A casa di papà - Tuo padre

di
genere
pulp

Il giorno del ritorno della mamma si stava avvicinando e Giada era abbastanza triste al riguardo. Si sarebbe dovuta separare dal suo papà e non sarebbero più stati insieme ogni giorno. Lui non le faceva mancare niente, né come padre né come amante. Ogni tanto la sua mente tornava a Stefano, ma cercava di non farlo. Lui aveva creduto a una bugia di Alessia e non a lei, lui l'aveva tradita e l'aveva ferita. Poteva parlare con la mamma e chiederle di vedere più spesso papà, per poter recuperare al meglio gli anni perduti. Proprio mentre rifletteva su ciò, seduta sul divano in salotto, ricevette un messaggio dalla mamma. Diceva che a momenti l'avrebbe chiamata su Skype. "Perché mi vuoi chiamare su Skype?"
"Perché è successa una cosa davvero orribile, tesoro..." Giada si stava preoccupando. Non le aveva mai inviato un messaggio del genere. Il suo cuore cominciò a batterle come un tamburo e la sudorazione aumentò. Cominciò, senza farlo apposta, a pensare a tutte le cose più brutte che potevano accadere. Voleva il conforto di papà, ma lui non era in casa, era in giardino a lavare la macchina.
La chiamata su Skype arrivò. Con mano tremante, Giada avviò la conversazione. Sua madre era davanti alla telecamera del computer, gli occhi gonfi e un'aria sconvolta.
"Mamma che succede?" Chiese Giada preoccupatissima.
"Tuo padre..."
"Cosa mio padre?"
"Tuo padre è morto..." Giada si sentì crollare la terra sotto i piedi. Il suo patrigno era morto? Non ci poteva credere.
"Cosa...?"
"Mi ha telefonato la polizia. Hanno riconosciuto un corpo trovato lì vicino a voi..." Giada smise di piangere. Era confusa. Non era il suo patrigno allora quello di cui si parlava. Loro erano in America.
"Aspetta un attimo. Non stai parlando del mio patrigno."
"No, certo che no! Del tuo papà naturale!" Giada sospirò di sollievo e scoppiò in una risata isterica, sua madre la guardava interdetta.
"Giada?"
"Mamma, hanno sbagliato a riconoscere il cadavere! Si tratta di qualcun altro. Io e papà abbiamo visto il ritrovamento al telegiornale." Sua madre la guardava confusa. "Amore...come può essere? La polizia mi ha fatto vedere il corpo."
"Mamma, c'è stato un errore! Papà sta lavando la macchina!" E per dimostrarglielo, Giada sporse il portatile fuori dalla finestra, puntandolo verso Mauro.
"Visto?" Sua madre aveva uno sguardo strano, la guardava con occhi spalancati e la bocca aperta. "Giada..." sembrava che le parole le morissero in gola. Poi disse una frase che Giada non comprese subito.
"Ma chi è quel tizio...?"
"Ehm...papà?"
"Quello non è tuo padre...sei stata con quell'uomo per tutto questo tempo?"
"Mamma è ridicolo! Ti hanno dato una notizia sbagliata e ora sei scombussolata..."
Sua madre prese la borsa e rovesciò il contenuto sul tavolo. Cercò il suo portafogli, lo aprì e estrasse un fogliettino spiegazzato in mezzo ai soldi. Quando lo aprì c'era l'immagine di lei che baciava un uomo sulla guancia. "Giada è questo tuo padre!" Giada non ci capiva più niente. Allora suo padre era morto davvero? Chi cazzo era il tipo con cui aveva vissuto e condiviso il letto?! E soprattutto...c'entrava qualcosa con la morte di suo padre? Conclusero la telefonata. La mamma avrebbe chiamato la polizia e lei avrebbe fatto finta di niente con Mauro...o come diavolo si chiamava. In quel momento ricevette un messaggio sul cellulare da Ivan. Fece per aprirlo, ma la porta le fece prendere un colpo e il cellulare le cadde dalle mani. Quell'uomo era entrato in casa: "Amore, andiamo a fare un giro in macchina? Ho appena finito di lavarla."
Giada sentì il cuore pomparle in gola. Deglutì prima di rispondere: "S-sì! Vado a prepararmi."
"Tutto bene, tesoro?"
"Sì è che...mi gira un po' la testa..." Giada salì di sopra. Commise l'errore di dimenticarsi di raccogliere il cellulare con il messaggio di Ivan in bella vista. "Giada, sei in pericolo! ESCI DA QUELLA CASA ADESSO!!"

"Ho deciso che non andremo a fare un giro in macchina." Disse l'uomo, entrando in camera di Giada. Lei sudava freddo, il cuore perdeva battiti. "Staremo a casa, da soli...io e te." Prima che Giada potesse dire qualcosa si sentì lanciata contro il muro e un dolore lancinante alla testa. Sentì il sangue affiorare sulla tempia destra e un fischio nelle orecchie. Voleva alzarsi, ma il corpo non rispondeva. Poi calò il buio.

Continua.
scritto il
2016-10-19
8 . 6 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Non dormo

racconto sucessivo

Rilassarsi
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.