Andiamo a Berlino

di
genere
sentimentali

Sono sempre io, quello del lago. Beh, che dire, forse non ho detto tutto. Prima della famigerata estate, precisamente a gennaio, conosco un'altra lei. Il problema è il COME la conosco: tramite una chat di un app per il cellulare. Fantastico. Inizialmente non mi fido, e neanche lei, con internet bisogna stare attenti più che mai, sempre. Iniziamo a conoscerci, parliamo di tutto quel che ci capita a tiro, entrando in confidenza mese dopo mese. Ovviamente ci scambiamo numero e contatti dei social, così finalmente la vedo; sarò onesto, per me la perfezione è rappresentata da "quell'altra", non c'è proprio storia. Ma lei sembra essere più.....autentica. Come ho detto, l'estate passa, sono un po' giù di morale per quello che è successo (o sognato, dovrei dire) e torno a casa. Tuttavia, sono in fibrillazione: a fine settembre finalmente potrò incontrarla, per la prima volta. Specifichiamo, lei vive lontano da me, ma fortuna vuole che per studiare si sia trasferita in una regione molto più abbordabile, per la distanza. Scendo io, mi viene a prendere alla stazione, e dopo tutto quel tempo ci concediamo un lungo abbraccio; esiste veramente. Quel che noto in quegli istanti è il profumo che ha; buonissimo. Andiamo a mangiare dal giapponese, che è praticamente un must del ventunesimo secolo; ci raccontiamo un po' gli eventi delle ultime settimane, anche perché entrambi conosciamo già parecchie cose dell'altro, e per essere ufficialmente un primo appuntamento fa troppo strano. Mi porta in giro per la città, che ormai conosce a menadito, e passiamo un pomeriggio piacevole. Ah, non vi ho detto come mi sono sistemato per la notte; lei vive con un'altra ragazza che ha acconsentito a farmi dormire sul divano, in salotto; tanto c'è spazio. Sono quasi le 18 e decidiamo di tornare a casa. Cucina lei per la sera, è una delle cose che mi ha subito confessato quando l'ho conosciuta, la passione per la cucina. Due le cose che notato in quella casa; la coinquilina ancora non c'è, e soprattutto il divano non è stato preparato per il mio arrivo. Come da programma decidiamo di vedere un film che io ho portato e che lei colpevolmente non ha mai visto. Inizia la visione, spegniamo le luci, e subito ci troviamo vicini, con io che la avvolgo le spalle e lei che si appoggia a me. Non arriviamo a fine primo tempo. I nostri occhi sono già chiusi nel bacio che ci trasporta con passione, ma mentre lei studia i lineamenti del mio viso con la mano, io mi trattengo: e se torna la coinquilina? Lei dopo qualche secondo si discosta, leggendomi nel pensiero: "Guarda che non c'è, è via per tutto il weekend, sono da sola". Ah, ma perché voi donne non arrivate mai dritte al punto? Il passo alla camera da letto è immediato; non ho calcolato il tempo che ho passato con lei, ma quando esausto, crollo al suo fianco, noto che la sveglia indica le 2:47. Porca troia. Non resistiamo, e il sonno ci batte entrambi.

Luce. Lentamente apro gli occhi, a causa del sole che filtra in camera. Sbatto le palpebre, mi volto. Non c'è nessuno. Ma dai, vuoi vedere che anche stavolta mi son sognato tutto? Sprofondo nel cuscino, mi metto le mani in faccia, poi sento dei rumori, leggeri. Vengono dal salotto, ne sono certo; indosso le mutande e apro la porta. No, provengono dalla cucina. Curioso spingo la porta semiaperta. Dentro c'è lei, di spalle e vestita solamente con l'intimo e una canotta leggera; ha fatto una torta. Tentenno, ho paura che possa essere una specie di illusione. La chiamo. Lei si volta, sorride, mi saluta baciandomi senza dire una parola. Esulto dentro di me; andiamo a Berlino, Beppe!
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scritto il
2017-04-30
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