La Sottomissione della Maestrina (Capitolo 1)

di
genere
dominazione

Chiara venne avvicinata dal bidello nell’intervallo: “Quando finisci il turno, prima di pranzo, passa dal Preside. Ti vuole parlare.”
Chiara naturalmente lo sapeva. Le era già arrivata una raccomandata dieci giorni prima, quel colloquio riguardava il suo futuro ed in particolare la possibilità di un impiego a tempo pieno nelle scuole elementari della sua città.
Sapeva che l’ago della bilancia era il suo preside, un uomo misterioso che nessuna maestra riusciva ad inquadrare. Pur essendo in quella scuola da più di un anno nessuno poteva dire di aver avuto diverbi con lui. Era pacato, calmo e incuteva sicurezza.
Oltre a ciò il fatto che fosse un uomo alto, brizzolato e in forma nonostante la cinquantina incuteva molto fascino, soprattutto pensando che fosse single.
Chiara si era vestita meglio che poteva, la sua situazione economica non permetteva di avere troppi vizi, ma aveva tirato fuori degli stupendi pantaloni neri ed una camicetta bianca leggera. Al mattino si era alzata presto per farsi bella e ora si guardava rapidamente allo specchio dei bagni.
I pantaloni uniti al leggero tacco nero mettevano in risalto il suo culo perfetto e le sue gambe lunghe, si crucciava di non avere molto seno per metterlo in mostra. Di cosa poi si crucciava? Una donna di 28 anni come lei, tutta casa, chiesa ed oratorio non sarebbe mai stata a suo agio con le tette in mostra. Per lei era già molto, forse troppo svestita così, coperta da una camicetta.
Mentre camminava verso lo studio si disse che da quel colloquio passava gran parte della sua vita. Doveva andare bene, doveva.
Bussò.
-Avanti.
La voce calma del preside la convinse ad aprire la porta, si presentò e si sedette sulla sedia di fronte all’uomo dopo un suo invito.
-Signorina la trovo splendida oggi, come si trova in questa scuola?
Chiara si sentì arrossire per il complimento, era una bellissima ragazza ma sembrava sempre volerlo nascondere con i suoi abiti trasandati.
Rispose che per lei era il luogo ideale dove lavorare, vicino a casa, pieno di amiche come colleghe e con tanta gioia negli alunni. Voleva far bella impressione e il preside non mancò di incoraggiarla.
-Come saprà abbiamo avuto direttive dalla direzione provinciale, è necessaria una variazione del personale sia per quanto riguarda le entrate che le uscite. Come saprà sono necessarie assunzioni a tempo indeterminato ma anche licenziamenti.
Chiara si sentì gelare. Licenziamenti? Lei era convinta di essere lì per un assunzione definitiva.
-Signor Preside, la prego io ho bisogno di questo posto. Sono sposata e copriamo appena l’affitto io e mio marito. Poi sa, abbiamo appena fatto un mutuo per comprare un camion… Mio marito lavora per la ditta di suo fratello, magari lo conosce…
-Si certo signorina N. ho presente. Tuttavia la situazione non è rose e fiori neanche per quanto riguarda mio fratello.
Chiara era sempre più terrorizzata. Non sono rischiava il posto lei, ma pure il marito. Come avrebbero pagato il mutuo?
-Mi dica Signorina- proseguì con voce suadente l’uomo in giacca e cravatta- cosa sarebbe disposta a fare per salvare la sua vita?
Chiara non capiva cosa volesse dire quell’uomo, ma la sola cosa da dire in quel momento era “Qualsiasi cosa”.
Si dipinse un ghigno sul volto del preside Mattei.
-Vede, suo marito ha avuto una grave mancanza sul lavoro. Mio fratello me ne ha parlato tre giorni fa, lei ne sa nulla?
Chiara rispose di no, non le aveva detto nulla, anche se il marito era rimasto molto taciturno negli ultimi giorni.
-Ha causato una perdita da circa duecentomila euro. Mio fratello voleva licenziarlo all’istante ma l’ho convito a prendere tempo visto che avevo un colloquio con lei oggi.
-Ci vuole licenziare entrambi?
Mattei rise.
-Vede è per questo che ho voluto aspettare. Lei ha la possibilità di farsi assumere a tempo indeterminato e di salvare suo marito, oppure di far crollare tutto il vostro mondo.
Chiara aveva la gola secca.
-Cosa devo fare?
Il preside camminava per il suo studio intorno a Chiara. Lasciò passare qualche secondo di silenzio dopo la sua domanda prima di avvicinarsi a lei e posarle una mano sulla spalla.
-Signora N… posso chiamarla Chiara?
-Certamente, come preferisce dottore.
-Lei è una bellissima donna. L’ho notata da diverso tempo. Questo nonostante lei non faccia poi di tutto per farsi notare.
Mentre parlava accarezzava la spalla della donna con una mano, toccando il collo.
-Vede io la desidero. La desidero da molto tempo e non è un caso che suo marito non sia stato licenziato. Ho dovuto insistere personalmente con mio fratello.
-La ringrazio molto dottore… ma non capisco proprio cosa voglia da me.
Chiara cominciava ad agitarsi sulla sedia.
-Sarò schietto e sincero mia cara Chiara. Io voglio lei e la voglio oggi. Voglio che lei si conceda a me in questo studio, questa sera.
Chiara sbiancò. Non poteva credere alle sue parole.
-Naturalmente dopo il rapporto lei sarà assunta a tempo indeterminato, anche con un cospicuo aumento… Lo stesso accadrà con suo marito, mio fratello mi deve un favore e sarà una bazzecola. Voglio solo che lei capisca una cosa: tutta questo rimarrà tra noi due e noi due soli, nessun altro lo saprà mai. Lei e suo marito sarete sistemati per la vita con ottimi stipendi e senza pensieri legati al mutuo.
Chiara rimase in silenzio sconcertata.
-Immagino voglia sapere anche cosa accadrà se lei dovesse rifiutare la mia proposta o spifferare questa conversazione in giro.
Chiara spostò appena la testa verso di lui per fargli capire di proseguire.
-Lei verrà scartata e di conseguenza ricomincerà a fare concorsi in giro per l’Italia. Il tutto mentre suo marito verrà licenziato all’istante. Non ci saranno difficoltà visto cosa ha combinato. Il mutuo rimarrà da pagare e si prenderanno la casa dei suoi genitori, facendo andare anche loro in mezzo ad una strada, dopo una vita di sacrifici.
-So che è una scelta difficile ma vedrà che le basteranno poche ore per decidersi. Oggi lei finisce alle 16… se verrà in questo studio alle 16:15 saprò che accetta la mia proposta, altrimenti prenderò i provvedimenti necessari.
Chiara aveva le lacrime che le rigavano il volto. Si prese il viso tra le mani mentre crollava davanti all’uomo.
-Perché mi fa questo?? Perché?- chiese disperata.
-Non le mentirò, perché sono abituato ad avere ciò che voglio. E io voglio lei Chiara, la voglio da mesi. L’unica cosa che posso assicurarle è che le farò provare un piacere che lei mai ha immaginato.
Erano le 15:50, Chiara aveva fatto lezione ai bambini per un’ora e mezza dopo pranzo senza rendersi conto di cosa spiegasse… Si era asciugata le lacrime e sembrava la stessa persona della mattina.
Aveva in testa il dottor Capri. Lo odiava e ogni volta che pensava al suo volto mentre le chiedeva, anzi ordinava, di farsi scopare da lui, una vampata d’odio la incendiava.
A malincuore sentì la campanella suonare.
Attese che tutti i bambini uscissero, poi si diresse verso la sala insegnanti dove tutti fuggivano via come se avessero spaccato pietre tutto il giorno. Si diresse verso il bagno, chiuse a chiave e dirigendosi verso il lavandino si sciacquò il viso.
Davanti allo specchio si fissò. Sapeva cosa avrebbe risposto. Lo sapeva da quando era uscita da quello studio. La sua vita era a scuola, a casa e in chiesa. Avrebbe continuato con l’oratorio e magari fatto qualche penitenza in più. Tutto però passava da un pomeriggio.
Sapeva da subito che avrebbe accettato la sporca proposta del preside. Un pomeriggio per essere sistemata per la vita, la scelta da fare era evidente.
Si aprì un po’ di più la camicetta… il reggiseno si intravedeva. Decise di toglierselo. Ora con un bottone in meno era davvero sensuale… era bellissima.
Uscì con la sua borsa in mano, per fortuna non incontrò anima viva. Alle 16:15 in punto era davanti allo studio del preside. Prese una boccata d’aria e bussò.
Il preside Capri sapeva cosa faceva quando proponeva a Chiara di offrirsi a lui. Era vero che la desiderava da tempo, come un leone desidera la gazzella appena la vede correre. Chiara era il tipo di donna che piaceva a lui: timida, fisico magro con un culo da favola e soprattutto santarellina. Sapeva che era nel giro dell’oratorio e che probabilmente nella sua vita era stata solo con suo marito, in un noioso alternarsi di baci e posizione alla missionario. Lui adorava dominare le donne come lei. Soprattutto amava ricattarle.
Seppe che avrebbe accettato non appena Chiara uscì dallo studio. Per cui si adoperò per nascondere tre telecamere. Ci vollero quasi due ore prima che le mascherasse bene tra i libri o dentro una borsa sulla scrivania, ma alla fine il set del suo personale porno era pronto.
Erano le 16:05, così decise di sedersi sulla poltrona ed attendere la giovane donna.
Toc-Toc.
-Avanti.
Chiara entrò con il cuore che le martellava il petto.
-Vedo che ha preso la sua decisione… si sieda pure Chiara.
Mentre Chiara si sedeva lui si alzò e molto lentamente si diresse alla porta per chiuderla a chiave. Poi le arrivò vicino.
A questo punto la donna si alzò di colpo e si gettò su di lui baciandolo sulla bocca… Valerio Capri si aspettava qualcosa del genere per cui accettò la sua lingua in bocca approfittandone per posare le sue mani sapienti sul culo di lei… coperto appena da neri pantaloni aderenti.
Poi la staccò da sé rimanendole vicino.
-Chiara, voglio darti le mie regole e voglio che sia chiaro che le dovrai accettare.
-Punto primo, vorrei continuassi a darmi del Lei.
-Punto secondo, voglio sia chiaro che qualsiasi cosa io ti chieda oggi pomeriggio tu dovrai farla, senza esitazioni.
-Terzo ed ultimo punto: voglio che mi fissi negli occhi e mi dici “Sono la tua troia”.
Chiara si aspettava e accettava i primi due punti ben sapendo cosa le toccava, ma rimase basita alla terza richiesta. Mormorò un “sono una troia” piano vicino a lui e sentì dolore quando arrivò un suo sonoro schiaffo sul suo culo seguito da una richiesta a dirlo più forte.
“Sono la tua troia, ti voglio e voglio che mi scopi… per un lavoro questo e altro” Chiara si stupì del volume a cui disse quelle parole e si stupì di averle pronunciate subito. Evidentemente era già alla sua mercé.
Valerio apprezzò molto che la donna avesse rinunciato alle lacrime, l’avrebbe costretta comunque ma le odiava.
La fissò negli occhi e le prese una mano, se la portò sul cazzo duro coperto dai pantaloni e le ordinò di inginocchiarsi.
Chiara non aveva mai fatto un pompino in vita sua, però non oppose resistenza. Scese con le ginocchia fino al pavimento, poi con le mani tolse la cintura all’uomo e con modi delicati abbassò i pantaloni, trovando un cazzo senza mutane ad attenderla.
Lo prese in mano e si trovò a fissarlo stupita. Era completamente depilato e durissimo, a stento riusciva a chiudergli la mano intorno. Sarà che nella sua vita aveva sentito solo il pene di suo marito (peraltro senza mai vederlo con la luce accesa), ma quel cazzo le incuteva timore, curiosità e, come constatò odiandosi, eccitazione.
-Avanti, prendilo in bocca.
Chiara non finse neanche di non aver sentito. Con le ginocchia a terra avvicinò la bocca e fissando quel palo adagiò le labbra su di esso. Non poteva dire che profumasse, ma era un sapore piacevole, soprattutto era liscio a contatto con la sua lingua.
Mosse la testa avanti ed indietro sperando di essere nel giusto, poi però le arrivò la prima critica:
-Scommetto che è la prima pompa che fai in vita tua, devi segarlo con le labbra facendo avanti ed indietro, ma leccalo con quella bella lingua che ti trovi. Poi usa un po’ le mani, le mie palle vogliono essere coccolate.
Chiara memorizzò velocemente i consigli, con la lingua cominciò ad avvolgere il cazzone mentre oltre ad aventi ed indietro se lo portava sulle guance e succhiava. Con le mani massaggiava le palle e si trovò a sentirsi soddisfatta quando di sua iniziativa leccò le palle dell’uomo sentendosi fare i complimenti.
Valerio seppe di aver scelto la donna giusta fin dal primo pompino. Chiara era visibilmente impacciata all’inizio ma adesso stava tirando fuori la sua troiaggine repressa. Il tocco della lingua sulle palle gli aveva causato un brivido e la donna aveva una bocca immacolata di velluto, il pompino si stava rivelando spettacolare, però voleva portarla un po’ all’estremo.
Afferrò la testa di Chiara con entrambe le mani, lei si trascinò con il cazzo in bocca sulle ginocchia per prendere meglio la posizione, credette volesse solo spostarla ma ritornò alla realtà quando sentì che il preside Capri le stava dando un nuovo ritmo.
La teneva per la testa e faceva andare il cazzo fino alla gola della donna. Sentiva i conati di vomito per quel mostro a contatto con le tonsille vergini. Non pago l’uomo aumentò l’andatura, sembrava la volesse scopare in bocca ma lei non resisteva. Cercò di staccarsi ma in cambio l’uomo strinse ancora di più la testa ed aumentò il ritmo. Sentiva il cazzo pulsare sempre più e ingrossarsi nella sua bocca. Lo sentì forzarle la gola nel tentativo di farlo entrare in tutta la sua lunghezza. Una lacrima le rigò il viso ma si rese conto che il peggio doveva arrivare quando sentì i gemiti dell’uomo con il cazzo ancora ben piantato in bocca.
Arrivarono i primi fiotti di sborra bollente a inondarle la gola. Spalancò gli occhi e guardò il suo padrone.
-Ingoia troia.
Le scesero le lacrime a quell’epiteto ma si costrinse a chiudere gli occhi per concentrarsi sullo sperma da ingerire. L’uomo arretrò un po’ con il cazzo per aiutarla ad ingoiare e quando fu sicuro che la bocca fosse libero si scansò da lei.
Immediatamente Chiara aspirò tutta l’aria che poteva, sentì il piacere del respiro. Alzò la testa e disse che lei non era una troia, ma immediatamente si tranquillizzò alla vista del cazzo dell’uomo ancora perfettamente ereto di fronte a lei.
-Voglio che ti metti a 90 sulla scrivania.
-Voglio che si metta un preservativo.
Chiara fece la sua prima richiesta. L’uomo rise.
-Qui le regole le detto io.
-Questa è la mia unica richiesta, altrimenti prendo e me ne vado anche senza lavoro.
Valerio Capri pensò che in fondo poteva divertirsi ancora di più, accettò, ma a patto che lei gli mettesse il preservativo tenendolo sulle labbra.
Chiara non aveva ben chiaro cosa volesse dire ma si stupì che non fosse nulla di particolarmente difficile. Teneva il preservativo tra le labbra, il preside le avrebbe infilato il cazzo nuovamente in bocca e sarebbe entrato nel preservativo. In fondo glielo aveva appena succhiato, poteva essere peggio?
Capri si sedette sulla sedia e attese che la maestrina buttasse la sua bocca dorata sul suo cazzo. La ammirò mentre con le narici sentiva l’odore dello sperma di cui era impregnato il suo cazzo, e sentì come con la lingua cercasse di aggiustarlo bene. Alla fine fu stupito della sua bravura.
Chiara vedendo che il preservativo era ben fissato si mise finalmente a 90 sulla scrivania. Era stato umiliante doversi spogliare completamente di fronte all’uomo che a sua volta era con la sola camicia. Ora aveva le tettine a contatto con il freddo legno della scrivania, e il culo esposto oscenamente come una puttana.
Capri aveva di fronte a sé uno dei più belli culi mai scopati, ne tastò la consistenza con le mani e lo trovò perfetto. Con le dita passò sul suo ano trovandolo pulito e strettissimo, solo a toccarlo la ragazza ebbe un tremito. Poi scese alla figa, e la trovò un lago.
-Vedo che in fondo ancora voi maestrine casa e chiesa amate godere nel farvi sottomettere.
-Per favore… mi scopi senza aggiungere altro- lo supplicò Chiara, imbarazzatissima.
A questo punto Valerio Capri fece quello che gli veniva meglio: il bastardo.
La maestrina guardava di fronte a sé attendendo il cazzo, allora lui si sfilò velocemente il preservativo buttandoselo dietro e, dopo aver appoggiato il cazzo sulla figa fradicia, la penetrò.
Chiara non notò alcuna differenza presa com’era da quel cazzo enorme dentro la sua figa. Si sentì immediatamente piena e le venne da inclinare la schiena per l’ingombro. Trovò le braccia sapienti di Capri a tenerla schiacciata alla scrivania, per poi passare ai suoi fianchi e afferrarli mentre le imponeva un ritmo forsennato di penetrazione.
Chiara letteralmente si reggeva alla scrivania, con le mani si teneva ferma mentre sentiva quel cazzo enorme e sapiente sconquassarle la figa. Era piena, era fradicia, il pene scorreva come un coltello bollente nel burro, non era mai stata scopata così.
-AAAAAAA.
Si ritrovò in pochi minuti ad esplodere in un urlo liberatorio, per la prima volta in vita sua era venuta e non era più in sé.
Capri continuando a fottersela le afferrò i capelli con una mano e la tirò a sé violentemente, all’orecchio le disse maleficamente “Lo sapevo che eri una cagna nata, senti come vieni mentre ti fai scopare per un lavoro, lo sai come si chiamano quelle come te? Si chiamano puttane, e tu sei una gran puttana!”.
Chiara sentiva grondare umori mentre quell’uomo, normalmente così elegante e pacato, la insultava e la scopava senza allentare quel ritmo sfrenato.
La spinse nuovamente a contatto con la scrivania, dava colpi talmente decisi da spostare il mobile in legno e causarle ogni volta che arrivava al fondo un urletto. Alla fine non resse neanche più il casanova Capri, con un urlo liberatorio sentì arrivare lo sperma, proprio mentre sentiva Chiara esplodere in un secondo orgasmo.
La maestra presa com’era dal suo godimento ci mise un attimo più del dovuto a realizzare che la sua vagina stava accogliendo un’ondata di sperma bollente. Quando se ne rese conto, a figa ormai piena, si liberò dalla presa dell’uomo ormai sazio e vide il preservativo buttato a terra.
-Sei un bastardo! Il preservativo! Come cazzo ti sei permesso di venirmi dentro??
-Signorina N. la ricordo che lei deve SEMPRE darmi del Lei, ad ogni modo vedo che ha apprezzato il trattamento.
Chiara si infilò velocemente le mutande e mentre si chinava per raccogliere pantaloni e camicetta con il viso rigato dalle lacrime sentì uno schiaffo sul culo.
-Si consideri assunta a tempo indeterminato, ora se ne vada.
Vestita a caso Chiara uscì e si sbattè la porta dietro mentre si dirigeva verso i bagni per pulirsi.
Valerio Capri appena uscì la donna si diresse con calma alle telecamere e le spense, poi, ancora nudo, si sedette e compose un numero al cellulare.
-Ciao fratellino, ho appena finito con la ragazza. E’ meglio di quanto pensassi, vedrai che ci divertiremo.
Agganciò e sorrise pensando a come si sarebbero divertiti lui e il fratello. I sadici fratelli Capri.
Chiara cercò di far uscire più sperma che poteva ma non era comunque tranquilla. Arrivata a casa si lavò con calma e cercò di non pensare al godimento che aveva provato. Si vergognava e non sapeva come avrebbe potuto guardare in faccia suo marito.
Alla sera arrivò Carlo, suo marito, e la serata fu di festeggiamenti in quanto oltre a Chiara anche Carlo aveva ricevuto un contratto a tempo indeterminato. Chiara pensò che in fondo il preside Carpi era stato di parola, per cui cercò di essere spensierata e felice quella sera.
Andati a letto il marito le disse che voleva fare l’amore.
-Carlo… ora che siamo sistemati, che ne diresti di farlo senza protezione?
Chiara in realtà voleva farsi venir dentro per paura di rimanere incinta senza essere stata penetrata dal marito, ma Carlo era troppo emozionato per rendersene conto o farsi domande.
Carlo però non era bello come Valerio, era cicciottello e stempiato nonostante i trent’anni. Sudava mentre le stava sopra a missionario e Chiara non provò alcun piacere né mentre la scopava, né mentre le veniva dentro.
-Amore, è il giorno più bello della mia vita.
Carlo si addormentò di fianco alla moglie dopo averle sussurrato queste parole dolci. Chiara si sentì in colpa. Non tanto per il tradimento, quanto perché il sesso di quella sera era stato ridicolo a confronto di quello fatto nello studio del preside.

Per consigli, pareri e critiche scrivetemi a frank.ossido@libero.it
scritto il
2018-05-31
1 8 . 4 K
visite
1 2
voti
valutazione
5.9
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.