La mano

di
genere
fisting

L`infanzia e` il periodo della vita piu` interessante in cui si forma il carattere di ognuno di noi. Mi accorgo che piu` invecchio e piu` i ricordi di quel periodo mi fanno compagnia la sera prima di addormentarmi. Mi piace lasciarmi cullare da quei sogni ad occhi aperti. Mi piace rivedere i miei genitori giovani i miei amici di cui ho perso le tracce i luoghi dove ho vissuto le mie prime esperienze. Le corse per i campi le seghe dietro le siepi le rincorse per acchiappare un agile gonnella. Quante avventure, quante speranze quante illusioni perdute. Cio` che comunque ha guidato i miei passi e li guida tuttora e` la curiosita`. Sono giunto ormai al tramonto della vita ma spero ancora di aver qualcosa da scoprire. Sono sano di corpo e di mente ed il campo in cui voglio ancora imparare e`, manco a dirlo, quello sessuale. Sicuramente c`e` ben poco che non sappia e poche le esperienze che mi mancano. L`altro giorno un amico al bar parlava del fisting che aveva visto in una cassetta porno. Era entusiasta del modo di come un uomo possedeva una donna colla mano. Cioe` penetrava la vagina di una donna colla mano. Per lui era una cosa inaudita che lo aveva eccitato oltremodo. E` una pratica che conosco per averla vista piu` volte nelle porno cassette e non mi entusiasma piu` di tanto. E` un modo come un altro di godere del sesso. E` una delle tante sfaccettature. Mi allontanai perche` l`argomento non mi attirava e mentre ordinavo il solito succo alla pera mi ricordai che avevo si e no sette otto anni quando l`ho praticato la prima volta. Gia`, sette otto anni circa. Con chi? E con chi vuoi fare certe pratiche se no con qualcuno che ti sta vicino? E a quell`eta` chi vuoi che ti stia vicino? La panettiera la postina la pizzicagnola la moglie della guardia del paese? Eh? Inumato mio padre, tornati a casa stanchi e sudati, partiti parenti ed amici mia madre si distese sul letto accanto a me sfinito. Indosso un reggiseno che a fatica conteneva due globi dalla pelle serica e dal profumo di fragola ed una mutandina che non scordero` mai, bianca colle strisce oblique rosse e coi peli pubici che schizzavano incolti dai bordi. Mia madre mi strinse tra le braccia mi spinse la testa tra i seni e mi schiaccio` le gambe tra le sue. Tremava e sussultava sospirando il nome di papa` fino a che sentii le cosce bagnate, forse si era pisciata sotto. Dovettero passare degli anni prima che sapessi che quello era il modo di godere delle donne. Allora avevo solo sei anni. Ne avevo qualcuno in piu` quando mi mise in mano una supposta e chinatasi sulla sponda del letto abbassate le mutandine mi prego` di infilarla laddove bisogna infilare le supposte. Non era certo la prima volta che vedevo mia madre nuda. Ma quando mi presento` le chiappe aperte ed il buco in bella evidenza colla fica segnata da una fessura simile ad una prugna l`emozione mi fece tremare la mano ed invece di infilarla dietro la infilai davanti. - Che stupido, hai sbagliato.... ma non hai guardato? No, non avevo guardato o forse piu` semplicemente la mano era stata risucciata dal vuoto. Dopo il rimprovero scoppio` in una risata ribadendo che ero sbadato oltre ad essere stupido. Sollevo` le gonne scalcio` via le mutande si sdraio` sul letto colle gambe raccolte e spalancate le cosce mi presento` la fica aperta col suo interno luccicante di un rosa acceso. Le avevo gia` vista la fica ma mai cosi aperta. Ne fui spaventato. Mia madre colle mani teneva le grandi labbra aperte e le lacrimavano gli occhi mentre mi invitava a cercare la supposta prima che si sciogliesse. Ricordo che mi guardavo intorno perche` non sapevo ne` dove ne` come andarla a cercare. Mi venne in aiuto lei e mi disse di infilare la mano dove avevo infilato la supposta. Mamma mia che vergogna! Il viso scottava per il rossore. Sentivo la fronte madida di sudore eppure era asciutta. Fissavo sbigottito quel buco umido e scuro che lei si ostinava a tenere aperto. Infilarci la mano? Ma neanche per sogno, avevo paura di perderla. Chissa` perche` ma mi venne in mente di una certa bocca della verita` in cui infili la mano e se dici una buglia ti viene mozzata. Ero li incantato ad osservare quel foro che solo qualche anno dopo satrebbe stato la meta dei miei sogni il fine del mio desiderio il buco dove sfogare tutte le mie voglie. Ma all`epoca era solo il buco puzzolente dove tutto avrei potuto infilare ma non la mano. Mia madre si fece seria e mi prego` di andare a cercare la supposta prima che fosse troppo tardi. Guardavo il viso di mia madre senza vederlo, per me esisteva solo questa caverna inesplorata dove mi diceva di andare in perlustrazione. La voce le tremava, era roca, cavernosa, sembrava uscirle da quel buco che si ostinava a tenere spalancato. - Infila `sta mano, perdio. Aveva il viso paonazzo gli occhi brillavano di una luce strana, mai vista, agitava le mani che trattenevano le creste delle grandi labbra. - Muoviti ad infilare `sta cazza di mano. Io guardavo il foro ma mi pareva talmente stretto. Avvicinai titubante la mano pronto a ritirarla se solo avessi visto comparire qualche dente. Mia madre aveva allargato le ginocchia e la fica si era ulteriormente aperta. Nel foro si vedeva una montagnella con in cima una serie di buchini e piu` mia madre apriva la vagina piu` questa montagnella veniva allo scoperto. Era di un rosa delicato e temetti di sciuparla quando infilai con estremo timore la mano. Come era morbida. La fica di mamma era calda bagnata e morbida. Ricordo che mi ricordava la pasta del pane prima che venisse infornata. Era morbida, dio se era morbida. Mi ricordava un polpo, un polpo caldo. Infilai la mano e penetro` per un pezzo. Spari il polso. Sentivo la mano avvolta da un liquido caldo, sfiorai qualcosa di duro, era la punta del cuore o qualcosa che lo ricordava. Possibile che il cuore arrivasse cosi in basso? Non lo sapevo ancora ma era la cervice dell`utero. Lo carezzai per capirne la forma e mia madre ebbe un sussulto, gemendo mi disse di fare piano e continuare a sfiorare quella parte liscia e rotonda. Poi mi ingiunse di cercare la supposta. La sfiorai piu` volte ma appena cercai di afferrarla mi scivolo` tra le dita. Mamma afferro` il polso e fu lei stessa a guidare il braccio. Lo spingeva fin quasi al gomito, lo ritraeva per intero quindi lo affondava con vigore. Io ero talmente imbambolato che la seguivo come un automa. Afferro` il braccio colle due mani e fissandomi cogli occhi sgranati atteggio` le labbra a culo di gallina come se succhiasse qualcosa di rotondo e lungo mormorando con rabbia: - Si si si, diobuono cerca cerca `sta cazza di supposta....ahhhh cerca cerca.... puttana Eva....ahhhh....oddio si e` sciolta....Ritrassi il braccio impiastricciato di liquido puzzolente e scivoloso fino al gomito. Lei distese le gambe richiuse le cosce e tenne una mano sulla fica pelosa. Soffriva. A vederla cosi mi pareva che soffrisse. Andai in bagno a lavarmi e lasciai che si riprendesse, la poverina. Andai in strada a giocare coi miei amici, tornai jn casa a fare i compiti e dopo cena guardai un po` la televisione prima di andare a letto. Mia madre usci dal bagno nuda nella sua bellezza. Un sorriso ed una luce negli occhi mi fece intuire che fosse felice ed io fui felice per lei. In piedi accanto al letto la fica era a due dita dal mio viso. Ne sentivo il profumo. Mia madre mi carezzo` il viso e con una voce stranamente vellutata e soave mi chiese se andassi a cercare ancora una supposta che per errore lei stessa si era infilata nel posto sbagliato. Spense la luce sollevo` le coperte mi prese la mano e la sentii affondare in quella caverna che avevo perlustrato quel pomeriggio. Anche questa supposta si era sciolta. E sciolte si furono tutte quelle che per anni andai vanamente a cercare. Smise di chiedermi questo servigio quella volta che si accorse che mentre le ravanavo la fica alla ricerca di una inesistente supposta strofinavo contro la coscia un cazzo duro fino a sborrarle addosso. Avevo, credo, dodici anni e gia` da tempo ero diventato uomo.
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scritto il
2011-02-09
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