Francesca: il mio sogno erotico - Parte II -
di
InusualMe
genere
etero
Dal giorno che ebbi la ‘visione’ di Francesca in punta di piedi sulla sedia, erano passati poco meno di tre mesi, inutile dire che durante quel periodo ho pensato un’infinità di volte a come fare per tentare un approccio con lei, senza scatenare un putiferio. Era amica dei miei e io amico della figlia e suo marito era sempre, con me, simpatico, cortese e prodigo di consigli in merito al mio percorso di studi.
Nulla. Non riuscivo a trovare un ‘gancio’, qualcosa che potesse scatenare l’evento, il contatto, senza creare casini. Ma sentivo, non chiedetemi perché, che prima o poi sarei riuscito a farla mia.
La mia voglia di lei era sempre tosta ed evidente, specie quando la scorgevo; e dire che la mia attività sessuale procedeva alla grande e senza mancanza alcuna.
Durante quei tre mesi trovavo ogni scusa per poter stare da lei, anche se non le serviva nulla, M’inventavo la caduta di oggetti dal mio, al suo confinante balcone; le chiedevo consigli sugli studi –frequentavo la facoltà nella quale lei si era laureata- e ovviamente le aggiustavo qualcosina che, sempre, si rompeva.
Ogni volta, da quella prima volta, chiedevo come ricompensa quel ‘meraviglioso’ liquore alle nocciole e, ogni volta, lei faceva le medesime operazioni per recuperarlo anche se, ahimè, non sempre indossava la gonna ma era, pur sempre, un gran belvedere.
Durante quegli incontri iniziai a parlarle di più, specie quando mi diceva di sua figlia, del suo essere sola. Io la schernivo dicendole che Carla, la figlia, non sentiva di certo la sua mancanza tanto quanto la sentisse lei, perché gli studi, ma ancora più il fidanzato, sicuramente la tenevano impegnata.
Lei poi mi chiedeva se io avessi una fidanzata e faceva battute del tipo: “Beati voi giovani, che potete cambiare partner, quando più vi piace… noi invece ad aspettare il marito…”
Quelle semplici parole mi eccitavano da matti e me le ripeteva, come finale del discorso, quasi a ogni nostro incontro. Ma mai trovavo il coraggio per fare una mossa, dire una parolina di più: osare!
Avevo il sentore, la percezione ch’era come se tentasse di dirmi qualcosa, ma il timore di sbagliare era enorme, perché le conseguenze sarebbero state disastrose, in caso d’insuccesso.
Ma sapete come si dice? La fortuna aiuta gli audaci!
E io audace lo ero, se non con lei, con le altre persone che frequentavo, invece, sì. E parecchio anche
E così un giorno, una delle mie amiche in facoltà mi confidò che non era mai stata in un Motel; il suo ragazzo la scopava in macchina e rarissime volte, approfittando dell’assenza dei suoi, a casa.
Mi disse che le sarebbe piaciuto passare qualche ora in un Motel; una sua conoscente le aveva parlato di uno di questi, appena fuori città, dove vi erano specchi al soffitto, doppie vasche idromassaggio e dei letti con i materassi ad acqua, semplicemente fantastici.
Le dissi che lo conoscevo e che c’ero stato un paio di volte e, ovviamente, non mi feci scappare l’occasione di proporle che, se avesse voluto, avrei portato anche lei.
Lei mi guardò, sorrise e dandomi la mano mi rispose: “Affare fatto. Stasera alle sei!”
No, non l’avevo conquistata così fulmineamente. Eravamo stati insieme tempo prima. Cioè… insieme… Diciamo che avevamo già scopato.
Al tempo, difatti, mi aveva mollato perché le avevo detto che non ero il tipo d’accasarmi e lei, che invece voleva una ‘storia’ non l’aveva presa bene, ma rimanemmo amici.
Poi aveva conosciuto un essere insignificante, presuntuoso, borioso, pieno di sé e se era perdutamente innamorata.
Mi diceva che finalmente aveva trovato chi le dava delle garanzie, non come certi ‘stronzi’ –chissà a chi si riferiva…- che correvano dietro a ogni figa passava loro vicino
Non avete idea di quanto mi stesse sul cazzo il suo moroso: si vantava di avermi rubato la ragazza, lo stronzo! E lei lo difendeva pure, dandogli ragione.
Quello che più mi ‘bruciava’ era che non volle più saperne di darmela, per colpa di quello li.
Ora con quel ‘ci vediamo alle sei’, mi aveva, piacevolmente, sorpreso e… eccitato.
Lei era una gran bella figa, una delle più quotate in facoltà e proprio non mi dispiaceva ridarle una ripassatina.
Ben ricordavo la sua passione nel fare i pompini, la sua golosità estrema che la portava a non sprecare nemmeno una goccia nel seme che, il mio cazzo mai tirchio, le offriva.
Poche ragazze, della sua età, erano così abili con un cazzo tra mani e labbra. Di solito molte si trovavano disorientate, imbarazzate e me le ritrovavo a succhiarmi il cazzo a occhi chiusi o guardando verso il basso, quasi perse nel nulla.
Lei no! Lei succhiava amabilmente il cazzo, lo menava con passione, lentamente, seguendone le pulsioni e, soprattutto, aveva gli occhi puntati in alto, nei miei, mentre lo faceva.
Guardava e godeva di ogni mia smorfia, di ogni mio gemito.
Lacrimava quando gli spingevo il glande in gola, senza lamentela alcuna; sapeva come prendere e rilasciare l’aria, senza farsi soffocare dalla mia eccitazione.
Stringeva i testicoli per dire che necessitava di respirare e li lasciava andare quando rivoleva, in gola, la mia asta turgida.
Percepiva il sopraggiungere del mio orgasmo e si preparava ad accogliere il mio sperma sul viso puntandosi la cappella sulla punta del naso, così che, quando esplodevo nell’orgasmo, lo sperma le rimbalzasse sulla punta dello stesso per poi, lesta, prenderlo sulla punta della lingua e portarlo alla bocca.
Quanto mi faceva eccitare eiacularle così il mio nettare. Era un momento magico e ora, al sol pensiero di poterlo rifare da lì a poco, il mio cazzo era turgido e già …umido.
Alle sei, quella sera, passai a prendere la mia amica e in macchina ci dirigemmo verso il Motel.
Durante il percorso mi spiazzò dicendomi che non aveva alcuna intenzione di far sesso con me, quel pomeriggio; aveva sì detto che le sarebbe piaciuto vedere il motel, ma mica che me l’avrebbe data o fatto altro!
Io annuì, risi e prontamente le rispose “Ok! Allora tu guardi il motel e la camera e io guardo un porno e mi faccio una sega, nel frattempo”.
Scoppiò a ridere e questo mi fece presupporre che… cazzo se me l’avrebbe data!
Giunti poco dopo nella stradina interna che portava al Motel, accostai per far passare un’auto che veniva in direzione opposta: “Ecco due che hanno appena finito di scopare” dissi alla mia amica, ridendo “Ora tocca a noi…”
Il sorriso mi si tramutò in stupore all’avvicinarsi di quell’auto; la donna accanto all’autista, felice, sorridente e appena scopata, era Francesca. Cazzo la ‘mia’ Francesca!
La riconobbi immediatamente: il caschetto di capelli, il sorriso, la maglietta rossa.
Anche lei mi vide non appena le nostre macchine si affiancarono e, inevitabilmente, il sorriso le si spense, quando i suoi occhi incrociarono i miei.
Io sogghignai dentro me, stavo andando a ri-scopare la più figa della facoltà, ma la mia eccitazione, in quel momento, era l’aver finalmente trovato “il gancio” per poter dire a Francesca, senza che potesse accadere un gran casino, che avevo voglia di lei.
Il mio cazzo divenne immediatamente duro; presi così la mano della mia amica, la portai sulla mia patta e le dissi: “Senti quanto duro è! E non siamo ancora giunti dentro…”
Lei si morse le labbra, afferrò il mio cazzo stringendo le dita sulla mia patta e mi rispose: “Credo che sarò io la protagonista del film porno che vedrai…”
… E voi adesso, per scoprire che film ho visto, dovrete attendere la prossima puntata e, come sempre, sapete che mi farà piacere sapere attraverso i vostri commenti, se avete o meno voglia di… scoprirlo.
Nulla. Non riuscivo a trovare un ‘gancio’, qualcosa che potesse scatenare l’evento, il contatto, senza creare casini. Ma sentivo, non chiedetemi perché, che prima o poi sarei riuscito a farla mia.
La mia voglia di lei era sempre tosta ed evidente, specie quando la scorgevo; e dire che la mia attività sessuale procedeva alla grande e senza mancanza alcuna.
Durante quei tre mesi trovavo ogni scusa per poter stare da lei, anche se non le serviva nulla, M’inventavo la caduta di oggetti dal mio, al suo confinante balcone; le chiedevo consigli sugli studi –frequentavo la facoltà nella quale lei si era laureata- e ovviamente le aggiustavo qualcosina che, sempre, si rompeva.
Ogni volta, da quella prima volta, chiedevo come ricompensa quel ‘meraviglioso’ liquore alle nocciole e, ogni volta, lei faceva le medesime operazioni per recuperarlo anche se, ahimè, non sempre indossava la gonna ma era, pur sempre, un gran belvedere.
Durante quegli incontri iniziai a parlarle di più, specie quando mi diceva di sua figlia, del suo essere sola. Io la schernivo dicendole che Carla, la figlia, non sentiva di certo la sua mancanza tanto quanto la sentisse lei, perché gli studi, ma ancora più il fidanzato, sicuramente la tenevano impegnata.
Lei poi mi chiedeva se io avessi una fidanzata e faceva battute del tipo: “Beati voi giovani, che potete cambiare partner, quando più vi piace… noi invece ad aspettare il marito…”
Quelle semplici parole mi eccitavano da matti e me le ripeteva, come finale del discorso, quasi a ogni nostro incontro. Ma mai trovavo il coraggio per fare una mossa, dire una parolina di più: osare!
Avevo il sentore, la percezione ch’era come se tentasse di dirmi qualcosa, ma il timore di sbagliare era enorme, perché le conseguenze sarebbero state disastrose, in caso d’insuccesso.
Ma sapete come si dice? La fortuna aiuta gli audaci!
E io audace lo ero, se non con lei, con le altre persone che frequentavo, invece, sì. E parecchio anche
E così un giorno, una delle mie amiche in facoltà mi confidò che non era mai stata in un Motel; il suo ragazzo la scopava in macchina e rarissime volte, approfittando dell’assenza dei suoi, a casa.
Mi disse che le sarebbe piaciuto passare qualche ora in un Motel; una sua conoscente le aveva parlato di uno di questi, appena fuori città, dove vi erano specchi al soffitto, doppie vasche idromassaggio e dei letti con i materassi ad acqua, semplicemente fantastici.
Le dissi che lo conoscevo e che c’ero stato un paio di volte e, ovviamente, non mi feci scappare l’occasione di proporle che, se avesse voluto, avrei portato anche lei.
Lei mi guardò, sorrise e dandomi la mano mi rispose: “Affare fatto. Stasera alle sei!”
No, non l’avevo conquistata così fulmineamente. Eravamo stati insieme tempo prima. Cioè… insieme… Diciamo che avevamo già scopato.
Al tempo, difatti, mi aveva mollato perché le avevo detto che non ero il tipo d’accasarmi e lei, che invece voleva una ‘storia’ non l’aveva presa bene, ma rimanemmo amici.
Poi aveva conosciuto un essere insignificante, presuntuoso, borioso, pieno di sé e se era perdutamente innamorata.
Mi diceva che finalmente aveva trovato chi le dava delle garanzie, non come certi ‘stronzi’ –chissà a chi si riferiva…- che correvano dietro a ogni figa passava loro vicino
Non avete idea di quanto mi stesse sul cazzo il suo moroso: si vantava di avermi rubato la ragazza, lo stronzo! E lei lo difendeva pure, dandogli ragione.
Quello che più mi ‘bruciava’ era che non volle più saperne di darmela, per colpa di quello li.
Ora con quel ‘ci vediamo alle sei’, mi aveva, piacevolmente, sorpreso e… eccitato.
Lei era una gran bella figa, una delle più quotate in facoltà e proprio non mi dispiaceva ridarle una ripassatina.
Ben ricordavo la sua passione nel fare i pompini, la sua golosità estrema che la portava a non sprecare nemmeno una goccia nel seme che, il mio cazzo mai tirchio, le offriva.
Poche ragazze, della sua età, erano così abili con un cazzo tra mani e labbra. Di solito molte si trovavano disorientate, imbarazzate e me le ritrovavo a succhiarmi il cazzo a occhi chiusi o guardando verso il basso, quasi perse nel nulla.
Lei no! Lei succhiava amabilmente il cazzo, lo menava con passione, lentamente, seguendone le pulsioni e, soprattutto, aveva gli occhi puntati in alto, nei miei, mentre lo faceva.
Guardava e godeva di ogni mia smorfia, di ogni mio gemito.
Lacrimava quando gli spingevo il glande in gola, senza lamentela alcuna; sapeva come prendere e rilasciare l’aria, senza farsi soffocare dalla mia eccitazione.
Stringeva i testicoli per dire che necessitava di respirare e li lasciava andare quando rivoleva, in gola, la mia asta turgida.
Percepiva il sopraggiungere del mio orgasmo e si preparava ad accogliere il mio sperma sul viso puntandosi la cappella sulla punta del naso, così che, quando esplodevo nell’orgasmo, lo sperma le rimbalzasse sulla punta dello stesso per poi, lesta, prenderlo sulla punta della lingua e portarlo alla bocca.
Quanto mi faceva eccitare eiacularle così il mio nettare. Era un momento magico e ora, al sol pensiero di poterlo rifare da lì a poco, il mio cazzo era turgido e già …umido.
Alle sei, quella sera, passai a prendere la mia amica e in macchina ci dirigemmo verso il Motel.
Durante il percorso mi spiazzò dicendomi che non aveva alcuna intenzione di far sesso con me, quel pomeriggio; aveva sì detto che le sarebbe piaciuto vedere il motel, ma mica che me l’avrebbe data o fatto altro!
Io annuì, risi e prontamente le rispose “Ok! Allora tu guardi il motel e la camera e io guardo un porno e mi faccio una sega, nel frattempo”.
Scoppiò a ridere e questo mi fece presupporre che… cazzo se me l’avrebbe data!
Giunti poco dopo nella stradina interna che portava al Motel, accostai per far passare un’auto che veniva in direzione opposta: “Ecco due che hanno appena finito di scopare” dissi alla mia amica, ridendo “Ora tocca a noi…”
Il sorriso mi si tramutò in stupore all’avvicinarsi di quell’auto; la donna accanto all’autista, felice, sorridente e appena scopata, era Francesca. Cazzo la ‘mia’ Francesca!
La riconobbi immediatamente: il caschetto di capelli, il sorriso, la maglietta rossa.
Anche lei mi vide non appena le nostre macchine si affiancarono e, inevitabilmente, il sorriso le si spense, quando i suoi occhi incrociarono i miei.
Io sogghignai dentro me, stavo andando a ri-scopare la più figa della facoltà, ma la mia eccitazione, in quel momento, era l’aver finalmente trovato “il gancio” per poter dire a Francesca, senza che potesse accadere un gran casino, che avevo voglia di lei.
Il mio cazzo divenne immediatamente duro; presi così la mano della mia amica, la portai sulla mia patta e le dissi: “Senti quanto duro è! E non siamo ancora giunti dentro…”
Lei si morse le labbra, afferrò il mio cazzo stringendo le dita sulla mia patta e mi rispose: “Credo che sarò io la protagonista del film porno che vedrai…”
… E voi adesso, per scoprire che film ho visto, dovrete attendere la prossima puntata e, come sempre, sapete che mi farà piacere sapere attraverso i vostri commenti, se avete o meno voglia di… scoprirlo.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Francesca: il mio sogno erotico - Parte I -
Commenti dei lettori al racconto erotico