Pagine di diario di una coppia amorale.
di
Tibet
genere
etero
Alla loro domanda, ti ingiungo silenziosamente con gli occhi!
"No... non dirlo... non dirlo! ".
I tuoi occhi ridono beffardi, so che lo dirai, che godrai nel farlo sapere a loro, tu giochi pesante. Sempre.
Loro si incuriosiranno, già prevedi mille e uno sviluppi... che strega sei!
Quanto amo i tuoi occhi.
Ho una scala di preferenze riguardo te.
Primo... il tuo culo, primo in assoluto.
Secondo... i tuoi occhi.
Terzo... il tuo sorriso.
Quarto... la tua fica... il suo sapore e afrore.
Quinto... le tue tette.
Ma no... è un discorso del cazzo! E' tutto l'insieme che è speciale. Tutto quello che è fisico e che si sposa con il carattere, la tua allegria, la tua voglia di vivere, il tuo essere tremendamente puttana.
Lo dici... figurarsi se non lo fai!
"Ma come? Non sapete che da quando ha venduto tutto, Lu... scrive solo? Dovrebbe finire un romanzo, lo avrebbe già finito se non fosse cosi pigro e incostante, intanto scrive dei raccontini... diciamo che è bravino...".
T., la madre...
"Scrivi... Lu? Non ce ne hai mai accennato... e che genere?".
La figlia S. mi ha incollato gli occhi addosso, non li schioda.
"Non datele retta, robetta... racconti di viaggi, qualche noir, stupidaggini... cose così, giusto per passare il tempo, non vale neanche la pena di parlarne...".
G. guardandomi...
"Ma perché non dici la verità? Quanto sei fariseo... siamo tutte adulte e vaccinate... Lu scrive racconti erotici, spesso molto spinti, pornografici...".
Eccola...!
Mi guarda e io la fulmino con gli occhi... inizia un nostro dialogo solo mentale.
"Ma quanto sei puttana...! Non potevi star zitta? Loro non sanno cosa è il mio rapporto con il sesso, non sanno che scrivere per me è oppio... medicina... che il sesso mi allontana i pensieri... mi distrae da loro.".
Lei...
"Porcone... ma hai visto come ti guardano? Potresti scopartele anche subito se tu volessi...".
Io...
"Infatti... non voglio... puttana che sei! Sono la moglie e la figlia del mio miglior amico...".
Lei...
"Porco... ma se la ragazzina te sei quasi fatta... ma quanto sei ipocrita...".
Io...
"Cazzo... hai detto giusto... "quasi"... ma non è successo...".
Lei...
"Mi eccita sapere che te le scoperai... tutte e due... io farò di tutto perché accada..."
Io...
"Non ci contare... non succederà...".
T... la madre è una donna di 45 anni... bruna e piccolina, ben fatta. Beh... un uomo sa quando piace e io le piaccio, ma non ci ho neanche mai pensato né provato, non ho certo l'intenzione di tradire suo marito.
S... la figlia ha vent'anni, bellina... bruna anche lei. Ha un magnifico culetto e due tettine da favola. è spudorata... non nasconde che mi si scoperebbe e per la verità quando aveva 18 anni ci ha provato di brutto... quanto e come ci ha provato!
E che sofferenza respingerla.
Cazzo... non sono di marmo.
Lasciamo cadere il discorso. Ambedue sono condizionate dalla presenza dell'altra, tacciono ma appena un po' più tardi separatamente mi chiedono di far leggere loro qualcosa di mio, qualche racconto. Ambedue chiedono una cosa soft... se ne ho, magari romantica, ma so che non dicono la verità, che è solo per salvare le apparenze, intuisco che oltre alla curiosità c'è anche molta sensualità. Cerco di negare... ma insistono, mi arrendo, darò loro qualcosa.
Nel letto... te la faccio pagare.
Beh... non è proprio un pagare.
Diciamo che mi sfogo? Ti scopo fino a farti tremare le gambe tanto che dopo devo sorreggerti per camminare. Hai la fica gonfia e arrossata... slabbrata... aperta. Sei stanca... ma non ne ho ancora abbastanza. Voglio finirti... riprendo a leccarti. Lecco la fica... i tuoi umori e la mia sborra che scende in rivoli lungo le cosce. Lecco il tuo culo... allargato... tumido dall'uso. Mordo i tuoi capezzoli... te li succhio e ti faccio godere per la millesima volta solo lavorandoti lì.
Ti metto in ginocchio bordo letto e ti penetro, ti faccio sentire il cazzo fino in fondo, il cazzo che definisci misura XL ti entra tutto... fino ai coglioni e senza problemi, ce ne starebbe ancora mi sa... almeno qualche centimetro, puttana che sei, ti percuoto le natiche con i miei lombi e mentre ti fotto ti dico quanto sei troia.
Te lo urlo.
Ti dico che non voglio scoparle quelle due... che sono porco ma che ho i miei principi, tu... fra gli orgasmi ripetuti... mi dici che non ti importa un cazzo dei miei principi, che vuoi che io le scopi. Che ti eccita saperlo... immaginarlo... e magari vederlo e che devo farlo. Lo devo fare... altrimenti non mi dai più il culo... dici che me lo sognerò d'ora in avanti e ancora che combinerai un casino, che ti scopi L. il loro marito e padre se non cedo, con tutte le conseguenze del caso.
Cazzo... sei tremenda... e mi vedo con i tuoi occhi!
Quanto hai ragione... vedo quanto sono ipocrita. Ora la cosa mi eccita. Ora voglio scoparle e farò di tutto perché accada, ma non te lo dico.
Ti prendo i capelli e ti monto da animale, ti dico invece quanto siamo eguali noi due. Che siamo lo specchio una dell'altro.
Quanto siamo puttane.
Sono gonfio di libidine ora vorrei farti male e nel contempo farti godere.
Farti impazzire.
Castigarti per aver rilevato la mia debolezza.
Per aver messo a nudo la mia porca anima.
Usare la cinghia. Frustarti a gambe aperte proprio sul clitoride e farti piangere... e farti godere così. Finalmente vengo... e cazzo se urlo! Sembro un leone nella savana...
Tu mi sei complice.
E succede. Lo faccio e dopo ho rimorso.
Mi passa il rimorso e lo rifaccio, torna il rimorso fino a che si stanca di tornare e smette di bussare alla mia porta. Mi evita perché sono inaffidabile. Perché sono puttana.
Vero G.? Concordi? Che sono puttana?
Gioco.
Gioco con le donne e lo faccio scientemente, in maniera amorale.
Le uso. So come ragionano. So come dare loro lo stimolo per farle smuovere dalle loro convinzioni, lo stimolo per superare eventuali resistenze etiche e morali. So per esperienza che nessuna... o quasi... è sorda al richiamo del sesso. Nessuna è senza passione.
Eppure a queste due voglio bene. Ho per loro affetto. cazzo!
Non dovrei. Lo so che non dovrei.
Per prima T., la madre... e non è difficile. Le lascio un racconto... spinto, esplicito, scelto volutamente. Per essere sincero spero che me lo butti schifata in faccia. Magari solo per rispetto delle convenienze o rispetto verso il marito. Non succede... lo legge e dice lei che vuole parlarne, per commentarlo... per amore di critica. Solo che siamo soli. Per ore.
G. ha convenientemente dirottato il marito e figlia conducendoli fuori per una gita.
E tanto per non lasciarmi dubbi viene per commentare il racconto con una tunica con mezze tette fuori e senza niente sotto. E tempo cinque minuti ha il mio cazzo in mano.
Cristo...! E quanto smania quando gode! Sembra davvero che svenga o qualcosa del genere. Sicuro le faccio provare cose che il suo uomo non le ha mai fatto. Mentre le sto leccando il clitoride e con le dita la penetro forte ha un accenno di squirting, si bagna tutta con un piccolo getto e se ne vergogna.
Non le hanno mai leccato il culo per esempio. Ma presto si convince a lasciarselo fare.
Voglio scoparla nel suo letto. Nel letto suo e di suo marito. Nel letto del mio amico.
Voglio portarti al livello delle protagoniste dei miei racconti le dico...” voglio che sei puttana...” e lo diventa. Completamente. Tanto che senza problemi arriva leccarmi il culo anche lei... io a carponi... lei dietro che va di lingua e con la mano fra le mie gambe mi mena il cazzo.
Poi le solite lacrime di coccodrillo... sempre le stesse.
Non deve succedere più... dice... ma sappiamo sia lei che io che succederà ancora e che sarà lei a cercarmi.
Al suo rientro racconto tutto a G., vuole tutti i particolari, questo la eccita così tanto che a fatica riesco a tenerle testa.
Più che con il cazzo devo rifugiarmi a lavori di bocca... prolungati e far ricorso ai suoi giocattoli. Nella fattispecie un grosso cazzo di lattice che la riempie completamente in fica e uno più piccolo infilato nel suo culo. Quello grosso lo spingo violentemente a fondo con forza fino a farla venire e venire ancora... da farla urlare.
Mi dice... ora voglio la ragazza. Ora. Devi farti la figlia.
La ragazza S. ci aveva provato con me.
Una attrazione l'aveva sempre manifestata, ma era cosa da bambina, le voglio bene, l'ho vista crescere, ricordo quando da piccolina dormiva con me. Innocentemente.
Poi ai suoi 18 anni ci si era impegnata di brutto. Allora non stavo con G., stavo con una altra donna, la quale a differenza di G. non gradiva i diversivi. C'era una brutta aria fra loro. Carica di tensione. Battute feroci fra le due. E disagio generale.
Lei... la ragazza cercava sempre il contatto. Sulla panca ad angolo della loro casa d'estate mi sedeva vicino e dopo con noncuranza appoggiava i suoi piedi sulle mie cosce. Arrivando fino a strofinarli proprio sul mio sesso.
E qualcosa succede. Una sera durante una trasmissione televisiva, nella penombra della stube, passo ad accarezzarle la coscia per poi raggiungere il suo inguine... ha un paio di short e riesco facilmente a raggiungere la sua fica... sposto lo slippino e la tocco. è bella... cazzo se è bella! Le labbra gonfie e piene, è umida. E' calda. Passo le dita ripetutamente per tutto lo spacco e la penetro... e mi ci bagno le dita. Cerco il suo clito... una bella canocchia inturgidita e la strofino a modo. La faccio godere così. A lungo. Mentre lei mi ricambia stringendomi forte il cazzo duro da sopra i pantaloni.
Subito dopo ho un attacco tardivo di ragionevolezza e nei giorni successivi la evito.
Una sera mi si attacca come una piovra... baci e carezze... toccatine, le metto persino il cazzo in mano, siamo nel corridoio di casa... le alzo una gamba... lo appoggio... ma ci manca il modo e il tempo materiale per concludere e tutto svanisce.
Forse era vergine... non lo so con certezza, forse si... forse no, so che se lo era... poco dopo fu un musicista con i capelli tipo rasta a cogliere senz'altro il fiore.
A lei do un racconto altrettanto esplicito. E inizia il gioco. Devo trattenerla a forza da quanto è presa. Ogni attimo è buono per lei per farsi palpare e baciare. Tanto che diventa imprudente e devo riprenderla bruscamente più volte. Rischia di farci scoprire, specialmente dalla madre che è molto vigile.
Ora il problema è trovare il modo.
Con G. vivo un momento di estrema eccitazione. Libidine assoluta. Oltre alla vicenda che viviamo, lei sa come infiammarmi, sa quanto godo nel sentirla raccontare dei suoi uomini. E quanto gode lei a raccontarmi, sottolineando i momenti più caldi e trasgressivi.
E' proprio vero che siamo simili. E che la nostra gelosia è anomala... esiste ma esce dagli schemi convenzionali.
G. organizza. Crea l'occasione. Io la invento.
Promuove una serata all'arena di Verona a vedere la Aida di Verdi. Per tutti loro. Io già mi autoescludo in partenza, non mi vanno gli spettacoli operistici... dico, veramente ho in testa quello che può succedere e G. è d'accordo. E poi già l'ho vista e rivista la Aida, la prima volta che avevo l'età di S. e andavo con una delle coriste. Mi fermo a casa per scrivere. Loro devono pernottare a casa di G. in città e ritornare il giorno successivo. E qui l'occasione, dico a S. di simulare un malessere appena prima della partenza. Veramente la madre la guarda con apprensione... o sospetto? Vorrebbe addirittura restare, ma le insistenze del marito e di G. la convincono a partire.
Siamo noi ora. Lei e io. Lei che potrebbe essermi comodamente figlia.
Cazzo...! Maledetta la libidine!
I suoi capezzoli! Due brune more. I baci. I morsi... prima leggeri per poi diventare sempre più feroci. Fino a farla gemere dal dolore. Per poi succhiarli fra le labbra, darle tregua dal dolore e poi morderla ancora... forte. Il seno... due coppe guarnite da larghe areole. Da baciare. Da leccare. Passare la lingua sulla piega che fanno i globi appoggiandosi allo sterno.
Proseguire con la lingua lungo lo stomaco e il ventre, cercare di violare il suo ombelico. è spoglia sull'inguine. Le labbra esterne grosse e gonfie. Colorate. Un bruno che spicca sul candore della pelle intorno. La sua fica sembra una bocca.
Non amo l'inguine depilato. Amo il pelo. Curato.
O anche folto, anche selvaggio. Riccioluto. Bagnato di miele. Sapido di sapore e afrore.
Amo passarci il naso e le labbra.
A G. ho chiesto di farselo crescere. Lei la teneva depilata per farsela leccare meglio. Dalla sua amica. Si è convinta. Per adesso almeno.
Ci gioco con quella fica depilata. Con le dita. Con la bocca. Con la bocca e con le dita assieme. Succhio. Bacio. Mordo. Ci passo la lingua come un cane. Linguate forti... ripetute. Con le dita palpo quel bel culetto. Sodo e liscio come marmo.
La bellezza dei vent'anni.
La giro... le allargo le natiche e ammiro il suo buchino. Un puntino scuro crespato da innumerevoli pieghette. Adorabile. Ci incollo la bocca. Cerco inutilmente di violarlo con la punta della lingua. Le faccio provare l'orgasmo. Più volte. Ora la sua fica è lucida di quel suo miele denso e odoroso che sgorga continuamente. Le mie dita dentro lei strofinano forte. Lei è inarcata. Ansima. Geme.
Voglio penetrarla. Entrare. Sentirmi stringere. Sforzare nell'entrare. Entrare a fatica per poi sentirla adattare alla mia misura.
Voglio che mi monti. La istruisco come. Io disteso... lei che si abbassa lentamente piegando le ginocchia... tenendo il mio cazzo con ambedue le mani. Deve strusciarlo contro la piega della sua fica... sforzare... aprirsi... strusciare ancora la cappella contro il clito più volte... e poi finalmente abbassarsi per farsi penetrare. A forza. Deve provare quel senso di forzatura che è tutta libidine allo stato puro. Sentirsi violare. E poi abbassarsi completamente... strusciarsi sul mio pelo ruvido. Ripetutamente.
L'aiuto ad alzarsi... deve quasi completamente farmi uscire da lei... tenere dentro solo la punta della cappella... mostrare la verga lucida e bagnata... e poi lasciarsi cadere con forza.
Farsi male... farmi male.
Le sue mani ad appoggiarsi sul mio petto.
Le mie mani a stringere quei capezzoli corposi.
Mi piace. Mi piace come gode. Mi piace perché urla.
Perché non si trattiene.
Le parlo mentre lei mi monta. Le sto dicendo che poi la legherò al letto e la lascerò così. Che la frusterò con la mia cinghia sul suo culetto... tanto da farlo diventare rosso scarlatto.
Che strapperò via a morsi quel cazzetto in miniatura che è il suo clito.
Suona il suo cellulare... è senz'altro la madre.
Richiamerà più volte durante la serata. Si stacca e corre a prenderlo. E mentre parla si abbassa nuovamente e si impala. Tranquillizza la madre... sta bene ora... sta leggendo.
Ha preso una camomilla... cazzate così.
Io...? La sto scopando con colpi da sotto... alzandola di forza... e lei mentre li subisce copre il cellulare con la mano impedendo alla madre di sentire.
Appena qualche minuto dopo suona il mio... è G., sento che è eccitata, mi chiede subito se la sto scopando, mentre ora S. è in ginocchio bordo letto e la faccio godere a pecora.
Si rispondo... la sto scopando... la sto godendo a pecora... dico e metto il viva voce.
S. si gira e mi interroga con gli occhi.
E' G. le dico... vuole sapere se stiamo scopando... vuoi parlarci?
Ahah... godo il suo viso che si trasforma... inquietudine... stupore?
La tranquillizzo... mentre continuo a conversare con G., le dico... le sto raccontando quanto sei bella... quanto sei desiderabile... che belle tette hai e che bel culo... e quanto ci sai fare.
Mentre continuo a sbatterla...
Chiedo a G. se sente i colpi... gli schiocchi causati dallo scontro dei miei lombi contro le sue natiche sode. Si... mi dice... li sento, falla godere... voglio sentirla godere e voglio sentire anche te godere... dai sborrale dentro a quella puttanella libidinosa.
Lascio aperta la comunicazione e inizio a sbatterla più forte.
Le sto dicendo che è una troietta. Che deve godere e urlare. Deve farsi sentire da G. Le prendo i capelli e li tiro. Le piace una certa violenza. Ci gode... si lascia andare e urla. cazzo se urla! E io le faccio eco con muggiti... ruggiti belluini mentre mi svuoto dentro lei una prima volta.
Appena posso riprendo il cellulare... G. che mi dice... fanculo... bastardo che sei! Preparati domani che appena arrivo ti consumo... cazzo... porco che sei.
Invece appena il giorno dopo lasciamo la loro casa. Consapevole del rischio e dell'impossibilità di poter gestire la situazione creatasi. Preferiamo così. Trovo una scusa convincente e chiudiamo l'episodio.
Peccato. Ma non è finito lì.
G. ha messo gli occhi su S., ne vede un proseguo interessante. S. se la mangia con gli occhi.
Da vedere il loro bacio di arrivederci, S. che corre fuori mentre noi saliamo in macchina. abbraccia G. e la bacia diritta in bocca un bacio che sa di preludio
G. le telefona ogni giorno ora, la sera giocano in video chat. Si spogliano. Si toccano. Io le guardo. Mi eccita.
Presto verrà a Verona. Da sola.
"No... non dirlo... non dirlo! ".
I tuoi occhi ridono beffardi, so che lo dirai, che godrai nel farlo sapere a loro, tu giochi pesante. Sempre.
Loro si incuriosiranno, già prevedi mille e uno sviluppi... che strega sei!
Quanto amo i tuoi occhi.
Ho una scala di preferenze riguardo te.
Primo... il tuo culo, primo in assoluto.
Secondo... i tuoi occhi.
Terzo... il tuo sorriso.
Quarto... la tua fica... il suo sapore e afrore.
Quinto... le tue tette.
Ma no... è un discorso del cazzo! E' tutto l'insieme che è speciale. Tutto quello che è fisico e che si sposa con il carattere, la tua allegria, la tua voglia di vivere, il tuo essere tremendamente puttana.
Lo dici... figurarsi se non lo fai!
"Ma come? Non sapete che da quando ha venduto tutto, Lu... scrive solo? Dovrebbe finire un romanzo, lo avrebbe già finito se non fosse cosi pigro e incostante, intanto scrive dei raccontini... diciamo che è bravino...".
T., la madre...
"Scrivi... Lu? Non ce ne hai mai accennato... e che genere?".
La figlia S. mi ha incollato gli occhi addosso, non li schioda.
"Non datele retta, robetta... racconti di viaggi, qualche noir, stupidaggini... cose così, giusto per passare il tempo, non vale neanche la pena di parlarne...".
G. guardandomi...
"Ma perché non dici la verità? Quanto sei fariseo... siamo tutte adulte e vaccinate... Lu scrive racconti erotici, spesso molto spinti, pornografici...".
Eccola...!
Mi guarda e io la fulmino con gli occhi... inizia un nostro dialogo solo mentale.
"Ma quanto sei puttana...! Non potevi star zitta? Loro non sanno cosa è il mio rapporto con il sesso, non sanno che scrivere per me è oppio... medicina... che il sesso mi allontana i pensieri... mi distrae da loro.".
Lei...
"Porcone... ma hai visto come ti guardano? Potresti scopartele anche subito se tu volessi...".
Io...
"Infatti... non voglio... puttana che sei! Sono la moglie e la figlia del mio miglior amico...".
Lei...
"Porco... ma se la ragazzina te sei quasi fatta... ma quanto sei ipocrita...".
Io...
"Cazzo... hai detto giusto... "quasi"... ma non è successo...".
Lei...
"Mi eccita sapere che te le scoperai... tutte e due... io farò di tutto perché accada..."
Io...
"Non ci contare... non succederà...".
T... la madre è una donna di 45 anni... bruna e piccolina, ben fatta. Beh... un uomo sa quando piace e io le piaccio, ma non ci ho neanche mai pensato né provato, non ho certo l'intenzione di tradire suo marito.
S... la figlia ha vent'anni, bellina... bruna anche lei. Ha un magnifico culetto e due tettine da favola. è spudorata... non nasconde che mi si scoperebbe e per la verità quando aveva 18 anni ci ha provato di brutto... quanto e come ci ha provato!
E che sofferenza respingerla.
Cazzo... non sono di marmo.
Lasciamo cadere il discorso. Ambedue sono condizionate dalla presenza dell'altra, tacciono ma appena un po' più tardi separatamente mi chiedono di far leggere loro qualcosa di mio, qualche racconto. Ambedue chiedono una cosa soft... se ne ho, magari romantica, ma so che non dicono la verità, che è solo per salvare le apparenze, intuisco che oltre alla curiosità c'è anche molta sensualità. Cerco di negare... ma insistono, mi arrendo, darò loro qualcosa.
Nel letto... te la faccio pagare.
Beh... non è proprio un pagare.
Diciamo che mi sfogo? Ti scopo fino a farti tremare le gambe tanto che dopo devo sorreggerti per camminare. Hai la fica gonfia e arrossata... slabbrata... aperta. Sei stanca... ma non ne ho ancora abbastanza. Voglio finirti... riprendo a leccarti. Lecco la fica... i tuoi umori e la mia sborra che scende in rivoli lungo le cosce. Lecco il tuo culo... allargato... tumido dall'uso. Mordo i tuoi capezzoli... te li succhio e ti faccio godere per la millesima volta solo lavorandoti lì.
Ti metto in ginocchio bordo letto e ti penetro, ti faccio sentire il cazzo fino in fondo, il cazzo che definisci misura XL ti entra tutto... fino ai coglioni e senza problemi, ce ne starebbe ancora mi sa... almeno qualche centimetro, puttana che sei, ti percuoto le natiche con i miei lombi e mentre ti fotto ti dico quanto sei troia.
Te lo urlo.
Ti dico che non voglio scoparle quelle due... che sono porco ma che ho i miei principi, tu... fra gli orgasmi ripetuti... mi dici che non ti importa un cazzo dei miei principi, che vuoi che io le scopi. Che ti eccita saperlo... immaginarlo... e magari vederlo e che devo farlo. Lo devo fare... altrimenti non mi dai più il culo... dici che me lo sognerò d'ora in avanti e ancora che combinerai un casino, che ti scopi L. il loro marito e padre se non cedo, con tutte le conseguenze del caso.
Cazzo... sei tremenda... e mi vedo con i tuoi occhi!
Quanto hai ragione... vedo quanto sono ipocrita. Ora la cosa mi eccita. Ora voglio scoparle e farò di tutto perché accada, ma non te lo dico.
Ti prendo i capelli e ti monto da animale, ti dico invece quanto siamo eguali noi due. Che siamo lo specchio una dell'altro.
Quanto siamo puttane.
Sono gonfio di libidine ora vorrei farti male e nel contempo farti godere.
Farti impazzire.
Castigarti per aver rilevato la mia debolezza.
Per aver messo a nudo la mia porca anima.
Usare la cinghia. Frustarti a gambe aperte proprio sul clitoride e farti piangere... e farti godere così. Finalmente vengo... e cazzo se urlo! Sembro un leone nella savana...
Tu mi sei complice.
E succede. Lo faccio e dopo ho rimorso.
Mi passa il rimorso e lo rifaccio, torna il rimorso fino a che si stanca di tornare e smette di bussare alla mia porta. Mi evita perché sono inaffidabile. Perché sono puttana.
Vero G.? Concordi? Che sono puttana?
Gioco.
Gioco con le donne e lo faccio scientemente, in maniera amorale.
Le uso. So come ragionano. So come dare loro lo stimolo per farle smuovere dalle loro convinzioni, lo stimolo per superare eventuali resistenze etiche e morali. So per esperienza che nessuna... o quasi... è sorda al richiamo del sesso. Nessuna è senza passione.
Eppure a queste due voglio bene. Ho per loro affetto. cazzo!
Non dovrei. Lo so che non dovrei.
Per prima T., la madre... e non è difficile. Le lascio un racconto... spinto, esplicito, scelto volutamente. Per essere sincero spero che me lo butti schifata in faccia. Magari solo per rispetto delle convenienze o rispetto verso il marito. Non succede... lo legge e dice lei che vuole parlarne, per commentarlo... per amore di critica. Solo che siamo soli. Per ore.
G. ha convenientemente dirottato il marito e figlia conducendoli fuori per una gita.
E tanto per non lasciarmi dubbi viene per commentare il racconto con una tunica con mezze tette fuori e senza niente sotto. E tempo cinque minuti ha il mio cazzo in mano.
Cristo...! E quanto smania quando gode! Sembra davvero che svenga o qualcosa del genere. Sicuro le faccio provare cose che il suo uomo non le ha mai fatto. Mentre le sto leccando il clitoride e con le dita la penetro forte ha un accenno di squirting, si bagna tutta con un piccolo getto e se ne vergogna.
Non le hanno mai leccato il culo per esempio. Ma presto si convince a lasciarselo fare.
Voglio scoparla nel suo letto. Nel letto suo e di suo marito. Nel letto del mio amico.
Voglio portarti al livello delle protagoniste dei miei racconti le dico...” voglio che sei puttana...” e lo diventa. Completamente. Tanto che senza problemi arriva leccarmi il culo anche lei... io a carponi... lei dietro che va di lingua e con la mano fra le mie gambe mi mena il cazzo.
Poi le solite lacrime di coccodrillo... sempre le stesse.
Non deve succedere più... dice... ma sappiamo sia lei che io che succederà ancora e che sarà lei a cercarmi.
Al suo rientro racconto tutto a G., vuole tutti i particolari, questo la eccita così tanto che a fatica riesco a tenerle testa.
Più che con il cazzo devo rifugiarmi a lavori di bocca... prolungati e far ricorso ai suoi giocattoli. Nella fattispecie un grosso cazzo di lattice che la riempie completamente in fica e uno più piccolo infilato nel suo culo. Quello grosso lo spingo violentemente a fondo con forza fino a farla venire e venire ancora... da farla urlare.
Mi dice... ora voglio la ragazza. Ora. Devi farti la figlia.
La ragazza S. ci aveva provato con me.
Una attrazione l'aveva sempre manifestata, ma era cosa da bambina, le voglio bene, l'ho vista crescere, ricordo quando da piccolina dormiva con me. Innocentemente.
Poi ai suoi 18 anni ci si era impegnata di brutto. Allora non stavo con G., stavo con una altra donna, la quale a differenza di G. non gradiva i diversivi. C'era una brutta aria fra loro. Carica di tensione. Battute feroci fra le due. E disagio generale.
Lei... la ragazza cercava sempre il contatto. Sulla panca ad angolo della loro casa d'estate mi sedeva vicino e dopo con noncuranza appoggiava i suoi piedi sulle mie cosce. Arrivando fino a strofinarli proprio sul mio sesso.
E qualcosa succede. Una sera durante una trasmissione televisiva, nella penombra della stube, passo ad accarezzarle la coscia per poi raggiungere il suo inguine... ha un paio di short e riesco facilmente a raggiungere la sua fica... sposto lo slippino e la tocco. è bella... cazzo se è bella! Le labbra gonfie e piene, è umida. E' calda. Passo le dita ripetutamente per tutto lo spacco e la penetro... e mi ci bagno le dita. Cerco il suo clito... una bella canocchia inturgidita e la strofino a modo. La faccio godere così. A lungo. Mentre lei mi ricambia stringendomi forte il cazzo duro da sopra i pantaloni.
Subito dopo ho un attacco tardivo di ragionevolezza e nei giorni successivi la evito.
Una sera mi si attacca come una piovra... baci e carezze... toccatine, le metto persino il cazzo in mano, siamo nel corridoio di casa... le alzo una gamba... lo appoggio... ma ci manca il modo e il tempo materiale per concludere e tutto svanisce.
Forse era vergine... non lo so con certezza, forse si... forse no, so che se lo era... poco dopo fu un musicista con i capelli tipo rasta a cogliere senz'altro il fiore.
A lei do un racconto altrettanto esplicito. E inizia il gioco. Devo trattenerla a forza da quanto è presa. Ogni attimo è buono per lei per farsi palpare e baciare. Tanto che diventa imprudente e devo riprenderla bruscamente più volte. Rischia di farci scoprire, specialmente dalla madre che è molto vigile.
Ora il problema è trovare il modo.
Con G. vivo un momento di estrema eccitazione. Libidine assoluta. Oltre alla vicenda che viviamo, lei sa come infiammarmi, sa quanto godo nel sentirla raccontare dei suoi uomini. E quanto gode lei a raccontarmi, sottolineando i momenti più caldi e trasgressivi.
E' proprio vero che siamo simili. E che la nostra gelosia è anomala... esiste ma esce dagli schemi convenzionali.
G. organizza. Crea l'occasione. Io la invento.
Promuove una serata all'arena di Verona a vedere la Aida di Verdi. Per tutti loro. Io già mi autoescludo in partenza, non mi vanno gli spettacoli operistici... dico, veramente ho in testa quello che può succedere e G. è d'accordo. E poi già l'ho vista e rivista la Aida, la prima volta che avevo l'età di S. e andavo con una delle coriste. Mi fermo a casa per scrivere. Loro devono pernottare a casa di G. in città e ritornare il giorno successivo. E qui l'occasione, dico a S. di simulare un malessere appena prima della partenza. Veramente la madre la guarda con apprensione... o sospetto? Vorrebbe addirittura restare, ma le insistenze del marito e di G. la convincono a partire.
Siamo noi ora. Lei e io. Lei che potrebbe essermi comodamente figlia.
Cazzo...! Maledetta la libidine!
I suoi capezzoli! Due brune more. I baci. I morsi... prima leggeri per poi diventare sempre più feroci. Fino a farla gemere dal dolore. Per poi succhiarli fra le labbra, darle tregua dal dolore e poi morderla ancora... forte. Il seno... due coppe guarnite da larghe areole. Da baciare. Da leccare. Passare la lingua sulla piega che fanno i globi appoggiandosi allo sterno.
Proseguire con la lingua lungo lo stomaco e il ventre, cercare di violare il suo ombelico. è spoglia sull'inguine. Le labbra esterne grosse e gonfie. Colorate. Un bruno che spicca sul candore della pelle intorno. La sua fica sembra una bocca.
Non amo l'inguine depilato. Amo il pelo. Curato.
O anche folto, anche selvaggio. Riccioluto. Bagnato di miele. Sapido di sapore e afrore.
Amo passarci il naso e le labbra.
A G. ho chiesto di farselo crescere. Lei la teneva depilata per farsela leccare meglio. Dalla sua amica. Si è convinta. Per adesso almeno.
Ci gioco con quella fica depilata. Con le dita. Con la bocca. Con la bocca e con le dita assieme. Succhio. Bacio. Mordo. Ci passo la lingua come un cane. Linguate forti... ripetute. Con le dita palpo quel bel culetto. Sodo e liscio come marmo.
La bellezza dei vent'anni.
La giro... le allargo le natiche e ammiro il suo buchino. Un puntino scuro crespato da innumerevoli pieghette. Adorabile. Ci incollo la bocca. Cerco inutilmente di violarlo con la punta della lingua. Le faccio provare l'orgasmo. Più volte. Ora la sua fica è lucida di quel suo miele denso e odoroso che sgorga continuamente. Le mie dita dentro lei strofinano forte. Lei è inarcata. Ansima. Geme.
Voglio penetrarla. Entrare. Sentirmi stringere. Sforzare nell'entrare. Entrare a fatica per poi sentirla adattare alla mia misura.
Voglio che mi monti. La istruisco come. Io disteso... lei che si abbassa lentamente piegando le ginocchia... tenendo il mio cazzo con ambedue le mani. Deve strusciarlo contro la piega della sua fica... sforzare... aprirsi... strusciare ancora la cappella contro il clito più volte... e poi finalmente abbassarsi per farsi penetrare. A forza. Deve provare quel senso di forzatura che è tutta libidine allo stato puro. Sentirsi violare. E poi abbassarsi completamente... strusciarsi sul mio pelo ruvido. Ripetutamente.
L'aiuto ad alzarsi... deve quasi completamente farmi uscire da lei... tenere dentro solo la punta della cappella... mostrare la verga lucida e bagnata... e poi lasciarsi cadere con forza.
Farsi male... farmi male.
Le sue mani ad appoggiarsi sul mio petto.
Le mie mani a stringere quei capezzoli corposi.
Mi piace. Mi piace come gode. Mi piace perché urla.
Perché non si trattiene.
Le parlo mentre lei mi monta. Le sto dicendo che poi la legherò al letto e la lascerò così. Che la frusterò con la mia cinghia sul suo culetto... tanto da farlo diventare rosso scarlatto.
Che strapperò via a morsi quel cazzetto in miniatura che è il suo clito.
Suona il suo cellulare... è senz'altro la madre.
Richiamerà più volte durante la serata. Si stacca e corre a prenderlo. E mentre parla si abbassa nuovamente e si impala. Tranquillizza la madre... sta bene ora... sta leggendo.
Ha preso una camomilla... cazzate così.
Io...? La sto scopando con colpi da sotto... alzandola di forza... e lei mentre li subisce copre il cellulare con la mano impedendo alla madre di sentire.
Appena qualche minuto dopo suona il mio... è G., sento che è eccitata, mi chiede subito se la sto scopando, mentre ora S. è in ginocchio bordo letto e la faccio godere a pecora.
Si rispondo... la sto scopando... la sto godendo a pecora... dico e metto il viva voce.
S. si gira e mi interroga con gli occhi.
E' G. le dico... vuole sapere se stiamo scopando... vuoi parlarci?
Ahah... godo il suo viso che si trasforma... inquietudine... stupore?
La tranquillizzo... mentre continuo a conversare con G., le dico... le sto raccontando quanto sei bella... quanto sei desiderabile... che belle tette hai e che bel culo... e quanto ci sai fare.
Mentre continuo a sbatterla...
Chiedo a G. se sente i colpi... gli schiocchi causati dallo scontro dei miei lombi contro le sue natiche sode. Si... mi dice... li sento, falla godere... voglio sentirla godere e voglio sentire anche te godere... dai sborrale dentro a quella puttanella libidinosa.
Lascio aperta la comunicazione e inizio a sbatterla più forte.
Le sto dicendo che è una troietta. Che deve godere e urlare. Deve farsi sentire da G. Le prendo i capelli e li tiro. Le piace una certa violenza. Ci gode... si lascia andare e urla. cazzo se urla! E io le faccio eco con muggiti... ruggiti belluini mentre mi svuoto dentro lei una prima volta.
Appena posso riprendo il cellulare... G. che mi dice... fanculo... bastardo che sei! Preparati domani che appena arrivo ti consumo... cazzo... porco che sei.
Invece appena il giorno dopo lasciamo la loro casa. Consapevole del rischio e dell'impossibilità di poter gestire la situazione creatasi. Preferiamo così. Trovo una scusa convincente e chiudiamo l'episodio.
Peccato. Ma non è finito lì.
G. ha messo gli occhi su S., ne vede un proseguo interessante. S. se la mangia con gli occhi.
Da vedere il loro bacio di arrivederci, S. che corre fuori mentre noi saliamo in macchina. abbraccia G. e la bacia diritta in bocca un bacio che sa di preludio
G. le telefona ogni giorno ora, la sera giocano in video chat. Si spogliano. Si toccano. Io le guardo. Mi eccita.
Presto verrà a Verona. Da sola.
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