Eva e Pat: sorelle di sangue (parte 2-finale)
di
Seinove
genere
etero
(Breve riassunto della 1° parte:)
Eva viene rapita da Yukov, uno spietato sicario che lavora per conto del boss russo Seynov. Lo scopo del rapimento è di costringere Pat ad uccidere Tanya (rivale di Seynov) tramite il farle ingerire del veleno nascosto nelle sue unghie. Il dilemma di dover scegliere quale delle due amiche deve morire tormenta Pat fino all'alba.
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(Capitolo 8:) DECISIONI MORTALI
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Ci ho pensato tutta la notte. E alla fine ho preso una decisione.
In fondo, a Tanya non devo niente. Ha provocato la morte di Boris, e mi ha usata per eliminare Ivan. È solo una profittatrice. Ucciderebbe anche me, se ciò fosse utile ai suoi scopi. E a parti invertite, lei non si farebbe scrupoli a spedirmi al cimitero.
Ma l'uccidere Tanya non mi garantirebbe che DOPO riavrei Eva sana e salva. Il Lupo è stato chiaro: quella belva di Yukov non lascia mai testimoni dietro di sé. Probabilmente, dopo avermi usata per liberarsi di Tanya, Seynov avrà disposto di eliminare anche me ed Eva. Che casino. Ma è l'unica apertura che vedo in questa trappola; devo fidarmi della parola di Seynov.
Quindi ho deciso.
Ucciderò Tanya.
E dopo...vedremo.
Così mi applico sulle dita le unghie di cianuro solubile. Seynov ha detto che ne basta una, per uccidere una persona. Sarà facile. Non esiterò.
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(capitolo 9:) EROS E THANATOS
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Tanya ha prenotato l'intera suite di un albergo a 5 stelle. Non mi aspettavo di meno, dalla donna più ricca e potente di Russia.
Vengo annunciata dalla reception e invitata a salire. Appena esco dall'ascensore, due guardie del corpo mi conducono in una stanza.
I gorilla mi perquisiscono dalla cima dei capelli alla punta dei piedi. Mi fanno persino uno scanner interno, ma non trovano niente. Mio malgrado devo riconoscere che questa trovata delle unghie avvelenate è geniale; fa molto film di James Bond, ma funziona.
Alla fine mi accompagnano davanti ad una porta. Entro e finalmente mi appare davanti LEI.
Tanya.
Bellissima come sempre, forse ancora più di come la ricordavo. (E oggi è ROSSA; il mistero sul vero colore dei suoi capelli si infittisce sempre di più.)
Mi si fa incontro radiosa, e ci scambiamo un bacio sulle guance.
- «Eva non è qui?», mi chiede.
- «No...Impegni di studio, sai com'è...Però mi ha chiesto di mandarti i suoi saluti.»
Le cade l'occhio sul mio dito fasciato.
- «Ah, questo? Non è niente, mi ha assalita un cane rognoso...»
- «Peccato; proprio il dito medio...», sospira lei in modo esageratamente dispiaciuto. Ci metto un attimo per capire l'allusione...poi scoppiamo entrambe a ridere.
Mi offre un drink. Sarebbe così semplice farlo adesso: un'unghia disciolta nel suo bicchiere, e fine di tutto. Ma rimando, come se nel frattempo potesse accadere qualcosa di inaspettato. Qualcosa che mi eviti questo sgradevole compito.
Ci accomodiamo su un divano, e lei inizia a parlare con un tono insolitamente serioso.
- «Sai, Pat...Negli ultimi tempi ho pensato molto riguardo a me stessa. A ciò che sono come "vedova Tsarovskaya" e a ciò che sono invece come "Tanya". Ho soldi, potere, uomini...ma non ho dei veri amici. Sono sola.»
- «Cosa stai cercando di dirmi, Tanya?»
- «Tu ed Eva non siete mai state interessate al mio status, ma solo a ciò che sono come persona. Abbiamo condiviso gli stessi orrori sulla St.Cyril, e questo ci ha unite in maniera speciale. È passato molto tempo, ma non ho mai dimenticato che sono ancora viva solo grazie a voi due.»
Si sta confidando con me a cuore aperto. Proprio quello che non volevo che succedesse. Devo mantenere le distanze, non devo permetterle di coinvolgermi emotivamente.
- «Forse stai dando troppa importanza alla cosa, Tanya. Siamo solo conoscenti che si trovano bene quando stanno insieme, ecco tutto.»
- «No. Per me è qualcosa di più. Vi sento come una parte di me che vive in altri corpi. Per questo sono venuta qui in Italia. Non per affari, ma per voi. Per rivedere quella parte di Tanya che vive in voi. Vi amo. Tu ed Eva siete le uniche persone che io possa chiamare amiche. Rinuncerei a tutto, per amor vostro.»
(No, non farmi questo, Tanya...Non rendermi le cose più difficili...)
- «Anche se fisicamente ci divide una grande distanza, il mio pensiero è sempre con voi. Desideravo dirvelo di persona. E ora che sei qui almeno tu, Pat, voglio infonderti una parte della mia anima, in modo che rimanga sempre con te anche quando saremo lontane. Permettimi di offrirtela, te ne prego.»
Posa il suo drink su un tavolino e mi si avvicina. Mi perdo nel sguardo languido.
- «Tanya...Tu...»
- «Dimmi, Pat...»
Sono in stato di confusione mentale, e fra tutte le frasi che potrei dirle in questo momento, mi esce la più cretina:
- «...Tu sei bionda o mora?»
Ride. E da questo momento non dice più niente nessuna delle due.
Stampa la sua bocca sulla mia, e non riesco a sottrarmi dal rispondere al suo bacio.
So che non avrei dovuto. Mi ero ripromessa di non farmi coinvolgere da lei, perché ciò avrebbe reso il mio compito mille volte più difficile. Ma lei è qui davanti a me, sensuale, invitante, che sprizza passione da ogni poro. Mi maledico, ma non riesco a resisterle. Devo averla. Almeno un'ultima volta.
Ruggisco di lussuria come una tigre. Le strappo di dosso quel suo abito da 5000 dollari e mi tuffo sui suoi seni.
Li bacio, li lecco, li succhio, li mordo...Mi sento una belva affamata. E lei si lascia travolgere dalla mia furia.
Non ho mai sentito un tale fuoco dentro. Forse è perché devo sfogare la tensione accumulata negli ultimi due giorni. O forse perché il fisico di questa diabolica siberiana mi fa andare il sangue alla testa. O forse perché ho tendenze necrofile. Non lo so e non me ne frega niente. So solo che adesso questa me la divoro cruda.
Non c'è delicatezza nei miei modi, e a lei va bene così.
Le strappo le mutandine con un colpo secco. Anche stavolta Tanya ha il pube rasato; pare destino che non scopriremo mai il suo colore naturale.
La rigiro schiena a terra, in modo da avere il suo bacino alzato proprio davanti alla mia faccia.
Avvicino il naso alla sua conchiglietta implume e indugio respirando a pieni polmoni. Emana un profumo delizioso. Quell'aroma acre di femmina in calore mi satura le narici, mandandomi fuori di testa.
Caccio fuori la lingua ed inizio ad esplorare la carne tenera della sua fessura. Tanya sobbalza ad ogni mia lappata. E io mi diverto a governare il ritmo dei suoi sussulti, come se fosse una bambola ai miei comandi.
Discendo con la lingua lungo il perineo, fino a raggiungerle il buchetto.
Dopo una sapiente lubrificata le ficco un dito nel culo, raddoppiando così il suo godimento. Lo rigiro, ci gioco, andando a stimolare i suoi punti sensibili attraverso il retto.
Le infilo anche un indice nella fica, ed inizio a far scorrere le due dita attraverso i suoi buchi.
- «OH, BOZHE!...», esclama fremendo. Sembra decisamente gradire il trattamento.
Le divarico le grandi labbra, e alla doppia penetrazione di dita aggiungo anche la lingua. Per lei è troppo; inizia a contorcersi in preda ad una frenesia incontrollabile.
Quando mi accorgo che si trova ormai sulla soglia dell'orgasmo, interrompo la stimolazione multipla. Tanya fa una smorfia di delusione, ma voglio tormentarla ancora un po', farla sbavare dalla bramosia di raggiungere il piacere pieno.
Spalanco le sue gambe e le incrocio a forbice con le mie, così che le nostre passere entrino in contatto. Poi inizio a muovermi ritmicamente, facendo in modo che i nostri sessi si sfreghino a vicenda l'uno contro l'altro. Uno scissoring spettacolare.
Tanya pare sorpresa da questa tecnica prettamente lesbo. Lei è bisex, ma l'omosessualità non è ben vista in Russia; non deve aver avuto molte occasioni per soddisfare il suo lato lesbico. Per lei la "sforbiciata" è senz'altro una novità. Ed una novità estremamente piacevole.
Aumento il ritmo. Lo scivolio delle nostre labbra umide genera un rumore lascivo, eccitantissimo. Sotto di noi si sta formando un lago di effluvi.
Sono sudata come un'acciuga. Il ritmo forsennato dello sfregamento mi sta quasi facendo scoppiare il cuore, ma non me ne curo. È troppo bello. Per entrambe.
Tanya ha il viso congestionato. È ormai al parossismo.
- «Oh!...O-O-O-OOHH!!...Bozhe moy, shto ja na...OH, KHER'!!...»
- «Troia...Goditelo, che questo sarà il tuo ultimo orgasmo!», le dico in italiano, quasi senza rendermene conto.
E lei se lo gode. Oh sì, eccome! Inizia a fremere come se avesse una crisi epilettica, con gli occhi spalancati, quasi incredula della potenza dell'orgasmo che la sta attraversando.
E come se mi stesse trasmettendo il suo godimento per osmosi, vengo pure io.
Urliamo senza ritegno, all'unisono. Le nostre grida diventano un suono solo, fondendo assieme porcate in russo e italiano. Ed anche le nostre passere si scambiano i rispettivi fluidi orgasmici, unite in un bacio scivoloso e osceno.
Restiamo in quella posizione per un paio di minuti, lasciando placare gli ultimi sussulti di orgasmo finché le nostre membra si rilassano.
Guardo l'espressione del viso di Tanya, e mi ci sciolgo. Mi è sempre piaciuto fissare il viso di una donna dopo averla fatta godere, ma il suo è qualcosa di celestiale. Potrei stare delle ore a contemplarla. Sembra in estasi; gli occhi semichiusi, la bocca rilasciata, la testa leggermente reclinata...E quel seno perfetto che sussulta al ritmo degli ansimi...
Un angelo del paradiso. Un angelo che devo spedire all'inferno. Ma devo proprio...?
No, non devo pensare. Il tempo delle riflessioni è passato. La mia decisione era già stata presa prima di entrare qui; devo solo attenermi ad essa.
Tanya ansima forte cercando di riprendere fiato. Pare ancora stravolta.
- «Dio, Pat...Ho bisogno di bere qualcosa di forte...»
- «Aspetta...Te lo prendo io...»
Ci siamo. Ora non posso più rimandare.
Mi stacco con decisione una delle unghie finte e la tengo in sospeso sull'orlo del suo bicchiere. Ordino alle mie dita di aprirsi...ma loro non mi obbediscono.
Lo sapevo. Non posso evitare il pensiero. Voglio davvero che Tanya muoia? Sono caduta così in basso da uccidere un'amica?
No, non devo vederla come un'amica. Devo vederla solo come un ostacolo tra me ed Eva. Non è un'amica. È una bugiarda, una assassina, una puttana traditrice. Una che merita di morire. E morirà ADESSO!
Lascio cadere l'unghia nel suo bicchiere, e il cianuro si scioglie all'istante. Glielo porgo senza esitare.
- «Spasiba», mi dice, mentre le sue labbra si posano sul bicchiere.
Volto la testa dall'altra parte e mi assolvo dicendomi che tutto questo era inevitabile, non ho mai avuto altra scelta. Non è colpa mia. NON È COLPA MIA. Ora devo solo lasciare che le cose facciano il loro corso.
...Ma la mia mano si muove da sola e schiaffeggia il bicchiere, che cade sul pavimento.
- «Pat, cosa...?», mormora lei sorpresa.
È fatta. Non ci sono riuscita. Ho salvato la mia anima. E ho condannato a morte Eva.
Crollo. Mi butto di schiena sul divano e scoppio a piangere con le mani sul volto.
Tanya mi si avvicina confusa.
- «Pat, che ti prende?»
- «Tanya...Oh, Tanya...C'è qualcosa che devi sapere...»
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(capitolo 10:) SPIRAGLIO DI LUCE
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Le racconto tutto, e sia quel che sia. Se vuole ora può anche squartarmi, bruciarmi, impalarmi...Ormai non mi importa più.
Ma Tanya non sembra affatto essere adirata con me. È un altro il pensiero che la fa fremere di rabbia.
- «Seynov! Lo sapevo che prima o poi quel bastardo avrebbe tentato qualcosa del genere!»
- «Scordati di lui per il momento, Tanya. Ora il primo problema è di trovare Eva.»
- «Non preoccuparti, Pat. Ho molti uomini in gamba, qui con me. Setacceremo l'intera regione, se necessario.»
- «No, Tanya. Non c'è tempo. Seynov si aspetta di ricevere la notizia della tua morte entro breve; se sospetta che qualcosa è andato storto, darà subito l'ordine a Yukov di uccidere Eva.»
- «Ma lo darà anche se diffondiamo la notizia che sono morta, poiché a quel punto Eva non gli servirà più come strumento per far pressione su di te.»
- «Esatto. Eva resterà viva finché Seynov non avrà notizie sicure sulla tua sorte. Perciò NULLA deve trapelare da questa stanza: né che sei viva, né che sei morta.»
- «Questo ci lascia non più di UN'ORA di tempo per decidere qualcosa. Se almeno sapessimo dove cercare...»
- «Io credo di avere un indizio della zona. Ma perlustrarla richiederebbe troppo tempo. Senza contare che Yukov avrà certamente camuffato il camion in modo che risulti invisibile ad un controllo da terra.»
A queste parole, Tanya schiocca le dita.
- «È vero, "invisibile ad un controllo DA TERRA"...però io posso noleggiare un ELICOTTERO! Se il camion di Yukov si trova in uno spazio aperto, dovrebbe essere visibile DALL'ALTO.»
Mi illumino. Questa è una grande idea! Coi miei mezzi, non ci avrei mai pensato...ma lei può disporre di risorse illimitate.
Finalmente intravedo un'apertura in questa maledetta trappola. Una speranza che mi ricarica di energia come una pila atomica.
*****
Tanya dà subito disposizioni ai suoi uomini. Adesso non possiamo far altro che aspettare i risultati delle ricerche.
I minuti passano, e l'attesa è snervante. (Ho una voglia matta di rosicchiarmi le unghie...poi ci ripenso: meglio di NO!)
A un certo punto Tanya rompe il silenzio e mi parla con tono cupo:
- «Pat...Ricorda: una belva va trattata da belva. In nessun caso dovrai pensare a Yukov come ad un essere umano. Non lo è. Yukov non è umano, è un demonio che cammina sulla terra perché è troppo malvagio persino per stare all'inferno.»
- «E' strano...Ne parli come se lo conoscessi bene.»
Lei abbassa gli occhi per un istante. Ma in quell'attimo capisco tutto.
- «Oh dio, Tanya...No!»
- «Sì, anch'io una volta mi sono servita di lui. Una volta sola. Dovevo liberarmi di una donna, una mia rivale in affari. Avrebbe dovuto essere una esecuzione pulita, indolore, uno sparo in testa e fine...ma quando seppi ciò che Yukov aveva fatto alla sua vittima, decisi che mai più avrei ricorso ai servigi di un mostro del genere.»
- «Perché? Cosa aveva fatto alla sua vittima?»
Tanya esita nel rispondermi. Sa che sto pensando a ciò che Yukov potrebbe fare ad Eva. Poi si decide.
- «Yukov la legò nuda ad una sedia e le fece un'incisione nell'addome con un coltello. Poi tirò fuori il cazzo, lo avvicino alla ferita della donna e...e la scopò in quello squarcio finché non morì dissanguata.»
Ho un conato di vomito. Dio! Come possono esistere persone capaci di fare cose simili?!
- «Ecco; questo è Yukov. Questa è la belva che stai per affrontare. Ti ho detto questo affinché tu capisca che con lui non puoi adottare mezze misure: o lo uccidi, o lui ucciderà te. Dovrai essere spietata, non puoi permetterti scrupoli di coscienza con un mostro del genere.»
- «Un mostro...a cui però ti sei rivolta anche tu!»
Mi fissa con durezza ed implorazione insieme.
- «Non mi giudicare, Pat. Ti prego. Tu non sai quanto sia duro trovarmi nella mia posizione. Sono circondata da nemici, e per sopravvivere devo ricorrere a mezzi di cui non sono affatto fiera. Ma il mio mondo funziona così, e ormai non posso più tirarmene fuori. Faccio ciò che devo per non finire schiacciata, anche se il prezzo è di sacrificare la mia umanità. Non molti sono disposti a pagare questo prezzo, Pat; non molti.»
Ha ragione, non ho il diritto di giudicarla. Lei non è la spietata assassina a capo della mafia russa, né la amabile modella che avevo conosciuto sulla St.Cyril. Lei è semplicemente...TANYA, punto. E ciò mi deve bastare.
*****
Rimaniamo in silenzio per il resto del tempo. Poi finalmente Tanya riceve un rapporto dall'elicottero.
- «In quella zona è stato avvistato un solo camion, parcheggiato su una stradina sterrata che percorre un bosco. È quasi invisibile da terra, solo dall'alto si intravede qualcosa.»
- «È quello. DEVE essere quello!», mormoro scattando in piedi per uscire.
- «Sei sicura di non volere una squadra di supporto, Pat?»
- «Sì. I rapitori stanno certamente controllando il tuo albergo, un movimento di molti uomini li allerterebbe. Ma da sola posso farcela ad avvicinarmi.»
- «Pat, io...»
Fa per dire qualcosa, ma si interrompe. Mi fissa con uno sguardo che non ha bisogno di parole. Poi mi dà un bacio lieve, e mi fa cenno di andare.
In questo momento sento di avere un motivo in più per non fallire.
*****
Appena fuori dall'albergo trovo il taxi che ho chiamato pochi minuti fa. Per telefono ho chiesto espressamente lo stesso tassista del giorno prima.
- «Ciao...Puoi portarmi nello stesso luogo dove hai scaricato quei tre stranieri di ieri?»
- «Uhm, sì...Però pagamento anticipato, stavolta.»
- «Come desideri...Sono 27 euro, giusto?», dico mettendo mano al portafoglio.
- «Ehm...Veramente io intendevo L'ALTRO pagamento...», risponde lui premendosi la lingua contro una guancia.
Hai capito che furbacchione, il tassinaro. E va be'; se mi porta da Eva, sono disposta a succhiargli anche il tubo di scarico del taxi.
Per lui non deve essere facile guidare mentre gli sto facendo un pompino, ma non potevo perdere minuti preziosi.
Sbanda un paio di volte, ma alla fine arriva dove gli avevo chiesto di portarmi. Giusto in tempo per riempirmi la bocca.
Mentre lo guardo allontanarsi, degusto il suo seme sul palato. Mi dà una strana sensazione pensare che quello potrebbe essere stato l'ultimo ingoio della mia vita.
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(capitolo 11:) NELLA TANA DELLA BELVA
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Mi addentro nel bosco fino a raggiungere il punto indicato da Tanya.
Il camion è lì, rivestito di frasche in modo da confonderlo con la vegetazione. Ma grazie al cielo non avevano ritenuto necessario coprire anche il TETTO.
Al posto-guida c'è un tizio fermo senza fare niente. (Non so se sia davvero uno dei rapitori; certo però che sarebbe ben strano che un normale camionista se ne stesse lì fermo in mezzo a un bosco alla guida di un camion ricoperto di fogliame.)
Mi apposto tra i cespugli, aspettando un'occasione buona. A mio favore ho solo il vantaggio della sorpresa e una pistola che mi ha dato Tanya. Non posso permettermi il minimo errore.
Ad un certo punto dalla stradina arriva un tizio con un mano un sacchetto di cibarie. Estrae una bottiglia e la mostra al conducente.
- «VODKA! NA ZDOROVJE, BRATISKA!»
Russi. Dunque sono proprio loro!
Il conducente si fa una sorsata di vodka mentre il nuovo arrivato sale sul retro del camion.
Dio, se esisti dammi un'occasione, una sola...
E l'occasione arriva.
L'autista scende per andare a pisciare contro un albero, lasciando la portiera aperta.
Mi intrufolo veloce nella cabina. Per un attimo rimango inorridita: sul sedile c'è un PC portatile che mostra quanto sta accadendo nel retro.
Vedo Eva legata ad un cavalletto, mentre Yukov la incula da dietro e l'altro le scopa la bocca.
Mi scuoto da quelle terribili immagini e svito il tappo della vodka. Ho sulle dita ancora 9 delle unghie avvelenate. Le infilo tutte nel collo della bottiglia, e si disciolgono in pochi secondi. Poi torno rapidamente dietro i cespugli.
L'autista torna sistemandosi la cerniera dei pantaloni. Prende la bottiglia e si fa un'altra sorsata mentre si dirige sul retro.
Porge la bottiglia a un compagno e poi torna al suo posto in cabina.
Lo vedo solo dal busto in su, ma dal suo movimento direi che si stia masturbando nel vedere lo stupro di Eva sul monitor del portatile.
Goditi la scena, bastardo; se ho fatto bene i calcoli, questa sarà la tua ultima sega.
Infatti pochi secondi dopo il tizio comincia ad avere degli spasmi. Scende dalla cabina col cazzo ancora di fuori, ed arranca verso il retro. Ma non ci arriva, e si accascia rantolando. FUORI UNO!
Rientro nella cabina e osservo la scena sul portatile.
Lo stupro di Eva prosegue, senza pietà. Mi sento ribollire dalla furia, ma devo avere pazienza.
Finalmente vedo che Yukov e l'altro russo si passano la bottiglia di vodka, dando una trangugiata a testa. CI SIAMO!
Lo stupro riprende...ma pochi secondi dopo il russo più piccolo comincia a sentirsi male. Si allontana da Eva tenendosi la pancia, poi si accascia con la schiuma alla bocca. Si contorce finché smette di colpo. FUORI DUE!
Anche Yukov si piega coi crampi allo stomaco. Guarda la bottiglia di vodka e capisce. Ma è troppo tardi.
Da un lato spero che crepi in fretta così posso entrare sul retro e liberare Eva; dall'altro lato spero invece che la sua agonia duri il più a lungo possibile: quel bastardo merita di soffrire nel modo più atroce.
Alla fine anche Yukov si accartoccia su se stesso e rimane immobile. È finita!
Mi precipito sul retro e salgo. Eva ha lo sguardo fisso, sembra sotto shock. Non si accorge nemmeno della mia presenza. Deve aver passato le pene dell'inferno, poveretta.
Inizio a slegarla....quando all'improvviso una botta tremenda alle costole mi manda a sbattere contro il tavolo.
Yukov. È ancora vivo! Ma come è possibile? Dovrebbe avere in corpo tanto di quel veleno da uccidere dieci uomini! Questo è peggio di Rasputin...
- «Put...ta...na!», mormora schiumando sangue e saliva. Il cianuro lo sta divorando, ma l'adrenalina ne contrasta l'effetto.
Impugno la pistola...ma il gigante me la fa volar via di mano con un manrovescio. Anche se rallentato dal veleno, rimane sempre incredibilmente veloce e mortale. Ed ora sono pure disarmata.
Allunga una mano verso un machete appoggiato sul tavolo. Lo anticipo spaccandogli la bottiglia di vodka sulla testa.
Per un attimo sembra aver accusato il colpo...ma è un'illusione: l'istante dopo un pugno sul mento mi investe con la potenza di un treno merci.
Finisco sopra il corpo dell'altro russo morto. Sulla parete di fronte a me vedo l'ombra di Yukov col machete sollevato. Ci siamo. Fra un secondo la mia testa rotolerà sul pavimento del camion.
Un secondo.
Un secondo che sembra interminabile per l'intensità di pensieri che mi passano per la mente.
Un secondo durante il quale non ho il coraggio di voltarmi; vedere la lama che scende su di me sarebbe una visione troppo orribile da portarsi nella tomba.
Un secondo in cui avverto sotto la mia mano destra qualcosa di metallico. Il manico dell'UZI del russo morto. D'istinto lo afferro e sparo dietro di me, alla cieca, senza mirare.
È una raffica breve, solo pochi colpi prima di sentire il "CLIK". Maledico il cadavere sotto di me; questo stronzo non aveva neppure il caricatore pieno. Sono morta.
Eppure il colpo fatale non arriva. E l'ombra sulla parete sembra essersi pietrificata in quella posizione, col machete sollevato sopra la testa.
Trovo il coraggio di voltarmi. Yukov è paralizzato in una smorfia di dolore. La raffica che ho sparato alla cieca lo ha colpito alle cosce.
- «Ja tebja ubyu...Putt...», dice, cercando di infilzarmi mentre cade in avanti.
Mi scosto di lato. Il machete mi sfiora il torace e si conficca sul fondo del camion.
Yukov rimane lì aggrappato al manico, ansimando pesantemente. Sembra non avere più la forza di risollevarsi. È mio. Ormai il bastardo è MIO!
Mi rialzo di scatto e prendo una bella rincorsa.
- «METTICI QUESTO SUL TUO TACCUINO, BESTIA!», grido sferrandogli un calcione in piena faccia che lo manda seduto con la schiena appoggiata ad una parete.
Non reagisce. Stavolta sembra davvero KO.
Ne approfitto per finire di slegare Eva.
Trema come una foglia e farfuglia parole in olandese. È ancora sotto shock.
- «Nee...Genoeg...Neem...Dood mij...»
Le afferro la testa e la costringo a guardarmi.
- «Eva...EVA, guardami! Sono Pat, capisci? SONO PAT!»
Sembra ritrovare un barlume di lucidità.
- «P-Pat?...»
- «È finita, piccola, ti porto via di qui...»
- «Pat...Oh, Pat...M-Mi hanno...Mi hanno...»
- «Lo so, lo so...Non ci pensare, è tutto passato...»
La rimetto in piedi. Si regge a stento. Poi il suo sguardo si fissa su Yukov, seduto a terra a gambe allargate, con la schiuma alle labbra. Il veleno lo sta finendo.
- «Klootzak...KLOOTZAAAAAK!!», ruggisce Eva. Sembra fuori di sé dalla rabbia.
- «Lascialo perdere, Eva, ormai è spacciato...Vieni via...»
- «No...No, Pat...Tu non sai cosa mi ha fatto passare questo bastardo...Non può cavarsela così, con una morte pulita...»
Ha lo sguardo allucinato. La trascino verso l'uscita del camion...ma all'improvviso si divincola e si avventa sul russo, schiacciandogli i testicoli sotto un tallone con tutto il peso del corpo. Le palle di Yukov diventano una frittata rossa. Il mostro ringhia contorcendosi in agonia. Il suo corpo è scosso da violenti spasmi, poi si irrigidisce di colpo e si affloscia esanime.
La trascino fuori. Appena siamo scese, richiudo gli sportelli.
Non ho ancora deciso se informare l'Agenzia oppure se lasciare che fra qualche tempo la polizia ritrovi tre cadaveri non identificati. In questo momento non me ne frega nulla; voglio solo godermi il dolce risveglio da quest'incubo.
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(capitolo 12:) LEGAMI DI SANGUE
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Nelle ore successive ci lecchiamo le ferite. Letteralmente.
Jasmine si è ripresa bene, e domani sarà dimessa dall'ospedale. Questa è l'unica ragione per cui restiamo ancora nel porto di Riccione.
Nel frattempo mi prendo cura di Eva.
La contemplo mentre se ne sta distesa sul letto della nostra cabina.
Quei russi bastardi se la sono lavorata per bene. Il suo corpicino è un mosaico di lividi e ammaccature. E non vi dico lo stato dei suoi buchi dopo aver provato il manico di Yukov; se è stato orribile per ME, non voglio pensare a cosa debba essere stato per la piccola olandese.
Comunque non sembra aver subìto danni permanenti. Mi do da fare con pomate e cerotti. E col sempiterno potere curativo della saliva.
- «Lo hai scoperto, finalmente?», mi chiede a bruciapelo Eva.
- «Che cosa?»
- «Se Tanya è bionda o mora!»
Scuoto la testa ridendo. Mi fa piacere che Eva sia in vena di scherzare, dopo quello che ha passato. Ma sento che è anche tormentata da oscuri pensieri. E non tarda a confidarmeli.
- «Pat...Non so come ringraziarti per ciò che hai fatto per salvarmi...»
- «Non ce n'è proprio bisogno. A parti invertite, sono certa che lo avresti fatto anche tu per me.»
Lei si incupisce, ed esita un attimo prima di rispondere.
- «Non lo so. Non lo so, Pat. Ora mi sarebbe facile rispondere di sì...ma mentre mi violentavano in quel maledetto camion, ci sono stati dei momenti in cui se avessi potuto scegliere di mettere TE al mio posto...L'AVREI FATTO! Mi vergogno a dirlo, ma è così.»
- «Cosa stai cercando di dirmi, Eva?»
- «Forse il nostro legame non è così profondo come credevo. Forse basta solo l'occasione giusta, per far emergere tutto l'egoismo e la meschinità nascosti sotto l'apparenza di un amore incrollabile...»
Gli occhi le luccicano. La guardo seria, e per una volta so esattamente cosa dire senza doverci pensare.
- «Eva. Taci. Non ha senso pensare a quello che poteva essere ma non è stato. Quando capiterà - e sicuramente capiterà - l'occasione di dover scegliere tra la tua vita e la mia, deciderai al momento...ma ORA l'unica cosa che conta è che ne siamo uscite entrambe VIVE. E che il nostro legame non è mai stato così forte. Solo questo importa. Solo questo, amore mio.»
Eva non risponde. Si limita a sorridere e a tendere una mano per accarezzarmi una guancia. E in questo momento mi sembra il gesto più bello che mi abbia mai rivolto, più significativo di tutto il sesso che abbiamo fatto insieme.
Non voglio guastare la magia del momento con delle stupide parole. Così riprendo in silenzio a stenderle la pomata.
Dal ventre discendo pian piano verso l'inguine. Indugio sulle grandi labbra sino ad insinuarle un dito nella fessura.
- «AHI!...»
- «Scusa...»
- «No, scusa tu...È che per certe cose sono ancora un po' dolorante...Dovremo aspettare qualche giorno...»
Qualche giorno? Non se ne parla proprio, piccola. Voglio vederti godere ADESSO. Perché lo meriti. E perché non è giusto che i postumi di una violenza del passato ti privino del piacere nel presente.
Decido di non usare le dita, così comincio a sfiorarla solo con le labbra, piccoli bacetti che dal pancino faccio ridiscendere sino alla fessura tra le gambe.
Le separo le labbra con la lingua, usando la massima delicatezza che mi è possibile. E intanto le accarezzo la vulva con la punta delle unghie. Niente pressioni che possano provocarle dolore; solo un lieve solletico per tenerla su di giri.
Passo a lapparle il clitoride. Prima con tocchettini leggeri in punta di lingua, per vedere come risponde. Lei se la gode, e sussulta a ritmo delle mie leccate. Sta reagendo bene; posso rincarare la dose.
Quando mi accorgo che è ormai sulla soglia dell'orgasmo, le stringo il clito tra le labbra, continuando a stimolarlo con la lingua all'interno della bocca. E a quel punto Eva parte, tendendosi come una gatta che si stira.
- «Y-y-y-yahh!...Oh, Pat...o-o-OH MIJN GOOOOODDD!!!»
Attendo che i suoi fremiti si plachino, poi rilascio il bottoncino magico. Do un'ultima risucchiata per raccogliere un po' di succhi, poi glieli faccio assaggiare con un bacio.
Restiamo lì a lingue intrecciate per un paio di minuti, dividendoci quel nettare divino. Alla fine ci stacchiamo fissandoci languidamente negli occhi.
- «Mi spiace di non essere nelle condizioni di poterti ricambiare...»
- «Avremo tempo. Tutto il tempo del mondo. Tu pensa solo a riprenderti.»
Mi stendo di fianco a lei, aspettando il sonno. Che bello addormentarsi così.
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(capitolo 13:) INFERNO A BORDO
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Sto già partendo per il mondo dei bei sogni...quando all'improvviso odo un lieve scricchiolio sul ponte.
Mi sorprendo: la Serenissima è una barca solida; solo qualcosa di pesante può farla scricchiolare. Di MOLTO pesante.
E quest'odore appena percettibile nell'aria...Pungente, dolciastro...come di...SANGUE!
Un brivido gelato mi percorre la spina dorsale.
- «EVA! ANDIAMO VIA DI QUI...SUBITO!»
Lei non capisce subito, mi guarda confusa. Io scatto andando a chiudere a chiave il portello della cabina.
Appena in tempo. La maniglia ruota. Segue un colpo terribile sulla porta, che quasi viene scardinata.
Apro il lucernario. Il passaggio è piccolo, ma deve bastare. Spingo Eva per le natiche, e in qualche modo riesce a sgattaiolare fuori.
Ora è il mio turno. Ma senza una spinta dall'interno, infilarmi nel passaggio è un'impresa ardua. Eva cerca allora di aiutarmi dall'esterno tirandomi per le braccia.
Sono fuori a metà col busto, quando sento la porta saltare come se fosse stata sfondata da un ariete.
- «IN ACQUA, EVA...BUTTATI IN ACQUA!», le grido...e subito dopo mi sento afferrare le caviglie da due mani d'acciaio.
L'istante dopo attraverso volando tutta la cabina, fino a schiantarmi sulla parete dalla parte opposta.
Ci metto un attimo a riprendermi dall'urto. Sollevo lo sguardo sulla figura allucinante che mi si avvicina.
Yukov barcolla. I proiettili che ha conficcati nelle gambe lo fanno zoppicare, ma non lo fermano. Come non lo ferma il veleno che gli fa schiumare la bocca.
Il cavallo dei suoi pantaloni è una chiazza rossa. Lascia dietro di sé una scia di denso liquido scarlatto. Deve aver perso almeno un barile di sangue; come può essere ancora vivo?
Con un gesto surreale estrae il suo taccuino:
- «Missione incompiuta, puttana!», legge, e poi lo getta via di lato. Nei suoi occhi, una ferma determinazione di uccidere.
Non posso affrontarlo. Devo uscire di qui...ma passare dal lucernario richiederebbe troppo tempo; l'unica via è attraverso la porta sfondata. Ma la stazza del mostro mi sbarra la strada.
Lentamente mi chiude lo spazio di movimento. Gli tiro addosso tutto quello che mi capita sottomano. Inutile; non fa una piega.
Mi afferra per il collo e mi solleva da terra con una sola mano. È allora che mi compare sott'occhi un flacone di disincrostante per carene appoggiato su uno scaffale.
Glielo butto in faccia. Yukov ringhia imprecando in russo. Devo averlo accecato.
Molla la presa e subito mi fiondo oltre la porta, salendo le scale fino alla tolda. Sono salva, devo solo tuffarmi anch'io in...
DIO, NO!
Di nuovo sento la sua mano afferrarmi una caviglia. Scalcio per liberarmi, ma è tutto inutile. Vedo che l'acido gli ha corroso mezza faccia, ma ha ancora un occhio sano.
Mi solleva sopra la sua testa con entrambe le mani. Ho appena il tempo di udire l'ennesimo "Puttana", poi la mia schiena va a testare la resistenza delle assi del ponte.
È un impatto tremendo. Resto a terra stordita, mentre il mostro mi solleva di nuovo. Un altro colpo così, e sono morta.
No. Ha in mente qualcos'altro. Mi trascina verso la ringhiera e mi ci sbatte contro. Mi ritrovo col busto a sbalzo oltre il parapetto, mentre le sue mani si chiudono attorno al mio collo. Sento le vertebre scricchiolare sotto quella morsa d'acciaio, e non mi faccio illusioni: stavolta sono al capolinea.
- «Puttana!», sussurra, e per la prima volta lo vedo sorridere.
No, non è un sorriso. È un sogghigno sadico, inumano, spaventoso. Una fessura spalancata sull'inferno.
Dicono che quando si muore la nostra vita ci scorre davanti agli occhi come un film. Ma io non vedo Eva o Giulia o le persone che ho amato. Vedo solo quel volto bestiale, quel ghigno ignobile, quello sguardo freddo da assassino. Non voglio morire con questa visione negli occhi. È troppo orrendo, così.
Improvvisamente qualcosa cambia nell'immagine. Vedo Eva comparire alle spalle del mostro. Non si era buttata in mare, dunque.
Corre verso di noi impugnando il manico di uno spazzolone.
- «YYYAAAAAHHH!!!»
Colpisce Yukov di punta sulla nuca, con tutta la sua forza. Il gigante non se l'aspettava. Era già in equilibrio precario, così finiamo entrambi fuori bordo.
L'impatto con l'acqua mi scuote. Riaffioro e boccheggio disperatamente. Non vedo Yukov intorno a me; che sia affondato?...
Alzo lo sguardo e rimango incredula: il mostro è lì che dondola a mezz'aria sulla fiancata della barca. Ma come...?
Metto a fuoco, e finalmente capisco: è rimasto infilzato su un uncino dell'ancora! Eppure si muove ancora. Sta facendo leva sull'ancora per sfilarsi l'uncino dal fianco.
- «EVA...-cough!-...I FERMI...TOGLI I FERMI DEL...-koff!-...», grido tossendo. Mi manca il respiro e non riesco ad aggiungere altro...ma grazie al cielo Eva ha capito lo stesso: corre verso il verricello dell'ancora e sgancia i fermi della catena.
L'istante dopo l'enorme sagoma di Yukov precipita verso il basso. Ha appena il tempo di gridare «PUTTAN...» prima di scomparire sott'acqua in un gorgoglio di bollicine.
La catena arriva a fine corsa con uno strattone. Eva sgancia i morsetti che la fissano al verricello, così che anche l'altro capo di catena finisce in mare.
Subito dopo mi lancia un salvagente attaccato ad una fune. Mi ci infilo dentro, ma non riesco a fare altro. Sono stremata, così ad Eva tocca sollevarmi a bordo di peso.
Conciata com'è, uno sforzo del genere è una tortura, ma alla fine riesce ad issarmi sul ponte. Tremo come una foglia, nonostante il caldo afoso.
Eva mi abbraccia. Ci abbandoniamo ad un pianto liberatorio.
- «T-ti avevo detto di buttarti in mare, stupida...», singhiozzo.
- «Non ho potuto...Non potevo lasciarti qui da sola con lui...Sarei morta comunque, senza di te...»
(Se Eva voleva sapere come si sarebbe comportata nel trovarsi di nuovo di fronte ad un pericolo mortale, l'ha scoperto prima di quanto credesse.)
Poi ci sporgiamo dalla ringhiera a fissare col cuore in gola i gorghi che si diradano sempre più. Ci aspettiamo che come in uno di quei filmacci horror il mostro ricompaia all'improvviso, contro ogni logica.
Ma il mostro non riaffiora.
Stavolta è davvero finita.
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(capitolo 14:) RISVEGLIO DALL'INCUBO
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L'alba del giorno dopo è qualcosa di sublime, spettacolare, radioso. Che bello essere vivi per vederla.
Facciamo il punto della situazione dopo la fine dell'incubo.
Quanto pagherei per vedere la faccia del Lupo quando lo informeranno che le Mantidi, le pivelline dell'Agenzia, l'ultima ruota del carro, hanno sistemato nientemeno che il terribile Yukov. Che smacco per l'orgoglio di quel borioso maschilista.
Tanya è dovuta ripartire per la Russia. Peccato averla potuta rivedere solo alla sua partenza; dice però che non dovremo più temere coinvolgimenti nella sua guerra privata con Vassilj Seynov. La sua strizzata d'occhio lascia intendere che la Siberia diventerà molto calda, nei prossimi giorni.
Jasmine è tornata a bordo perfettamente ristabilita. Grazie al cielo per lei si era trattato solo di una brutta botta.
Per Eva invece la prognosi sembra essere un po' più lunga. Superare lo shock della violenza richiederà molte...attenzioni.
Un sacrificio a cui mi presterò molto volentieri. Dopotutto, è questo che significa essere amiche.
E quest'avventura ci ha rese molto più che amiche. Ora siamo sorelle. Di sangue.
[FINE]
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