Una settimana, solo una settimana (Venerdì)

di
genere
dominazione

VENERDI’

E’ venerdì mattina, mi alzo con una strana euforia, l’idea che domani rivedrò Monica mi carica di agitazione. Anche Carmen, a colazione, se ne accorge ma non ho voglia di soffermarmi con lei , la saluto e vado in spiaggia. Sono ore di insofferenza. Lente, insopportabili. Faccio varie volte avanti e indietro sulla spiaggia cercando di distrarmi guardando tutti quei magnifici corpi seminudi e benedicendo l’estate. Sono le quattro del pomeriggio quando non reggo più e decido di andare in centro a cercare qualcosa da regalare a Monica. E’ un vagare inconcludente per negozi non avendo ben chiaro cosa regalarle. Osare o non osare? Dopo due ore mi ritrovo sulla strada per l’albergo senza aver comprato nulla. E arrivo a quel negozio dentro il quale mi sembrava di aver visto entrare mia cognata. Non so perché ma suono il campanello, la porta si apre su un breve corridoio che da su una seconda porta, sull’uscio una giovane ragazza mi accoglie e mi accompagna nel negozio. All’interno sembra un normale negozio di abbigliamento da donna e non vedo clienti.
-allora mi dica, cosa sta cercando?
-non saprei, sinceramente non so nemmeno perché sono entrato.
-se lei è entrato in questo negozio un motivo preciso c’è. Guardi, finisco di fare una cosa e arrivo subito da lei, intanto se vuole dia pure un’ occhiata in giro. E se ne va lasciandomi solo.
Mi guardo intorno cercando di capire cosa posso regalare a Monica. La prima impressione è che tutti i capi sono di gran qualità, non sono esperto di queste cose ma accompagnare Monica per negozi mi ha aperto un po’ a questo mondo. Giro un po’ e la mia attenzione viene continuamente catturata da qualche capo che potrebbe star bene su Monica anche se so per certo che non li indosserebbe mai, troppo corti, o scollati o trasparenti.
-eccomi di ritorno, allora ha visto qualcosa di interessante per sua moglie?
Perché tutti fanno riferimento a mia moglie? chi gliel’ha detto? Mi sembra di essere il protagonista di una candid camera.
-non so, si, direi tutto se non fosse che mia moglie difficilmente indosserebbe certi vestiti.
-come fa a dirlo? le donne sa riescono sempre a stupire. Che taglia porta sua moglie, me la descriva.
-beh, dipende a volte la 42 a volte la 44 in base al vestito
-e di reggiseno?
-una terza abbondante.
-ottimo
-non è che magari ha una sua foto così da farmi un’idea più precisa…
-una sua foto ?! – la richiesta mi spiazza e non so far altro che prendere il cellulare e, trovata una foto di Monica, fargliela vedere.
-una bella donna, quanti anni ha?
-quarantasei.
-una donna così può permettersi qualsiasi cosa. Vedrà, sua moglie saprà stupirla. Non si faccia scrupoli e scelga quello che più le piace… e l’altra donna chi è?
-mia cognata Nadia, sua sorella… - Gli occhi della ragazza si illuminano
-allora dovrà prendere qualcosa anche per lei…
-mah, non so se è il caso, mia cognata in fatto di vestiti è anche peggio di mia moglie…
-lei non sa quante donne sotto vestiti anonimi indossano biancheria altamente provocante… quando la indossano. E se anche non hanno nulla nei cassetti che può rivelare la loro vera essenza hanno sempre quel desiderio represso di rivelarsi in modo provocante. A volte hanno solo bisogno di un piccolo stimolo, una spinta.
-non mia cognata. Il massimo della provocazione l’ha raggiunta vent’anni fa al mare quando ha usato il bikini un paio di volte. Ed è un vero peccato perché mi ricordo quanto fosse desiderabile con quel costumino. Se solo avesse il coraggio di lasciarsi andare… …credo che le suore riescano ad essere più trasgressive.
-certo non tutte le donne riescono a superare certi moralismi, che poi fondamentalmente è più dovuto al non accettare il proprio corpo. Dandole fiducia, aiutandole ad accettarsi, facendole scoprire certi piaceri anche loro alla fine cedono alle lusinghe e accorciano le gonne.
-se mi sta suggerendo come buttare via i soldi questo è il modo migliore
-io lo vedo più come un investimento, un modo per dirle quanto la apprezza e quanto vede in lei una bella donna. Niente come sentirsi apprezzati ci rende sicuri. Fossi in lei io oserei, oserei molto
-è inutile, anche perché non ha nemmeno la stessa taglia di mi moglie, per cui, visto che rifiuterà decisamente il regalo poi non saprei cosa farne
-come fa ad essere così sicuro. Quanti regali sexy le ha fatto? Le ha mai regalato completini sexy? Che ne so, un reggiseno a balconcino aperto, un perizoma trasparente o magari delle calze con giarrettiera
-sinceramente mai, non ne avrei nemmeno il coraggio
-lei come vorrebbe vederla vestita?
-no guardi, non sono proprio la persona adatta
-perché? Ha paura a sbilanciarsi?
-beh, non sono diverso dagli altri uomini, per me le donne dovrebbero indossare sempre gonne corte e scarpe col tacco. No mi creda, lasci perdere
-non lascio perdere no, adesso mi ha incuriosito, e comunque è solo un gioco, che poi magari diviene realtà a quel punto lei ha solo da guadagnare
Rimango incerto se partecipare al gioco o sottrarmi poi però, stimolato anche dalla complicità creatasi con la giovane commessa, mi lascio andare raccontando quello che molte volte ho sognato nella mia testa.
-vede, Nadia, mia cognata, è apparentemente una donna rigorosa, rigida, casta, timorosa al massimo livello, solo apparentemente però, perché anche lei si ritaglia momenti di piacere. Viaggi, camminate, escursioni, sono il suo modo di godersi la vita. Credo però che la ragazza che ho conosciuto tanti anni fa sia ancora dentro di lei e cerchi in qualche modo di uscire. Estremamente timida, paurosa nei confronti dell’altro sesso, era vivace, giocosa, un po’ folle nelle situazioni che sapeva sicure. Anche con me dopo un lungo periodo di studio, si era lasciata andare accettando qualche scherzo e il fidanzamento con sua sorella sembrava aver abbattuto definitivamente questa barriera protettiva. Poi un periodo difficile, quasi una depressione, ha riportato tutto all’inizio e da li non è più cambiata. Un peccato perché si era creata una complicità positiva tra di noi e Nadia accettava tranquillamente le nostre provocazioni. E’ di quel periodo il bikini, gliel’avevamo regalato io e mia moglie perché sarebbe venuta con noi al mare. L’avevamo preso di una taglia di meno perché così avrebbe mostrato qualcosa in più, rosso e semi trasparente, un vero azzardo. Sinceramente mia moglie non voleva prenderlo ma io ho insistito e… quella settimana è stata fantastica. L’ha messo solo due o tre volte ok… era fantastica, se mi permette il termine, una vera gnocca. Ma ricordo anche la minigonna di jeans, le canottierine leggere e quelle scarpe col tacco che indossava la sera quando si usciva a passeggiare. Non le ha più messe.
Ogni tanto mi trovo a fantasticare come potrebbe essere oggi.
Certo a quarantadue anni non pretendo minigonne vertiginose ma una gonna morbida, per non segnare i fianchi che sono un po’ larghi, nera, con una fascia alta in vita a evidenziare la pancia piatta e con uno spacco abbastanza profondo da permettermi di vedere le sue cosce, una maglia di pizzo trasparente non troppo aderente con sotto un reggiseno a balconcino a vista e sopra una giacca sbottonata per creare quel vedo non vedo intrigante. Calze autoreggenti leggerissime con ricamo tribale, e sandali col tacco alto poi completerebbero il tutto…. Vede non ho grande fantasia, sono il classico maschio italiano.
-mi dispiace ma il maschio italiano medio non saprebbe mai descrivere cosi bene il giusto abbigliamento per una donna anzi devo dire che lei ha gran gusto e idee chiare. Penso che sua cognata le interessi più di quanto voglia farmi credere. A questo punto non le rimane che dare libero sfogo alla sua fantasia. Andiamo.

Sono le otto passate quando esco dal negozio. In mano tre grosse borse con i regali per Monica e Nadia. Ho anche la scusa pronta per Monica perché so già che si arrabbierà molto per come ho speso i soldi; è il costo per avermi lasciato solo una settimana. A Nadia invece posso dire che “a caval donato non si guarda in bocca” buttandola sul ridere. Speriamo, ormai la cosa è fatta, ora devo andare a cena. Una notte, una sola notte e finalmente potrò riabbracciare Monica. Non vedo l’ora di far vedere a Carmen gli acquisti fatti ma seduto a tavola mi accorgo che il personale di servizio, sia le ragazze sia i ragazzi, non sono i soliti. Chiedo alla cameriera che mi serve il motivo e mi spiega che tutto il personale è impegnato nella villa perché è la sera conclusiva del corso dove vengono valutate le allieve e dove sono presenti numerosi personaggi importanti.
-Valutate in che senso? – chiedo preoccupato
-valutate. Come alla fine di un qualsiasi corso. Non so dirle altro, non ho mai servito alla villa.

Ceno distratto e confuso.
E torno in camera. Sul letto trovo una busta elegante chiusa con la ceralacca. In un ricercato corsivo il mio nome. La apro incuriosito.
Sul foglio interno con la stessa grafia poche e scarne parole

“La aspetto domani alle ore 12,00 per il pranzo conclusivo.”
Firmato Prof….

Giro e rigiro il foglio come se farlo aggiungesse qualcosa al poco che già c’è.
Nessun contatto fino all’ultimo.
Esco dall’albergo con un misto di sensazioni contrastanti. Poche ore ancora e rivedrò la mia Monica. Non ho voglia di incontrare gente perciò scendo direttamente in spiaggia e cammino sul bagnasciuga. Vana illusione, visto il numero di coppiette e famiglie presenti. Vorrei che il tempo accelerasse la sua corsa per essere già a domani. E spero di non incontrare qualche situazione assurda come nelle sere precedenti. E sorrido, si sorrido, perché mentre penso questo, mani in tasca, gioco con le palline che mi ha donato quella sconosciuta ieri sera.
Devo dire che inizialmente pensavo di buttarle ma sapere che erano state dentro di lei, sentire il suo piacere sulle dita annusarne il profumo ha scatenato in me un’eccitazione incontrollata che ho quietato solo nel chiuso della camera non senza averle anche assaggiate.
Altro problema! Come raccontare tutto questo a Monica? Un conto è giocare di fantasia tra di noi un altro è metterle in mano due palline d’acciaio e dirle “tieni cara, sai, me le ha regalate una donna dopo che le ha tolte dalla sua vagina!”
Però, non so, credo che questo sia l’ultimo dei problemi domani, e perché no, magari invece ne esce qualcosa di buono.
Continuo nel mio vagare senza meta e senza altre sorprese, dopo un paio d’ore, torno in albergo. Decido di preparare la valigia così da non perdere tempo domani … e crollo sfinito. Dalla stanchezza dalla tensione, dall’euforia, dall’eccitazione.
scritto il
2017-07-27
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