Buio assoluto
di
Diagoras
genere
masturbazione
Il buio è assoluto.
Impenetrabile.
Spesso.
Denso.
Quasi opprimente.
Siamo seduti sul sedile posteriore dell’auto: l’abbraccio, cingendole le spalle, attirandola e tenendola stretta a me.
Ma non la vedo, se non con gli occhi della mente.
Perché è talmente buio che è come se fossi diventato improvvisamente cieco.
Sento sotto la mano la sua pelle calda, respiro il dolce profumo dei suoi capelli appena lavati, avverto il suo tiepido respiro sul mio collo.
Ma non riesco a vederla, in questa totale oscurità che ci avvolge.
Il bosco, in cima al promontorio sempre battuto dai venti, è molto fitto, e la fievole e incantata luce della luna e delle stelle, di questa dolce notte estiva, viene inesorabilmente inghiottita dalle chiome delle enormi querce sotto le quali ho fermato la macchina.
Buio e riservatezza.
Lontano da tutti e da tutto.
Se si potesse premere un pulsante e diventare invisibili, questo pulsante noi l’avremmo premuto già da molto tempo.
Ma questo pulsante non esiste, e solo così noi possiamo incontrarci: di nascosto, amanti clandestini che solo l’oscurità protegge e accompagna.
Perché lei è una donna impegnata con un altro uomo, e nel nostro futuro non è scritto che lei possa lasciarlo per me.
Mi devo accontentare di questi rari momenti di intimità che la vita ci concede, e di queste tenebre che ci riparano dagli sguardi indiscreti e dalle inevitabili ed imbarazzanti chiacchiere della gente.
Non possiamo permetterci di correre questo rischio.
Assolutamente.
I finestrini sono aperti per tenere lontano il caldo della notte estiva, e lo stormire delle foglie agitate dal vento, ed il frinire di qualche centinaio di grilli, sono gli unici suoni che mi ricordano il mondo invisibile che ci circonda.
E anche se il buio è totale, per qualche strana ragione mi viene da chiudere gli occhi, per concentrare ancor di più i miei sensi, tesi allo spasimo, sulla sua mano, su quelle sue dita che, delicatamente, mi scivolano già da qualche tempo sul cazzo eretto.
I leggeri pantaloni estivi di cotone, insieme agli slip, mi sono scesi fino alle ginocchia e, allungato sul sedile, sono totalmente schiavo della sua esperta mano.
Sono pazzo di lei.
E nel suo pugno lei non stringe solo il mio pene, ma anche la mia anima.
Mi ha detto, salendo in auto una mezz’ora fa in quel vicolo deserto, dopo aver parcheggiato la sua nel piazzale affollato del porto, che questa sera di tempo ne ha poco, che deve rientrare presto a casa, per non far nascere sospetti e dubbi in chi la sta aspettando.
E allora, quando le ore che vorremmo avere a disposizione si riducono a minuti, ad istanti sempre troppo veloci, il sesso diventa un qualcosa da consumarsi in fretta, da bruciare con passione in quei pochi momenti che ci sono concessi dalla vita.
E questa sera, mentre ci dirigevamo verso il promontorio, mi ha detto che vuole stringere il mio cazzo tra le mani, per farmi godere, impazzire, come l’ultima volta io ho fatto impazzire lei.
Ora sono alcuni minuti che la sua erotica mano lo percorre, lo accarezza, lo stringe e lo sfiora, facendomi esplodere una miriade di sublimi sensazioni nella mente e nel corpo.
La mano va in su ed in giù, instancabile, in una continua e morbida carezza, così lenta e così lieve da sembrare quasi inconsistente.
Apro gli occhi, ma è come se li tenessi ancora chiusi.
Il buio non demorde.
Mai assenza di luce mi è sembrata così totale.
Mi impedisce la vista; e senza uno sguardo, sia pure fugace, il mio piacere non sarà completo.
E quindi io voglio vedere, anche solo per un attimo, la sua mano su di me.
Faccio scattare l’accendino e la debole luce della fiamma squarcia improvvisa l’oscurità, quasi abbagliandomi, ma consentendomi, finalmente, la visione di quello che desidero vedere.
La maglia a maniche corte le lascia scoperta la pelle del braccio snello ed aggraziato: il polso sottile è ornato di svariati braccialetti colorati, e due anelli, entrambi d’oro e tempestati di brillantini, le impreziosiscono le agili dita.
La mano è chiusa sul pene, scivola verso il basso, iniziando a ritrarmi la pelle, e le sue lunghe unghie, laccate di un vivido rosso, spiccano sulla mia carne.
Un movimento rapido verso l’alto, e poi la mano ridiscende, arrivando ad esporre l’intera cappella congestionata.
La fiamma dell’accendino si estingue, e ripiombiamo nell’oscurità.
Ma nella mia mente continuo a vedere quella splendida mano, e sul mio cazzo continuo a godere di quella stupenda carezza.
La sento mormorarmi qualcosa all’orecchio, mentre il ritmo della sega accelera in modo quasi impercettibile.
Ora mi scappella il pene ancora più a fondo, indugiando sempre un attimo, con il palmo della mano, sui testicoli rigonfi di sperma.
Il vento ed i grilli continuano a farci compagnia, unici rumori in questa notte priva di luce.
All’improvviso mi accorgo che un’unghia mi scorre delicata sulla cappella, stuzzicandomi i punti più sensibili: brividi di piacere straripano sulla mia pelle.
L’eccitazione si avvia in modo inesorabile verso l’apice del desiderio.
Faccio scattare nuovamente l’accendino, e mi riempio la vista del suo dito indice, della sua unghia rossa che mi tormenta il prepuzio.
Scariche di libidine dilagano nella mia mente, fino a travolgere qualunque mia disperata resistenza volta a prolungare quegli istanti di passione.
Di nuovo al buio.
Di nuovo il mio cazzo stretto nel suo pugno.
Pochi movimenti della sua mano, lenti e suadenti.
E, quindi, la sega diventa rapida, pronta a portarmi verso l’orgasmo.
Le dita stringono il mio cazzo in maniera quasi febbrile, scendendo e risalendo senza un attimo di sosta.
Mi sbottono velocemente la camicia, aprendola sul petto, mentre la sua mano continua meravigliosamente a masturbarmi.
E sempre per quella strana ragione di cui vi dicevo prima, torno a chiudere gli occhi, abbandonando ogni pensiero, godendo delle sue carezze e del tintinnare frenetico dei suoi braccialetti.
Mi conosce così bene che, nell’esatto momento in cui sto per venire, la sua mano rallenta il movimento, tirandomi la pelle completamente verso il basso, con delicate ma decide pressioni delle sue dita.
Un attimo e schizzo tutto il mio piacere, in lunghi getti di sperma bianco, che mi si depositano sul ventre e sul petto: è un orgasmo intenso e sublime, come solo le sue mani oggi, e la sua bocca in altre occasioni, riescono a regalarmi.
Il respiro affannoso, sento la sua mano, leggera e delicata, che continua ad accarezzarmi l’asta, ancora eretta e palpitante.
Faccio funzionare di nuovo l’accendino, ed il mio sguardo si sofferma sulle sue dita che colano sperma, sulle sue unghie rosse schizzate di bianco, sui suoi anelli, ai quali la debole luce della fiammella strappa magici riflessi.
La devo riportare subito al porto, a riprendere la sua auto e la sua vita, ma già da ora inizio ad aspettare la prossima volta che ci potremo incontrare.
Fine
diagorasrodos@libero.it
Impenetrabile.
Spesso.
Denso.
Quasi opprimente.
Siamo seduti sul sedile posteriore dell’auto: l’abbraccio, cingendole le spalle, attirandola e tenendola stretta a me.
Ma non la vedo, se non con gli occhi della mente.
Perché è talmente buio che è come se fossi diventato improvvisamente cieco.
Sento sotto la mano la sua pelle calda, respiro il dolce profumo dei suoi capelli appena lavati, avverto il suo tiepido respiro sul mio collo.
Ma non riesco a vederla, in questa totale oscurità che ci avvolge.
Il bosco, in cima al promontorio sempre battuto dai venti, è molto fitto, e la fievole e incantata luce della luna e delle stelle, di questa dolce notte estiva, viene inesorabilmente inghiottita dalle chiome delle enormi querce sotto le quali ho fermato la macchina.
Buio e riservatezza.
Lontano da tutti e da tutto.
Se si potesse premere un pulsante e diventare invisibili, questo pulsante noi l’avremmo premuto già da molto tempo.
Ma questo pulsante non esiste, e solo così noi possiamo incontrarci: di nascosto, amanti clandestini che solo l’oscurità protegge e accompagna.
Perché lei è una donna impegnata con un altro uomo, e nel nostro futuro non è scritto che lei possa lasciarlo per me.
Mi devo accontentare di questi rari momenti di intimità che la vita ci concede, e di queste tenebre che ci riparano dagli sguardi indiscreti e dalle inevitabili ed imbarazzanti chiacchiere della gente.
Non possiamo permetterci di correre questo rischio.
Assolutamente.
I finestrini sono aperti per tenere lontano il caldo della notte estiva, e lo stormire delle foglie agitate dal vento, ed il frinire di qualche centinaio di grilli, sono gli unici suoni che mi ricordano il mondo invisibile che ci circonda.
E anche se il buio è totale, per qualche strana ragione mi viene da chiudere gli occhi, per concentrare ancor di più i miei sensi, tesi allo spasimo, sulla sua mano, su quelle sue dita che, delicatamente, mi scivolano già da qualche tempo sul cazzo eretto.
I leggeri pantaloni estivi di cotone, insieme agli slip, mi sono scesi fino alle ginocchia e, allungato sul sedile, sono totalmente schiavo della sua esperta mano.
Sono pazzo di lei.
E nel suo pugno lei non stringe solo il mio pene, ma anche la mia anima.
Mi ha detto, salendo in auto una mezz’ora fa in quel vicolo deserto, dopo aver parcheggiato la sua nel piazzale affollato del porto, che questa sera di tempo ne ha poco, che deve rientrare presto a casa, per non far nascere sospetti e dubbi in chi la sta aspettando.
E allora, quando le ore che vorremmo avere a disposizione si riducono a minuti, ad istanti sempre troppo veloci, il sesso diventa un qualcosa da consumarsi in fretta, da bruciare con passione in quei pochi momenti che ci sono concessi dalla vita.
E questa sera, mentre ci dirigevamo verso il promontorio, mi ha detto che vuole stringere il mio cazzo tra le mani, per farmi godere, impazzire, come l’ultima volta io ho fatto impazzire lei.
Ora sono alcuni minuti che la sua erotica mano lo percorre, lo accarezza, lo stringe e lo sfiora, facendomi esplodere una miriade di sublimi sensazioni nella mente e nel corpo.
La mano va in su ed in giù, instancabile, in una continua e morbida carezza, così lenta e così lieve da sembrare quasi inconsistente.
Apro gli occhi, ma è come se li tenessi ancora chiusi.
Il buio non demorde.
Mai assenza di luce mi è sembrata così totale.
Mi impedisce la vista; e senza uno sguardo, sia pure fugace, il mio piacere non sarà completo.
E quindi io voglio vedere, anche solo per un attimo, la sua mano su di me.
Faccio scattare l’accendino e la debole luce della fiamma squarcia improvvisa l’oscurità, quasi abbagliandomi, ma consentendomi, finalmente, la visione di quello che desidero vedere.
La maglia a maniche corte le lascia scoperta la pelle del braccio snello ed aggraziato: il polso sottile è ornato di svariati braccialetti colorati, e due anelli, entrambi d’oro e tempestati di brillantini, le impreziosiscono le agili dita.
La mano è chiusa sul pene, scivola verso il basso, iniziando a ritrarmi la pelle, e le sue lunghe unghie, laccate di un vivido rosso, spiccano sulla mia carne.
Un movimento rapido verso l’alto, e poi la mano ridiscende, arrivando ad esporre l’intera cappella congestionata.
La fiamma dell’accendino si estingue, e ripiombiamo nell’oscurità.
Ma nella mia mente continuo a vedere quella splendida mano, e sul mio cazzo continuo a godere di quella stupenda carezza.
La sento mormorarmi qualcosa all’orecchio, mentre il ritmo della sega accelera in modo quasi impercettibile.
Ora mi scappella il pene ancora più a fondo, indugiando sempre un attimo, con il palmo della mano, sui testicoli rigonfi di sperma.
Il vento ed i grilli continuano a farci compagnia, unici rumori in questa notte priva di luce.
All’improvviso mi accorgo che un’unghia mi scorre delicata sulla cappella, stuzzicandomi i punti più sensibili: brividi di piacere straripano sulla mia pelle.
L’eccitazione si avvia in modo inesorabile verso l’apice del desiderio.
Faccio scattare nuovamente l’accendino, e mi riempio la vista del suo dito indice, della sua unghia rossa che mi tormenta il prepuzio.
Scariche di libidine dilagano nella mia mente, fino a travolgere qualunque mia disperata resistenza volta a prolungare quegli istanti di passione.
Di nuovo al buio.
Di nuovo il mio cazzo stretto nel suo pugno.
Pochi movimenti della sua mano, lenti e suadenti.
E, quindi, la sega diventa rapida, pronta a portarmi verso l’orgasmo.
Le dita stringono il mio cazzo in maniera quasi febbrile, scendendo e risalendo senza un attimo di sosta.
Mi sbottono velocemente la camicia, aprendola sul petto, mentre la sua mano continua meravigliosamente a masturbarmi.
E sempre per quella strana ragione di cui vi dicevo prima, torno a chiudere gli occhi, abbandonando ogni pensiero, godendo delle sue carezze e del tintinnare frenetico dei suoi braccialetti.
Mi conosce così bene che, nell’esatto momento in cui sto per venire, la sua mano rallenta il movimento, tirandomi la pelle completamente verso il basso, con delicate ma decide pressioni delle sue dita.
Un attimo e schizzo tutto il mio piacere, in lunghi getti di sperma bianco, che mi si depositano sul ventre e sul petto: è un orgasmo intenso e sublime, come solo le sue mani oggi, e la sua bocca in altre occasioni, riescono a regalarmi.
Il respiro affannoso, sento la sua mano, leggera e delicata, che continua ad accarezzarmi l’asta, ancora eretta e palpitante.
Faccio funzionare di nuovo l’accendino, ed il mio sguardo si sofferma sulle sue dita che colano sperma, sulle sue unghie rosse schizzate di bianco, sui suoi anelli, ai quali la debole luce della fiammella strappa magici riflessi.
La devo riportare subito al porto, a riprendere la sua auto e la sua vita, ma già da ora inizio ad aspettare la prossima volta che ci potremo incontrare.
Fine
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