L'InusualMe Diario - Pagina 003
di
InusualMe
genere
incesti
... così dopo quella mia ‘prima volta’, la ricerca del piacere divenne per me quasi un’ossessione.
Mi era piaciuta troppo quella sensazione di benessere e piacere che avevo provato, anche se del tutto involontaria, prima mentre mi strusciavo, stretto, su mia sorella, successivamente quando in bagno, ancora inconsapevolmente, toccandomi più decisamente, ebbi il mio primo, vero, orgasmo.
Non appena possibile, praticamente, mi rifugiavo in camera o in bagno a segarmi, pensando sempre a quella magnifica sensazione che avevo provato, steso sul corpo di mia sorella.
Lo facevo più volte al giorno, sino a farmi ‘bruciare’ il pisello; ma il ricordo del piacere che mi procurò quella ‘prima volta’, era sempre molto più intenso del piacere che riuscivo a procurarmi da solo.
Pensai così che, forse sarebbe stato possibile in qualche modo, poterlo riprovare. Ma non era semplice e io non possedevo l’audacia che oggi ho, al tempo.
Ma il desiderio era così tanto che decisi di tentarci in qualche modo, d’altronde lei mi aveva visto mentre mi segavo, non mi aveva sgridato e soprattutto avevamo stipulato un accordo segreto, io e lei.
E poi adesso sapevo cosa stava facendo quel giorno, sotto al plaid. Quindi un po' anche lei non doveva dispiacere... avere un aiutino.
Decisi perciò di provarci cercando però di agire, da bambino, in modo che tutto potesse sembrare casuale.
Fu così che un pomeriggio, periodo durante il quale solitamente mia sorella si sdraiava sul divano per leggere i suoi fotoromanzi preferiti, le chiesi se poteva farmi spazio, perché volevo stare un po’ accoccolato lì, con lei.
Lei mi disse che non c’era spazio per farmi stendere accanto, ma se avessi voluto potevo approfittare dello spazio ai piedi del divano e sdraiarmi diagonalmente a lei, come facevamo da piccoli al mare, dove condividevamo lo stesso letto.
Non me lo feci dire due volte, mi sdraiai ai suoi piedi e mi ricoprii col plaid che lei aveva già addosso. La luce era soffusa, sempre quella emanata dalla solita fioca abat-jour e l'atmosfera era, per me, molto eccitante. Dopo pochi minuti che mi ero accoccolato, notai che mia sorella si era addormentata col fotoromanzo sul viso e io adesso, ero lì e avevo a portata di pisello, le sue gambe, i suoi piedi, cui però davo le spalle.
Decisi perciò di girarmi e immediatamente, facendolo sembrare un caso, appoggiai al palmo del suo piede il mio cazzo che, istantaneamente con quel contatto, ebbe un sussulto.
Lei non si mosse, d’altronde stava dormendo e così iniziai a sfregare il mio giovane cazzo, ovviamente coperto da slip e pigiama, sulla pianta del piede e sulla caviglia nuda, di mia sorella.
A un certo punto, mentre cercavo di fare il più piano possibile, cercando di godere al meglio di quel calore e quel contatto, sentii che il piede di mia sorella si contraeva, si muoveva, premeva contro il mio pube, assecondando i miei movimenti.
Alzai la testa per vedere e capire se si fosse svegliata e vidi che, ancora, aveva il fotoromanzo a coprire il suo viso e che quindi, così come stavo facendo io… faceva finta di dormire.
La cosa mi eccitò non poco, perché in quel momento capii che avrei potuto forzare, perché lei c’era e stava acconsentendo al ‘gioco’.
Così cominciai a muovermi sempre più veementemente e sempre con maggior convinzione, iniziai a strusciare il mio pene contro il piede e la caviglia, nude, di mia sorella.
Il piacere che ne traevo mi appariva fantasmagorico, tanto da ricordarlo, intensamente, ancora oggi.
Qualche tempo dopo avrei scoperto, vi dirò poi come, che quella pratica di ‘strofinamento dei genitali’, si chiamava ‘petting’, ed era molto in voga, seppur in forme diverse, ai tempi.
Così, forsennatamente, a un certo punto giunsi all’orgasmo, sentendo, mentre venivo e sporcavo di sperma le mie mutandine e il pigiama, il piede di mia sorella che mi pressava contro, come a cercare si toccare, in carne, il mio cazzo.
Ero estasiato e perso in un mondo fantastico, quando sentii che mia sorella con un balzo si rigirò, facendo in modo che, stavolta, fosse il mio piede a poggiare in mezzo alle sue cosce…
Ma questa è già un’altra pagina di diario... e un'altra storia.
Mi era piaciuta troppo quella sensazione di benessere e piacere che avevo provato, anche se del tutto involontaria, prima mentre mi strusciavo, stretto, su mia sorella, successivamente quando in bagno, ancora inconsapevolmente, toccandomi più decisamente, ebbi il mio primo, vero, orgasmo.
Non appena possibile, praticamente, mi rifugiavo in camera o in bagno a segarmi, pensando sempre a quella magnifica sensazione che avevo provato, steso sul corpo di mia sorella.
Lo facevo più volte al giorno, sino a farmi ‘bruciare’ il pisello; ma il ricordo del piacere che mi procurò quella ‘prima volta’, era sempre molto più intenso del piacere che riuscivo a procurarmi da solo.
Pensai così che, forse sarebbe stato possibile in qualche modo, poterlo riprovare. Ma non era semplice e io non possedevo l’audacia che oggi ho, al tempo.
Ma il desiderio era così tanto che decisi di tentarci in qualche modo, d’altronde lei mi aveva visto mentre mi segavo, non mi aveva sgridato e soprattutto avevamo stipulato un accordo segreto, io e lei.
E poi adesso sapevo cosa stava facendo quel giorno, sotto al plaid. Quindi un po' anche lei non doveva dispiacere... avere un aiutino.
Decisi perciò di provarci cercando però di agire, da bambino, in modo che tutto potesse sembrare casuale.
Fu così che un pomeriggio, periodo durante il quale solitamente mia sorella si sdraiava sul divano per leggere i suoi fotoromanzi preferiti, le chiesi se poteva farmi spazio, perché volevo stare un po’ accoccolato lì, con lei.
Lei mi disse che non c’era spazio per farmi stendere accanto, ma se avessi voluto potevo approfittare dello spazio ai piedi del divano e sdraiarmi diagonalmente a lei, come facevamo da piccoli al mare, dove condividevamo lo stesso letto.
Non me lo feci dire due volte, mi sdraiai ai suoi piedi e mi ricoprii col plaid che lei aveva già addosso. La luce era soffusa, sempre quella emanata dalla solita fioca abat-jour e l'atmosfera era, per me, molto eccitante. Dopo pochi minuti che mi ero accoccolato, notai che mia sorella si era addormentata col fotoromanzo sul viso e io adesso, ero lì e avevo a portata di pisello, le sue gambe, i suoi piedi, cui però davo le spalle.
Decisi perciò di girarmi e immediatamente, facendolo sembrare un caso, appoggiai al palmo del suo piede il mio cazzo che, istantaneamente con quel contatto, ebbe un sussulto.
Lei non si mosse, d’altronde stava dormendo e così iniziai a sfregare il mio giovane cazzo, ovviamente coperto da slip e pigiama, sulla pianta del piede e sulla caviglia nuda, di mia sorella.
A un certo punto, mentre cercavo di fare il più piano possibile, cercando di godere al meglio di quel calore e quel contatto, sentii che il piede di mia sorella si contraeva, si muoveva, premeva contro il mio pube, assecondando i miei movimenti.
Alzai la testa per vedere e capire se si fosse svegliata e vidi che, ancora, aveva il fotoromanzo a coprire il suo viso e che quindi, così come stavo facendo io… faceva finta di dormire.
La cosa mi eccitò non poco, perché in quel momento capii che avrei potuto forzare, perché lei c’era e stava acconsentendo al ‘gioco’.
Così cominciai a muovermi sempre più veementemente e sempre con maggior convinzione, iniziai a strusciare il mio pene contro il piede e la caviglia, nude, di mia sorella.
Il piacere che ne traevo mi appariva fantasmagorico, tanto da ricordarlo, intensamente, ancora oggi.
Qualche tempo dopo avrei scoperto, vi dirò poi come, che quella pratica di ‘strofinamento dei genitali’, si chiamava ‘petting’, ed era molto in voga, seppur in forme diverse, ai tempi.
Così, forsennatamente, a un certo punto giunsi all’orgasmo, sentendo, mentre venivo e sporcavo di sperma le mie mutandine e il pigiama, il piede di mia sorella che mi pressava contro, come a cercare si toccare, in carne, il mio cazzo.
Ero estasiato e perso in un mondo fantastico, quando sentii che mia sorella con un balzo si rigirò, facendo in modo che, stavolta, fosse il mio piede a poggiare in mezzo alle sue cosce…
Ma questa è già un’altra pagina di diario... e un'altra storia.
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