbottono i pantaloni e li faccio scorrere sul pavimento insieme agli slip. Ho il cazzo già impennato. Mi siedo. “Vieni. Incominciamo da stasera. Ci riposeremo solo quando saremmo sicuri che il mio seme abbia attecchito.” Mia nonna si alza dal divano e viene verso di me. Alza la gonna. Vedo che non ha le mutande. Si mette a cavalcioni sulle mie gambe. Impugna il mio scettro e si fa penetrare. È seduta sulle mie gambe con il mio cazzo piantato nel suo ventre. “Non sarebbe meglio andare a letto? Staremmo più comodi.” “Nonna così è più eccitante. Potremo guardarci negli occhi. Mi piace molto guardarti mentre ti fai chiavare. Questa sarà una chiavata difficilmente dimenticabile. Dai cavalca.” Non ci vogliono molti giorni per concretizzare il disegno di mia nonna. Il ventre di Anita è talmente avido di spermatozoi che non ne lascia scappare nemmeno uno. Il ciclo vitale di ognuno si esaurisce all’interno del condotto vaginale e lungo il collo dell’utero. Un giorno al rientro da scuola la trovo, avvolta in una vestaglia rosa completamente trasparente, che mi viene incontro. È nuda. È raggiante. Mi abbraccia e mi bacia. “È accaduto. Sarai padre. Dobbiamo festeggiare.” Festeggiammo alla grande. Trascorremmo l’intero pomeriggio e la notte a letto. Il mattino ci svegliammo che era già mezzogiorno. “Mio stallone, tenuto conto che il nostro obiettivo è stato raggiunto, dovrai tenere a bada i tuoi ormoni per un bel po’ di tempo. Per tornare nel mio letto devi pazientare. Devo concedere a tuo padre di farmi visita. Mi è mancato.” Si alza. I raggi del sole la illuminarono facendo risaltare la bellezza delle sue nude forme. È una statua di bianco marmo. Ha 46 anni ma ha un corpo di una ventenne. È meravigliosa. È mia nonna. È la mia amante. Sarà la madre di mio figlio.
continua
P. S.: questo è un racconto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente occasionale.
Mia madre Carla;
Mia madre Carla 2;
Mia nonna Anita:
Fra le braccia di mia nonna;
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E’ già trascorsa circa una settimana da che sono a casa della nonna e mia madre non si è fatta ne sentire e ne vedere. La cosa mi impensierisce. Ne parlo con mia nonna. Anita cerca di rincuorarmi. “Su piccioncino. Non stare a preoccuparti. Vedrai che quanto prima si farà sentire. Se ben ricordo doveva ragguagliare tuo padre sul rapporto che c’è fra voi due. La cosa non è semplice. Carla deve dire a tuo padre che lei si è fatta chiavare da te e che intende continuare a farlo. Al suo posto glielo avrei detto il giorno stesso che è successo. Ma tua madre non è Anita. Quindi rasserenati.” Nella sua voce c’è un pizzico di risentimento. “Nonna scusami. Non voglio offenderti. Tu mi piaci quanto mi piace mamma. Con te sto bene e vorrei che durasse a lungo. Questi giorni, grazie a te, ho vissuto come fossi in paradiso. Abbiamo fatto sesso come due animali perennemente in calore e di questo non mi rammarico ne mi pento. Il fatto è che ho desiderio di vedere mamma. Sai perché mi manca? Con Carla c’è stato un inizio che non ha avuto un seguito. Ho avuto la gioia di giacere con lei un lasso di tempo talmente breve che mi è sembrato lo sparo di un colpo di fucile. Poi più niente. Io l’amo come amo te. Vorrei averla qui e stare con lei. Vorrei continuare a sognare.” “Tu credi che quello che c’è stato fra voi due sia stato un sogno? Bimbo. Tu hai posseduto tua madre e continuerai a possederla. Non ti ha dimenticato. Una donna come tua madre non potrà mai dimenticare di aver ospitato nel suo ventre un alieno dalle dimensioni del tuo e credi a me sono di tutto rispetto. Dalle tempo.” Lo squillo del telefono interrompe il nostro interloquire. Nonna corre a rispondere. “Pronto … Amore. finalmente ti fai sentire. Il tuo puledro sta cominciando ad innervosirsi. Gli vuoi parlare? Bene. Te lo passo. Prima ti dico che ho voglia di te. Vieni presto. Siamo in due ad aspettarti.” Mi porge il telefono. “Mamma. Quando vieni? Non ce la faccio più a stare senza di te. Ho bisogno di sentire il tuo corpo fremere sotto il mio.” La calda voce di Carla mi promette che mi raggiungerà quanto prima. Mi dice che anche lei sente la mia mancanza e che le galoppate che si fa con mio padre non le bastano. Mi dice che mi desidera tanto al punto che parlare con me per telefono le provoca un calore al ventre da far miagolare la sua micina. Poi mi saluta e riattacca. “Sei contento? È come ti dicevo? Tua madre è desiderosa di stringerti fra le sue cosce.” Mi precipito ad abbracciarla. “Nonna sei favolosa.” “Vieni andiamo a vedere un po’ di TV.” Ci sediamo sul divano. Nonna accende la tele. Io mi stendo e poggio la testa sulle sue cosce. Non ha i pantaloni ma una gonna larga. Sopra indossa una camicia che deve essere di una taglia più piccola. Il programma televisivo che stanno trasmettendo non mi interessa. Mi metto di profilo con il viso rivolto verso la pancia di Anita. Alzo la mano e disegno dei ghirigori sul seno di mia nonna. “Vuoi succhiare?” “No. Mi piace toccarle da sopra la stoffa.” “Vuoi che le tiri fuori?” “Nonna se le tiri fuori finirà che si scatenerà una tempesta ormonale che non potremo controllare. Si calmerà solo quando i nostri sessi si uniranno. Tu hai voglia?” “Piccolino mio. La voglia che ho di te è perenne. Vorrei che il tuo ariete fosse sempre pronto a depositare il suo corpo nella mia fortezza. La mia micina ha una sete infinita del tuo liquido.” “E la tua gola?” “Anche. Se sei disposto ad ascoltarmi devo parlarti di una cosa importante per me.” Smetto di disegnare i ghirigori. Mi rimetto nella posizione iniziale. “Oh! Oh! La cosa è seria. Su spara.” Anita si abbandona contro lo schienale del divano e comincia a parlare. “Gli uomini che ho ospitato nel mio letto sono pochi. Tuo nonno per un tempo brevissimo. Posso dire che è durato lo spazio di una chiavata. Poi è venuto tuo padre. Con lui, come sai, sono circa venti anni che frequenta regolarmente il mio letto e poi sei venuto tu che mi hai sconvolta. È dal giorno dopo del nostro primo rapporto che ho incominciato a pensarci. Devi sapere che io, nonostante la mia età, sono ancora feconda. Voglio dire che sono ancora, biologicamente, in condizioni di procreare. Il desiderio di avere altri figli è sempre stato presente nei miei pensieri. Il fatto di aver permesso a mio figlio di amarmi non mi ha fatto perdere questo desiderio. L’ho ancora ben presente in me. Un pensiero assurdo mi si affacciò alla mente. Vidi in tuo padre l’uomo che avrebbe potuto inseminarmi. Con estremo disagio ne parlai con lui. Mi rispose che ero pazza. Che se solo avessi tentato di avere un figlio da lui mi avrebbe lasciato e non mi avrebbe più voluto vedere. Per non perderlo ricacciai indietro il pensiero di avere un altro figlio. Per non incorrere nel pericolo di restare incinta presi la pillola. È un po’ di tempo che quel pensiero si sta ripresentando sempre con più forza. Non posso certamente andare in giro a trovare un uomo per farmi ingravidare. Però io almeno un altro figlio voglio farlo. E cosi ho pensato a …” “Nonna non corri pericoli alla tua età di avere un figlio?” “Sì ci sono pericoli. Ma con un’adeguata guida e con severi controlli i rischi di portare avanti una gravidanza si ridurrebbero di molto. Ne ho parlato con la mia ginecologa.” “Hai mai pensato a farti inseminare artificialmente?” “È una cosa che mi ripugna. Prendere un mio ovulo, farlo fecondare da uno spermatozoo di cui non conosco la provenienza e reimpiantarlo nel mio utero non incontra il mio favore. Voglio che sia un uomo a fecondarmi. L’inseminazione deve essere frutto di una sana chiavata.” “Cosa direbbe tuo figlio se gli dicessi di essere incinta?” “Si scatenerebbe un putiferio infernale. Soprattutto se sapesse chi è il padre?” “Hai già individuato l’uomo che ti feconderà? Chi è?” “Spero proprio che sia tu a depositare il seme nel mio ventre.” Balzo su a sedere. La guardo con occhi fuori dalle orbite. Non riesco a spiaccicare parola. “Nonna. Tu… tu… non ho capito. Per favore puoi ripetere?” ”Amore. non spaventarti. Ho ben ponderato quanto ti sto proponendo. Hai capito benissimo quello che ho detto. Voglio fare un figlio e desidero che sia tu il padre.” Dio. Non riesco a crederci. Anita, mia nonna, vuole che la ingravidi. È pazzesco. Io padre di un figlio partorito da mia nonna. “Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?” “Si. Non devi spaventarti. È bello diventare padre di un figlio partorito da una donna che ti ama.” “Non sono spaventato. Sono sbigottito. Ho sempre pensato di piacerti ma non credevo che ti piacessi fino al punto da farti mettere incinta. Perché hai scelto me.” “Perché ti amo. Perché sei giovane. Perché cosi desidero.” “Con tuo figlio come ti comporterai? Vorrà chiavarti. Come farai a tenerlo lontano?” “Ho pensato anche a questo. Sono certa di riuscire a tenerlo lontano per il tempo necessario.” Poi il tono di voce di Anita si fa più grave. “Basta discutere. Dimmi solo se sei d’accordo. Vuoi o no ingravidarmi?” “Da quando hai smesso di prendere la pillola?” “Oggi non l’ho ancora presa.” “Non prenderla. Mi prometti che quando partorirai allatterai anche me?” “Mio grande amore. Ti farò succhiare tutto il latte che vorrai.” Mi alzo in piedi e mi dirigo verso una sedia. Mi sbottono i pantaloni e li faccio scorrere sul pavimento insieme agli slip. Ho il cazzo già impennato. Mi siedo. “Vieni. Incominciamo da stasera. Ci riposeremo solo quando saremmo sicuri che il mio seme abbia attecchito.” Mia nonna si alza dal divano e viene verso di me. Alza la gonna. Vedo che non ha le mutande. Si mette a cavalcioni sulle mie gambe. Impugna il mio scettro e si fa penetrare. È seduta sulle mie gambe con il mio cazzo piantato nel suo ventre. “Non sarebbe meglio andare a letto? Staremmo più comodi.” “Nonna così è più eccitante. Potremo guardarci negli occhi. Mi piace molto guardarti mentre ti fai chiavare. Questa sarà una chiavata difficilmente dimenticabile. Dai cavalca.” Non ci vogliono molti giorni per concretizzare il disegno di mia nonna. Il ventre di Anita è talmente avido di spermatozoi che non ne lascia scappare nemmeno uno. Il ciclo vitale di ognuno si esaurisce all’interno del condotto vaginale e lungo il collo dell’utero. Un giorno al rientro da scuola la trovo, avvolta in una vestaglia rosa completamente trasparente, che mi viene incontro. È nuda. È raggiante. Mi abbraccia e mi bacia. “È accaduto. Sarai padre. Dobbiamo festeggiare.” Festeggiammo alla grande. Trascorremmo l’intero pomeriggio e la notte a letto. Il mattino ci svegliammo che era già mezzogiorno. “Mio stallone, tenuto conto che il nostro obiettivo è stato raggiunto, dovrai tenere a bada i tuoi ormoni per un bel po’ di tempo. Per tornare nel mio letto devi pazientare. Devo concedere a tuo padre di farmi visita. Mi è mancato.” Si alza. I raggi del sole la illuminarono facendo risaltare la bellezza delle sue nude forme. È una statua di bianco marmo. Ha 46 anni ma ha un corpo di una ventenne. È meravigliosa. È mia nonna. È la mia amante. Sarà la madre di mio figlio.
continua
P. S.: questo è un racconto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente occasionale.
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