Francesca: Il mio sogno erotico parte III

di
genere
tradimenti

L’attesa era adesso spasmodica, dopo averla incrociata sulla strada del motel, il giorno prima, non vedevo l’ora di poterle parlare.

Ma dovevo trovare una scusa, un pretesto valido per non apparire invadente, volevo far sembrare il tutto il più casuale possibile e dovevo anche, nel contempo, farlo il prima possibile.

Desideravo, difatti, sfruttare quel momento cercando così di trovare il modo per dirle che la desideravo da impazzire e che, in quel periodo lei, Francesca, era la protagonista assoluta delle mie fantasie erotiche.

Fu mentre pensavo a quale strategia adottare che lo sguardo mi si poggiò su un libro riposto nello scaffale che mi stava di fronte.

Era un libro che, qualche mese prima, mi aveva prestato proprio Francesca: “Leggilo Me, poi mi dirai se e quanto ti è piaciuto…” mi aveva detto, porgendomelo.

Onestamente non lo avevo mai letto né sfogliato. Titolo e autore m’ispiravano poco.

Decisi così di utilizzarlo come gancio per bussarle alla porta e restituirglielo. Se mi avesse chiesto pareri su esso, mi sarei comunque inventato qualcosa.

Mi detti una sistemata, mi vestii e preso il libro andai verso l’uscio di Francesca e bussai alla sua porta.

Tremavo un po’ quella volta. Sentivo che sarebbe stato diverso dalle volte precedenti.
Francesca mi aprì e ancora prima che io potessi dire qualsiasi cosa mi disse: “Ciao Me.

Ho appena fatto il caffè, se lo gradisci vieni di là” e si diresse, senza mai guardarmi in viso, verso la cucina; io rimasi quasi impietrito, da solo, sull’uscio di casa.

La seguii in cucina e una volta lì mi versò il caffè, senza mai alzare lo sguardo e senza proferire alcuna altra parola.

Era imbarazzata, tesa e per me di un sexy come mai l’avevo vista prima.

Indossava i pantaloncini di una tuta, abbastanza larghi, probabilmente del marito, che le lasciavano scoperte le gambe dal ginocchio in giù e una maglietta Nike, sempre del marito che, standole larga, non appena si piegò per versarmi il caffè, offrì ai miei occhi lo spettacolo dei suoi seni nudi sotto ad essa.

Si sedette sul divano, di fronte a me -che sempre stavo sul puff, quando andavo a trovarla- e iniziammo a bere il caffè, senza parlare, in una situazione alquanto surreale.

- “Sono venuto a restituirti il libro che mi avevi prestato…”
le dissi per rompere quell’assurdo silenzio.

- “Ah! Il libro… già! Lo hai letto? Ti è piaciuto?”
mi rispose accennando un timido sorriso come fosse, adesso, tranquillizzata del motivo della mia visita.

- “No Francesca, non l’ho letto…”

le dissi porgendole il libro.

- “Allora perché me lo restituisci?”

m’incalzò lei.

- “Volevo trovare una scusa per venire da te, con un motivo valido per parlarti di… ieri”

Le risposi tutto d’un fiato.

Lei riabbassò immediatamente lo sguardo e si portò la tazzina di caffè alla bocca con entrambe le mani, come a voler nascondersi.

Continuai dicendole che sì, l’avevo vista, ma non aveva motivo di temere o di sentirsi in imbarazzo, perché per una donna che, come lei stava forzatamente sola, reputavo normale potesse cadere in qualche tentazione dovuta alla forzata astinenza; così la rassicurai dicendole che non doveva avere alcuna preoccupazione, che sarebbe stato, questo, un segreto tra me e lei: il nostro segreto.

Lei abbassò la tazzina e mi guardò finalmente negli occhi.

- “Che belle parole Me; non sembrano dette dal ragazzo che sei”

E così dicendomi, poggiò il palmo della sua mano sinistra, sul dorso della mia mano destra ch’era posto sul piccolissimo tavolino che ci separava.

Quel tocco, innocente, provocò in me un brivido come mai ne avevo provati prima.

Mi godetti quel contatto e continuai a parlarle:

- “Sei una bella donna Francesca e da quello che son riuscito a vedere, sai scegliere bene. La persona che era con te è un bel ragazzo… “

- “Così m’imbarazzi Me, ma oramai ok, sai tutto, voglio confidarmi con te. Mi lusinga sapere che pensi ch’io sia bella, mi sento così inadeguata, invece.”
mi rispose

- “Per questo ho ceduto al corteggiamento dell’uomo con cui mi hai vista. E’ il mio personal trainer, mi ha fatto il filo e la corte sin dal giorno che mi sono iscritta nella nuova palestra. Non voglio difendermi o giustificarmi, ma è stata la prima volta che ho tradito Giorgio e come hai potuto constatare non sono brava nel farlo”
Mentre continuava a parlare avevo iniziato a scalarle la mano rovesciando, in pratica, la posizione di partenza.

Le fissavo il viso, gli occhi, che erano a pochissima distanza dei miei, considerato che il puff, dove ero appoggiato in una posizione da contorsionista e il bordo del divano, non fosse stato per il minimo ingombro del tavolinetto, quasi si toccavano.

Con la mia mano a sovrastare, adesso, la sua, avevo iniziato a massaggiarla lievemente, dal polso sino alle unghie per risalire, dopo, dito per dito con un tocco dolce e costante.

Lei continuava a parlarmi, dicendomi di quanto si sentisse sola e di come, anche quando Giorgio era in casa, non si curasse troppo di lei. Sospettava, pure, che quando il marito stava sulle piattaforme non conducesse per nulla una vita di castità, anzi.
Mentre lei continuava a raccontarmi, io continuavo a guardarla negli occhi e a scorrere le mie dita sul dorso della sua mano. Adesso ero andato altre il polso, sino quasi al gomito.

Francesca non accennava alcuna resistenza, anzi con l’indice dell’altra mano, iniziò, come fosse uno sfogo nervoso, a disegnare dei cerchi sul mio viso. Un tocco soffice, da sentire appena il polpastrello scorrermi sulla fronte, scendere lungo il naso, disegnare gli zigomi.

- Sei un bel ragazzo Me, sai? Me lo dice sempre mia figlia Giulia.

Mi sussurrò, poi, si ammutolì, mi guardò e con l’indice, partendo dalla fronte e scivolando dal dorso del mio naso, giunse tra le mie labbra.

A quel punto non pensai più a nulla, interpretai quel gesto come un invito a osare e… osai!

Aprii così mie labbra e senza mai staccare gli occhi dai suoi, iniziai a baciare quel dito come fosse un piccolo fallo. Lo baciavo, lo leccavo con la punta della lingua, lo mordicchiavo piano.

- Me… che fai

Non le risposi, non servivano parole in quel momento, presi il suo indice, fradicio della mia saliva, tra le mie dita e fissandola negli occhi, lentamente, lo avvicinai alle sue labbra, guidandolo tra esse, sino a penetrarle.

Lei iniziò a leccarlo assaporando il mio sapore col quale lo avevo impregnato, senza mai cedere alla sfida dei miei occhi.

Quanta eccitante, disinibita e femmina mi si poneva innanzi!

Quel suo fare, in un battibaleno, fece indurire il mio sesso tanto da farmi male.

Mi avvicinai e iniziai a baciarle le labbra dal lato estremo dove il mio indice le penetrava.

Cercai, trovandola, la sua lingua; l’avvinghiai la feci mia e iniziai a succhiarla, morderla, carpirne il sapore.

Ben presto me la ritrovai avvinghiata stringermi a lei con le mani sulla mia nuca, il suo bacio divenire sempre più passionale e umido.
Scesi con la lingua sul suo mento, senza mai staccarmi dalla sua pelle e senza mai dire una sola parola.

Lo morsi, lo leccai in punta di lingua, avendo cura di lasciare una brillante scia di saliva in esso.

Con estrema dolcezza l’aiutai a sfilarsi la larga maglietta e lo spettacolo dei suoi seni davanti al mio viso m’inebriò!

I capezzoli erano grossi, turgidi, gonfi. Iniziai a carezzarli col mento per poi baciarli e infine tintinnarli in punta di lingua, alternativamente, passando dall’uno all’altro senza staccare mai la lingua e il mento dalla sua pelle e avendo cura di continuare a sollecitarli, entrambi contemporaneamente, uno tra indice e pollice, l’altro tra saliva e lingua.

Francesca aveva adesso la testa indietro, ed emetteva degli adorabili mugugni, continuando a ripetere il mio nome, tra un gemito e l’altro.

Mi misi in ginocchio di fronte a lei e iniziai a scivolarle addosso con la lingua.

Dai seni andai giù sui fianchi, ripassando con le mie mani lì, dove un attimo prima era stata la mia lingua.

Spalmavo sul suo corpo la mia saliva, come a segnarne la via del piacere, in quel labirinto di fremiti; sentivo il calore della sua pelle e i suoi brividi facevano vibrare le mie labbra, tanto erano intensi.

Senza mai staccarmi dalla sua cute percorsi la coscia sinistra, leccandola e baciandola millimetro per millimetro sino a giungere allo stinco e poi al dorso del piede.

Risalii il suo corpo, quindi, dalla gamba destra, riservando per essa la stessa cura avuta per la sua gemella.

I suoi brividi erano frenetici. Le sue mani alla mia nuca mi premevano a lei e quando, finalmente per lei, giunsi tra le sue cosce, mi ritrovai immerso in un umidissimo e conturbante profumo..

Ancora coperta dai pantaloncini e dagli slip, la sua figa era così tanto grondante di umori, d’aver letteralmente inzuppato entrambi gli indumenti.

Scostai, senza toglierli, sia i larghi pantaloncini che gli slip e affondai il mio viso tra la ricrescita dei peletti che contornavano la sua fradicia voglia.

Iniziai a leccarla spasmodicamente, succhiandole il clito e, nel contempo, masturbandola con due dita.

Adesso i suoi gemiti si erano trasformati in urletti e con le mani mi tirava a sé, aggrappata ai miei capelli.

La sentii, a un certo punto, stringermi fortissimo con le cosce il viso, sino quasi a farmi male.

Stringeva così tanto le cosce che non riuscivo quasi più a masturbarle la figa con le dita, così le tolsi e, immediatamente, le ficcai il medio nel buchino dietro, mentre la mia lingua non smetteva di leccarla e le mie labbra di succhiarle il clito.

Qualche secondo dopo sentii un urlo che, ancora oggi, ricordo fantasticamente e mi ritrovai, un attimo dopo, col viso completamente bagnato dal suo, immenso, orgasmo.

In questo modo ho conosciuto, per la prima volta, lo squirting… ma non sapevo, ancora, che ne sarei rimasto affascinato per tutta il resto della mia esistenza….

...to be continued
scritto il
2018-02-15
3 . 9 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.