All'opera

di
genere
etero

Ho vissuto per questo. O forse dovrei dire che non ho vissuto affatto in questa attesa. Non saprei dirlo. Come non so dire cosa cazzo ho fatto in questi giorni. Ho mollato tutto. Tutto e tutti. Mi sono chiusa in me stessa e ho aspettato. Ho aspettato come solo chi non si aspetta niente, sa aspettare. Un cenno, un segno, un messaggio, una parola. Tutto ciò che non arriva. Tutto ciò che non arriva e poi arriva e ti distrugge. Eppure sono qui a pensare e ripensare che ti voglio a qualunque costo, a qualsiasi condizione. Posso scendere a compromessi, i tuoi. Posso compiacerti, ubbidirti. Posso eseguire. Questa è l'ennesima prova e se mi guardo dentro non riesco a trovare altro che la voglia di fare ciò che mi chiedi. Nient'altro. Dovrei domandarmi perchè. Perchè mi invadi. Perchè ti insinui nella mente e batti forte in testa. Perchè mi travolge e non mi sconvolge l'idea di assencondarti. Perchè non mi da pace, perchè fa così male la voglia di dimostrarti che posso tutto, che non ho freni. E non mi da pace fra le cosce, nell'anima. E fa male ovunque, dentro e fuori. Vuoi vedermi all'opera, hai detto. Tu sei un bastardo! Allora grandissimo figlio di puttana, vuoi vedermi succhiare il cazzo di un altro? Mi fai impazzire! E impazzisco perchè ti sono indifferenti le mani di un altro sul mio corpo caldo. Impazzisco perchè io, invece, non posso pensarti nella bocca di nessun altra. Impazzisco perchè più di tutto mi fai bagnare oscenamente. Mi confondi. Qual'è il confine? Urlo e mi dispero per la gelosia che non provi, urlo e mi dispero per la gelosia che provo! Urlo e mi dispero perchè succhiare un cazzo che non è il tuo non è mai stato così allettante! E'per questo che stasera gli faccio un pompino. E' per questo che stasera glielo prendo in bocca e glielo succhio come mai prima. Troppi pensieri mi affollano la mente. C'è una persona a cui racconto tutto, sai. Tutto di noi. Dovrò parlarti di lei, prima o poi, ti piacerà, ne sono certa. Le racconto tutto eppure non sono riuscita a dirle che vuoi vedermi all'opera. All'opera! E' questo che mi ripeto da giorni. Sono un fascio di nervi. Sento la fica pulsare violentemente, i capezzoli indurirsi e spingere contro il reggiseno. Cosa mi direbbe lei. Cosa? Ho uno sguardo perso. La sensazione di calore mi avvolge. Mi scatto una foto perchè voglio che questa faccia da troia tu non te la perda. Mi sento libera. Libera e squallida e questo squallore, cazzo, non sai che effetto mi fa. Esco dal bagno, scalza e vestita solo di questo completino intimo nero. Sono fradicia e irrecuperabilmente malata.
"Sei una puttana" mi hai detto al telefono. E il sangue veloce, bollente e irruento ha iniziato a scorrere prepotente nelle vene.
"Sei una puttana" voglio sentirtelo dire ancora. Fosse l'ultima cosa che sentono queste orecchie. Salgo sul letto con le ginocchia e a quattro zampe mi avvicino a lui. A quattro zampe perchè sono una cagna in calore, le parole di quella fottutissima canzone mi rimbombano in testa! Il suo sguardo sorpreso, di fronte ai miei occhi accesi, non mi coglie impreparata. Apro le gambe e a cavalcioni su di lui, prima che possa dire qualsiasi cosa, gli metto la lingua in bocca. Spingo subito i seni sul suo petto coperto da una maglietta nera e mi struscio sul cazzo che inizia a diventargli duro. Mi stringe forte il culo e mi tira a se affondando la bocca e la lingua nelle tette che sembrano più pronte di me. Mi sposta le mutande e sollevandomi appena, cerca con le dita i miei buchi profondi. Mi sfiora la fica, la tocca, la esplora e la penetra scoprendola gonfia e grondante. Questa eccitazione non è per te. Non voglio niente di tutto questo. Voglio succhiarti il cazzo e basta. Voglio leccarti, morderti, voglio averti in bocca.
"Vieni" lo prendo per mano invitandolo a scendere dal letto. E' davanti a me, in piedi, metnre mi siedo in posizione. E' accelerato, impaziente. Velocemente si libera di pantaloni e mutande lasciando addosso solo la T-shirt nera. Mi afferra la testa da dietro e mi spinge con forza verso il suo cazzo duro. Lo impugno con decisione e lo porto alla bocca ingoiandolo completamente. I suoi gemiti risuonano nella notte di questa stanza accogliente, la nostra stanza. L'odore del suo sesso umido si espande nell'aria. Inizio ad accarezzarlo con la lingua, poi succhio, prima piano poi più forte.
Lecco avidamente percorrendo la sua carne viva da cima a fondo. Chi devo guardare? Chi? Dimmi! Guardo il cazzo che entra ed esce dalla mia bocca insaziabile o lo guardo in faccia? Il telefono. Guardo il telefono. E' ciò che vuoi, no? Guardo il telefono mentre gocce di saliva mi bagnano i piedi. Sono piena, piena ma mai sazia. Spingo fino in gola questo cazzo che non ha nè il tuo sapore nè il tuo odore. E'questo che mi eccita? E'questo che mi fa bagnare continuamente e selvaggiamente? Essere piena di lui e pensare al tuo cazzo grande nella mia bocca? Tu dall'altra parte, tu nella mia mente, tu sotto la pelle. Mentre la mia lingua sulla cappella gioca a fare la puttana, gli stringo il culo con forza. Lo riprendo in bocca, fra i denti. Devo fargli un bucchino a mestiere.
"Mi fai godere" le sue parole mi arrivano appena mentre continuo a succhiare e a sentirlo sempre più gonfio. Sta venendo. Per i capelli mi tira a se, mi trattiene, sospira, aumenta il ritmo scopandomi con devozione, spinge e geme fino ad esplodermi dentro. Non ingoio. Sento il seme caldo scivolarmi giù dalla bocca. Il telefono. Guardo il telefono. Maledetto figlio di puttana, ti amo. Con un braccio cerco di ripulirmi.
"Voglio lavarmi il viso" gli dico scappando via in bagno. Mi guardo allo specchio ancora sporca di lui. Alzo la tavoletta del cesso e mi siedo faccia al muro. La testa nelle mattonelle fredde, la fica aperta e gonfia vuole godere. Porta alla bocca due dita, le bagno e poi affondo senza pietà. Mi scopo muovendo ritmicamente il bacino, con una mano afferro le tette per raccogliere con la lingua le gocce di sperma che imbrattano la mia pelle bianca. Mi hai vista? Hai visto come gli ho succhiato il cazzo? Veloci e violente le dita non mi danno tregua. Mi abbandono al suono della mano che sbatte fra le cosce, al mio respiro affannato. Vengo ed è un orgasmo sporco e squallido almeno quanto me. Sfatta annuso il mio piacere. Lo assaggio. E'il mio sapore misto alla sborra che sento ancora in bocca. Sono persa. Voglio restare qui. Pisciare. Stronzo. Bastardo. Ti amo.
scritto il
2018-01-16
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