Fattoria / un altro episodio
di
Mino
genere
gay
Avevamo iniziato alla fattoria nuove lavorazioni di formaggi. Stavamo facendo passi da gigante e ci stavamo costruendo un ottimo nome persino all'estero per la nostra qualità. Eravamo al settimo cielo e lavoravamo - se possibile - ancora di più del solito. Non vendevamo poi solo il latte alle altre aziende agricole ma iniziavamo la nostra produzione.
Arrivo' ad aiutarci un vecchio conoscente di Ettore. Un cinquantenne come lui che sembrava suo fratello: un bestione ( però senza barba, ma con un paio di baffi magnifici), avambracci spropositati a causa del lavoro di trent'anni di casaro. Lo vidi infatti la prima volta con il braccio destro affondato nel latte a girare caglio per fare caciotte spettacolari.
Doveva stare da noi ad insegnarmi l'arte casearia almeno 2 mesi. Ce ne rimase 6.
E dico solo che furono 6 mesi in cui mi godei le "coccole" di entrambi i paparini, Ettore e il nostro maestro casaro.
Si trattava di un uomo grande come una quercia un po' chiaccherone ma sexy. Compagno di merende di Ettore dicevo io.. Chissà che cosa avevano combinato insieme da giovani. Il casaro era alto, baffoni squadrati militari, basette rasate, capelli brizzolati.
Stava sempre col suo grembiule bianco, pancia piatta e gran pettorali ancora alla sua età. Piedi grandi perennemente negli zoccolino di legno. Da vicino emanava odore di erba, caglio, sbraca che non sudasse mai. La faccia era quella di uno stallone stagionato di campagna. Naso grande, occhi penetranti. Bei denti e bocca carnosa da godereccio.
Non feci fatica a sognare sessioni col casaro.
Avvenne ben presto che casaro mi fece avances pesanti..
La prima volta successe nello spogliatoio dove tutti ci cambiavamo per iniziare la giornata di lavoro alle varie attività: uno spazio bianco che sapeva di decine di uomini. Era un concentrato di odori forti di contadini, docce calde, umidità, grida di uomini semplici che finalmente si lavavano e si rilassavano scherzando tra loro.
Eravamo soli, gli ultimi quella sera anche perché il casaro dormiva alla fattoria. Si era seduto sulla panca per spogliarsi. Gambone enormi e pelose, gli slip che contenevano a malapena un pacco possente che volevo esplorare.
Stava a gambe larghe seduto e odoroso. Appoggiava la schiena all'attacapanni pieno di vestiti da lavoro. Io accanto a lui mi slacciavo gli scarponi. Mi abbassai per slacciare e con delicatezza appoggiai la testa su quella coscia enorme e sudata, solida come quella di un trentenne.
Aspirai il suo odore e avvicinai sempre di più la bocca al pacco che vedevo crescere. Morsi la base di quel cazzo di toro da sopra il tessuto delle mutande. Senza dire nulla, con entrambe le mani si alzo ' leggermente e si calo' le mutande alle caviglie. Spostai la testa e la riabbassai su una cappella grande che lasciava già il suo filo di pre-seme. Un cazzo bellissimo chiaro solcato da vene pulsanti, odoroso di maschio fino allo stordimento. Mi volle aprire la bocca con le dita per vedermi a bocca aperta come un vitello da latte, me lo mise in bocca ripetendo: mangia questo, prendilo tutto e mangia zitto torello.
Respirai profondamente e accolsi quel cazzo che grondava di sudore ormai. Assaporai tutto. Lui era li a gambe larghe con me che pompavo.
Avevo tirato fuori anche io il cazzo e volevo menarmelo ma lui me lo impediva tenendomi le mani..
Ettore mi aspettava a casa e quella sera avrei dovuto "cantare".. I nostri patti erano chiari... Verità...
Tornai a casa con la bocca dolorante dalla pompa furibonda che avevo regalato al casaro. Mi era venuto in bocca, a fiotti, spingendomi sulla testa rasata quelle mani enormi che volevo baciare. Non mi disse nulla dopo. Mi disse solo: docciati bene torello che ne faremo ancora.
Ero estasiato stanco e frastornato.
Tornai da Ettore e gli raccontai l'accaduto.
Ettore mi disse solo di fare attenzione ancora una volta.. E mi disse che ce lo saremmo giocato anche insieme quel maiale del casaro.
Sorrisi e confessai a Ettore che era enorme e sexy..
"Sei un gran buongustaio" rispose il grande Ettore
Arrivo' ad aiutarci un vecchio conoscente di Ettore. Un cinquantenne come lui che sembrava suo fratello: un bestione ( però senza barba, ma con un paio di baffi magnifici), avambracci spropositati a causa del lavoro di trent'anni di casaro. Lo vidi infatti la prima volta con il braccio destro affondato nel latte a girare caglio per fare caciotte spettacolari.
Doveva stare da noi ad insegnarmi l'arte casearia almeno 2 mesi. Ce ne rimase 6.
E dico solo che furono 6 mesi in cui mi godei le "coccole" di entrambi i paparini, Ettore e il nostro maestro casaro.
Si trattava di un uomo grande come una quercia un po' chiaccherone ma sexy. Compagno di merende di Ettore dicevo io.. Chissà che cosa avevano combinato insieme da giovani. Il casaro era alto, baffoni squadrati militari, basette rasate, capelli brizzolati.
Stava sempre col suo grembiule bianco, pancia piatta e gran pettorali ancora alla sua età. Piedi grandi perennemente negli zoccolino di legno. Da vicino emanava odore di erba, caglio, sbraca che non sudasse mai. La faccia era quella di uno stallone stagionato di campagna. Naso grande, occhi penetranti. Bei denti e bocca carnosa da godereccio.
Non feci fatica a sognare sessioni col casaro.
Avvenne ben presto che casaro mi fece avances pesanti..
La prima volta successe nello spogliatoio dove tutti ci cambiavamo per iniziare la giornata di lavoro alle varie attività: uno spazio bianco che sapeva di decine di uomini. Era un concentrato di odori forti di contadini, docce calde, umidità, grida di uomini semplici che finalmente si lavavano e si rilassavano scherzando tra loro.
Eravamo soli, gli ultimi quella sera anche perché il casaro dormiva alla fattoria. Si era seduto sulla panca per spogliarsi. Gambone enormi e pelose, gli slip che contenevano a malapena un pacco possente che volevo esplorare.
Stava a gambe larghe seduto e odoroso. Appoggiava la schiena all'attacapanni pieno di vestiti da lavoro. Io accanto a lui mi slacciavo gli scarponi. Mi abbassai per slacciare e con delicatezza appoggiai la testa su quella coscia enorme e sudata, solida come quella di un trentenne.
Aspirai il suo odore e avvicinai sempre di più la bocca al pacco che vedevo crescere. Morsi la base di quel cazzo di toro da sopra il tessuto delle mutande. Senza dire nulla, con entrambe le mani si alzo ' leggermente e si calo' le mutande alle caviglie. Spostai la testa e la riabbassai su una cappella grande che lasciava già il suo filo di pre-seme. Un cazzo bellissimo chiaro solcato da vene pulsanti, odoroso di maschio fino allo stordimento. Mi volle aprire la bocca con le dita per vedermi a bocca aperta come un vitello da latte, me lo mise in bocca ripetendo: mangia questo, prendilo tutto e mangia zitto torello.
Respirai profondamente e accolsi quel cazzo che grondava di sudore ormai. Assaporai tutto. Lui era li a gambe larghe con me che pompavo.
Avevo tirato fuori anche io il cazzo e volevo menarmelo ma lui me lo impediva tenendomi le mani..
Ettore mi aspettava a casa e quella sera avrei dovuto "cantare".. I nostri patti erano chiari... Verità...
Tornai a casa con la bocca dolorante dalla pompa furibonda che avevo regalato al casaro. Mi era venuto in bocca, a fiotti, spingendomi sulla testa rasata quelle mani enormi che volevo baciare. Non mi disse nulla dopo. Mi disse solo: docciati bene torello che ne faremo ancora.
Ero estasiato stanco e frastornato.
Tornai da Ettore e gli raccontai l'accaduto.
Ettore mi disse solo di fare attenzione ancora una volta.. E mi disse che ce lo saremmo giocato anche insieme quel maiale del casaro.
Sorrisi e confessai a Ettore che era enorme e sexy..
"Sei un gran buongustaio" rispose il grande Ettore
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