Voglia

di
genere
masturbazione

Una volta sola, cazzo! Una volta sola vorrei arrivare in orario! Scendo le scale di corsa, un saluto frettoloso, ed eccomi qui, direttamente in sala, senza passare neanche per lo spogliatoio. Sfilo via il maglione e, buttate a terra tutte le mie cose in un angolo random, raggiungo le altre. Tutte precisine queste. Tutte schifosamente puntuali, tutte noiosamente già pronte. Calzini abbinati alla fascia nei capelli e tute coordinate. E che palle! E che ci faccio qui? Mi sento un pesce fuor d'acqua. Spettinata, disordinata e sfatta come non mai. Sfatta e distratta. Come se poi essere distratta fosse la cosa peggiore! Sono bagnata, ragazze. Eccitata e fradicia, ma voi che ne sapete. Che ne sapete voi della voglia che mi assale e pervade ogni angolo di questo corpo. La voglia incalzante, la voglia incessante, la voglia. Questo fottuto leggins non mi da pace. La cucitura doppia sfrega continuamente le labbra già gonfie e provate dalla sega che mi sono fatta prima di arrivare qui. Mi sono segata, si. O preferite che dica mi sono masturbata? Non cambia molto sapete. Ho ficcato due dita dentro e ho spinto forte. Dentro e fuori, dentro e fuori, finché non mi sono venuta in mano. Questa mano, che non ho neanche lavato. Mi sono svegliata così. Anzi no, sarò sincera, mi sono già addormentata così! Con un unico e dannato pensiero, con un solo e incontrollabile desiderio. Lo voglio. Faccio e disfaccio tutto da sola. Sei qui o non ancora? Voglio saperlo! E comunque poco importa, guardami. Vengo qui da giorni, settimane. Ti cerco, ti aspetto. Cosa mi è passato per la testa, non lo so. Sono senza mutande ma le mutande non sono l'unica cosa che non ho. Le ho lasciate a casa insieme al pudore. Ma prego! Continuiamo pure questa fantastica ginnastica del cazzo! Inspiriamo, espiriamo. Ma io non respiro, oggi ansimo. Inizio a muovermi lentamente. Sciolgo i muscoli, libero la testa, inarco la colonna e piano piano sono giù, piegata in avanti con le mani poggiate sul pavimento. Non è giornata, non lo è. L'unica cosa che mi passa per la testa è che sono a pecora. A pecora, stretta nei leggins neri che porto senza mutande. Pensieri sconci mi attraversano la mente, la voce dell'istruttrice mi arriva ovattata, ci sono specchi ovunque. Fatemi uscire da qui! Alzo appena lo sguardo, gli occhi sono accesi, le guance rosse, mi sento bollente. Continuo a muovere impercettibilmente il bacino. Dovrei tenerlo fermo ma non riesco a stare buona. Voglio che la cucitura continui a torturarmi, voglio che il leggins continui a scoparmi. Cerco di domare i capelli che selvaggi mi coprono il viso, quando al di là del vetro e della porta, ti vedo.
"Finalmente!" Esclamo rialzandomi veloce.
"Ehi ma che succede? Ci sei stamattina o no?"
"Scusami Ale, scusa" sussurro mentre cerco di darmi una calmata.
"Finalmente" sussurro ancora con un filo di voce mentre un brivido caldo mi fa tremare di emozione. Sono stordita. Come un automa ti fisso dallo specchio. Indossi pantaloni neri e maglietta grigia a mezze maniche. Vorrei correre ora, saltarti al collo e stringerti fra le cosce con tutta la forza che ho. Immagino il tuo cazzo libero nel tessuto morbido dei pantaloni, lo sento premermi addosso. Sei dannatamente bello e profondamente bastardo. Adoro quell'espressione seria, adoro quel sorriso che regali a pochi. La maglietta leggermente stretta, aderisce ai tuoi pettorali definiti mettendo in risalto le spalle larghe. Gli squat, merda! Non li ho mai saputi fare.
" Braccia in avanti e piegamenti sulle ginocchia, su, forza!"
Mi hai rotto Ale, e lasciami in pace!
Affondo lenta e sicura mentre lo sguardo è fisso sulla tua vita stretta e maledettamente sexy. Risalgo, stringo il culo e struscio coscia contro coscia. Con chi parli? Con chi? Sento la fica pulsare, è umida e gonfia, è aperta e appiccicata al tessuto elasticizzato dei leggins. Ti siedi sulla panca a gambe aperte. Lo sguardo impegnato nello sforzo, mentre alzi i pesi, mi manda su di giri. Ti scopro a respirare ritmicamente e quel fiato, io, lo vorrei sul collo. Mi metti una voglia addosso che non mi so spiegare. E non la so spiegare perché se tu volessi, ora, in questa sala, davanti a tutte, potresti scoparmi come mai prima. Non la so spiegare perché se tu volessi Marco, se tu solo me lo chiedessi, da quella panca io non ti farei più alzare. Mi impalerei sul tuo cazzo duro e farei vedere a tutti questi pupazzi pompati come si fa godere una donna. Vieni Ale, vieni a vedere. Non sono brava a fare gli squat, ma guarda come so prendere il cazzo! Voglio venire. Immagini veloci scorrono davanti agli occhi. Le foto che ho sul cellulare, le tue. La pelle liscia, la carne soda. La foto nella tua stanza, in piedi, senza maglietta, pantaloni della tuta verdi vita bassa. Mi mostri il petto, le braccia, i dorsali, gli addominali. Continuo a guardarti, ora, sperando che i movimenti scoprano gli obliqui. Quella linea scolpita, che dal basso ventre scende all'inguine, mi fa impazzire. Sono lì ora a leccarla per bene. Sono in ginocchio, davanti al tuo corpo perfetto, aspettando il tuo cazzo in bocca. Sono lì in ginocchio aspettando di ingoiare ogni goccia del tuo seme caldo. Spogliati. Fatti vedere nudo. Voglio metterti le mani addosso e leccarti per bene il culo. Sono persa, sento l'orgasmo montare. Mi sfioro ancora e poi ancora fingendo di sistemare l'intimo che non indosso. Cazzo ma mi hai vista? Sto venendo senza toccarmi. Sono un lago e la voglia di te, ora, mi manda fuori di testa. C'è un calore asfissiante, non respiro.
"Ale devo andare, ci vediamo venerdì"
Sto arrivando Marco, non andare via.
scritto il
2017-12-01
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