Fuori orario
di
Patrizia V.
genere
tradimenti
Lui lo sa bene, che razza di donna sono. Del resto, non andrei a letto con lui, se non fossi una troia: in fondo, sono sposata con un altro…
E poi, non siamo mica innamorati: si tratta solo di sesso. Per tutta una serie di ragioni fisiche e psicologiche, ci sentiamo vicendevolmente attratti, ma alla fine fra noi c’è solo sesso, fatto per puro, egoistico piacere animale.
Lui sa che mi piace cambiare cazzi, e si accontenta del fatto che poi, alla fine, ritorno a letto con lui.
Penso a questo, mentre lappo di gusto la fica minorenne di sua figlia Franci.
Sarebbe buffo, se sapessero uno dell’altra... O magari no. Ci sono parecchie storie in giro di donne ammazzate di recente per molto meno da uomini incazzati.
Forse è tempo di farla finita con uno dei due, prima che la corda tesa si spezzi: giocare col fuoco è divertente, ma l’importante è sapere quando smettere.
E poi, adesso che ho fatto cornuto anche lui – anche se quasi con il suo beneplacito – Guido mi attira di meno. E’ un po’ come mio marito, un maschio cornuto. Scopa molto meglio, per carità, e le sue corna sono meno evidenti perché la nostra è una relazione clandestina, non ufficiale... Ma resta un cornuto. Non lo rispetto più abbastanza come maschio da sentirmi sua. Del resto mi succede la stessa cosa con tutti gli uomini: dopo un po’, quando la mia natura infedele esce allo scoperto, perdo l’entusiasmo per l’esclusività del rapporto, e l’interesse per quell’uomo in particolare scema, fino a rendermelo indistinguibile fra gli altri.
Di cazzi capaci di farmi godere ne trovo finché voglio, quindi perché mantenere in piedi una relazione che rischia di metterne a rischio un’altra più esclusiva, e alla quale tengo molto di più?
Ho deciso: lascerò Guido e mi terrò la Franci, almeno finché non andrà all’Università... Forse.
L’ho fatto.
Mi sono fatta portare a cena fuori, simulando con il cornuto di casa l’ennesima cena di lavoro, e ho spillato al mio amante una serata con i fiocchi al centro.
Dopo cena siamo andati a un privé, dove abbiamo fatto sesso con un’altra coppia: lui con la signora e io con il marito di lei, stesi sullo stesso divano davanti a tutti.
Alla fine io ho fatto un pompino con ingoio a entrambi, poi mi sono rivestita in fretta dicendo che era tardi.
In macchina, alle tre del mattino, ho spiegato a un confuso Guido che avevo deciso di troncare, e ho evitato scene pietose dicendogli che volevo essere scopata un’ultima volta sul cofano della sua macchina davanti alla finestra di casa mia, praticamente sotto il naso di mo marito.
Questo lo ha ingrifato di nuovo, e in effetti mi ha inculata all’aperto nel parcheggio sotto casa, con solo la pelliccia addosso per ripararmi dal freddo.
Alle quattro del mattino mi sono infilata nel letto di mio marito, col buco del culo che mi faceva ancora male.
Così adesso sono senza un uomo... A meno che non vogliate considerare tale mio marito.
Poco male: fra poco è Natale. E la stanza a Cortina è già prenotata...
Ma prima di pensare a Cortina, c’è un problema da risolvere a scuola. Esposito va rimesso definitivamente al suo posto prima che diventi pericoloso.
La Franci ha preso un “otto” in Italiano, e adesso il porco si aspetta che io stia ai patti, o per la mia protetta saranno guai al prossimo compito in classe... E io mantengo sempre la mia parola.
Scelgo con cura l’ora e il luogo per il “pagamento”: bisognerà fare in modo da evitare qualsiasi scandalo, e anche qualsiasi chiacchiera inutile. Non intendo rovinarmi la reputazione per un perdente come Esposito.
L’intervallo grande del martedì mi sembra un momento propizio: poca gente in giro per via della combinazione fra programmi e influenza stagionale...
Esposito è solo in sala professori, e sorride a salvadanaio quando mi vede entrare: il mio solito tailleur ha una gonna più corta del normale, e le mie autoreggenti sono di un grigio fumo particolarmente arrapante, con la riga dietro e dei tacchi discretamente alti.
- Sei uno schianto, Visentin... Allora sei pronta?
- Abbiamo detto il culo, vero? E allora che culo sia. Ma niente più ripicche con la Chiosa per tutto il resto dell’anno, ci siamo capiti?
- Affare fatto. La stronzetta non si merita troppa attenzione. Il tuo bel culetto invece sì...
Che cafone. Almeno potrebbe provare a mostrare un po’ di classe...
- Poche ciance, allora. Andiamo al cesso.
Entriamo nel bagno dei professori e ci chiudiamo dentro a chiave.
Io mi appoggio al lavabo dandogli le spalle: - Vediamo di sbrigarci.
Lui mi si avvicina da dietro e mi solleva la gonna intorno ai fianchi, ammirando le mie rotondità posteriori. Sento le sue manacce prima sul retro delle cosce, poi sulle natiche... Me le allarga, rimirando il solco perfettamente visibile sotto la G-string.
- Hmmm... Roba di classe, Visentin. Complimenti!
- Insalivami bene il buco – replico io – Datti da fare, non abbiamo tutto il giorno.
Lui mi scosta le mutandine di lato e comincia a leccarmi diligentemente il buchetto. Ci sa fare, e fatico a trattenere un brivido di piacere: mi sono riproposta di non provarci nessun gusto, con lui.
Sento la lingua allisciarmi le crespe dello sfintere, e mi rilasso preparandomi alla penetrazione contro natura.
Lo sento armeggiare, e poi avverto il calore della cappella contro il buco.
- Sei pronta?
- Avanti, sbrigati! Potrebbe arrivare qualcuno... Mettimi dentro il tuo coso.
- Quanta fretta, Visentin... Beccati questo!
Affonda di colpo, senza nessun riguardo. E’ evidente che è abituato ai rapporti anali, perché si muove con sicurezza e confidenza... Per fortuna io sono collaudata e lui è di taglia piccola, altrimenti mi farebbe davvero male, a ficcarlo dentro così a bruciapelo.
- Aawww... – strillo per il dolore comunque cocente – Piano!
- Ma che ti strilli, troia... Era già rotto di brutto, e sei tu che mi hai detto di fare in fretta.
- Fai come ti pare, ma sbrigati...
Ce l’ho tutto dentro. Brucia un po’, ma Guido mi ha inculata solo due giorni fa, e sono ancora allenata al suo calibro di gran lunga maggiore di quello del mio collega, quindi lo prendo con stile.
Mi agguanta per i quarti posteriori e comincia a montarmi come un bufalo ingrifato.
Mai avrei pensato di mollare il culo proprio a Esposito... Sento la rabbia montarmi dentro, ma stringo i denti perché so che è necessario.
Non è grosso, ma è duro, e pompa con forza. Mi fa male, e mi eccita allo stesso tempo: il gusto dell’orrido.
Spero che non ci voglia molto...
Finalmente sento la chiave che gira silenziosamente nella toppa; la porta si apre alle nostre spalle e la Franci scivola dentro con Lino il bidello.
Se non avessi saputo che stavano arrivando, non me ne sarei accorta... E infatti Esposito non si accorge di nulla, impegnato com’è a fottermi il culo.
Quando se ne accorge è troppo tardi.
Franci ha tirato fuori il cazzo abnorme di Lino e lo ha segato velocemente, ungendolo nel contempo con la vaselina, e il bidello è già col bazooka in resta alle spalle del mio infido collega che continua imperterrito a montarmi con i pantaloni calati.
Esposito non si rende conto del pericolo mortale che sta correndo, finché non è troppo tardi.
Lino lo afferra per i fianchi esili con le sue manone e glie lo schiaffa nel culo con un grugnito soddisfatto.
Sento la botta dentro di me, e posso immaginare cosa deve sentire Esposito nell’essere squarciato da quel mostro.
Lo sento urlare: - UAARGGHHH!!!
Ma è troppo tardi: Lino è fortissimo, e Franci lo incoraggia a darci dentro, così il bruto sfoga i suoi istinti animali senza più nessun controllo.
Adesso Esposito è una marionetta nelle mani del suo stallone, e io non ho problemi a sottrarmi alla presa poco gradita del mio collega e a scivolare via da sotto il lavabo contro cui adesso viene impalato lui...
Appena mi sono sfilata, Franci comincia a fotografare l’accoppiamento osceno di Esposito col bidello superdotato.
- Lasciami, mostro... – cerca di reagire il malcapitato, ma senza alcun risultato.
Io mi ricompongo accanto alla Franci che continua a fotografare, facendo in modo che le facce si vedano bene, e anche l’ambiente sia riconoscibile... Con quelle foto in mano nostra, lo stronzo dovrà stare molto attento a quello che dirà in giro di noi...
Data la situazione, possiamo anche prenderci una soddisfazione supplementare. Passo un braccio intorno alle spalle della Franci che ha finalmente smesso di scattare foto, e la bacio saporitamente in bocca.
Lei, grata del mio sacrificio per salvarle l’anno scolastico, ricambia con passione.
- A proposito, Esposito... – lo richiamo io, interrompendo il bacio per un momento – Avevi ragione su di me e la Chiosa. Siamo davvero amanti, vedi?
Lo stronzo gira il capo verso di noi, mentre Lino non smette un solo istante di sodomizzarlo, e ci vede mentre ci baciamo. La Franci ha già una mano fra le mie cosce e sta ravanando sotto la gonna per spostarmi le mutandine: - Abbiamo una relazione innominabile... Proprio come te e Lino!
Leggo l’odio nei suoi occhi iniettati di sangue, e mi viene da ridere, mentre la Franci s’inginocchia fra le mie gambe, infila il capo sotto l’orlo della mia gonna appena sollevata e comincia a leccarmi avidamente la fica.
- Aahhh... – bramisco io mentre la mia cerbiatta mi sleccazza la fregna già sgocciolante – Così, fammi godere...
Andiamo avanti per un po’, due coppie gay in piena azione omosessuale nel bagno dei professori, e devo dire che la faccia stravolta di Esposito mi dà quasi ancor più soddisfazione della linguetta vorace della Franci nella fica.
Ma alla fine sono io quella che viene per prima, con un lungo lamento liberatorio, mentre la Franci beve avida i miei succhi caldi e perlacei.
- Dio, che bello... – ansimo, mentre la Franci si rialza in piedi e mi sfiora le labbra con un bacio leggero.
Mi ricompongo, mentre Lino prosegue imperterrito la monta contro il lavabo dell’arrogante prof di Lettere.
Io e Franci ci baciamo di nuovo, questa volta con più passione, palpeggiandoci con gusto. Poi mi giro verso il bidello e gli dico: - Bravo, Lino, sei davvero forte. Adesso però è ora di lasciare andare il professor Esposito, quindi sborragli pure dentro e poi torna al lavoro.
Detto questo, io e la Franci sgusciamo fuori nella sala deserta, lei mi restituisce la chiave del bagno e sparisce nei corridoi con un sorriso malizioso sulle labbra.
Io mi siedo a un tavolo e faccio finta di controllare dei compiti.
Un minuto dopo, Lino esce dal cesso con la solita espressione svanita, raccoglie scopa e secchio e si allontana con un sorriso gentile.
L’intervallo è alla fine, alcuni colleghi rientrano in sala per raccogliere le loro cose, e finalmente anche Esposito esce dal bagno, con l’aria stravolta per l’esperienza traumatica che appena subito.
- Ehi, Esposito! – lo chiama uno dei colleghi – Cosa ti è successo, stai male? Hai una faccia... Non sarà l’influenza?
Lui si aggiusta la giacca, ancora sconvolto: - In effetti non sto molto bene... Credo che andrò a casa.
Io incrocio il suo sguardo e gli lancio un sorriso crudele: - Riguardati, Esposito. Non sei più così giovane, e dovresti evitare sforzi che non puoi permetterti...
Lui mi fissa con odio ma non riesce a rispondere, e scappa via umiliato.
Sogghigno: problema risolto, il frocetto non si azzarderà più a rompere le ovaie, né a me, né alla mia ragazza. E poi chissà, potrebbe averci preso gusto a prenderlo in culo, oltre che a metterlo!
Soddisfatta, mi avvio per fare lezione alla classe della Franci.
Le vacanze di Natale sono alle porte.
La città è addobbata a festa, e la prima neve già imbianca le montagne intorno alla città.
Guido si è fatto vivo con un paio di telefonate educate e discrete, tanto per sondare la mia decisione, ma credo che si renda conto anche lui che andare avanti con la nostra relazione è troppo pericoloso.
Peccato, perché era davvero un ottimo amante, ma in questo momento, specie dopo l’episodio disgustoso con Esposito, avverto di essere in fase lesbo e non sento il bisogno di un uomo. Mio marito mi basta, anzi avanza proprio.
Invece della Franci non ne ho mai abbastanza.
Dopo l’episodio del bagno dei professori siamo diventate più spregiudicate, e forse anche un po’ imprudenti. Lo facciamo dovunque, e appena possibile.
L’ho lesbicata di nuovo nel bagno dei professori, me la sono fatta più volte in macchina durante l’intervallo, siamo state a casa sua quando non c’era nessuno, e una volta lo abbiamo fatto perfino in classe dopo la fine delle lezioni: Lino è un tesoro, e in cambio di una sega fa buona guardia mentre noi ci sleccazziamo di gusto.
Dopo averla fatta godere con la bocca, stesa sulla mia cattedra, raggiungo la borsa e tiro fuori il mio strapon.
Franci sgrana gli occhi, sbalordita.
- Non ti preoccupare – sorrido io – ti piacerà...
Siamo entrambe nude. Indosso la mia protesi penetrandomi col dildo interno e allaccio velocemente le cinghie.
Franci mi aspetta impaziente sulla cattedra, accarezzandosi la pigna scura, ancora bagnata della mia saliva e del suo piacere.
Mi accosto, il mio membro di lattice proteso verso il sesso della mia amante minorenne.
Franci si offre distesa sulla schiena, con le gambe spalancate e sollevate per concedermi il massimo accesso... Salgo sulla pedana e mi accomodo fra le sue ginocchia nude, accostando il dildo al boschetto della Franci, e lentamente la penetro.
Leggo la lussuria nei suoi occhi, che si spalancano lentamente man mano che la riempio.
- Hmmm... – geme – Che bello! E’ più grosso di quello del Nando... Mi piace!
Affondo finché i nostri peli pubici si incontrano e si mescolano, biondi i miei e nerissimi i suoi. Sento il clito che preme contro il cespuglio ispido e la carne tenera della mia amante, e fremo.
Comincio a ruotare i fianchi, rimescolandomi le viscere col dildo che ho dentro la figa, e così facendo muovo anche il membro più grosso dentro la Franci, scopandola delicatamente.
Poi, allargate a dovere entrambe le fighe, comincio a pompare dentro di lei.
- Sì, fottimi... – sussurra lei con voce intensa – Fammi godere...
La cattedra comincia a cigolare mentre la sbatto sempre più forte. So che Lino è lì fuori a fare la guardia... Forse si sta anche facendo una sega, ma sicuramente non permetterà a nessuno di interrompere la nostra intimità.
Afferro i seni duri e colmi della Franci, e lei replica graffiandomi i fianchi fino a farmi male.
Io le spremo le carni sode delle sue belle tettine acerbe, e lei mi torce con forza i capezzoloni gonfi di libidine, finché entrambe annaspiamo per il piacere e per il dolore, e l’orgasmo comincia a montare nei lombi di entrambe...
- Godo... Godo... – si lamenta la Franci, contorcendosi tutta sulla cattedra, mentre io a mia volta taglio il traguardo e vengo sopra di lei con un lamento da belva ferita.
Restiamo immobili per un po’, io stesa sul suo corpo nudo e tremante, baciandoci delicatamente in bocca.
Poi mi sollevo e la faccio scendere per prepararci al secondo round.
La voglio prendere in piedi da dietro, appoggiata alla cattedra.
Lei si piega in avanti e si apre le chiappette sode, invitandomi a possederla.
Lo spettacolo è troppo osceno per non ingrifarmi... E la tentazione è troppo forte.
Mi piego a leccare il solco fra le natiche. Insalivo il buchetto grinzoso e vergine, poi slappo di gusto la figa sbrodolata, accarezzo il perineo e ripeto il giro, facendola miagolare come una gatta.
Quando mi sembra pronta, accosto il glande alla fica e la penetro di nuovo.
- Oohhh... Sì...
La scopo per un minuto o due, facendola sbrodolare per bene, poi lo tiro fuori tutto bagnato del suo piacere, e lo accosto al buchetto posteriore, ancora bagnato della mia saliva.
La sento irrigidirsi tutta, ma ormai è troppo tardi.
- No, che fai? Mi farai male...
Spingo con le reni mentre le allargo con le mani le natiche elastiche e sode, allargandole lo sfintere.
Lei è rilassata e lubrificata, e io ormai sono un’esperta: il cazzo di gomma penetra attraverso l’orifizio prima che lei possa stringerlo, e quando Franci cerca di opporre resistenza è già dentro per alcuni centimetri.
- Ahia! Fa male...
- Rilassati, tesoro. Adesso ti faccio diventare donna per davvero...
Spingo, e mi godo lo spettacolo del membro che affonda lentamente nelle carni tenere della ragazzina, centimetro dopo centimetro...
- Basta, basta... Mi stai spaccando tutta!
La Franci ha le lacrime agli occhi dal dolore. Posso capirla: il mio giocattolo è davvero troppo grosso per una deflorazione anale, ma se Angi ed Eva sono sopravvissute, ce la farà anche lei. E poi il servizietto glie l’ha già fatto anche il Nando, no? Beh, almeno in parte… O almeno così dice lei.
Adesso cerca di stringere, ma è troppo tardi: lo sfintere sta cedendo e il cazzo di gomma sprofonda tutto dentro il culetto giovane e sodo della mia compagna.
- AHIAA! AAHHH…
Arrivo a fondo corsa, sbattendo coi fianchi contro i suoi glutei: ora il culo di Franci è davvero rotto.
- E’ fatta – le dico, con voce trionfante – Ti ho sverginata...
- Puttana... Mi hai rotto il culo!
Singhiozza e geme dal dolore, e io le lascio il tempo per abituarsi all’intrusione. Lentamente, i suoi tessuti cedono e si rilassano, mentre io le accarezzo i fianchi, la schiena, le tette.
Poi comincio lentamente a scoparla nel culo.
Dapprima lentamente, roteando i fianchi per allargarle ulteriormente il buco e rimestarle il dildo nel retto, poi comincio a far scorrere l’asta avanti e indietro per pochi centimetri, scovolando lo sfintere anale appena violato.
- Ah! Aahhh...
- Fa ancora male?
- Fa un male boia, brutta stronza! Ma cosa ti ha preso? Mi stai rovinando per sempre...
- Quante storie per un cazzo nel culo... Io me ne sono appena preso uno per amor tuo, ricordi? Adesso piantala di frignare e goditi il nostro primo rapporto anale!
La Franci continua a frignare e a singhiozzare, ma smette di lamentarsi.
Io la inculo lentamente, ma sempre più a fondo. So che i suoi tessuti sono giovani ed elastici, e si stanno abituando rapidamente a quel rapporto contro natura.
In breve raggiungo l’escursione massima, e sfilo il membro fino ad accostare il glande all’interno dell’anello sfinterico, per poi affondare nuovamente dentro di lei fino alle palle di gomma.
- Ce l’hai tutto dentro, zoccoletta – le sussurro all’orecchio – Benvenuta nel club delle rotte in culo...
Stavolta lei ridacchia, divertita a dispetto del dolore, che deve essere ancora piuttosto forte.
Comincio a fotterla con meno riguardo, adesso che il buco è aperto a dovere. La sodomizzo di gusto, con forza e sempre più velocemente.
Adesso lei geme più forte, ma il piacere sta rapidamente sostituendo il dolore, e comincia a godere di quel rapporto inaspettato e contro natura.
- Ah... Ah... Aahhh!
La afferro per i fianchi e comincio a pestare con forza dentro di lei, proprio come farebbe un maschio. Sento il dildo dentro di me che si torce e rincula ad ogni affondo, e mi sto avvicinando anche io al piacere.
- Inculami... Sfondami... Spaccami in due!
La Franci adesso è nel pieno del pucio e partecipa attivamente alla festa del suo culo, come se avesse fatto sesso anale per tutta la vita.
Si porta una mano fra le gambe e comincia a masturbarsi, mentre io accelero ancora il movimento coitale tenendomi aggrappata alle sue ossa iliache.
Vengo all’improvviso, e quasi perdo il ritmo; ma stringo i denti e continuo: so che anche lei è prossima all’orgasmo, e non voglio che si perda uno dei momenti più importanti nella vita di una donna: il primo orgasmo anale.
Sta sudando, trema, si dimena tutta, s’inarca...
Affondo con tutte le mie forze nel suo intestino, e lei urla: - AAHHH! Sì... Godooo!
Stramazzo su di lei, esausta. I nostri corpi nudi, sudati e tremanti fremono l’uno contro l’altro, mentre cerchiamo di recuperare il fiato.
La giovane rottainculo sotto di me annaspa in cerca d’ossigeno, schiacciata dal mio peso e col sedere sempre pieno del mio fallo di gomma. Le bacio il collo e l’orecchio.
Lei gira il capo e mi sorride, radiosa.
Mi dà la lingua, ed io la bacio a fondo.
- Grazie... – sussurra, felice e soddisfatta.
Sorrido contenta: - Figurati. E’ stato un piacere romperti il culo!
Ci ricomponiamo a fatica, aiutandoci a vicenda a rivestirci. Prima di uscire, ci scambiamo un ultimo bacio languido, poi svicoliamo nel corridoio.
Lino ci sorride, e noi corriamo alla macchina. E’ tardissimo: Franci dovrebbe essere a casa da un pezzo, e io pure...
E poi, non siamo mica innamorati: si tratta solo di sesso. Per tutta una serie di ragioni fisiche e psicologiche, ci sentiamo vicendevolmente attratti, ma alla fine fra noi c’è solo sesso, fatto per puro, egoistico piacere animale.
Lui sa che mi piace cambiare cazzi, e si accontenta del fatto che poi, alla fine, ritorno a letto con lui.
Penso a questo, mentre lappo di gusto la fica minorenne di sua figlia Franci.
Sarebbe buffo, se sapessero uno dell’altra... O magari no. Ci sono parecchie storie in giro di donne ammazzate di recente per molto meno da uomini incazzati.
Forse è tempo di farla finita con uno dei due, prima che la corda tesa si spezzi: giocare col fuoco è divertente, ma l’importante è sapere quando smettere.
E poi, adesso che ho fatto cornuto anche lui – anche se quasi con il suo beneplacito – Guido mi attira di meno. E’ un po’ come mio marito, un maschio cornuto. Scopa molto meglio, per carità, e le sue corna sono meno evidenti perché la nostra è una relazione clandestina, non ufficiale... Ma resta un cornuto. Non lo rispetto più abbastanza come maschio da sentirmi sua. Del resto mi succede la stessa cosa con tutti gli uomini: dopo un po’, quando la mia natura infedele esce allo scoperto, perdo l’entusiasmo per l’esclusività del rapporto, e l’interesse per quell’uomo in particolare scema, fino a rendermelo indistinguibile fra gli altri.
Di cazzi capaci di farmi godere ne trovo finché voglio, quindi perché mantenere in piedi una relazione che rischia di metterne a rischio un’altra più esclusiva, e alla quale tengo molto di più?
Ho deciso: lascerò Guido e mi terrò la Franci, almeno finché non andrà all’Università... Forse.
L’ho fatto.
Mi sono fatta portare a cena fuori, simulando con il cornuto di casa l’ennesima cena di lavoro, e ho spillato al mio amante una serata con i fiocchi al centro.
Dopo cena siamo andati a un privé, dove abbiamo fatto sesso con un’altra coppia: lui con la signora e io con il marito di lei, stesi sullo stesso divano davanti a tutti.
Alla fine io ho fatto un pompino con ingoio a entrambi, poi mi sono rivestita in fretta dicendo che era tardi.
In macchina, alle tre del mattino, ho spiegato a un confuso Guido che avevo deciso di troncare, e ho evitato scene pietose dicendogli che volevo essere scopata un’ultima volta sul cofano della sua macchina davanti alla finestra di casa mia, praticamente sotto il naso di mo marito.
Questo lo ha ingrifato di nuovo, e in effetti mi ha inculata all’aperto nel parcheggio sotto casa, con solo la pelliccia addosso per ripararmi dal freddo.
Alle quattro del mattino mi sono infilata nel letto di mio marito, col buco del culo che mi faceva ancora male.
Così adesso sono senza un uomo... A meno che non vogliate considerare tale mio marito.
Poco male: fra poco è Natale. E la stanza a Cortina è già prenotata...
Ma prima di pensare a Cortina, c’è un problema da risolvere a scuola. Esposito va rimesso definitivamente al suo posto prima che diventi pericoloso.
La Franci ha preso un “otto” in Italiano, e adesso il porco si aspetta che io stia ai patti, o per la mia protetta saranno guai al prossimo compito in classe... E io mantengo sempre la mia parola.
Scelgo con cura l’ora e il luogo per il “pagamento”: bisognerà fare in modo da evitare qualsiasi scandalo, e anche qualsiasi chiacchiera inutile. Non intendo rovinarmi la reputazione per un perdente come Esposito.
L’intervallo grande del martedì mi sembra un momento propizio: poca gente in giro per via della combinazione fra programmi e influenza stagionale...
Esposito è solo in sala professori, e sorride a salvadanaio quando mi vede entrare: il mio solito tailleur ha una gonna più corta del normale, e le mie autoreggenti sono di un grigio fumo particolarmente arrapante, con la riga dietro e dei tacchi discretamente alti.
- Sei uno schianto, Visentin... Allora sei pronta?
- Abbiamo detto il culo, vero? E allora che culo sia. Ma niente più ripicche con la Chiosa per tutto il resto dell’anno, ci siamo capiti?
- Affare fatto. La stronzetta non si merita troppa attenzione. Il tuo bel culetto invece sì...
Che cafone. Almeno potrebbe provare a mostrare un po’ di classe...
- Poche ciance, allora. Andiamo al cesso.
Entriamo nel bagno dei professori e ci chiudiamo dentro a chiave.
Io mi appoggio al lavabo dandogli le spalle: - Vediamo di sbrigarci.
Lui mi si avvicina da dietro e mi solleva la gonna intorno ai fianchi, ammirando le mie rotondità posteriori. Sento le sue manacce prima sul retro delle cosce, poi sulle natiche... Me le allarga, rimirando il solco perfettamente visibile sotto la G-string.
- Hmmm... Roba di classe, Visentin. Complimenti!
- Insalivami bene il buco – replico io – Datti da fare, non abbiamo tutto il giorno.
Lui mi scosta le mutandine di lato e comincia a leccarmi diligentemente il buchetto. Ci sa fare, e fatico a trattenere un brivido di piacere: mi sono riproposta di non provarci nessun gusto, con lui.
Sento la lingua allisciarmi le crespe dello sfintere, e mi rilasso preparandomi alla penetrazione contro natura.
Lo sento armeggiare, e poi avverto il calore della cappella contro il buco.
- Sei pronta?
- Avanti, sbrigati! Potrebbe arrivare qualcuno... Mettimi dentro il tuo coso.
- Quanta fretta, Visentin... Beccati questo!
Affonda di colpo, senza nessun riguardo. E’ evidente che è abituato ai rapporti anali, perché si muove con sicurezza e confidenza... Per fortuna io sono collaudata e lui è di taglia piccola, altrimenti mi farebbe davvero male, a ficcarlo dentro così a bruciapelo.
- Aawww... – strillo per il dolore comunque cocente – Piano!
- Ma che ti strilli, troia... Era già rotto di brutto, e sei tu che mi hai detto di fare in fretta.
- Fai come ti pare, ma sbrigati...
Ce l’ho tutto dentro. Brucia un po’, ma Guido mi ha inculata solo due giorni fa, e sono ancora allenata al suo calibro di gran lunga maggiore di quello del mio collega, quindi lo prendo con stile.
Mi agguanta per i quarti posteriori e comincia a montarmi come un bufalo ingrifato.
Mai avrei pensato di mollare il culo proprio a Esposito... Sento la rabbia montarmi dentro, ma stringo i denti perché so che è necessario.
Non è grosso, ma è duro, e pompa con forza. Mi fa male, e mi eccita allo stesso tempo: il gusto dell’orrido.
Spero che non ci voglia molto...
Finalmente sento la chiave che gira silenziosamente nella toppa; la porta si apre alle nostre spalle e la Franci scivola dentro con Lino il bidello.
Se non avessi saputo che stavano arrivando, non me ne sarei accorta... E infatti Esposito non si accorge di nulla, impegnato com’è a fottermi il culo.
Quando se ne accorge è troppo tardi.
Franci ha tirato fuori il cazzo abnorme di Lino e lo ha segato velocemente, ungendolo nel contempo con la vaselina, e il bidello è già col bazooka in resta alle spalle del mio infido collega che continua imperterrito a montarmi con i pantaloni calati.
Esposito non si rende conto del pericolo mortale che sta correndo, finché non è troppo tardi.
Lino lo afferra per i fianchi esili con le sue manone e glie lo schiaffa nel culo con un grugnito soddisfatto.
Sento la botta dentro di me, e posso immaginare cosa deve sentire Esposito nell’essere squarciato da quel mostro.
Lo sento urlare: - UAARGGHHH!!!
Ma è troppo tardi: Lino è fortissimo, e Franci lo incoraggia a darci dentro, così il bruto sfoga i suoi istinti animali senza più nessun controllo.
Adesso Esposito è una marionetta nelle mani del suo stallone, e io non ho problemi a sottrarmi alla presa poco gradita del mio collega e a scivolare via da sotto il lavabo contro cui adesso viene impalato lui...
Appena mi sono sfilata, Franci comincia a fotografare l’accoppiamento osceno di Esposito col bidello superdotato.
- Lasciami, mostro... – cerca di reagire il malcapitato, ma senza alcun risultato.
Io mi ricompongo accanto alla Franci che continua a fotografare, facendo in modo che le facce si vedano bene, e anche l’ambiente sia riconoscibile... Con quelle foto in mano nostra, lo stronzo dovrà stare molto attento a quello che dirà in giro di noi...
Data la situazione, possiamo anche prenderci una soddisfazione supplementare. Passo un braccio intorno alle spalle della Franci che ha finalmente smesso di scattare foto, e la bacio saporitamente in bocca.
Lei, grata del mio sacrificio per salvarle l’anno scolastico, ricambia con passione.
- A proposito, Esposito... – lo richiamo io, interrompendo il bacio per un momento – Avevi ragione su di me e la Chiosa. Siamo davvero amanti, vedi?
Lo stronzo gira il capo verso di noi, mentre Lino non smette un solo istante di sodomizzarlo, e ci vede mentre ci baciamo. La Franci ha già una mano fra le mie cosce e sta ravanando sotto la gonna per spostarmi le mutandine: - Abbiamo una relazione innominabile... Proprio come te e Lino!
Leggo l’odio nei suoi occhi iniettati di sangue, e mi viene da ridere, mentre la Franci s’inginocchia fra le mie gambe, infila il capo sotto l’orlo della mia gonna appena sollevata e comincia a leccarmi avidamente la fica.
- Aahhh... – bramisco io mentre la mia cerbiatta mi sleccazza la fregna già sgocciolante – Così, fammi godere...
Andiamo avanti per un po’, due coppie gay in piena azione omosessuale nel bagno dei professori, e devo dire che la faccia stravolta di Esposito mi dà quasi ancor più soddisfazione della linguetta vorace della Franci nella fica.
Ma alla fine sono io quella che viene per prima, con un lungo lamento liberatorio, mentre la Franci beve avida i miei succhi caldi e perlacei.
- Dio, che bello... – ansimo, mentre la Franci si rialza in piedi e mi sfiora le labbra con un bacio leggero.
Mi ricompongo, mentre Lino prosegue imperterrito la monta contro il lavabo dell’arrogante prof di Lettere.
Io e Franci ci baciamo di nuovo, questa volta con più passione, palpeggiandoci con gusto. Poi mi giro verso il bidello e gli dico: - Bravo, Lino, sei davvero forte. Adesso però è ora di lasciare andare il professor Esposito, quindi sborragli pure dentro e poi torna al lavoro.
Detto questo, io e la Franci sgusciamo fuori nella sala deserta, lei mi restituisce la chiave del bagno e sparisce nei corridoi con un sorriso malizioso sulle labbra.
Io mi siedo a un tavolo e faccio finta di controllare dei compiti.
Un minuto dopo, Lino esce dal cesso con la solita espressione svanita, raccoglie scopa e secchio e si allontana con un sorriso gentile.
L’intervallo è alla fine, alcuni colleghi rientrano in sala per raccogliere le loro cose, e finalmente anche Esposito esce dal bagno, con l’aria stravolta per l’esperienza traumatica che appena subito.
- Ehi, Esposito! – lo chiama uno dei colleghi – Cosa ti è successo, stai male? Hai una faccia... Non sarà l’influenza?
Lui si aggiusta la giacca, ancora sconvolto: - In effetti non sto molto bene... Credo che andrò a casa.
Io incrocio il suo sguardo e gli lancio un sorriso crudele: - Riguardati, Esposito. Non sei più così giovane, e dovresti evitare sforzi che non puoi permetterti...
Lui mi fissa con odio ma non riesce a rispondere, e scappa via umiliato.
Sogghigno: problema risolto, il frocetto non si azzarderà più a rompere le ovaie, né a me, né alla mia ragazza. E poi chissà, potrebbe averci preso gusto a prenderlo in culo, oltre che a metterlo!
Soddisfatta, mi avvio per fare lezione alla classe della Franci.
Le vacanze di Natale sono alle porte.
La città è addobbata a festa, e la prima neve già imbianca le montagne intorno alla città.
Guido si è fatto vivo con un paio di telefonate educate e discrete, tanto per sondare la mia decisione, ma credo che si renda conto anche lui che andare avanti con la nostra relazione è troppo pericoloso.
Peccato, perché era davvero un ottimo amante, ma in questo momento, specie dopo l’episodio disgustoso con Esposito, avverto di essere in fase lesbo e non sento il bisogno di un uomo. Mio marito mi basta, anzi avanza proprio.
Invece della Franci non ne ho mai abbastanza.
Dopo l’episodio del bagno dei professori siamo diventate più spregiudicate, e forse anche un po’ imprudenti. Lo facciamo dovunque, e appena possibile.
L’ho lesbicata di nuovo nel bagno dei professori, me la sono fatta più volte in macchina durante l’intervallo, siamo state a casa sua quando non c’era nessuno, e una volta lo abbiamo fatto perfino in classe dopo la fine delle lezioni: Lino è un tesoro, e in cambio di una sega fa buona guardia mentre noi ci sleccazziamo di gusto.
Dopo averla fatta godere con la bocca, stesa sulla mia cattedra, raggiungo la borsa e tiro fuori il mio strapon.
Franci sgrana gli occhi, sbalordita.
- Non ti preoccupare – sorrido io – ti piacerà...
Siamo entrambe nude. Indosso la mia protesi penetrandomi col dildo interno e allaccio velocemente le cinghie.
Franci mi aspetta impaziente sulla cattedra, accarezzandosi la pigna scura, ancora bagnata della mia saliva e del suo piacere.
Mi accosto, il mio membro di lattice proteso verso il sesso della mia amante minorenne.
Franci si offre distesa sulla schiena, con le gambe spalancate e sollevate per concedermi il massimo accesso... Salgo sulla pedana e mi accomodo fra le sue ginocchia nude, accostando il dildo al boschetto della Franci, e lentamente la penetro.
Leggo la lussuria nei suoi occhi, che si spalancano lentamente man mano che la riempio.
- Hmmm... – geme – Che bello! E’ più grosso di quello del Nando... Mi piace!
Affondo finché i nostri peli pubici si incontrano e si mescolano, biondi i miei e nerissimi i suoi. Sento il clito che preme contro il cespuglio ispido e la carne tenera della mia amante, e fremo.
Comincio a ruotare i fianchi, rimescolandomi le viscere col dildo che ho dentro la figa, e così facendo muovo anche il membro più grosso dentro la Franci, scopandola delicatamente.
Poi, allargate a dovere entrambe le fighe, comincio a pompare dentro di lei.
- Sì, fottimi... – sussurra lei con voce intensa – Fammi godere...
La cattedra comincia a cigolare mentre la sbatto sempre più forte. So che Lino è lì fuori a fare la guardia... Forse si sta anche facendo una sega, ma sicuramente non permetterà a nessuno di interrompere la nostra intimità.
Afferro i seni duri e colmi della Franci, e lei replica graffiandomi i fianchi fino a farmi male.
Io le spremo le carni sode delle sue belle tettine acerbe, e lei mi torce con forza i capezzoloni gonfi di libidine, finché entrambe annaspiamo per il piacere e per il dolore, e l’orgasmo comincia a montare nei lombi di entrambe...
- Godo... Godo... – si lamenta la Franci, contorcendosi tutta sulla cattedra, mentre io a mia volta taglio il traguardo e vengo sopra di lei con un lamento da belva ferita.
Restiamo immobili per un po’, io stesa sul suo corpo nudo e tremante, baciandoci delicatamente in bocca.
Poi mi sollevo e la faccio scendere per prepararci al secondo round.
La voglio prendere in piedi da dietro, appoggiata alla cattedra.
Lei si piega in avanti e si apre le chiappette sode, invitandomi a possederla.
Lo spettacolo è troppo osceno per non ingrifarmi... E la tentazione è troppo forte.
Mi piego a leccare il solco fra le natiche. Insalivo il buchetto grinzoso e vergine, poi slappo di gusto la figa sbrodolata, accarezzo il perineo e ripeto il giro, facendola miagolare come una gatta.
Quando mi sembra pronta, accosto il glande alla fica e la penetro di nuovo.
- Oohhh... Sì...
La scopo per un minuto o due, facendola sbrodolare per bene, poi lo tiro fuori tutto bagnato del suo piacere, e lo accosto al buchetto posteriore, ancora bagnato della mia saliva.
La sento irrigidirsi tutta, ma ormai è troppo tardi.
- No, che fai? Mi farai male...
Spingo con le reni mentre le allargo con le mani le natiche elastiche e sode, allargandole lo sfintere.
Lei è rilassata e lubrificata, e io ormai sono un’esperta: il cazzo di gomma penetra attraverso l’orifizio prima che lei possa stringerlo, e quando Franci cerca di opporre resistenza è già dentro per alcuni centimetri.
- Ahia! Fa male...
- Rilassati, tesoro. Adesso ti faccio diventare donna per davvero...
Spingo, e mi godo lo spettacolo del membro che affonda lentamente nelle carni tenere della ragazzina, centimetro dopo centimetro...
- Basta, basta... Mi stai spaccando tutta!
La Franci ha le lacrime agli occhi dal dolore. Posso capirla: il mio giocattolo è davvero troppo grosso per una deflorazione anale, ma se Angi ed Eva sono sopravvissute, ce la farà anche lei. E poi il servizietto glie l’ha già fatto anche il Nando, no? Beh, almeno in parte… O almeno così dice lei.
Adesso cerca di stringere, ma è troppo tardi: lo sfintere sta cedendo e il cazzo di gomma sprofonda tutto dentro il culetto giovane e sodo della mia compagna.
- AHIAA! AAHHH…
Arrivo a fondo corsa, sbattendo coi fianchi contro i suoi glutei: ora il culo di Franci è davvero rotto.
- E’ fatta – le dico, con voce trionfante – Ti ho sverginata...
- Puttana... Mi hai rotto il culo!
Singhiozza e geme dal dolore, e io le lascio il tempo per abituarsi all’intrusione. Lentamente, i suoi tessuti cedono e si rilassano, mentre io le accarezzo i fianchi, la schiena, le tette.
Poi comincio lentamente a scoparla nel culo.
Dapprima lentamente, roteando i fianchi per allargarle ulteriormente il buco e rimestarle il dildo nel retto, poi comincio a far scorrere l’asta avanti e indietro per pochi centimetri, scovolando lo sfintere anale appena violato.
- Ah! Aahhh...
- Fa ancora male?
- Fa un male boia, brutta stronza! Ma cosa ti ha preso? Mi stai rovinando per sempre...
- Quante storie per un cazzo nel culo... Io me ne sono appena preso uno per amor tuo, ricordi? Adesso piantala di frignare e goditi il nostro primo rapporto anale!
La Franci continua a frignare e a singhiozzare, ma smette di lamentarsi.
Io la inculo lentamente, ma sempre più a fondo. So che i suoi tessuti sono giovani ed elastici, e si stanno abituando rapidamente a quel rapporto contro natura.
In breve raggiungo l’escursione massima, e sfilo il membro fino ad accostare il glande all’interno dell’anello sfinterico, per poi affondare nuovamente dentro di lei fino alle palle di gomma.
- Ce l’hai tutto dentro, zoccoletta – le sussurro all’orecchio – Benvenuta nel club delle rotte in culo...
Stavolta lei ridacchia, divertita a dispetto del dolore, che deve essere ancora piuttosto forte.
Comincio a fotterla con meno riguardo, adesso che il buco è aperto a dovere. La sodomizzo di gusto, con forza e sempre più velocemente.
Adesso lei geme più forte, ma il piacere sta rapidamente sostituendo il dolore, e comincia a godere di quel rapporto inaspettato e contro natura.
- Ah... Ah... Aahhh!
La afferro per i fianchi e comincio a pestare con forza dentro di lei, proprio come farebbe un maschio. Sento il dildo dentro di me che si torce e rincula ad ogni affondo, e mi sto avvicinando anche io al piacere.
- Inculami... Sfondami... Spaccami in due!
La Franci adesso è nel pieno del pucio e partecipa attivamente alla festa del suo culo, come se avesse fatto sesso anale per tutta la vita.
Si porta una mano fra le gambe e comincia a masturbarsi, mentre io accelero ancora il movimento coitale tenendomi aggrappata alle sue ossa iliache.
Vengo all’improvviso, e quasi perdo il ritmo; ma stringo i denti e continuo: so che anche lei è prossima all’orgasmo, e non voglio che si perda uno dei momenti più importanti nella vita di una donna: il primo orgasmo anale.
Sta sudando, trema, si dimena tutta, s’inarca...
Affondo con tutte le mie forze nel suo intestino, e lei urla: - AAHHH! Sì... Godooo!
Stramazzo su di lei, esausta. I nostri corpi nudi, sudati e tremanti fremono l’uno contro l’altro, mentre cerchiamo di recuperare il fiato.
La giovane rottainculo sotto di me annaspa in cerca d’ossigeno, schiacciata dal mio peso e col sedere sempre pieno del mio fallo di gomma. Le bacio il collo e l’orecchio.
Lei gira il capo e mi sorride, radiosa.
Mi dà la lingua, ed io la bacio a fondo.
- Grazie... – sussurra, felice e soddisfatta.
Sorrido contenta: - Figurati. E’ stato un piacere romperti il culo!
Ci ricomponiamo a fatica, aiutandoci a vicenda a rivestirci. Prima di uscire, ci scambiamo un ultimo bacio languido, poi svicoliamo nel corridoio.
Lino ci sorride, e noi corriamo alla macchina. E’ tardissimo: Franci dovrebbe essere a casa da un pezzo, e io pure...
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