Incubo o realtà? ( prima parte)

di
genere
dominazione

Si era svegliata con un forte mal di testa. Si sentiva debole e stanca. La testa le girava e sentiva il sapore del sangue in bocca. Di colpo si rese conto di dove Si trovasse, e cosa era successo.
D'un tratto le passarono per la testa gli avvenimenti del giorno prima.
Quella mattina si era svegliata con una strana sensazione. Con un brutto presentimento. Sapeva sarebbe stato meglio restare a casa, invece aveva deciso di uscire a fare una passeggiata, e magari fermarsi al mercato a comprare un Po di frutta fresca.
Quando lo vide in fondo alla strada. La guardava compiaciuto. Con occhi gelidi ma lussuriosi. Di vittoria. L'aveva trovata. Dopo 5 anni voleva la sua rivincita.
Così si girò e si avviò dalla parte opposta. Sentiva i suoi occhi addosso che la scrutavano dalla testa ai piedi.
Poco dopo si girò ma non lo vide più. Tirò un sospiro di sollievo, ed entrò nel bar a cui era capitata davanti.
Poco dopo uscì per tornare verso casa, e in un vicolo vicino casa se lo ritrovò davanti. Le si raggelò il sangue. Si fissarono per qualche minuto. Immobili. Poi fece per cambiare strada, ma lui la bloccò stringendola per i polsi faccia a faccia. Lei iniziò a dimenarsi e a colpirlo per liberarsi, lui allora le tirò un pugno in faccia, facendola cadere. L'aveva colta di sorpresa. Lei fece per alzarsi, lui allora la prese per i capelli e quasi la lanciò dentro la macchina. La legò e la imbavagliò, sussurandole: "ciao Amy. Felice di rivederti. Oddio, sei sempre più bella. Questa volta non ti lascerò andare. Preparati." Mentre le sfiorò le labbra accennando un bacio sopra il nastro che le tappava la bocca. Lei lo guardava con occhi sbarrati, terrorizzata, impotente.
Si svegliò riprendendo i sensi, e si ritrovò in una stanza in penombra. Ci mise qualche minuto ad adattarsi alla semioscurità di dove si trovava.
Era legata a una sedia, nuda, ma poi realizzò che non era una sedia qualunque. Infatti notò che era una sedia con sul sedile una sorta di marchingegno che la penetrava. Aveva un meccanismo che permetteva a due vibratori di penetrarla a ritmo alterno grazie ad un telecomando. Uno era dentro la sua vagina e uno dentro il suo sfintere. Fortunatamente non erano di dimensioni fuori dal normale. Servivano solo per torturarla facendola venire ripetutamente senza tregua, non per sfondarla.
Si accorse con orrore che il suo incubo peggiore stava comodamente seduto su una poltrona dalla parte opposta della stanza. Le sorrise. Lei si pietrificò. Lui le si avvicinò e le accarezzò il viso e i capelli.
"Pensavi mi fossi dimenticato di te?" Le chiese lui gentilmente. Ma dietro la sua gentilezza si nascondeva un mostro.
Le girava lentamente attorno, sfiorandole ogni cm del corpo.
Lei era disgustata.
"Sai. Per colpa tua mi hanno sbattuto fuori da scuola, ho perso i miei amici e sono quasi finito in ospedale. Ho aspettato a lungo questo momento. Di poterti avere tra le mie braccia, di entrare dentro di te. Ahahah. Non hai ancora capito una cosa, in tutto questo tempo. Tu sei solo una puttanella che i ragazzi vogliono trombarsi per svuotarsi le palle, e poi liberarsene come si fa con una cosa da buttare. Ahahah. Voglio dire. Ma ti sei vista? Con un corpo così, chi vuoi che ti prenda sul serio e si interessi davvero a te Per iniziare una relazione?" Le disse calmo, ma si poteva percepire cattiveria tra le righe.
"Come avrai notato, ho pensato di farti un regalo. Ti piace il mio nuovo giocattolino?" Le disse scherzoso indicando l'affare su cui era seduta e legata.
Lei fece un espressione di disgusto. Era arrabbiata. Si sentiva impotente, intrappolata, debole.
"Sai, l'ho pensato apposta per te. Visto la puttana che sei, e come ti piace far cadere gli uomini ai tuoi piedi per poi lasciarli a bocca asciutta, ho pensato che ti poteva piacere ricevere due cazzi contemporaneamente. Mi spiace che non siano veri, ma posso rimediare se vuoi." Continuò quasi ridendole in faccia.
Le veniva da piangere. Ma non voleva dargli anche quella soddisfazione.
Lui le si avvicinò, ritrovandosi a pochi cm dalla sua faccia. "Vedrai. Ci divertiremo. Bè, quantomeno io mi divertirò." Le disse vittorioso, mentre le spostava una ciocca di capelli. Lei gli sputò in faccia.
Lui sorrise. "Sai, ho pensato a questo giocattolino per molto tempo. Inizialmente pensavo di metterci due cazzi mostruosi per spaccarti. Ma poi ho pensato che mi sarei perso l'opportunità di spaccarti io stesso. Invece voglio sentirti bene. So che sei bella stretta. Così ho pensato che con due cazzi medio normali era meglio. Non ti sfondano, ti lubrificano bene e ti fanno impazzire di piacere. E dopo un giorno o due di riposo, posso divertirmi io. Vedi questo telecomando che ho in mano?" Le chiese lui amichevole. Lei stava per vomitare. Pensava che l'attendeva una lunga agonia. Era terrorizzata. Non tanto da Lui, ma dal fatto che non poteva reagire.
"È pensato per azionare e comandare il simpatico giocattolino su cui sei seduta. Ti spiego cosa succederà tra un momento. Io mi siederò su quella comoda poltrona su cui mi hai visto prima. Ma davanti a te. E azionerò il giocattolo. E resterò seduto davanti a te a godermi lo spettacolo per le prossime... credo 5 o 6 ore. Ti piace l'idea?" Continuò lui ridendo.
Lei non rispose. Lo guardava glaciale. Lui accese il marchingegno. Lei iniziò a sentire qualcosa muoversi dentro di lei.
Dopo qualche minuto, aggiunse: " mi sono dimenticato di dirti la parte più interessante. I due vibratori che ti stanno penetrando in questo momento, sono collegati ad una sacca piena di sperma. Del mio sperma per essere più precisi. Mi sono preparato bene per una settimana. Spero i miei spermini siano ancora buoni, perché ho dovuto congelarli per tenerli fino ad oggi. Per fartela breve, hai circa 5 litri di sperma che di tanto in tanto ti inonderanno come una cascata. Alla fine di oggi avrai così tanto sperma dentro di te che si potrebbe riempire un campo da calcio se fossero tutti buoni i miei spermini. Ahahahahah. Spero che capisci cosa intendo."
Lei sbiancò. Iniziò a urlare come un animale selvaggio. Non sembrava nemmeno umano il suono che usciva dalla sua bocca. Era inferocita. Lui di rimando iniziò a ridere a squarciagola, mentre le aumentava il ritmo e azionando la prima ondata di sperma sentendola vicino al primo orgasmo di una lunga serie. La sentiva irrigidirsi e ansimare cercando di trattenersi.
Lo faceva impazzire. Per lui in quel momento era una visione celestiale. Aveva atteso quasi sei anni quel momento. Voleva distruggerla, sia fisicamente che emotivamente. Lo aveva fatto soffrire. Ora era il suo turno.
Dopo quattro ore e quindici orgasmi era sfinita. Lui ogni tanto le spalmava della crema, massaggiandola delicatamente per farla soffrire ancora di più. A volte le passava dei cubetti di ghiaccio lungo il corpo, altre volte lasciava gocciolare la cera di una candela lungo i punti più sensibili e delicati. Mentre la guardava contorcersi e cercare di trattenersi si era eccitato da morire. Di tanto in tanto si massaggiava il membro duro come il marmo, solo per farle capire cosa la aspettasse.
Lei era sfinita, completamente fradicia tra le gambe e sudata. Aveva i capelli che le si attaccavano al collo, e sperma ovunque, perché lui si era ben premurato di spalmargliene un pò anche sul corpo.
Era schifata. Esausta. Arrabbiata. Gliela avrebbe fatta pagare ad ogni costo. Anche se avesse significato ucciderlo, o farsi uccidere.
Lui spense il marchingegno. Le tremavano le mani e le gambe a causa del impatto al suo sistema nervoso.
"Che ne dici. Ti è piaciuto il mio giocattolino?" Le chiese. Notando che nel frattempo si era anche pisciata addosso.
Lei non lo guardava. E non gli rispose.
"Ok. Non rispondere. Posso vederlo da me. Sei un fascio di nervi, e noto che ti sei anche pisciata addosso. Ahahahah. Molto bene. Mi fa piacere ti sia piaciuto. Ma non ti ci abituare perché domani ti aspetta una lunga giornata. Vedrai come ci divertiremo. Ora lavati quella merda di dosso e datti una ripulita. Poi mangiamo qualcosa e ti riposi un pò. Te lo sei meritato." Le disse lui gentilmente slegandola.
Lei era senza forze. Cercò di alzarsi ma le cedettero le gambe e si ritrovò per terra.
"Non sono cattivo come credi. Ti serve aiuto?" Le chiese amichevole, e senza aspettare una risposta che comunque non sarebbe mai arrivata, la aiutò ad alzarsi nonostante lei cercasse senza successo di allontanarlo.
Lui la accompagnò sorreggendola fino al bagno, dove le aveva già preparato la vasca riempendole d'acqua calda. E lentamente la aiutò a entrarci. Si sedette a pochi metri e la osservò immersa nella vasca.
Da un lato gli dispiaceva vederla così, esausta e inerme, doverla torturare. Ma dall' altra se lo meritava. Era la giusta punizione per una puttana come lei.
Lo aveva sedotto, illuso, e poi gettato e rovinato come merce avariata. Doveva pagare per questo.
Le si avvicinò, la sorresse e iniziò a massaggiarle la testa e il corpo per pulirla. Svuotò la vasca e la riempì di nuovo con acqua pulita.
Dopo un' ora la aiutò a uscire, la avvolse in un asciugamano morbido e la aiutò a mettersi a letto.
Lei cercava di opporsi e allontanarlo ma era troppo stanca, anche perché lui l'aveva costretta a mandare giù un calmante.
La mise sotto le coperte nuda, le legò braccia e gambe ai bordi del letto ma non stretta in modo che potesse comunque muoversi almeno un pò, e le diede un leggero bacio.
"Sei stata brava oggi. Dormi bene tesoro".
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Il pomeriggio successivo entrò in camera con un vassoio con del cibo e dell' acqua.
"Buongiorno dormigliona. Dormito bene spero." La salutò lui sorridendo.
Lei era intontita. Le faceva male tutto, ma in particolar modo le parti intime.
"Devi mangiare." Le disse lui perentorio.
"Fottiti." Gli rispose.
Lui rise. "Preferisco fottermi te. E vedrai che lo farò presto. Ora mangia. O devo imboccarti a forza?" Le chiese.
"Faccio da sola." Gli rispose glaciale.
Dopo aver mangiato, lui si sedette per un' ora buona a fissarla. Lei si girò dall' altra parte. Non voleva nemmeno guardarlo. La schifava. Rimasero in silenzio. Finchè ad un certo punto lui uscì dalla stanza per andare a bere un caffè. Si fece una doccia, e un' altra ora dopo rientrò in mutande in camera. Lei si pietrificò. Le veniva da piangere. Ma riusciva a trattenere le lacrime.
"Ciao di nuovo." Le disse sorridendo, e scoprendo le lenzuola.
"Ora ci divertiamo un pò." Le disse tranquillo. Aspettò un momento. Iniziò ad accarezzarla lungo il corpo. Lei si contorceva cercando di spostarsi come poteva, così lui la strinse per la gola costringendola a guardarlo. La baciò. Le diede leggeri baci sul collo e sopra il seno. Le morse i capezzoli. Scese fino al pube baciando e leccando ogni cm del suo corpo. Iniziò a baciarla tra le gambe penetrandola anche con due dita. Era indeciso se lasciarla legata o slegarla. Decise di slegarla. Sarebbe stato più divertente.
Così tornò all' altezza del viso e le disse minaccioso: "Se provi a scappare rimpiangerai di essere nata."
"Oltre il fatto che la porta è chiusa a chiave e le finestre hanno le sbarre. Quindi vedi tu."
La slegò. Iniziò ad accarezzarle il viso e i capelli. Mentre cercava di osservare le sue reazioni. Lei distoglieva lo sguardo anche quando lui le bloccava il viso affinchè lo guardasse. Lei decise di non reagire più di tanto aspettando che abbassare la guardia e poi colpirlo. Così fece. Appena lui si abbassò per baciarla tra le gambe gli diede una ginocchiata. Lui l'aveva previsto. Non era stupido. Così si spostò e la prese per la gola. Lei gli strinse le mani sulle sue per spostarle, lui le prese i polsi e glieli strinse sopra la testa con una mano, mentre con l'altra scendeva stringendole prima la gola, poi il seno, mentre la baciava con forza e le mordeva il collo. Le strinse la pancia e fece presa tra le sue gambe. La penetrò con le dita con forza mentre sorrideva guardandola in agonia.
Spostò la mano, si mise due dita in bocca prima di metterle in bocca a lei. Poi la penetrò con un colpo secco. Lei emise un grugnito di dolore. Lui iniziò subito a scoparla con forza. Mentre la baciava rudemente e le stringeva e mordeva i seni. La girò su di lui continuando a sbatterla dandole il ritmo. Lei si dimenava cercando di spostarsi, ma a ogni suo accenno di resistenza lui stringeva la presa facendole male, e dandole colpì più forti. Così la spostò rudemente a pancia in giù e la penetrò nella vagina di nuovo con un colpo secco, dandole colpì sempre più veloci stringendole prima i fianchi poi il seno poi il collo e i capelli con forza. Era eccitato a tal punto che non pensava nemmeno fosse umanamente possibile. La scopava come un animale famelico. Alternando morsi a baci dolci. Strette a carezze.
Ad un tratto iniziò a rallentare il ritmo per darle un momento di riposo. La calma prima della tempesta, pensò sorridendo.
Poi lentamente iniziò a uscire e rientrare piano. E poi lo puntò allo sfintere e diede un colpo secco.
Lei emise un gemito di dolore stringendo le lenzuola. Sentiva salire una sensazione di bruciore allucinante. Lui lo capì, e continuò a darle colpì secchi alternati a colpi lenti, mentre con una mano la masturbava massaggiandole il clitoride. Continuò così per un paio d'ore. Finchè quasi al limite si mise sopra di lei e la penetrò con forza fino a venire dentro di lei come un fiume in piena.
Si accasciò sopra di lei tenendola stretta. E la baciò delicatamente lungo tutto il corpo e sul viso. La guardò con tenerezza. La legò e rimase accanto a lei per un pò a osservarla.
Era felice. Finalmente aveva avuto la sua vendetta, e l'aveva anche fatta sua. Lei doveva capire che era solo sua. E di nessun altro. Decise che le avrebbe dato una possibilità. E che non l'avrebbe più lasciata andare. Mai.
di
scritto il
2018-05-26
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