Odore di mandorle
di
Brunaluna
genere
sentimentali
Ogni giorno prendevano lo stesso treno delle 9:50.
Cinque fermate per scendere sincroni alla stessa fermata e dividersi in direzioni opposte. È strano come quel piccolo gruppo umano con cui condividiamo momenti di anonima quotidianità entrino nel nostro immaginario privato, come conoscenti ma senza esserlo davvero.
Lui la aveva notata da mesi, ne aveva imparato i soprabiti, la camminata, l'angolo della carrozza in cui era solita poggiarsi. Sentiva la sua presenza quando lo precedeva e l'assenza quando era in ritardo al suo muto appuntanento. La guardava furtivamente e poco, ma con costanza e tenerezza.
In qualche mattino denso in cui era tentanto di prendere l'auto, lei era la spinta ad andare ai treni. Non pensò mai di parlarle, nè di accostarsi per indagarne il nome... gli piaceva cosi, da lontano fatua e senza tempo.
Tintennò l'acchiappasogni che accoglieva gli ospiti del Centro ,senza alzare lo sguardo dal libro degli appuntamenti: "Apriamo alle 16"-disse freddo.
"Potrei prenotare un massaggio?"
Quando Ryu incrociò i suoi occhi a mandorla in quelli verdi di lei si sentì mancare la terra da sotto i piedi.
La sua compagna di viaggio era realtà.
"Mancano 30 minuti all'apertura e per oggi sono pieno",rispose.
Ne lesse delusione, lei stava per fare un passo indietro come per congedarsi, lui prese fiato e disse: "Potresti farlo ora se puoi".
Lei sorrise entusiasta poi si fermò un attimo a fissarlo, eliminò con i suoi passi la distanza che li separava..." dove ci siamo già visti?"lo interrogò.
Lui mentì, nascose l'amarezza nel comprendere di essere un nessuno qualunque tra i passegeri del suo treno e fece spallucce
"Non saprei proprio -disse- vieni accomodati nella sala, qui ci sono le asciugamani stenditi pure a pancia in giù, arrivo tra poco."
Sola in quella sala di legno, le sue narici erano invasi da profumi orientali, una grossa banda porpora segnava il percorso da compiere, la luce fioca le dava rilassatezza ed il sottofondo di suoni naturalistici dava qualcosa di mistico ai suoi stessi gesti. Dietro il separè lasciò i suoi abiti e la stanchezza del lavoro, si accomodò come lui le aveva detto e fu emozionata nel trovare un cioccolatino ad accoglierla sul lettino.
Fondente, il suo preferito.
Lo lasciò intero in bocca, lasciando che si sciogliesse da solo lentamente.
Quando Ryu entrò, aveva il cuore che gli rimbombava nelle tempie, non riuscì a scambiare i soliti convenevoli, si fece sentire con un leggero: " Eccoci". Attaccò una musica fusion che sporadicamente diceva parole cinesi che lui mimava... Presto la camera si riempì di odore di mandorle, l'olio attraversava le sue mani sottili che si riscaldavano sfregando l'una contro l'altra.
Lei era lì, mai così vicina mai così poco vestita, distesa sotto di lui, esposta, inerme. I suoi boccoli biondi cadevano su un lato e lui si sganchì il collo cercando di essere professionale.
Iniziò dal collo...entrambe le mani seguivano le sue forme con una leggera pressione, scoprendo nei di cui non poteva essere a conoscenza, osservava le spalle piccole arrossate da un intimo troppo stretto e poggiando gli avambracci alla sua schiena potè sentire l odore dei suoi capelli dorati. Gli sembrava assurdo averla cosi vicino, sotto le sue mani, quante volte lavorando lei aveva invaso i suoi pensieri, ne inventava l'odore, la risata, la voce. Con la sua pelle sotto le sue mani poteva scoprirne l alchimia dei loro corpi a contatto. Massaggiando dai piedi a salire le sue membra non riusciva a non dare uno stacco carnale al suo tocco sempre più vigoroso, percepì il suo piacere dalla pelle di lei che, nel passaggio all'interno coscia,si drizzò. Salì con energia sulle natiche, continuando un massaggio meraviglioso e rigenerante. Immaginò di accarezzare il suo sesso con le mani di mandorla e massaggiarla inarrestabile finchè lei non gli avesse chiesto di prenderla. E così giacere sul lettino con lei in un unione sconosciuta ma sognata. Vedere i suoi occhi infuocarsi sotto una lussuria improvvisa perdendo ogni ombra di vergogna, i seni rotondi che intravedeva compressi dal suo peso erano, nella sua mente, troppo grandi sotto le sue mani orientali, si enebriava del suo profumo baciandole il collo ma cullandosi senza tregua nel suo sesso. Il clic del timer lo riportò alla realta, li colse nel momento in cui,quel massaggio che era stata una danza col corpo di lei, le 4 mani erano intrecciate due a due. Senza rompere il ritmo di quel movimento leggiadro ripercorse le braccia all'indietro finoa tornare sul collo. Su cui lasciò un timido bacio dopo aver detto " Abbiamo finito".
Lei si ritrovò sola nella sala a vestirsi. Rimase per un attimo imbombolata, seduta sul lettino con le gambe penzolanti ed il seno nudo. Le guance arrossate e l'intimo liquido. Sorrise al pensiero impudico che le aveva attraversato la mente. Alla cassa non trovò lui, ma una collega...si alzava sulle punte per guardare oltre le porte e magari vederlo...avrebbe voluto ringraziarlo... magari presentarsi.
L'acchiappasogni tintennava alle sue spalle mentre lei si ritrovò a respirare a pieni polmoni l odore di mandorle che gli era rimasto sulle mani.
Cinque fermate per scendere sincroni alla stessa fermata e dividersi in direzioni opposte. È strano come quel piccolo gruppo umano con cui condividiamo momenti di anonima quotidianità entrino nel nostro immaginario privato, come conoscenti ma senza esserlo davvero.
Lui la aveva notata da mesi, ne aveva imparato i soprabiti, la camminata, l'angolo della carrozza in cui era solita poggiarsi. Sentiva la sua presenza quando lo precedeva e l'assenza quando era in ritardo al suo muto appuntanento. La guardava furtivamente e poco, ma con costanza e tenerezza.
In qualche mattino denso in cui era tentanto di prendere l'auto, lei era la spinta ad andare ai treni. Non pensò mai di parlarle, nè di accostarsi per indagarne il nome... gli piaceva cosi, da lontano fatua e senza tempo.
Tintennò l'acchiappasogni che accoglieva gli ospiti del Centro ,senza alzare lo sguardo dal libro degli appuntamenti: "Apriamo alle 16"-disse freddo.
"Potrei prenotare un massaggio?"
Quando Ryu incrociò i suoi occhi a mandorla in quelli verdi di lei si sentì mancare la terra da sotto i piedi.
La sua compagna di viaggio era realtà.
"Mancano 30 minuti all'apertura e per oggi sono pieno",rispose.
Ne lesse delusione, lei stava per fare un passo indietro come per congedarsi, lui prese fiato e disse: "Potresti farlo ora se puoi".
Lei sorrise entusiasta poi si fermò un attimo a fissarlo, eliminò con i suoi passi la distanza che li separava..." dove ci siamo già visti?"lo interrogò.
Lui mentì, nascose l'amarezza nel comprendere di essere un nessuno qualunque tra i passegeri del suo treno e fece spallucce
"Non saprei proprio -disse- vieni accomodati nella sala, qui ci sono le asciugamani stenditi pure a pancia in giù, arrivo tra poco."
Sola in quella sala di legno, le sue narici erano invasi da profumi orientali, una grossa banda porpora segnava il percorso da compiere, la luce fioca le dava rilassatezza ed il sottofondo di suoni naturalistici dava qualcosa di mistico ai suoi stessi gesti. Dietro il separè lasciò i suoi abiti e la stanchezza del lavoro, si accomodò come lui le aveva detto e fu emozionata nel trovare un cioccolatino ad accoglierla sul lettino.
Fondente, il suo preferito.
Lo lasciò intero in bocca, lasciando che si sciogliesse da solo lentamente.
Quando Ryu entrò, aveva il cuore che gli rimbombava nelle tempie, non riuscì a scambiare i soliti convenevoli, si fece sentire con un leggero: " Eccoci". Attaccò una musica fusion che sporadicamente diceva parole cinesi che lui mimava... Presto la camera si riempì di odore di mandorle, l'olio attraversava le sue mani sottili che si riscaldavano sfregando l'una contro l'altra.
Lei era lì, mai così vicina mai così poco vestita, distesa sotto di lui, esposta, inerme. I suoi boccoli biondi cadevano su un lato e lui si sganchì il collo cercando di essere professionale.
Iniziò dal collo...entrambe le mani seguivano le sue forme con una leggera pressione, scoprendo nei di cui non poteva essere a conoscenza, osservava le spalle piccole arrossate da un intimo troppo stretto e poggiando gli avambracci alla sua schiena potè sentire l odore dei suoi capelli dorati. Gli sembrava assurdo averla cosi vicino, sotto le sue mani, quante volte lavorando lei aveva invaso i suoi pensieri, ne inventava l'odore, la risata, la voce. Con la sua pelle sotto le sue mani poteva scoprirne l alchimia dei loro corpi a contatto. Massaggiando dai piedi a salire le sue membra non riusciva a non dare uno stacco carnale al suo tocco sempre più vigoroso, percepì il suo piacere dalla pelle di lei che, nel passaggio all'interno coscia,si drizzò. Salì con energia sulle natiche, continuando un massaggio meraviglioso e rigenerante. Immaginò di accarezzare il suo sesso con le mani di mandorla e massaggiarla inarrestabile finchè lei non gli avesse chiesto di prenderla. E così giacere sul lettino con lei in un unione sconosciuta ma sognata. Vedere i suoi occhi infuocarsi sotto una lussuria improvvisa perdendo ogni ombra di vergogna, i seni rotondi che intravedeva compressi dal suo peso erano, nella sua mente, troppo grandi sotto le sue mani orientali, si enebriava del suo profumo baciandole il collo ma cullandosi senza tregua nel suo sesso. Il clic del timer lo riportò alla realta, li colse nel momento in cui,quel massaggio che era stata una danza col corpo di lei, le 4 mani erano intrecciate due a due. Senza rompere il ritmo di quel movimento leggiadro ripercorse le braccia all'indietro finoa tornare sul collo. Su cui lasciò un timido bacio dopo aver detto " Abbiamo finito".
Lei si ritrovò sola nella sala a vestirsi. Rimase per un attimo imbombolata, seduta sul lettino con le gambe penzolanti ed il seno nudo. Le guance arrossate e l'intimo liquido. Sorrise al pensiero impudico che le aveva attraversato la mente. Alla cassa non trovò lui, ma una collega...si alzava sulle punte per guardare oltre le porte e magari vederlo...avrebbe voluto ringraziarlo... magari presentarsi.
L'acchiappasogni tintennava alle sue spalle mentre lei si ritrovò a respirare a pieni polmoni l odore di mandorle che gli era rimasto sulle mani.
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