Il circolo dei bastardi 4
di
Chiodino
genere
dominazione
Note dell'autore:
CHI E' IL MIO AMANTE, A CHI APPARTENGO? AMO LUI, UBBIDISCO AL DOTTORE CHE NON VUOLE AMORE MA SOLO UBBIDIENZA
Bene signorina, si stenda. Un bagno caldo e profumato di aromi, erbe, spezie, non so quali, non mi interessa. Sto imparando a vestire come gli piace, quando mi è concesso ed anzi imposto di indossare un abito, a tenere un portamento più “sciolto”, a conversare con disinvoltura, dovrei anche e sopratutto imparare a darmi al Dottore, a soddisfarlo come se mi piacesse, ed anzi come fosse la mia unica ambizione. Questo ultimo punto non rientra nei suoi ordini, non è un suo desiderio. E' la via per liberarmi del Dottore od almeno lo spero. C'è però una difficoltà, e non da poco: non ci riesco proprio. Al Circolo era facile, stavo costruendomi un futuro, con Lui, con l'uomo che ormai amavo disperatamente con tutta me stessa. Per qualche ragione che mi era celata, incomprensibile, mi è tutt'ora celata ed incomprensibile, voleva mi sottoponessi a quella prova, che gli dimostrassi quanto grande fosse il mio di amore, che fossi disposta a dimenticare una rigida educazione borghese, la morale corrente, l'istinto femminile, tutto. E tutto avevo dimenticato od almeno messo da parte per Lui e per il suo amore. Si, solo per questo. Mia madre? Lucetta? Esistevano ancora, certamente, ma lontane, infinitamente lontane, in un recesso della mia mente. Mi ama? Questo è il tarlo che tutti i giorni scavava nel mio cervello, lasciandosi appresso una bava di dubbi velenosi. Non mi abbandona mai. E' presente in ogni momento, e cresce, si ingigantisce la sera e la notte che spesso trascorro insonne. Per favore signorina, si alzi, la devo sciacquare. Il bagno, il massaggio, la cura dei capelli e dei miei orifizi, sono la quotidianità quasi maniacale, cui sovrintende con cortese anzi inesorabile fermezza Iolanda, la cameriera. Il massaggio, la ricerca di ogni più minuscolo peluzzo su qualsiasi parte del corpo che non siano ciglia, sopracciglia e capigliatura, portano via ore insieme alla eliminazione di foruncoli e punti neri. L'insorgere di un foruncolo è quasi una tragedia che spesso contempla lunghe discussioni sulle cause e sul trattamento più adeguato. Oggi poi è un giorno speciale, questa sera usciamo a cena ed il Dottore, assente dal primo mattino, rincaserà in tempo per accertarsi che io sia “pronta” al grande evento.
Rinserrata nella mia cella, rinserrata non da catenacci ma solo dall'ordine del Dottore trasmesso da Iolanda: devo riposare tutto il giorno, poco da bere, un clistere prima di uscire. Che non capiti che la signorina debba alzarsi dal tavolo ed assentarsi durante la cena. I capelli sono stati lavati ma la “piega” verrà fatta prima di uscire, per tempo però, per dare una immagine di naturalezza.
La sera prima il Dottore l'ha chiamata come sempre a dargli piacere, come si esprime Iolanda, a dargli il sedere come dico a me stessa e solo a me stessa . E Lui, Giulio, il mio unico vero amante ci sarà? Sono ospite del Dottore da settimane e non l'ho più visto e neppure sentito. Di Lui parla talvolta, anzi spesso, il Dottore, per raccontare solo vecchie storie, aneddoti curiosi. Ma mi ama ancora? Non vuole neppure pensare, ipotizzare qualcosa di diverso. Disperatamente devio il corso di questi pensieri, comincio a riuscirci, almeno un poco. Si stenda, porti le ginocchia al petto, signorina. Ma perchè cazzo mi chiama signorina, poi mi tratta come una troia. La guarda quasi disinteressato, in viso, a lungo, ne cerca gli occhi che vuole tenuti ben aperti, si china a carezzarle i seni e poi giù lungo i fianchi sino alla fessura del sesso di cui schiude le grandi labbra, la esamina attento od indifferente, a lungo oppure per qualche istante solo, per poi ritrarsi un poco e slacciarsi la vestaglia estraendo il pene floscio. Lo carezza da solo, lei non deve toccarlo con le mani, mai, anche se talvolta le viene chiesto di usare la bocca per farlo inturgidire. Quella volta l'aveva osservata a lungo, carezzandola di tanto in tanto. Sembra stia decidendo tra un bignè ed una frolla, aveva pensato Piera ormai stanca in quella incomoda posizione. Si è deciso! Si, aveva deciso, spingendole il cazzo nella fica già un poco umida a piccoli colpi e causandole un fastidio solo mentale, certo non fisico, ormai...Ne era uscito poco dopo per porsi a gambe aperte all'altezza della sua testa. Non era la prima volta e Piera aveva portato verso l'alto le braccia facendo posto alle ginocchia di lui. Il cazzo era stato guidato tra le labbra nella bocca pronta ad accogliere l'intruso. Non un intruso a dire il vero,l'avente diritto, uno dei due aventi diritto che ora anziché il cuscino morbido della lingua mirava alla gola. All'inizio aveva resistito sia al male che ai crescenti conati di vomito, all'inizio solo. Lasciandole qualche momento per riprendersi le aveva detto che ormai si stava allargando ed un poco entrava. Prona, aveva ricevuto il consueto omaggio nel sedere, doloroso questo ma certo meno delle prime penetrazioni chè ormai si avviava a dilatarsi convenientemente per le dimensioni del suo attrezzo e per le sue preferenze: niente creme, al massimo un veloce passaggio nell'altro orifizio come ora. Lei comunque ci metteva buona volontà evitando le naturali ed istintive reazioni, spingendo in fuori la parte interessata. Non temeva più di essere lacerata anche se...Anche il sedere le si sta allargando, signorina, bene. Perché cazzo mi chiama signorina! Se lo era chiesta tutte le volte, aveva deciso di porgli la domanda anche più spesso ma non aveva mai osato farlo.
E Lui ci sarà? E fu certa di essersi cullata in una vana speranza, quasi ne pianse poi per l'intima delusione. Pochi minuti più tardi di nuovo lo pensò possibile, stavano dirigendosi verso un ristorante, un ottimo ristorante vicino alla nuova casa di lei che talvolta, raramente, avevano frequentato. Ma svoltarono a sinistra. Il Dottore parcheggiò nella piazzetta vicino a casa, alla sua casa. Scesero e si incamminò verso l'appartamento di lei, si arrestarono davanti al suo portone, salirono al suo piano e fu tra le braccia di LUI. Il tavolo era preparato per tre, per un attimo aveva sperato... Non importa. Lui spiega che un ristorante aveva provveduto a tutto. A te, cara solo il compito di servire. Un menù intelligente, pensa la Signora, in quel momento è la Padrona di Casa la Signora. Mentre gli uomini, i miei due uomini stappano qualche bottiglia io controllo i contenitori, mi do tempi e metodi, decido l'ordine delle portate. Poi ceniamo. Mi accorgo di essere controllata dal Dottore e spiata da...spiata? Cosa dico, guardata dal mio amante, dal mio amore. Certo,una nuova prova e l'ho superata...La cena è terminata, qualche minuto e vasellame ed avanzi finiscono negli appositi contenitori e questi in ingresso. Spogliati Piera. E' quasi una sferzata, forse più dolorosa. No, Non può essere...e perchè no. Sembrano due statue, identiche e diverse ma in attesa: Il bicchiere nella sinistra ed una sigaretta tra le dita dell'altra mano, due uomini belli ed eleganti. I suoi due uomini.
Mi ami? Neppure gli rispondo, certo gli basta il mio sorriso perchè di rimando, sorride anche Lui. Ma certo ami anche mio cugino, chi ami di più? Tu appartieni ad entrambi. Terrore puro poi la migliore risposta della terra: la verità. Ti amo, tu mi permetti di amarti. Lui, il Dottore, vuole essere ubbidito e gli ubbidisco. Silenzio per qualche momento poi il Dottore alza il calice in un muto brindisi. Lo alzo anche io. Siamo di nuovo a quando discussero su di me, quando voleva darmi a lui e solo a lui, il Dottore. Questa volta è peggio. Mentre discutono animatamente mi denudo. Dentro di me piango.
CHI E' IL MIO AMANTE, A CHI APPARTENGO? AMO LUI, UBBIDISCO AL DOTTORE CHE NON VUOLE AMORE MA SOLO UBBIDIENZA
Bene signorina, si stenda. Un bagno caldo e profumato di aromi, erbe, spezie, non so quali, non mi interessa. Sto imparando a vestire come gli piace, quando mi è concesso ed anzi imposto di indossare un abito, a tenere un portamento più “sciolto”, a conversare con disinvoltura, dovrei anche e sopratutto imparare a darmi al Dottore, a soddisfarlo come se mi piacesse, ed anzi come fosse la mia unica ambizione. Questo ultimo punto non rientra nei suoi ordini, non è un suo desiderio. E' la via per liberarmi del Dottore od almeno lo spero. C'è però una difficoltà, e non da poco: non ci riesco proprio. Al Circolo era facile, stavo costruendomi un futuro, con Lui, con l'uomo che ormai amavo disperatamente con tutta me stessa. Per qualche ragione che mi era celata, incomprensibile, mi è tutt'ora celata ed incomprensibile, voleva mi sottoponessi a quella prova, che gli dimostrassi quanto grande fosse il mio di amore, che fossi disposta a dimenticare una rigida educazione borghese, la morale corrente, l'istinto femminile, tutto. E tutto avevo dimenticato od almeno messo da parte per Lui e per il suo amore. Si, solo per questo. Mia madre? Lucetta? Esistevano ancora, certamente, ma lontane, infinitamente lontane, in un recesso della mia mente. Mi ama? Questo è il tarlo che tutti i giorni scavava nel mio cervello, lasciandosi appresso una bava di dubbi velenosi. Non mi abbandona mai. E' presente in ogni momento, e cresce, si ingigantisce la sera e la notte che spesso trascorro insonne. Per favore signorina, si alzi, la devo sciacquare. Il bagno, il massaggio, la cura dei capelli e dei miei orifizi, sono la quotidianità quasi maniacale, cui sovrintende con cortese anzi inesorabile fermezza Iolanda, la cameriera. Il massaggio, la ricerca di ogni più minuscolo peluzzo su qualsiasi parte del corpo che non siano ciglia, sopracciglia e capigliatura, portano via ore insieme alla eliminazione di foruncoli e punti neri. L'insorgere di un foruncolo è quasi una tragedia che spesso contempla lunghe discussioni sulle cause e sul trattamento più adeguato. Oggi poi è un giorno speciale, questa sera usciamo a cena ed il Dottore, assente dal primo mattino, rincaserà in tempo per accertarsi che io sia “pronta” al grande evento.
Rinserrata nella mia cella, rinserrata non da catenacci ma solo dall'ordine del Dottore trasmesso da Iolanda: devo riposare tutto il giorno, poco da bere, un clistere prima di uscire. Che non capiti che la signorina debba alzarsi dal tavolo ed assentarsi durante la cena. I capelli sono stati lavati ma la “piega” verrà fatta prima di uscire, per tempo però, per dare una immagine di naturalezza.
La sera prima il Dottore l'ha chiamata come sempre a dargli piacere, come si esprime Iolanda, a dargli il sedere come dico a me stessa e solo a me stessa . E Lui, Giulio, il mio unico vero amante ci sarà? Sono ospite del Dottore da settimane e non l'ho più visto e neppure sentito. Di Lui parla talvolta, anzi spesso, il Dottore, per raccontare solo vecchie storie, aneddoti curiosi. Ma mi ama ancora? Non vuole neppure pensare, ipotizzare qualcosa di diverso. Disperatamente devio il corso di questi pensieri, comincio a riuscirci, almeno un poco. Si stenda, porti le ginocchia al petto, signorina. Ma perchè cazzo mi chiama signorina, poi mi tratta come una troia. La guarda quasi disinteressato, in viso, a lungo, ne cerca gli occhi che vuole tenuti ben aperti, si china a carezzarle i seni e poi giù lungo i fianchi sino alla fessura del sesso di cui schiude le grandi labbra, la esamina attento od indifferente, a lungo oppure per qualche istante solo, per poi ritrarsi un poco e slacciarsi la vestaglia estraendo il pene floscio. Lo carezza da solo, lei non deve toccarlo con le mani, mai, anche se talvolta le viene chiesto di usare la bocca per farlo inturgidire. Quella volta l'aveva osservata a lungo, carezzandola di tanto in tanto. Sembra stia decidendo tra un bignè ed una frolla, aveva pensato Piera ormai stanca in quella incomoda posizione. Si è deciso! Si, aveva deciso, spingendole il cazzo nella fica già un poco umida a piccoli colpi e causandole un fastidio solo mentale, certo non fisico, ormai...Ne era uscito poco dopo per porsi a gambe aperte all'altezza della sua testa. Non era la prima volta e Piera aveva portato verso l'alto le braccia facendo posto alle ginocchia di lui. Il cazzo era stato guidato tra le labbra nella bocca pronta ad accogliere l'intruso. Non un intruso a dire il vero,l'avente diritto, uno dei due aventi diritto che ora anziché il cuscino morbido della lingua mirava alla gola. All'inizio aveva resistito sia al male che ai crescenti conati di vomito, all'inizio solo. Lasciandole qualche momento per riprendersi le aveva detto che ormai si stava allargando ed un poco entrava. Prona, aveva ricevuto il consueto omaggio nel sedere, doloroso questo ma certo meno delle prime penetrazioni chè ormai si avviava a dilatarsi convenientemente per le dimensioni del suo attrezzo e per le sue preferenze: niente creme, al massimo un veloce passaggio nell'altro orifizio come ora. Lei comunque ci metteva buona volontà evitando le naturali ed istintive reazioni, spingendo in fuori la parte interessata. Non temeva più di essere lacerata anche se...Anche il sedere le si sta allargando, signorina, bene. Perché cazzo mi chiama signorina! Se lo era chiesta tutte le volte, aveva deciso di porgli la domanda anche più spesso ma non aveva mai osato farlo.
E Lui ci sarà? E fu certa di essersi cullata in una vana speranza, quasi ne pianse poi per l'intima delusione. Pochi minuti più tardi di nuovo lo pensò possibile, stavano dirigendosi verso un ristorante, un ottimo ristorante vicino alla nuova casa di lei che talvolta, raramente, avevano frequentato. Ma svoltarono a sinistra. Il Dottore parcheggiò nella piazzetta vicino a casa, alla sua casa. Scesero e si incamminò verso l'appartamento di lei, si arrestarono davanti al suo portone, salirono al suo piano e fu tra le braccia di LUI. Il tavolo era preparato per tre, per un attimo aveva sperato... Non importa. Lui spiega che un ristorante aveva provveduto a tutto. A te, cara solo il compito di servire. Un menù intelligente, pensa la Signora, in quel momento è la Padrona di Casa la Signora. Mentre gli uomini, i miei due uomini stappano qualche bottiglia io controllo i contenitori, mi do tempi e metodi, decido l'ordine delle portate. Poi ceniamo. Mi accorgo di essere controllata dal Dottore e spiata da...spiata? Cosa dico, guardata dal mio amante, dal mio amore. Certo,una nuova prova e l'ho superata...La cena è terminata, qualche minuto e vasellame ed avanzi finiscono negli appositi contenitori e questi in ingresso. Spogliati Piera. E' quasi una sferzata, forse più dolorosa. No, Non può essere...e perchè no. Sembrano due statue, identiche e diverse ma in attesa: Il bicchiere nella sinistra ed una sigaretta tra le dita dell'altra mano, due uomini belli ed eleganti. I suoi due uomini.
Mi ami? Neppure gli rispondo, certo gli basta il mio sorriso perchè di rimando, sorride anche Lui. Ma certo ami anche mio cugino, chi ami di più? Tu appartieni ad entrambi. Terrore puro poi la migliore risposta della terra: la verità. Ti amo, tu mi permetti di amarti. Lui, il Dottore, vuole essere ubbidito e gli ubbidisco. Silenzio per qualche momento poi il Dottore alza il calice in un muto brindisi. Lo alzo anche io. Siamo di nuovo a quando discussero su di me, quando voleva darmi a lui e solo a lui, il Dottore. Questa volta è peggio. Mentre discutono animatamente mi denudo. Dentro di me piango.
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