Diario primaverile - Aprile

di
genere
tradimenti

Colloquio telefonico notturno. Lei che dorme accanto a me e io che ti ascolto silenzioso con gli auricolari, Mi chiedo quale maledetto tarlo ho nel cervello per fare cose simili. Quale brama di sesso assurdo e disperato mi perseguita.
Ah... il mio peccato originale!
Esserne marchiato a vita.

...mi sono distesa sotto le coperte e ho iniziato a toccarmi
a far scivolare la mano lungo la pancia, fino a scendere
mi sono sfiorata con le dita
ho immaginato fossero le tue
ho immaginato fossi tu a volermi scopare prima di dormire
ho allargato le gambe e ho continuato a toccarmi
tra le mie gambe c'eri tu che puntavi il cazzo
era durissimo e lo sentivo spingere
ti sei abbassato di più su di me e stringendomi dalla vita hai iniziato a penetrarmi
strisciavi lentamente ma in modo costante
sempre più dentro
e una volta entrato tutto mi hai stretta più forte e con uno scatto ti sei trattenuto tutto dentro facendomi gridare
sentivo le pareti del fondo spingere fortemente
e l'arrivo di un orgasmo
davvero da lontano
poi hai iniziato a scoparmi in brevi colpi
ma forti
lo ritraevi e rientravi in un colpo solo, con forza
avevi il volto calato sui miei seni e mi scopavi
sentivo il tuo respiro pesante sul collo
e mi dicevi quanto ti piacesse scoparmi e quanto fossi puttana
mi dicevi di come mi avresti mangiato la fica dopo avermela arrossata dal troppo fottere
più parlavi e più mi stringevi come fosse una morsa
e ti sentivo tutto addosso e tutto dentro
mi sembrava di non venire mai
poi e' arrivato un orgasmo lentissimo ma forte
ho sentito le gambe vibrare e la fica sciogliersi
ho continuato a toccarmi... tu lo avresti fatto
ma dopo un po’ non ce l'ho fatta più e sono crollata dal sonno!

Pensieri sparsi e confusi..
Ricordo che da ragazzo amai molto un libro, un vecchio libro trovato su una bancarella.
Era Diario Sahariano di Roger Frison-Roche, alpinista ed esploratore, raccontava delle sue scalate sulle montagne dell'Haggar nel deserto sahariano. Del suo lungo soggiorno nel deserto. Parlava di solitudine e di silenzio. Di lunghe ore di meditazione. Di una crescita morale. Di fuga dalle sollecitazioni esterne. Della capacità di metabolizzare la natura.
Da allora rientra fra i miei sogni vivere così quel deserto.
Ma so che non succederà mai.

Tibet
di
scritto il
2017-10-01
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