Puttana in Trasferta: Piccole Donne Crescono
di
Patrizia V.
genere
orge
Il capitano Castaldi ci vieta di tornare a Santa Lucia dopo il casino che abbiamo combinato a Marechiaro. Ci consiglia di rimanere al largo per il resto della notte, poi a metà mattina ci dice di fare rotta a ovest per Nisida.
Non è un problema per noi: io ho l’opportunità di coccolare Eva nel lettone per farle dimenticare la brutta avventura del giorno prima, e poi ci godiamo il sole autunnale in mezzo al Golfo.
Nisida è un porto sicuro: è una piccola base di supporto della NATO, parte del vecchio comando di Bagnoli, in procinto di traslocare a Lago Patria., ed è sorvegliato da personale militare. Un tempo era un’isola, ma ora è collegata alla terraferma con una strada che corre sulla diga frangiflutti che delimita il porto dove sono ormeggiate imbarcazioni militari e civili un po’ di tutti i tipi, ma tutte un po’ speciali, come la nostra.
Passiamo qualche giorno all’ormeggio a Nisida, aspettando che si calmino le acque.
Il nostro intervento un po’ sopra le righe e il massacro alla Villa che ne è seguito, hanno apparentemente portato alla conclusione improvvisa della guerra di camorra della famiglia Sposito.
I numerosi seguaci di don Pasquale sparsi in città, alla notizia della morte del loro capo, sono passati in larga parte nelle file della banda di don Antonio, mentre gli altri, irriducibili o troppo compromessi, si sono sbandati e sono passati al servizio di altri clan della zona.
In realtà, il massacro è rimasto segreto, perché nessuno ne ha avuto sentore e nessuno ha sporto denuncia: se non fosse per il nostro rapporto all’Agenzia, neanche le Autorità ne sarebbero a conoscenza. Anna e Antonio, il giorno successivo alla sparatoria, sono semplicemente tornati in Villa, ne hanno preso possesso e l’hanno ripulita. Tanto, la struttura appartiene a don Gennaro, che non si muove da Capri, è abusiva e ufficialmente non esiste neanche.
Ci riferiscono che, se Antonio e sua sorella adesso sembrano avere il controllo degli affari del clan sulla terraferma, il silenzio del vecchio patriarca da Capri è assordante.
Difficilmente il vecchio è rimasto contento della fine precoce del nipote, e ancor meno delle circostanza della sua dipartita. L’accusa di perversione e omosessualità implicita nelle foto circolate in rete ha pesantemente nuociuto al prestigio della famiglia, e anche il fatto che Antonio e Anna si siano ribellati, oltre che al fratello pederasta, anche alla volontà del nonno, contribuiscono al malumore di don Gennaro.
Così, siccome non si sente niente da Capri, i fratelli Sposito gestiscono gli affari di famiglia senza opposizione, ma la città aspetta di sentire cosa ne pensa il patriarca… E se a lui lo stato delle cose dovesse non garbare, le cose si farebbero pericolose per Antonio e Anna: i loro uomini probabilmente diserterebbero in massa e loro due potrebbero trovarsi a lottare per la sopravvivenza.
Per ora però sembra che le cose vadano bene.
Il capitano Castaldi viene a trovarci a bordo e ci dice che in città il tasso di violenza è calato quasi di colpo: una volta che il pazzo è stato levato di mezzo e i traffici sono passati in mano ad Antonio, le prevaricazioni e gli abusi si sono ridotti di molto, anche se alla fine i reati sono rimasti più o meno gli stessi.
- E’ difficile dire come si svilupperanno le cose – conclude Castaldi con un sospiro – Con certa gente non si può mai sapere…
Il fatto è che in realtà, la manovalanza del crimine è rimasta fedele a don Gennaro: il fatto che il vecchio non si esprima rende tutto provvisorio.
Insomma, tanto per smuovere le acque, è giunto il momento di diffondere le foto dell’incesto fra Antonio e Anna. Sicuramente il nuovo scandalo farà muovere il patriarca, noto per la sua rigidità di costumi.
Infatti l’idea iniziale dello scandalo sessuale era stata far muovere don Gennaro contro Pasquale per far passare l’eredità degli affari di famiglia ad Antonio; però Antonio e Anna si erano mossi contro il fratello prima che il vecchio dicesse la sua, e questo aveva complicato le cose.
- E adesso vediamo cosa succede.
Io annuso l’aria: - Io so cosa succede in cambusa: Jasmine sta preparando gli spaghetti alle vongole.
Castaldi si guarda intorno e si alza in piedi: - Va bene: vi lascio alla vostra cena, ci vediamo appena avremo sviluppi.
Eva mi coglie di sorpresa: - Perché non ti fermi a mangiare con noi?
Non ho mai preso Castaldi in considerazione fino adesso: per me è sempre stato un po’ la personificazione del sistema in cui siamo rimaste incastrate, il campione e simbolo dell’Agenzia. Perfino più di “Vittorio”, il nostro misterioso capo.
Ma evidentemente Eva ha guardato oltre.
Siccome ho il massimo rispetto per la capacità di giudizio della mia ragazza, lo osservo meglio.
Castaldi ha circa trentacinque anni; bruno, atletico, sicuro di sé… In effetti è un esemplare discreto di maschio italiano.
Decido di reggere la parte a Eva: - Sì, Marco. In fondo è da un po’ che lavoriamo insieme: sarebbe ora di conoscerci un po’ meglio, non credi?
E’ la prima volta che lo chiamo per nome. Forse finora non era neanche capitato di darci del “tu”.
Lui ci guarda sorpreso. Guarda l’orologio, scuote le spalle, e poi: - Perché no?
Avverto Jasmine di preparare per quattro, e quando torno nel quadrato Eva sta già apparecchiando il tavolo.
Ha perfino messo la tovaglia sul tavolino del quadrato, cosa che non fa mai.
Possibile che il giovanotto le interessi davvero?
Marco Castaldi, anni trentasei; Ufficiale dei Carabinieri in servizio presso l’Agenzia. Scapolo, di Parma, segno zodiacale Sagittario (come me), appassionato di cani e di trekking in montagna.
Si descrive così il giovanotto, mentre divora gli spaghetti e si gode la serata in compagnia. E’ la prima volta che lo vedo rilassato, e devo dire che mi appare davvero diverso dal solito… Magari essere fuori servizio aiuta.
Non ci siamo agghindate da acchiappo: io ho i soliti pantaloni leggeri da vela con una canotta bianca, e se esco in copera metto la giacca da capitano. Eva è in jeans e t-shirt, mentre Jasmine ha la solita maglietta con i pantaloncini corti e le gambe di fuori.
Siamo ancora abbronzatissime, e piuttosto in forma dopo i mesi trascorsi nel sud del Mediterraneo a dar la caccia a Gheddafi.
Marco però sembra apprezzare ciò che vede… Ovviamente con speciale riferimento alle ragazze più giovani, ma non disdegna guardare anche me.
Anche io lo guardo: è in borghese naturalmente: jeans e camicia leggera, i muscoli bene in evidenza… Un maschio interessante, dopo gli episodi abbastanza squallidi delle giornate precedenti.
Eva è la più interessata, ovviamente. A volta mi chiedo perché una etero convinta come lei stia con me… Lei adora il cazzo. Evidentemente sono davvero brava con lo strapon.
Comunque sia, la biondina olandese è chiaramente disponibile, e il maschio italico se ne rende perfettamente conto. Di storie su di noi deve averne sentite diverse, e so per certo che si è visto tutti i filmati di noi nude sulla Serenissima al largo del golfo della Sirte, perché mi ha fatto notare come fossimo diventate un po’ la macchietta della guerra della NATO in Libia.
Anche Jasmine appare piuttosto interessata, e si dimostra insolitamente intraprendente, considerati i suoi precedenti piuttosto schivi con gli uomini: si fa vedere, sorride, ammicca maliziosa…
Io sto più sulle mie: a me i maschi piacciono più stagionati, anche se non disdegno la carne fresca, e preferisco darmi un po’ di contegno, anche se la fica tira anche a me. Ma se devo essere sincera, lo spettacolo che mi eccita di più è la mia ragazza che si svacca per la voglia di un uomo.
Questa volta però c’è qualcosa di diverso: noto che c’è competizione fra Eva e Jasmine, ed è la prima volta che capita. Le due sono quasi coetanee, ma di solito hanno interessi diversi; oggi però vogliono tutte e due Marco, e lo vogliono per prime.
Sono tentata di mettermi in gioco anch’io e di farmelo davanti a loro, ma poi la curiosità di vedere come andrà a finire ha il sopravvento, e le lascio fare.
Il primo round se lo aggiudica Eva: è lei a farsi baciare per prima in bocca, e in modo che non lascia adito a dubbi circa le sue intenzioni scoperecce.
Lui le apre i jeans e infila una manaccia dentro masturbandola mentre la bacia, poi gira la testa e bacia anche Jasmine che si è fatta sotto…
Io non ci sto a restare indietro: mi sfilo i pantaloni e le mutandine e mi sgrilletto eccitata assistendo al triplice bacio, poi mi accosto e comincio a frugare fra le gambe degli altri in cerca di tesori nascosti...
Sfilo i pantaloncini a Jas, scoprendole la fichetta quasi totalmente rasata a parte un triangolino nerissimo e curato, e allungo una mano sul pacco piacevolmente duro di Marco.
Eva si libera della maglietta mentre io apro la patta del maschio, e Jasmine ci frega entrambe tuffandosi a sorpresa per prenderlo in bocca.
Mentre Jas spompina il maschio ospite, Eva lo bacia e gli sfila la camicia lasciandolo a torso nudo. Io mi accosto e accarezzo le splendide groppe delle mie puledre, senza smettere di carezzare anche la mia micetta scarmigliata e vogliosa.
Ho una voglia di porcate pazzesca.
La prima a prenderlo dentro è Eva, come c’era da aspettarsi: schiena Marco sul divano e gli monta sopra; Jas sta al gioco, ed è proprio lei a infilarle il cazzo nella fica.
Eva emette un lungo gemito di piacere impalandosi lentamente sulla verga dura e nodosa del maschio, e io apprezzo la sportività di Jasmine che accarezza il coglioni di Marco mentre questi riempie l’olandesina.
Tanto fair play da parte della berbera va ricompensato: la tiro da parte e la bacio sulla bocca, poi mentre Eva comincia a sgroppare rumorosamente sul cazzo di marco, io faccio sedere Jasmine accanto all’altra coppia, le apro le gambe e dopo essrmi inginocchiata davanti a lei, comincio a slapparle la fichetta sgocciolante.
Jas si lascia sfuggire un lamento prolungato quando le apro le valve della fica e prendo a slinguare dentro la vagina sgocciolante per gustare il nettare della sua giovinezza.
- Oohhh… - ansima la ragazzina, accarezzandomi la testa mentre le succhio l’anima da in mezzo alle cosce.
- Ohoo! – geme Eva, scopandosi accanto a noi – Oh, sì! Sìiii…
Mentre lecco Jas, mi masturbo velocemente per portarmi avanti con il piacere in attesa di essere servita anch’io.
Marco ci sa fare, si capisce dal casino che fa Eva pochi centimetri più in là. Lui le tiene le chiappe sode, sollevandola e lasciandola ricadere a ogni colpo, e intanto le succhia le tette che lei gli schiaccia in faccia.
Lo spettacolo mi eccita da pazzi, e mi motiva a far impazzire Jasmine: ancora poche succhiate in profondità, e la giovane tunisina mi gode in faccia, strappandomi i capelli e serrando le cosce intorno alla mia testa con una forza insospettabile.
- Aahhh!
Io bevo golosamente quelle gocce di miele dolcissimo e giovane, che mi fa impazzire.
Accanto a noi, Eva viene anche lei, con un latrato da cagna soddisfatta, infilzandosi fino all’elsa il cazzone nella fica contratta dagli spasmi del piacere.
Io mi sollevo a baciare Jas in bocca, rendendole il sapore del suo piacere, mentre anche Eva e Marco si baciano con foga al termine dell’orgasmo.
Poi mi giro a baciare Eva anche io, e Jasmine ne approfitta con un entusiasmo e uno spirito di iniziativa di cui non la credevo capace: spinge Eva da parte, strappandola letteralmente da cazzo e se ne impadronisce a sua volta.
Marco è ancora duro: a differenza delle due ragazze, lui non è arrivato, esattamente come me. Lei lo prende nuocamente in bocca e lo succhia con passione, ripulendolo dalla sbroda di Eva e coprendolo di saliva. Poi si mette a pecorina, appoggiata con il busto al divano, incitando il maschio a prenderla da dietro.
Marco non si fa pregare: si pone alle spalle della ragazzina, le afferra i fianchi snelli, e la inforna da tergo con un movimento deciso.
Jasmine lancia un grido selvaggio, sentendosi trafiggere l’anima: - AAHHH!!!
Io continuo a sbaciucchiare la mia ragazza, ancora fremente per l’orgasmo appena subito e pronta a ricominciare anche subito. La faccio stendere sul divano e le monto sopra a sessantanove, offrendo lo spettacolo del mio bel culo sollevato al maschio che mi scopa la figlioccia.
Sento subito la lingua esperta di Eva sulla fica, e mi tuffo a mia volta a slinguare la sua.
Il doppio connilinguo si trascina piuttosto a lungo mentre Marco pompa potentemente Jasmine nella fica al nostro fianco: Eva è venuta da poco, e io sono calda ma non ancora al punto di ebollizione. Ci sleccazziamo a lungo, piacevolmente e con affetto: siamo due amanti appassionate e use una al corpo dell’altra.
E’ lei a cedere per prima, abbandonandosi all’orgasmo per la seconda volta quella sera: la sento irrigidirsi, contrarsi, tendersi tutta, ed infine esplodere nelle convulsioni di un orgasmo potente e quasi doloroso.
- Yeeaaghhh! – grida Eva quando gode, spossata.
Di nuovo bevo la sbroda di una fica giovane e bollente.
Marco si dimostra un ottimo amante, costringendo Jas a godere con la faccia contro lo schienale del divano e un pugno in bocca, mentre lui la svanga senza pietà; però anche questa volta il bel capitano è riuscito a controllarsi.
Jasmine si accascia, temporaneamente soddisfatta, e lui si stacca dopo qualche minuto.
Non intendo essere lasciata indietro: per quanto voglia bene alle mie compagne, anche io voglio essere scopata.
Così adesso tocca a me: mi alzo in piedi, prendo il maschio per mano e lo trascino nel quadrato; lo abbraccio e gli stampo un bacio in bocca, poi mi volto e mi piego sul tavolo da pranzo, allargandomi le chiappe con le mani.
- Avanti, cosa aspetti? – gli faccio provocante, aprendomi il buco del culo con le dita delle mani e cacciandomene dentro almeno quattro – Fammi il culo!
Mi scovolo da sola il bucone sgarrato, cacciandomi dentro quattro dita.
Devo ancora trovare un maschio capace di resistere alla tentazione di un culo aperto:Marco mi viene dietro, estrae l’uccellone e me lo punta allo sfintere bagnato di saliva.
- Sì, inculami! – gli grido, preparandomi il buco per la sodomia.
Sento la cappella rovente appoggiarsi al buco e spingere dentro senza complimenti.
- Rompimi – ansimo io - Avanti, sfondami… Oohhh!
Lui me lo caccia nel culo con un affondo crudele, sento la carne dura e tosta del cazzo sprofondarmi nelle viscere.
Che bello, prendere un cazzo quando non hai avuto un uomo decente per settimane.
Marco mi incula contro il tavolo a cui mi aggrappo quasi disperatamente, sbattendomi come un pezzo di carne.
Grido. Urlo. Ci sono quasi…
Sul divano, Eva e Jas stanno facendo l’amore: nude, tenere, caldissime… Sono a sessantanove, e la bionda si sta godendo il corpo della brunetta stesa su di un fianco e con la testa incastrata fra le sue cosce mentre la slappa lussuriosamente.
L’erezione nodosa e pulsante del maschio mi riempie le budella e mi scovola ferocemente il retto infiammato.
I miei latrati da cagna in calore risuonano per tutta la barca: - Aahhh… AAHHH! Cazzo, mi sfondi… AAHHH!!!
Mi sento squarciare tutta; lui se ne accorge e raddoppia la potenza dell’amplesso, spaccandomi in due… Finché non mi esplode dentro anche lui.
Sento lo sperma del maschio inondarmi l’intestino, e a quella sensazione di riempimento me ne vengo anch’io, con un prolungato lamento di piacere.
Rimaniamo un momento nella stessa posizione, con lui che recupera il fiato, esausto, e io che accolgo dentro di me tutta la sborra emessa dal maschione.
Quando finalmente ci stacchiamo, le due ragazze si stanno baciando in bocca sul divano dove giacciono nude, intente ad assaporare il sublime momento del “dopo”…
Siamo tutti esausti e soddisfatti: rimaniamo abbracciati a stringerci nudi uno contro l’alra per diversi minuti, cercando di recuperare il fiato.
Quando però ci rialziamo, spossati ma ancora vogliosi, io mi ritrovo a baciare la mia ragazza, assaporando sulle sue labbra il sapore del sesso di Jasmine.
- Portami a letto… - mi implora lei, chiaramente vogliosa di coccole.
- Sarà ora che tolga il disturbo – sospira Marco – Ci vorrà almeno un’ora per tornare a Napoli…
- Non dire sciocchezze – lo interrompe Eva – Tu dormi qui da noi, vero Pat?
- Mi sembra il minimo – approvo io, smettendo un istante di baciare la mia ragazza.
Sto per invitarlo a dividere il lettone con noi, quando Jasmine mi spiazza definitivamente: acchiappa Marco per una mano, ci sorride radiosa e se lo trascina verso poppa lasciandoci lì, sole e basite.
Rimaniamo un lungo istante a bocca aperta, poi Eva scoppia a ridere per prima, e io la seguo: Jasmine ci ha fregate entrambe… Probabilmente è la prima volta che vedo una ragazza sottrarre a Eva il maschio che si era scelta.
- Hai capito, la nostra Jas! – esclama l’olandesina, per niente adirata – Me l’ha soffiato da sotto il naso…
- Uh… - faccio io, abbracciandola e tirandomela contro per baciarla di nuovo – La piccola è cresciuta. Ho proprio paura che dovrai accontentarti del premio di consolazione.
Finiamo da sole nel nostro lettone, e dopo che l’ho consolata a dovere, ci addormentiamo insieme nude, a cucchiaio…
***
Ci svegliamo ancora abbracciate.
La stringo a me da dietro, raccogliendo i suoi seni nel palmo delle mani e spingendo con i fianchi contro le sue natiche compatte. Lei miagola contenta e rincula contro di me, strofinandosi.
Le sbaciucchio la radice del collo e la sento fremere tutta mentre i suoi capezzoli si induriscono velocemente: le sta già venendo voglia, e a me anche…
Quando abbiamo fatto l’amore ci baciamo in bocca, sentendo una il sapore dell’altra. Poi lei mi guarda, sorride, salta dal letto e corre fuori.
- Ma dove vai?
- Voglio vedere se Jas ha dormito con Marco!
Curiosità legittima.
Mi alzo con calma, infilo la vestaglietta bianca che utilizzo quando abbiamo ospiti e mi infilo nel cucinino a preparare il caffè.
Eva mi raggiunge ridacchiando: - Sì! Sono ancora insieme nella sua cabina… Pat, la nostra Jas si è fatta un ragazzo!
Festeggiamo con un espresso, poi cominciamo a preparare la colazione nel quadrato.
Quando il profumo del cappuccino raggiunge la cabina di Jasmine, come per miracolo i due piccioncini ci raggiungono nel salottino già imbandito con croissant, marmellata, burro… E aringhe salate.
Gli splendidi occhi di Jasmine splendono come carboni ardenti quando si siede accanto al suo uomo e ci sorride gioiosa.
Anche il bel capitano ha l’aria contenta, anche se le aringhe di Eva lo hanno lasciato un po’perplesso: io gli strizzo un occhio e lui mi sorride vagamente imbarazzato. Buffo come lo imbarazzi che noi si sappia che ha dormito con Jasmine, anche se la sera prima ci ha scopate tutte e due.
E’ il momento di controllare sui social media: Marco ci dice su quali cercare, e in un attimo Eva, seduta al PC, trova le immagini che stavamo cercando: le scene hard di Anna e Antonio in pieno amplesso incestuoso.
Insieme a loro ci sono anch’io, naturalmente… Ma come per caso di me si vede solo la schiena, e solo a tratti.
Ci sarebbe quasi da pensare che la responsabile delle riprese sia io, se non fosse che nella cameretta del misfatto c’è ancora la microspia piazzata da Eva, che a sua volta reca la segnatura elettronica della vecchia utenza del defunto don Pasquale.
Il vecchio don Gennaro si starà prendendo un coccolone… Moralista com’è, ha già dovuto accettare che il nipote prediletto era un pederasta, e adesso scopre anche che gli altri due intrattengono rapporti incestuosi. Che razza di famiglia! E quel che è peggio, adesso a Napoli lo sanno tutti…
Castaldi promette di tenerci aggiornate, ci abbraccia tutte e tre, poi bacia appassionatamente Jasmine e se ne va al lavoro.
Appena è sparito, Eva e io ci lanciamo su Jasmine e ce la trasciniamo sul lettone per festeggiarla come merita…
***
In effetti, succede un bel casino.
Castaldi ci riferisce i risultati del puzzle di informazioni frammentarie raccolte dall’Agenzia sorella: un insieme di rapporti degli informatori e di intercettazioni ambientali, messo insieme dagli analisti dei Carabinieri.
Don Gennaro, sempre in esilio volontario a Capri, è incazzato come un toro; si tiene i figli di Maria, dei quali adesso il padre è meno certo che mai, e si rifiuta anche solo di farli vedere alla madre e ad Antonio. Lo stesso Antonio e Anna avrebbero litigato in malo modo, e adesso non si parlerebbero più. La camera del misfatto sarebbe stata fatta letteralmente a pezzi dagli uomini di Antonio, che hanno sicuramente trovato la microspia riconducibile a Pasquale, che naturalmente non può più negare le sue responsabilità perché è morto stecchito.
Non è chiaro se abbiano considerato o meno le mie eventuali responsabilità, perché di me non si parla molto, se non come “la troia bionda” o, addirittura, “la stangona con i capezzoli grossi”. Eva si incazza nel sentirsi definire “la biondina tedesca”, perché per un’olandese, essere presa per crucca è un insulto mortale.
Comunque a questo punto, se fossi stata io a rubare le immagini scabrose, sarei stata una al servizio di Pasquale, mentre loro sanno benissimo che non solo li ho aiutati contro di lui, ma sono anche quella che l’ha catturato.
Secondo Marco, la cosa più probabile è che si siano fatti un’idea corretta, e cioè che Eva e io lavoriamo per lo Stato… In un modo o nell’altro.
Quindi siamo “bruciate”.
Mi rilasso: allora è finita, possiamo andarcene.
Lui sogghigna: no, semplicemente adesso saremo utili come agenti di collegamento invecie che come infiltrate.
Collegamento con chi?
Ma con i fratelli Sposito, no?
Se fosse per me, farei rotta per la Dalmazia e manderei tutti a fare in culo.
Eva mi seguirebbe senza problemi, ma Jasmine fa una faccia così triste quando esprimo la mia opinione, che mi fa cambiare idea senza neppure dire una parola. No, il suo bel capitano ci rimarrebbe troppo male, e lei non vuole dargli una delusione…
Del resto, l’Agenzia non sarebbe molto contenta, e “Vittorio” non ci passerebbe più la paghetta sul nostro conto alle Cayman…
Okay, la Dalmazia dovrà aspettare.
Passano due giorni.
Il bravo Castaldi ci viene a trovare ogni sera per aggiornarci, e già che c’è, si trattiene per a notte. Per non disturbare, poi, si accontenta di dividere la cabina con la mia marinaia.
Il terzo giorno, ci comunica che Anna si è fatta viva con l’Agenzia: è disposta a collaborare, a certe condizioni.
- E quali?
- Tanto per cominciare, ne parlerà solo con te.
- Con me?
- E con nessun’altro. Dice che di te, si fida.
Figuriamoci… Già, pare che il fatto che l’abbia aiutata contro Pasquale rischiando la pelle con lei, in qualche modo faccia di me una donna d’onore.
- Ma se vuole parlare con me, perché non mi ha semplicemente telefonato, come l’altra volta?
Castaldi sorride paziente: - Se ti avesse contattata direttamente, le sarebbe rimasto il dubbio. Se adesso tu la chiami dopo che lei ha contattato noi, avrà la conferma che lavori per lo Stato. Per assurdo, ti rispetterà ancora di più, perché ti sarai rivelata per quel che sei veramente.
Rinuncio a capire la mentalità camorrista.
- Insomma: vuoi che la chiami?
- Certamente. Cosa stai aspettando?
Rinuncio anche a capire la mentalità dell’Agenzia.
- Anna? Sono Patrizia.
- Patrì! Speravo che mi chiamassi… Stai ancora a Napoli?
- Più o meno. Vuoi vedermi?
- Certo! Facciamo alla solita vineria?
Questa volta cambio look.
Mi tengo sullo sportivo: giubbotto jeans sulla canotta bianca, jeans a vita bassa e stivali a metà polpaccio. Il ciuffo spettinato e la mascella quadrata completano l’immagine da cattiva ragazza denim.
Anna indossa lo stesso tailleur dell’altra volta: lei è una donna manage, moderna e potente… O almeno così vuole far credere a chi la guarda.
Si alza appena mi vede, sorride e mi stampa un bacio sulla guancia davanti a tutti.
- Patrì! Sono contenta di vederti. Pensavo che saresti sparita.
Odio essere chiamata “Patrì”.
- Sai com’è: avevo avuto come l’impressione che tu e Antonio poteste pensare di farmi fare la fine di vostro fratello…
- Ma no, Patrì… Magari Antò, ma non io! Noi due teniamo un accordo, e tu l’hai rispettato in pieno, rischiando la vita per me. Ti sono debitrice, e non me ne dimentico. Però devo capire bene da che parte stai. Tu sì na’ poliziotta?
- Sai bene chi hai chiamato, Anna. Io ho risposto, quindi sai da che parte sto.
- Occhèi, occhèi. Niente polizia, ma sempre Stato è… Va bene lo stesso. Allora, stamme accuorta: Antonio mi ha tradita. Chello strunz tiene a' sua troja e nun me guarda cchiù.
E’ su di giri, la tipa: di solito non parla troppo in dialetto, ma adesso faccio quasi fatica a seguirla.
Insomma: adesso che ha la sua Maria tutta per sé, Antonio non ci pensa nemmeno a mettersi con la sorellina incestuosa; si è tolto la soddisfazione di farsela, e adesso chi s’è visto s’è visto.
Da brava donna mediterronea, nel sentirsi respinta Anna è passata dall’amore all’odio senza soluzione di continuità, e adesso vuole solo vendicarsi.
- Patrì: tu mi devi portare a Capri con la tua barca… Aggia’ parlà cu o nonno.
La guardo: - Di battelli per Capri mi sembra che ce ne siano parecchi; perché la mia?
- Il nonno ha dato disposizioni precise: nessuno deve portare me o Antonio a Capri, se ci tiene alla pelle.
- Oh, grazie tante… Meno male che siamo amiche.
- Ma no, a te non succederà niente: tu sei amica mia, mica prendi soldi…
Di nuovo mi sfugge la logica, ma ormai ci sono abituata.
- E una volta a Capri?
- Spiegherò al nonno che Antonio mi ha violentata.
- Ma non è vero…
- Patrì! Ma tu da che parte stai?
Ci rinuncio. Provo a fare come l’altra volta e cerco di pensare come lei: - E io, cosa ci guadagno?
- Immagino che lo Stato preferisca avere me alla guida del clan Sposito, piuttosto che uno come Antonio… Visto che noi teniamo un accordo, no?
Faccio finta di pensarci su; poi accetto.
Anna s’illumina tutta: - Grazie, Patrì. Non te ne pentirai.
La imbarchiamo la sera dopo allo stesso molo di Posillipo della settimana prima: è sola, anche perché se sbarcasse con i suoi uomini a Capri sarebbe una dichiarazione di guerra. Mentre così, sarà solo la nipotina disperata che va da buon nonnino…
Salpiamo l’ancora e attraversiamo il Golfo sotto le stelle, fino a gettare l’ancora al largo di Sorrento.
Anna è tesa come una corda di violino.
Le assegnamo la cabina di Giulia e andiamo a dormire.
La mattina dopo facciamo colazione e raggiungiamo Capri prima del battello del mattino, così Anna è la prima visitatrice a sbarcare al molo.
Sparisce a piedi e noi restiamo ancorate a breve distanza dal molo, in attesa.
Torna dopo oltre sei ore, raggiante.
Ha intortato il patriarca, ed è tornata nelle sue grazie.
Durante il viaggio di ritorno ci racconta di come un don Gennaro inizialmente arcigno si sia ammorbidito poco a poco ascoltando la storia di come Antonio avesse da sempre insidiato la sorellina fino ad abusare ripetutamente di lei: la sequenza di foto finite in rete a causa di una microspia sicuramente piazzata da Pasquale del budoir di Antonio per cercare di comprometterlo, aveva semplicemente messo a nudo una storia squallida che durava da anni e di cui la povera Anna aveva sempre avuto troppa vergogna di parlare.
Don Gennaro si è indignato di fiero cipiglio e ha accettato in pieno la storiella grazie a qualche moina e una lacrimuccia… Così per Anna le cose sono sistemate, mentre adesso sono cazzi di Antonio: così impara a preferirle quella troia di Maria!
Mi chiedo a cosa potrà condurre tutto ciò.
La crociera da Sorrento a Posillipo a metà pomeriggio è uno spettacolo. C’è così tanto sole che vale la pena di mettersi sui divanetti di poppa a rosolarsi un po’, anche se siamo a fine ottobre. Provo un filo d’invidia per i meridionali: in Laguna di questa stagione si gela già.
Con Jasmine al timone, Anna si scollaccia un po’, sbottonandosi la giacca del tailleur, e noi facciamo altrettanto sfilandoci le magliette e restando con le poppe al vento. Lei ci guarda sbigottita, io le faccio l’occhiolino, lei scuote le spalle e si spoglia a sua volta.
Eva si complimenta per le tette della napoletana, e questa apprezza il complimento che le arriva da una biondina con dieci anni di meno, che però non arriva a riempire una terza misura.
Io mi faccio sotto e le passo un braccio intorno alle spalle attirandola a me; noto subito che Anna si rilassa fra le mie braccia. Eva ammicca con aria complice e io faccio cenno di sì con la testa, poi appoggio un bacio casto sul collo della nostra pericolosa ospite.
Questa ha un fremito di piacere, e io insisto mordicchiandola un po’.
Tanto, fra di noi non è la prima volta, giusto?
Raccolgo un seno di Anna in una mano e lo spremo delicatamente mentre la bacio di nuovo, questa volta con un po’ di risucchio. Lei geme piano assaporando il mio gentile assalto.
Le giro la testa e la bacio in bocca tenendola per la nuca; Eva si avvicina e le accarezza una coscia ancora fasciata di nylon.
Dopo una prima esitazione, Anna mi concede la lingua e io comincio a succhiargliela. Quando lei comincia a prenderci gusto mi stacco e scivolo nuovamente in basso, prima sul collo e poi più giù…
Le sbaciucchio una tetta; la mordicchio un po’, poi mi attacco al capezzolo e comincio a succhiare con forza.
- Aahhh… - esala Anna, abbandonandosi fra le mie braccia.
Eva si accosta anche lei, e si attacca all’altra tetta: insieme, cominciamo a succhiarle entrambe le poppe, strappandole grida dapprima strozzate e poi sempre più squillanti.
- Ragazze, mi fate morire…
Beh, l’idea è proprio quella.
Senza smettere di succhiarla, allunghiamo all’unisono le mani sotto la sua gonna e le tiriamo via le mutandine; poi io mi inginocchio fra le sue gambe aperte, tuffo la faccia fra le sue cosce velate dalle calze e annuso la fica già umida di voglia.
Poi comincio a sleccazzarla, assaporando il suo succo di femmina.
- Aahhh! Aahhh! AAHHH…
E’ incredibile quanto velocemente mi sborra in faccia: questa ragazza è davvero bollente.
Bevo di gusto le sue abbondanti secrezioni vaginali, poi quando sfilo la testa da sotto la sua gonna vedo che Eva non ha mai smesso di succhiarle le tette nude.
Risalgo per baciare Anna in bocca, facendole assaggiare il sapore del suo piacere, e la sento rilassarsi fra le mie braccia.
Jasmine ci richiama alla realtà, avvertendoci che siamo quasi arrivate a Posillipo.
Ci ricomponiamo in fretta, reinguainando le tette arrossate (specialmente quelle di Anna) nei nostri abiti, e io raggiungo il timone.
Mentre entriamo nel porticciolo, mi volto a guardare Anna, con i capelli al vento.
- Ma tuo nonno ti ha detto come devi comportarti adesso con tuo fratello?
- Certo – mi fa lei, tranquillamente – Devo ucciderlo.
Non è un problema per noi: io ho l’opportunità di coccolare Eva nel lettone per farle dimenticare la brutta avventura del giorno prima, e poi ci godiamo il sole autunnale in mezzo al Golfo.
Nisida è un porto sicuro: è una piccola base di supporto della NATO, parte del vecchio comando di Bagnoli, in procinto di traslocare a Lago Patria., ed è sorvegliato da personale militare. Un tempo era un’isola, ma ora è collegata alla terraferma con una strada che corre sulla diga frangiflutti che delimita il porto dove sono ormeggiate imbarcazioni militari e civili un po’ di tutti i tipi, ma tutte un po’ speciali, come la nostra.
Passiamo qualche giorno all’ormeggio a Nisida, aspettando che si calmino le acque.
Il nostro intervento un po’ sopra le righe e il massacro alla Villa che ne è seguito, hanno apparentemente portato alla conclusione improvvisa della guerra di camorra della famiglia Sposito.
I numerosi seguaci di don Pasquale sparsi in città, alla notizia della morte del loro capo, sono passati in larga parte nelle file della banda di don Antonio, mentre gli altri, irriducibili o troppo compromessi, si sono sbandati e sono passati al servizio di altri clan della zona.
In realtà, il massacro è rimasto segreto, perché nessuno ne ha avuto sentore e nessuno ha sporto denuncia: se non fosse per il nostro rapporto all’Agenzia, neanche le Autorità ne sarebbero a conoscenza. Anna e Antonio, il giorno successivo alla sparatoria, sono semplicemente tornati in Villa, ne hanno preso possesso e l’hanno ripulita. Tanto, la struttura appartiene a don Gennaro, che non si muove da Capri, è abusiva e ufficialmente non esiste neanche.
Ci riferiscono che, se Antonio e sua sorella adesso sembrano avere il controllo degli affari del clan sulla terraferma, il silenzio del vecchio patriarca da Capri è assordante.
Difficilmente il vecchio è rimasto contento della fine precoce del nipote, e ancor meno delle circostanza della sua dipartita. L’accusa di perversione e omosessualità implicita nelle foto circolate in rete ha pesantemente nuociuto al prestigio della famiglia, e anche il fatto che Antonio e Anna si siano ribellati, oltre che al fratello pederasta, anche alla volontà del nonno, contribuiscono al malumore di don Gennaro.
Così, siccome non si sente niente da Capri, i fratelli Sposito gestiscono gli affari di famiglia senza opposizione, ma la città aspetta di sentire cosa ne pensa il patriarca… E se a lui lo stato delle cose dovesse non garbare, le cose si farebbero pericolose per Antonio e Anna: i loro uomini probabilmente diserterebbero in massa e loro due potrebbero trovarsi a lottare per la sopravvivenza.
Per ora però sembra che le cose vadano bene.
Il capitano Castaldi viene a trovarci a bordo e ci dice che in città il tasso di violenza è calato quasi di colpo: una volta che il pazzo è stato levato di mezzo e i traffici sono passati in mano ad Antonio, le prevaricazioni e gli abusi si sono ridotti di molto, anche se alla fine i reati sono rimasti più o meno gli stessi.
- E’ difficile dire come si svilupperanno le cose – conclude Castaldi con un sospiro – Con certa gente non si può mai sapere…
Il fatto è che in realtà, la manovalanza del crimine è rimasta fedele a don Gennaro: il fatto che il vecchio non si esprima rende tutto provvisorio.
Insomma, tanto per smuovere le acque, è giunto il momento di diffondere le foto dell’incesto fra Antonio e Anna. Sicuramente il nuovo scandalo farà muovere il patriarca, noto per la sua rigidità di costumi.
Infatti l’idea iniziale dello scandalo sessuale era stata far muovere don Gennaro contro Pasquale per far passare l’eredità degli affari di famiglia ad Antonio; però Antonio e Anna si erano mossi contro il fratello prima che il vecchio dicesse la sua, e questo aveva complicato le cose.
- E adesso vediamo cosa succede.
Io annuso l’aria: - Io so cosa succede in cambusa: Jasmine sta preparando gli spaghetti alle vongole.
Castaldi si guarda intorno e si alza in piedi: - Va bene: vi lascio alla vostra cena, ci vediamo appena avremo sviluppi.
Eva mi coglie di sorpresa: - Perché non ti fermi a mangiare con noi?
Non ho mai preso Castaldi in considerazione fino adesso: per me è sempre stato un po’ la personificazione del sistema in cui siamo rimaste incastrate, il campione e simbolo dell’Agenzia. Perfino più di “Vittorio”, il nostro misterioso capo.
Ma evidentemente Eva ha guardato oltre.
Siccome ho il massimo rispetto per la capacità di giudizio della mia ragazza, lo osservo meglio.
Castaldi ha circa trentacinque anni; bruno, atletico, sicuro di sé… In effetti è un esemplare discreto di maschio italiano.
Decido di reggere la parte a Eva: - Sì, Marco. In fondo è da un po’ che lavoriamo insieme: sarebbe ora di conoscerci un po’ meglio, non credi?
E’ la prima volta che lo chiamo per nome. Forse finora non era neanche capitato di darci del “tu”.
Lui ci guarda sorpreso. Guarda l’orologio, scuote le spalle, e poi: - Perché no?
Avverto Jasmine di preparare per quattro, e quando torno nel quadrato Eva sta già apparecchiando il tavolo.
Ha perfino messo la tovaglia sul tavolino del quadrato, cosa che non fa mai.
Possibile che il giovanotto le interessi davvero?
Marco Castaldi, anni trentasei; Ufficiale dei Carabinieri in servizio presso l’Agenzia. Scapolo, di Parma, segno zodiacale Sagittario (come me), appassionato di cani e di trekking in montagna.
Si descrive così il giovanotto, mentre divora gli spaghetti e si gode la serata in compagnia. E’ la prima volta che lo vedo rilassato, e devo dire che mi appare davvero diverso dal solito… Magari essere fuori servizio aiuta.
Non ci siamo agghindate da acchiappo: io ho i soliti pantaloni leggeri da vela con una canotta bianca, e se esco in copera metto la giacca da capitano. Eva è in jeans e t-shirt, mentre Jasmine ha la solita maglietta con i pantaloncini corti e le gambe di fuori.
Siamo ancora abbronzatissime, e piuttosto in forma dopo i mesi trascorsi nel sud del Mediterraneo a dar la caccia a Gheddafi.
Marco però sembra apprezzare ciò che vede… Ovviamente con speciale riferimento alle ragazze più giovani, ma non disdegna guardare anche me.
Anche io lo guardo: è in borghese naturalmente: jeans e camicia leggera, i muscoli bene in evidenza… Un maschio interessante, dopo gli episodi abbastanza squallidi delle giornate precedenti.
Eva è la più interessata, ovviamente. A volta mi chiedo perché una etero convinta come lei stia con me… Lei adora il cazzo. Evidentemente sono davvero brava con lo strapon.
Comunque sia, la biondina olandese è chiaramente disponibile, e il maschio italico se ne rende perfettamente conto. Di storie su di noi deve averne sentite diverse, e so per certo che si è visto tutti i filmati di noi nude sulla Serenissima al largo del golfo della Sirte, perché mi ha fatto notare come fossimo diventate un po’ la macchietta della guerra della NATO in Libia.
Anche Jasmine appare piuttosto interessata, e si dimostra insolitamente intraprendente, considerati i suoi precedenti piuttosto schivi con gli uomini: si fa vedere, sorride, ammicca maliziosa…
Io sto più sulle mie: a me i maschi piacciono più stagionati, anche se non disdegno la carne fresca, e preferisco darmi un po’ di contegno, anche se la fica tira anche a me. Ma se devo essere sincera, lo spettacolo che mi eccita di più è la mia ragazza che si svacca per la voglia di un uomo.
Questa volta però c’è qualcosa di diverso: noto che c’è competizione fra Eva e Jasmine, ed è la prima volta che capita. Le due sono quasi coetanee, ma di solito hanno interessi diversi; oggi però vogliono tutte e due Marco, e lo vogliono per prime.
Sono tentata di mettermi in gioco anch’io e di farmelo davanti a loro, ma poi la curiosità di vedere come andrà a finire ha il sopravvento, e le lascio fare.
Il primo round se lo aggiudica Eva: è lei a farsi baciare per prima in bocca, e in modo che non lascia adito a dubbi circa le sue intenzioni scoperecce.
Lui le apre i jeans e infila una manaccia dentro masturbandola mentre la bacia, poi gira la testa e bacia anche Jasmine che si è fatta sotto…
Io non ci sto a restare indietro: mi sfilo i pantaloni e le mutandine e mi sgrilletto eccitata assistendo al triplice bacio, poi mi accosto e comincio a frugare fra le gambe degli altri in cerca di tesori nascosti...
Sfilo i pantaloncini a Jas, scoprendole la fichetta quasi totalmente rasata a parte un triangolino nerissimo e curato, e allungo una mano sul pacco piacevolmente duro di Marco.
Eva si libera della maglietta mentre io apro la patta del maschio, e Jasmine ci frega entrambe tuffandosi a sorpresa per prenderlo in bocca.
Mentre Jas spompina il maschio ospite, Eva lo bacia e gli sfila la camicia lasciandolo a torso nudo. Io mi accosto e accarezzo le splendide groppe delle mie puledre, senza smettere di carezzare anche la mia micetta scarmigliata e vogliosa.
Ho una voglia di porcate pazzesca.
La prima a prenderlo dentro è Eva, come c’era da aspettarsi: schiena Marco sul divano e gli monta sopra; Jas sta al gioco, ed è proprio lei a infilarle il cazzo nella fica.
Eva emette un lungo gemito di piacere impalandosi lentamente sulla verga dura e nodosa del maschio, e io apprezzo la sportività di Jasmine che accarezza il coglioni di Marco mentre questi riempie l’olandesina.
Tanto fair play da parte della berbera va ricompensato: la tiro da parte e la bacio sulla bocca, poi mentre Eva comincia a sgroppare rumorosamente sul cazzo di marco, io faccio sedere Jasmine accanto all’altra coppia, le apro le gambe e dopo essrmi inginocchiata davanti a lei, comincio a slapparle la fichetta sgocciolante.
Jas si lascia sfuggire un lamento prolungato quando le apro le valve della fica e prendo a slinguare dentro la vagina sgocciolante per gustare il nettare della sua giovinezza.
- Oohhh… - ansima la ragazzina, accarezzandomi la testa mentre le succhio l’anima da in mezzo alle cosce.
- Ohoo! – geme Eva, scopandosi accanto a noi – Oh, sì! Sìiii…
Mentre lecco Jas, mi masturbo velocemente per portarmi avanti con il piacere in attesa di essere servita anch’io.
Marco ci sa fare, si capisce dal casino che fa Eva pochi centimetri più in là. Lui le tiene le chiappe sode, sollevandola e lasciandola ricadere a ogni colpo, e intanto le succhia le tette che lei gli schiaccia in faccia.
Lo spettacolo mi eccita da pazzi, e mi motiva a far impazzire Jasmine: ancora poche succhiate in profondità, e la giovane tunisina mi gode in faccia, strappandomi i capelli e serrando le cosce intorno alla mia testa con una forza insospettabile.
- Aahhh!
Io bevo golosamente quelle gocce di miele dolcissimo e giovane, che mi fa impazzire.
Accanto a noi, Eva viene anche lei, con un latrato da cagna soddisfatta, infilzandosi fino all’elsa il cazzone nella fica contratta dagli spasmi del piacere.
Io mi sollevo a baciare Jas in bocca, rendendole il sapore del suo piacere, mentre anche Eva e Marco si baciano con foga al termine dell’orgasmo.
Poi mi giro a baciare Eva anche io, e Jasmine ne approfitta con un entusiasmo e uno spirito di iniziativa di cui non la credevo capace: spinge Eva da parte, strappandola letteralmente da cazzo e se ne impadronisce a sua volta.
Marco è ancora duro: a differenza delle due ragazze, lui non è arrivato, esattamente come me. Lei lo prende nuocamente in bocca e lo succhia con passione, ripulendolo dalla sbroda di Eva e coprendolo di saliva. Poi si mette a pecorina, appoggiata con il busto al divano, incitando il maschio a prenderla da dietro.
Marco non si fa pregare: si pone alle spalle della ragazzina, le afferra i fianchi snelli, e la inforna da tergo con un movimento deciso.
Jasmine lancia un grido selvaggio, sentendosi trafiggere l’anima: - AAHHH!!!
Io continuo a sbaciucchiare la mia ragazza, ancora fremente per l’orgasmo appena subito e pronta a ricominciare anche subito. La faccio stendere sul divano e le monto sopra a sessantanove, offrendo lo spettacolo del mio bel culo sollevato al maschio che mi scopa la figlioccia.
Sento subito la lingua esperta di Eva sulla fica, e mi tuffo a mia volta a slinguare la sua.
Il doppio connilinguo si trascina piuttosto a lungo mentre Marco pompa potentemente Jasmine nella fica al nostro fianco: Eva è venuta da poco, e io sono calda ma non ancora al punto di ebollizione. Ci sleccazziamo a lungo, piacevolmente e con affetto: siamo due amanti appassionate e use una al corpo dell’altra.
E’ lei a cedere per prima, abbandonandosi all’orgasmo per la seconda volta quella sera: la sento irrigidirsi, contrarsi, tendersi tutta, ed infine esplodere nelle convulsioni di un orgasmo potente e quasi doloroso.
- Yeeaaghhh! – grida Eva quando gode, spossata.
Di nuovo bevo la sbroda di una fica giovane e bollente.
Marco si dimostra un ottimo amante, costringendo Jas a godere con la faccia contro lo schienale del divano e un pugno in bocca, mentre lui la svanga senza pietà; però anche questa volta il bel capitano è riuscito a controllarsi.
Jasmine si accascia, temporaneamente soddisfatta, e lui si stacca dopo qualche minuto.
Non intendo essere lasciata indietro: per quanto voglia bene alle mie compagne, anche io voglio essere scopata.
Così adesso tocca a me: mi alzo in piedi, prendo il maschio per mano e lo trascino nel quadrato; lo abbraccio e gli stampo un bacio in bocca, poi mi volto e mi piego sul tavolo da pranzo, allargandomi le chiappe con le mani.
- Avanti, cosa aspetti? – gli faccio provocante, aprendomi il buco del culo con le dita delle mani e cacciandomene dentro almeno quattro – Fammi il culo!
Mi scovolo da sola il bucone sgarrato, cacciandomi dentro quattro dita.
Devo ancora trovare un maschio capace di resistere alla tentazione di un culo aperto:Marco mi viene dietro, estrae l’uccellone e me lo punta allo sfintere bagnato di saliva.
- Sì, inculami! – gli grido, preparandomi il buco per la sodomia.
Sento la cappella rovente appoggiarsi al buco e spingere dentro senza complimenti.
- Rompimi – ansimo io - Avanti, sfondami… Oohhh!
Lui me lo caccia nel culo con un affondo crudele, sento la carne dura e tosta del cazzo sprofondarmi nelle viscere.
Che bello, prendere un cazzo quando non hai avuto un uomo decente per settimane.
Marco mi incula contro il tavolo a cui mi aggrappo quasi disperatamente, sbattendomi come un pezzo di carne.
Grido. Urlo. Ci sono quasi…
Sul divano, Eva e Jas stanno facendo l’amore: nude, tenere, caldissime… Sono a sessantanove, e la bionda si sta godendo il corpo della brunetta stesa su di un fianco e con la testa incastrata fra le sue cosce mentre la slappa lussuriosamente.
L’erezione nodosa e pulsante del maschio mi riempie le budella e mi scovola ferocemente il retto infiammato.
I miei latrati da cagna in calore risuonano per tutta la barca: - Aahhh… AAHHH! Cazzo, mi sfondi… AAHHH!!!
Mi sento squarciare tutta; lui se ne accorge e raddoppia la potenza dell’amplesso, spaccandomi in due… Finché non mi esplode dentro anche lui.
Sento lo sperma del maschio inondarmi l’intestino, e a quella sensazione di riempimento me ne vengo anch’io, con un prolungato lamento di piacere.
Rimaniamo un momento nella stessa posizione, con lui che recupera il fiato, esausto, e io che accolgo dentro di me tutta la sborra emessa dal maschione.
Quando finalmente ci stacchiamo, le due ragazze si stanno baciando in bocca sul divano dove giacciono nude, intente ad assaporare il sublime momento del “dopo”…
Siamo tutti esausti e soddisfatti: rimaniamo abbracciati a stringerci nudi uno contro l’alra per diversi minuti, cercando di recuperare il fiato.
Quando però ci rialziamo, spossati ma ancora vogliosi, io mi ritrovo a baciare la mia ragazza, assaporando sulle sue labbra il sapore del sesso di Jasmine.
- Portami a letto… - mi implora lei, chiaramente vogliosa di coccole.
- Sarà ora che tolga il disturbo – sospira Marco – Ci vorrà almeno un’ora per tornare a Napoli…
- Non dire sciocchezze – lo interrompe Eva – Tu dormi qui da noi, vero Pat?
- Mi sembra il minimo – approvo io, smettendo un istante di baciare la mia ragazza.
Sto per invitarlo a dividere il lettone con noi, quando Jasmine mi spiazza definitivamente: acchiappa Marco per una mano, ci sorride radiosa e se lo trascina verso poppa lasciandoci lì, sole e basite.
Rimaniamo un lungo istante a bocca aperta, poi Eva scoppia a ridere per prima, e io la seguo: Jasmine ci ha fregate entrambe… Probabilmente è la prima volta che vedo una ragazza sottrarre a Eva il maschio che si era scelta.
- Hai capito, la nostra Jas! – esclama l’olandesina, per niente adirata – Me l’ha soffiato da sotto il naso…
- Uh… - faccio io, abbracciandola e tirandomela contro per baciarla di nuovo – La piccola è cresciuta. Ho proprio paura che dovrai accontentarti del premio di consolazione.
Finiamo da sole nel nostro lettone, e dopo che l’ho consolata a dovere, ci addormentiamo insieme nude, a cucchiaio…
***
Ci svegliamo ancora abbracciate.
La stringo a me da dietro, raccogliendo i suoi seni nel palmo delle mani e spingendo con i fianchi contro le sue natiche compatte. Lei miagola contenta e rincula contro di me, strofinandosi.
Le sbaciucchio la radice del collo e la sento fremere tutta mentre i suoi capezzoli si induriscono velocemente: le sta già venendo voglia, e a me anche…
Quando abbiamo fatto l’amore ci baciamo in bocca, sentendo una il sapore dell’altra. Poi lei mi guarda, sorride, salta dal letto e corre fuori.
- Ma dove vai?
- Voglio vedere se Jas ha dormito con Marco!
Curiosità legittima.
Mi alzo con calma, infilo la vestaglietta bianca che utilizzo quando abbiamo ospiti e mi infilo nel cucinino a preparare il caffè.
Eva mi raggiunge ridacchiando: - Sì! Sono ancora insieme nella sua cabina… Pat, la nostra Jas si è fatta un ragazzo!
Festeggiamo con un espresso, poi cominciamo a preparare la colazione nel quadrato.
Quando il profumo del cappuccino raggiunge la cabina di Jasmine, come per miracolo i due piccioncini ci raggiungono nel salottino già imbandito con croissant, marmellata, burro… E aringhe salate.
Gli splendidi occhi di Jasmine splendono come carboni ardenti quando si siede accanto al suo uomo e ci sorride gioiosa.
Anche il bel capitano ha l’aria contenta, anche se le aringhe di Eva lo hanno lasciato un po’perplesso: io gli strizzo un occhio e lui mi sorride vagamente imbarazzato. Buffo come lo imbarazzi che noi si sappia che ha dormito con Jasmine, anche se la sera prima ci ha scopate tutte e due.
E’ il momento di controllare sui social media: Marco ci dice su quali cercare, e in un attimo Eva, seduta al PC, trova le immagini che stavamo cercando: le scene hard di Anna e Antonio in pieno amplesso incestuoso.
Insieme a loro ci sono anch’io, naturalmente… Ma come per caso di me si vede solo la schiena, e solo a tratti.
Ci sarebbe quasi da pensare che la responsabile delle riprese sia io, se non fosse che nella cameretta del misfatto c’è ancora la microspia piazzata da Eva, che a sua volta reca la segnatura elettronica della vecchia utenza del defunto don Pasquale.
Il vecchio don Gennaro si starà prendendo un coccolone… Moralista com’è, ha già dovuto accettare che il nipote prediletto era un pederasta, e adesso scopre anche che gli altri due intrattengono rapporti incestuosi. Che razza di famiglia! E quel che è peggio, adesso a Napoli lo sanno tutti…
Castaldi promette di tenerci aggiornate, ci abbraccia tutte e tre, poi bacia appassionatamente Jasmine e se ne va al lavoro.
Appena è sparito, Eva e io ci lanciamo su Jasmine e ce la trasciniamo sul lettone per festeggiarla come merita…
***
In effetti, succede un bel casino.
Castaldi ci riferisce i risultati del puzzle di informazioni frammentarie raccolte dall’Agenzia sorella: un insieme di rapporti degli informatori e di intercettazioni ambientali, messo insieme dagli analisti dei Carabinieri.
Don Gennaro, sempre in esilio volontario a Capri, è incazzato come un toro; si tiene i figli di Maria, dei quali adesso il padre è meno certo che mai, e si rifiuta anche solo di farli vedere alla madre e ad Antonio. Lo stesso Antonio e Anna avrebbero litigato in malo modo, e adesso non si parlerebbero più. La camera del misfatto sarebbe stata fatta letteralmente a pezzi dagli uomini di Antonio, che hanno sicuramente trovato la microspia riconducibile a Pasquale, che naturalmente non può più negare le sue responsabilità perché è morto stecchito.
Non è chiaro se abbiano considerato o meno le mie eventuali responsabilità, perché di me non si parla molto, se non come “la troia bionda” o, addirittura, “la stangona con i capezzoli grossi”. Eva si incazza nel sentirsi definire “la biondina tedesca”, perché per un’olandese, essere presa per crucca è un insulto mortale.
Comunque a questo punto, se fossi stata io a rubare le immagini scabrose, sarei stata una al servizio di Pasquale, mentre loro sanno benissimo che non solo li ho aiutati contro di lui, ma sono anche quella che l’ha catturato.
Secondo Marco, la cosa più probabile è che si siano fatti un’idea corretta, e cioè che Eva e io lavoriamo per lo Stato… In un modo o nell’altro.
Quindi siamo “bruciate”.
Mi rilasso: allora è finita, possiamo andarcene.
Lui sogghigna: no, semplicemente adesso saremo utili come agenti di collegamento invecie che come infiltrate.
Collegamento con chi?
Ma con i fratelli Sposito, no?
Se fosse per me, farei rotta per la Dalmazia e manderei tutti a fare in culo.
Eva mi seguirebbe senza problemi, ma Jasmine fa una faccia così triste quando esprimo la mia opinione, che mi fa cambiare idea senza neppure dire una parola. No, il suo bel capitano ci rimarrebbe troppo male, e lei non vuole dargli una delusione…
Del resto, l’Agenzia non sarebbe molto contenta, e “Vittorio” non ci passerebbe più la paghetta sul nostro conto alle Cayman…
Okay, la Dalmazia dovrà aspettare.
Passano due giorni.
Il bravo Castaldi ci viene a trovare ogni sera per aggiornarci, e già che c’è, si trattiene per a notte. Per non disturbare, poi, si accontenta di dividere la cabina con la mia marinaia.
Il terzo giorno, ci comunica che Anna si è fatta viva con l’Agenzia: è disposta a collaborare, a certe condizioni.
- E quali?
- Tanto per cominciare, ne parlerà solo con te.
- Con me?
- E con nessun’altro. Dice che di te, si fida.
Figuriamoci… Già, pare che il fatto che l’abbia aiutata contro Pasquale rischiando la pelle con lei, in qualche modo faccia di me una donna d’onore.
- Ma se vuole parlare con me, perché non mi ha semplicemente telefonato, come l’altra volta?
Castaldi sorride paziente: - Se ti avesse contattata direttamente, le sarebbe rimasto il dubbio. Se adesso tu la chiami dopo che lei ha contattato noi, avrà la conferma che lavori per lo Stato. Per assurdo, ti rispetterà ancora di più, perché ti sarai rivelata per quel che sei veramente.
Rinuncio a capire la mentalità camorrista.
- Insomma: vuoi che la chiami?
- Certamente. Cosa stai aspettando?
Rinuncio anche a capire la mentalità dell’Agenzia.
- Anna? Sono Patrizia.
- Patrì! Speravo che mi chiamassi… Stai ancora a Napoli?
- Più o meno. Vuoi vedermi?
- Certo! Facciamo alla solita vineria?
Questa volta cambio look.
Mi tengo sullo sportivo: giubbotto jeans sulla canotta bianca, jeans a vita bassa e stivali a metà polpaccio. Il ciuffo spettinato e la mascella quadrata completano l’immagine da cattiva ragazza denim.
Anna indossa lo stesso tailleur dell’altra volta: lei è una donna manage, moderna e potente… O almeno così vuole far credere a chi la guarda.
Si alza appena mi vede, sorride e mi stampa un bacio sulla guancia davanti a tutti.
- Patrì! Sono contenta di vederti. Pensavo che saresti sparita.
Odio essere chiamata “Patrì”.
- Sai com’è: avevo avuto come l’impressione che tu e Antonio poteste pensare di farmi fare la fine di vostro fratello…
- Ma no, Patrì… Magari Antò, ma non io! Noi due teniamo un accordo, e tu l’hai rispettato in pieno, rischiando la vita per me. Ti sono debitrice, e non me ne dimentico. Però devo capire bene da che parte stai. Tu sì na’ poliziotta?
- Sai bene chi hai chiamato, Anna. Io ho risposto, quindi sai da che parte sto.
- Occhèi, occhèi. Niente polizia, ma sempre Stato è… Va bene lo stesso. Allora, stamme accuorta: Antonio mi ha tradita. Chello strunz tiene a' sua troja e nun me guarda cchiù.
E’ su di giri, la tipa: di solito non parla troppo in dialetto, ma adesso faccio quasi fatica a seguirla.
Insomma: adesso che ha la sua Maria tutta per sé, Antonio non ci pensa nemmeno a mettersi con la sorellina incestuosa; si è tolto la soddisfazione di farsela, e adesso chi s’è visto s’è visto.
Da brava donna mediterronea, nel sentirsi respinta Anna è passata dall’amore all’odio senza soluzione di continuità, e adesso vuole solo vendicarsi.
- Patrì: tu mi devi portare a Capri con la tua barca… Aggia’ parlà cu o nonno.
La guardo: - Di battelli per Capri mi sembra che ce ne siano parecchi; perché la mia?
- Il nonno ha dato disposizioni precise: nessuno deve portare me o Antonio a Capri, se ci tiene alla pelle.
- Oh, grazie tante… Meno male che siamo amiche.
- Ma no, a te non succederà niente: tu sei amica mia, mica prendi soldi…
Di nuovo mi sfugge la logica, ma ormai ci sono abituata.
- E una volta a Capri?
- Spiegherò al nonno che Antonio mi ha violentata.
- Ma non è vero…
- Patrì! Ma tu da che parte stai?
Ci rinuncio. Provo a fare come l’altra volta e cerco di pensare come lei: - E io, cosa ci guadagno?
- Immagino che lo Stato preferisca avere me alla guida del clan Sposito, piuttosto che uno come Antonio… Visto che noi teniamo un accordo, no?
Faccio finta di pensarci su; poi accetto.
Anna s’illumina tutta: - Grazie, Patrì. Non te ne pentirai.
La imbarchiamo la sera dopo allo stesso molo di Posillipo della settimana prima: è sola, anche perché se sbarcasse con i suoi uomini a Capri sarebbe una dichiarazione di guerra. Mentre così, sarà solo la nipotina disperata che va da buon nonnino…
Salpiamo l’ancora e attraversiamo il Golfo sotto le stelle, fino a gettare l’ancora al largo di Sorrento.
Anna è tesa come una corda di violino.
Le assegnamo la cabina di Giulia e andiamo a dormire.
La mattina dopo facciamo colazione e raggiungiamo Capri prima del battello del mattino, così Anna è la prima visitatrice a sbarcare al molo.
Sparisce a piedi e noi restiamo ancorate a breve distanza dal molo, in attesa.
Torna dopo oltre sei ore, raggiante.
Ha intortato il patriarca, ed è tornata nelle sue grazie.
Durante il viaggio di ritorno ci racconta di come un don Gennaro inizialmente arcigno si sia ammorbidito poco a poco ascoltando la storia di come Antonio avesse da sempre insidiato la sorellina fino ad abusare ripetutamente di lei: la sequenza di foto finite in rete a causa di una microspia sicuramente piazzata da Pasquale del budoir di Antonio per cercare di comprometterlo, aveva semplicemente messo a nudo una storia squallida che durava da anni e di cui la povera Anna aveva sempre avuto troppa vergogna di parlare.
Don Gennaro si è indignato di fiero cipiglio e ha accettato in pieno la storiella grazie a qualche moina e una lacrimuccia… Così per Anna le cose sono sistemate, mentre adesso sono cazzi di Antonio: così impara a preferirle quella troia di Maria!
Mi chiedo a cosa potrà condurre tutto ciò.
La crociera da Sorrento a Posillipo a metà pomeriggio è uno spettacolo. C’è così tanto sole che vale la pena di mettersi sui divanetti di poppa a rosolarsi un po’, anche se siamo a fine ottobre. Provo un filo d’invidia per i meridionali: in Laguna di questa stagione si gela già.
Con Jasmine al timone, Anna si scollaccia un po’, sbottonandosi la giacca del tailleur, e noi facciamo altrettanto sfilandoci le magliette e restando con le poppe al vento. Lei ci guarda sbigottita, io le faccio l’occhiolino, lei scuote le spalle e si spoglia a sua volta.
Eva si complimenta per le tette della napoletana, e questa apprezza il complimento che le arriva da una biondina con dieci anni di meno, che però non arriva a riempire una terza misura.
Io mi faccio sotto e le passo un braccio intorno alle spalle attirandola a me; noto subito che Anna si rilassa fra le mie braccia. Eva ammicca con aria complice e io faccio cenno di sì con la testa, poi appoggio un bacio casto sul collo della nostra pericolosa ospite.
Questa ha un fremito di piacere, e io insisto mordicchiandola un po’.
Tanto, fra di noi non è la prima volta, giusto?
Raccolgo un seno di Anna in una mano e lo spremo delicatamente mentre la bacio di nuovo, questa volta con un po’ di risucchio. Lei geme piano assaporando il mio gentile assalto.
Le giro la testa e la bacio in bocca tenendola per la nuca; Eva si avvicina e le accarezza una coscia ancora fasciata di nylon.
Dopo una prima esitazione, Anna mi concede la lingua e io comincio a succhiargliela. Quando lei comincia a prenderci gusto mi stacco e scivolo nuovamente in basso, prima sul collo e poi più giù…
Le sbaciucchio una tetta; la mordicchio un po’, poi mi attacco al capezzolo e comincio a succhiare con forza.
- Aahhh… - esala Anna, abbandonandosi fra le mie braccia.
Eva si accosta anche lei, e si attacca all’altra tetta: insieme, cominciamo a succhiarle entrambe le poppe, strappandole grida dapprima strozzate e poi sempre più squillanti.
- Ragazze, mi fate morire…
Beh, l’idea è proprio quella.
Senza smettere di succhiarla, allunghiamo all’unisono le mani sotto la sua gonna e le tiriamo via le mutandine; poi io mi inginocchio fra le sue gambe aperte, tuffo la faccia fra le sue cosce velate dalle calze e annuso la fica già umida di voglia.
Poi comincio a sleccazzarla, assaporando il suo succo di femmina.
- Aahhh! Aahhh! AAHHH…
E’ incredibile quanto velocemente mi sborra in faccia: questa ragazza è davvero bollente.
Bevo di gusto le sue abbondanti secrezioni vaginali, poi quando sfilo la testa da sotto la sua gonna vedo che Eva non ha mai smesso di succhiarle le tette nude.
Risalgo per baciare Anna in bocca, facendole assaggiare il sapore del suo piacere, e la sento rilassarsi fra le mie braccia.
Jasmine ci richiama alla realtà, avvertendoci che siamo quasi arrivate a Posillipo.
Ci ricomponiamo in fretta, reinguainando le tette arrossate (specialmente quelle di Anna) nei nostri abiti, e io raggiungo il timone.
Mentre entriamo nel porticciolo, mi volto a guardare Anna, con i capelli al vento.
- Ma tuo nonno ti ha detto come devi comportarti adesso con tuo fratello?
- Certo – mi fa lei, tranquillamente – Devo ucciderlo.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Puttana in Trasferta: Eva entra in Giocoracconto sucessivo
Puttana in Trasferta: Ammucchiata Fratricida
Commenti dei lettori al racconto erotico