La Pozione Magica
di
FrankOssido
genere
etero
Racconto ispirato ad una storia letta poco tempo fa, mi "autoaccuso" di plagio, almeno per l'idea di base.
Laurea con 110 lode e menzione d’onore, dottorato a pieni voti e assistente dei professori da tre anni. Nonostante questo, Flavio Anghi non poteva nascondere che la sua vita fosse un totale fallimento.
Passava le giornate nel laboratorio chimico dell’università, i suoi amici erano i colleghi e la sera si ritrovava nel suo monolocale poco fuori città a mangiare un piatto riscaldato e guardare serie tv dal computer.
Ragazze neanche a parlarne, le capacità relazionali erano minime, ma si annullavano con il sesso femminile. Tanto quanto era intelligente tanto poco era socievole. Le persone gli piacevano, avrebbe voluto relazionarsi e conoscerle, ma lo spaventava la cosa. Rimaneva nel suo mondo, nel suo brillante mondo accademico, anche se confinato, solo, in un laboratorio con al massimo qualche studente che doveva preparare la tesi.
Da qualche mese aveva ricevuto un’importante sovvenzione statale, ufficialmente per uno studio sulle cellule staminali, in realtà al primo incontro con il benefattore capì che si trattava solo di una copertura.
Il dottor Massimo Cremisi era una persona imperiosa e incuteva timore. Il tipo di persona che ha bisogno di dire una sola volta le cose per essere certo che vengano fatte. Inutile dire che Flavio rimase estremamente spaventato dall’incontro, ma seppe convincersi ad accettare quel contratto irrinunciabile.
L’argomento dei test non erano le cellule staminali, ma un particolare composto che il ministero della difesa aveva rubato alla Corea del Nord nel corso di una visita dieci anni prima. A Flavio venne fornito del materiale estremamente costoso e dei documenti riservati. Scopo del lavoro sarebbe stato ottenere quel composto estremamente instabile e testarne gli effetti. Proprio qui era il punto centrale: il composto era un siero della verità.
Quando Flavio se lo sentì dire gli venne da sorridere, poteva essere piscio e aveva paura di dire a Cremisi cosa ne pensasse. Cremisi però disse che capiva i dubbi, ma il compito di Flavio doveva solo essere quello di stabilizzare il composto ed eventualmente testarlo con la certezza che non fosse tossico.
Firmò il contratto e si ritrovò all’improvviso con un cospicuo conto in banca, il lavoro con posto fisso e una sfida (dal punto di vista chimico) estremamente intrigante. Infatti il composto si rivelò molto difficile da trattare e ci vollero interi mesi per riuscire a stabilizzarlo e ottenerlo in forma liquida.
A quel punto la mania per i film apocalittici lo portò a cercare immediatamente l’antidoto. I film come “io sono leggenda” lo tormentavano e voleva fornire un lavoro completo.
Per fortuna ci volle meno tempo per l’antidoto rispetto alla stabilizzazione del composto, si ritrovò così in possesso di un liquido giallognolo per ottenere la verità e uno blu elettrico come antidoto.
Provò i due composti prima sui topi e poi sui conigli, anche aumentando le dosi a percentuali considerevoli le due sostanze non sembravano essere tossiche. Rimaneva il problema della valutazione dei suoi effetti sulla persona, infatti sugli animali non era possibile verificare che rispettassero l’obiettivo. C’era inoltre il problema di contattare il dottor Cremisi, che non si era fatto vedere e sentire dal loro primo incontro (nonostante lo stipendio sempre regolare).
Mentre rifletteva sul da farsi arrivò in laboratorio Enrico, un dottorando che da qualche settimana Flavio doveva seguire.
Flavio versò in un bicchiere due gocce della soluzione gialla e gli offrii da bere tenendo pronta la fiala blu.
Enrico stava parlando quando dopo pochi secondi si immobilizzò e i suoi occhi divennero vitrei. Flavio era già pronto ad aprire la fiala blu quando si rese conto che era stabile.
“Enrico, come stai?”
“Bene Flavio, stanotte ho dormito bene e la mia salute è ottima”
Sembrava tutto in ordine, la sua salute mentale era ok. Decise di valutare più accuratamente gli effetti.
“Enrico voglio che mi dici cosa pensi di me” infatti questo ragazzo era sempre stato estremamente adulatore suoi confronti e aveva sempre avuto il timore fosse falso.
“Sei uno sfigato che si è chiuso in un laboratorio perché privo di ambizioni e di rapporti umani. Sei intelligente, ma nient’altro”.
Flavio rimase basito. Enrico aveva parlato senza esitazione ed era ancora lì ad attendere domande.
“Siediti” gli disse senza pensare, la sua risposta lo aveva shockato per la naturalezza con cui era arrivata. Enrico che si sedette immediatamente, come se rispondesse ad un ordine.
Provò ancora a fare domande e rispose a tutto: da quante volte facesse sesso, a come intendeva passare la serata (un netto “masturbandomi sulle foto di Miriam Leone”) e così via.
Per curiosità lo fece alzare e sedere più volte, riuscì così a capire che oltre a fargli dire la verità la soluzione sembrava anche agire sulla sua volontà. Era al suo servizio sia mentalmente che fisicamente.
“Enrico salta su te stesso e fai una pernacchia”
Lo fece.
“Enrico toccati le scarpe”
Lo fece.
Aveva trovato un composto che apriva non un cancello, ma tutti i cancelli.
Provò l’ultimo test, doveva capire quanto fosse efficace la soluzione: “Enrico ora devi infilarti questa penna in culo e leccarla”, Flavio sapeva infatti quanto fosse schizzinoso e fece i salti di gioia quando fece pure quello senza alcuna esitazione.
Gli ci volle qualche minuto per calmarsi e finalmente tornò a chiedergli se stesse bene, disse solamente che da circa 10-15 minuti aveva il pene molto duro e si sentiva eccitato.
Segnalò quell’effetto “negativo” e finalmente lo fece sedere attendendo eventuali segnali. Dopo circa una mezz’ora dalla somministrazione i suoi occhi ripresero vita e sembrò svegliarsi.
“Mi scusi professore, mi sono distratto un attimo. Cosa mi stava dicendo sulla tesi?”
“Non c’è problema Enrico, ne riparleremo con calma la prossima volta. Ora vai che si è fatto tardi”.
Il soggetto al momento della fine dell’effetto rimaneva “senza memoria”, era come se si fosse risvegliato dopo un sonno profondo. Con la coda dell’occhio notò il rigonfiamento nei suoi pantaloni, al termine del test rimaneva l’eccitazione al soggetto.
Segnò tutto sui suoi appunti in maniera approfondita, quel lavoro era fantascienza pura. Rifletteva sui suoi utilizzi, su come e quando contattare i superiori e sulle implicazioni sociali. Non si rese neanche conto che la giornata proseguiva e l’università si svuotava. Solo alle 17:30 venne riportato alla realtà da Federica.
“Professore? Professoreee”
La voce della ragazza arrivò dopo due bussate alla porta. Arrogante e bella, Federica era la figlia di un chirurgo che dopo essere stata bocciata più volte al test di ingresso a medicina aveva optato, sotto spinte familiari, a provare la facoltà di Chimica. La ragazza si sentiva sprecata e non aveva mai avuto particolari interessi ai corsi, ma i suoi genitori erano molto potenti e lei era sempre riuscita a passare gli esami. Era il genera di persona che Flavio non sopportava e si seccò parecchio nel venir interrotto proprio da lei.
“Professore le ho scritto una mail due ore fa dicendo che sarei passata a discutere del mio lavoro, non ha letto?” chiese Federica con l’arroganza di chi crede di essere sempre al centro dei pensieri degli altri.
“Mi scusi signorina, ma stavo lavorando e non ho visto. Come posso esserle utile?”
In realtà Federica aveva problemi con il suo lavoro di ricerca perché le mancavano le basi di chimica organica, Flavio realizzò presto che non chiedeva un “aiutino”, ma di farle il lavoro vero e proprio.
Arrabbiato le chiese se aveva capito di cosa si stava occupando, lei altezzosa disse che chiaramente lo sapeva, ma era il mio lavoro aiutarla.
Sentì la rabbia crescere, in questi casi Flavio veniva sempre sottomesso, pure da studentesse come lei: non era mai stato in grado di imporsi.
“Le rubo solo un sorso d’acqua professore” e dal bicchiere Federica ingoiò l’intero contenuto. Flavio non si rese conto di quale bicchiere avesse preso fino a quando non sentii che aveva smesso di parlare e aspettava in piedi con gli occhi vacui.
“Merda, ha bevuto la soluzione con 6 gocce, questa è una dose già forte”. Stava per tirare fuori l’antidoto quando gli venne un’idea malvagia.
“Signorina, lei ha provato a cercare qualcosa prima di venire da me o no?”
“Zero totale, ho scaricato due cavolate da Wikipedia. Tanto lei mi fa la tesi da cima a fondo e io mi prendo il massimo dei voti. Mio padre è uno stimato chirurgo, lei chi è invece?”.
La pozione funzionava anche su di lei. Ne era certo, ma serviva un motivo in più per fare quello che stava per fare.
Flavio si alzò e si avvicinò alla ragazza. Notò i suoi leggins in similpelle rosso scuro che fasciavano il culo perfetto… la camicetta bianca con due bottoni sapientemente lasciati aperti e il collo pulito e libero… coperto appena dalla coda di capelli biondi.
“Signorina Federica, se le dicessi che voglio scoparla cosa mi direbbe?”
“Che preferirei darla ad un cane, lei puzza di ascelle ed è uno sfigato” rispose subito.
“Molto bene, allora con molta calma si apra la camicetta e mi faccia vedere quelle belle tette che si ritrova”.
Come un automa Federica tolse i bottoni… la camicetta venne tolta e appoggiata sul piano a noi vicino. Flavio stava ammirando il suo reggiseno di pizzo bianco a bocca aperta quando lei si tolse anche quello e attese in piedi nuovi ordini. Ma Flavio era bloccato. Le sue tette erano una perfetta terza, sode e giovani come lei.
Alzò una mano per toccarne una… sentì il suo brivido e palpò quel seno godendo della consistenza morbida e calda. Alzò lo sguardo su di lei: zero obiezioni.
“Ora Federica togliti pure questi leggins e tutto il resto… ti voglio nuda” e mentre glielo diceva le diede una sonora sculacciata a quel culo che tanto aveva sognato. Si sedette e ammirò la studentessa viziata togliersi prima le scarpe, poi i leggins e finalmente pure il perizoma di pizzo bianco. Era stupenda: nuda, con un leggero ciuffo biondo sulla vagina e soprattutto (cosa che lo fece eccitare più della figa) delle gambe talmente depilate da essere lucide.
“Avvicinati troia”
Le toccò quelle gambe perfette e le infilò prima un dito, poi due nella figa. Come era accaduto per il suo collega pure lei rimaneva parecchio eccitata subito dopo aver ingerito la pozione, era un lago.
“Ti dà fastidio che ti chiami troia?”
“Molto, nessuno si è mai permesso.”
“Molto bene, allora continuerò a farlo. Ora però inginocchiati e slacciami i pantaloni. Voglio che me lo succhi. Ti piace fare i pompini?”
Subito iniziò a slacciare la cintura ed aprire i pantaloni, nel mentre diceva che a lei i pompini fanno schifo e aveva provato solo una volta con il suo ragazzo ma dopo se ne era sempre rifiutata.
Come finì di parlare, Flavio si ritrovò le sue labbra ad avvolgere il cazzo e succhiarlo. Si sentivo morire e la prese per la coda per allentare il ritmo.
La situazione era altamente eccitante: la ragazza aveva preso quanto le aveva ordinato come un obiettivo da raggiungere il prima possibile. Le disse di seguire il ritmo che gli stava dando e iniziò così a metterselo in bocca con calma, alternando succhiate leggere a leccate decise. Era meglio di un porno.
Come è facile intuire dalla descrizione di Flavio, nella sua vita non aveva scopato molto. Non era vergine grazie a una ragazza un po’ in carne che aveva conosciuto nel suo mese di studio all’estero, ma per il resto solo tante seghe. Trovarsi una figa così a succhiargli il cazzo con un atteggiamento così servizievole lo stava facendo impazzire.
Le disse di alzarsi e appoggiarsi al piano di lavoro, mettendosi a 90 e mostrando così il suo stupendo culo nudo.
Immediatamente si alzò pure lui, con la mano andò a toccare la sua figa fradicia e subito si sfiorò il cazzo. Era duro e voglioso di scopare quella bella figa.
Non si preoccupò neanche del preservativo, appoggiò il pene alla sua vagina e poi afferrò Federica per i fianchi.
Poi con calma inserì il suo pene voglioso nella figa delicata della ragazza viziata.
La sua figa era come un forno, le pareti erano lubrificate e morbide. Infilò il mio pene godendosi ogni cm della penetrazione fino a infilarlo tutto. Il leggero pelo pubico della ragazza strofinava contro il pube del ragazzo eccitandolo ancora di più. Arrivato al fondo, Federica emise un leggero sospiro.
“Federica ora inizio a scoparti come la troia che sei, voglio che gemi come una pornostar, ma senza urlare troppo che potrebbe sentirci qualcuno”
La afferrò per i fianchi e iniziò a penetrarla, ad ogni affondo sentiva che la sua figa chiudersi sul cazzo come a volerlo massaggiare. La ragazza gemeva sommessamente e i suoi gemiti non facevano che eccitarlo. Aumentò il ritmo e ammirò quella schiena nuda e perfetta, ci passò la mano sopra e poi aumentando il ritmo della scopata scese con le mani sui suoi seni stringendoli forte e usandoli come appiglio: quanto erano sodi!
Con una mano le teneva un gluteo e lo facevo sbattere sul cazzo, mentre con l’altra, piegato su di lei, le tastava una tetta mentre la sentiva gemere sempre più forte. Sentì la sua vagina esplodere in un orgasmo, egoisticamente Flavio sparò non fosse solo l’effetto “indesiderato” del composto chimico.
Ora però doveva esplodere pure lui.
“Troia veloce in ginocchio! Cazzo in bocca ed ingoia tutto!”
Accadde tutto in poco più di 5 secondi, il cazzo pulsava e solo stringendolo alla base Flavio riuscì a tardare di pochi secondi l’esplosione. Infilò il cazzo tra le sue labbra e appena le sentì serrarsi su di esso lasciò andare tutto lo sperma nella sua bocca dorata. Ci vollero 10 interminabili secondi per scaricare quei getti violenti di sperma nella sua bocca, mentre lei con i suoi occhi azzurri lo fissavano con l’espressione di chi stava faticando a ingoiare tutto.
Poi finalmente Flavio si staccò da lei e si gettò sulla sedia. Stava ancora riprendendo fiato quando le ordinò di aprire la bocca: dentro non c’era altro che saliva, da brava cagnetta aveva ingoiato tutto.
“Brava troia, ora rivestiti e siediti su quella sedia” aveva infatti notato che era passata quasi un’ora e mezza e se i calcoli erano esatti rimanevano solo più 10 minuti di autonomia.
Come ultimo desiderio le impose di lasciargli il perizoma bianco e vestirsi senza di esso, ebbero giusto il tempo di risistemare la stanza che subito Flavio notò che si riprendeva.
“Molto bene signorina, ora continuiamo entrambi a cercare materiale e ci riaggiorniamo. Che ne dice di domani a quest’ora?”
“Umpf, domani ho palestra, facciamo dopodomani che prima non posso”
Finito l’effetto della “pozione”, Federica aveva subito ripreso l’atteggiamento da stronza.
“Va bene signorina, ma stavolta si prepari meglio”.
Per pareri, consigli e curiosità scrivetemi a frank.ossido@libero.it
Laurea con 110 lode e menzione d’onore, dottorato a pieni voti e assistente dei professori da tre anni. Nonostante questo, Flavio Anghi non poteva nascondere che la sua vita fosse un totale fallimento.
Passava le giornate nel laboratorio chimico dell’università, i suoi amici erano i colleghi e la sera si ritrovava nel suo monolocale poco fuori città a mangiare un piatto riscaldato e guardare serie tv dal computer.
Ragazze neanche a parlarne, le capacità relazionali erano minime, ma si annullavano con il sesso femminile. Tanto quanto era intelligente tanto poco era socievole. Le persone gli piacevano, avrebbe voluto relazionarsi e conoscerle, ma lo spaventava la cosa. Rimaneva nel suo mondo, nel suo brillante mondo accademico, anche se confinato, solo, in un laboratorio con al massimo qualche studente che doveva preparare la tesi.
Da qualche mese aveva ricevuto un’importante sovvenzione statale, ufficialmente per uno studio sulle cellule staminali, in realtà al primo incontro con il benefattore capì che si trattava solo di una copertura.
Il dottor Massimo Cremisi era una persona imperiosa e incuteva timore. Il tipo di persona che ha bisogno di dire una sola volta le cose per essere certo che vengano fatte. Inutile dire che Flavio rimase estremamente spaventato dall’incontro, ma seppe convincersi ad accettare quel contratto irrinunciabile.
L’argomento dei test non erano le cellule staminali, ma un particolare composto che il ministero della difesa aveva rubato alla Corea del Nord nel corso di una visita dieci anni prima. A Flavio venne fornito del materiale estremamente costoso e dei documenti riservati. Scopo del lavoro sarebbe stato ottenere quel composto estremamente instabile e testarne gli effetti. Proprio qui era il punto centrale: il composto era un siero della verità.
Quando Flavio se lo sentì dire gli venne da sorridere, poteva essere piscio e aveva paura di dire a Cremisi cosa ne pensasse. Cremisi però disse che capiva i dubbi, ma il compito di Flavio doveva solo essere quello di stabilizzare il composto ed eventualmente testarlo con la certezza che non fosse tossico.
Firmò il contratto e si ritrovò all’improvviso con un cospicuo conto in banca, il lavoro con posto fisso e una sfida (dal punto di vista chimico) estremamente intrigante. Infatti il composto si rivelò molto difficile da trattare e ci vollero interi mesi per riuscire a stabilizzarlo e ottenerlo in forma liquida.
A quel punto la mania per i film apocalittici lo portò a cercare immediatamente l’antidoto. I film come “io sono leggenda” lo tormentavano e voleva fornire un lavoro completo.
Per fortuna ci volle meno tempo per l’antidoto rispetto alla stabilizzazione del composto, si ritrovò così in possesso di un liquido giallognolo per ottenere la verità e uno blu elettrico come antidoto.
Provò i due composti prima sui topi e poi sui conigli, anche aumentando le dosi a percentuali considerevoli le due sostanze non sembravano essere tossiche. Rimaneva il problema della valutazione dei suoi effetti sulla persona, infatti sugli animali non era possibile verificare che rispettassero l’obiettivo. C’era inoltre il problema di contattare il dottor Cremisi, che non si era fatto vedere e sentire dal loro primo incontro (nonostante lo stipendio sempre regolare).
Mentre rifletteva sul da farsi arrivò in laboratorio Enrico, un dottorando che da qualche settimana Flavio doveva seguire.
Flavio versò in un bicchiere due gocce della soluzione gialla e gli offrii da bere tenendo pronta la fiala blu.
Enrico stava parlando quando dopo pochi secondi si immobilizzò e i suoi occhi divennero vitrei. Flavio era già pronto ad aprire la fiala blu quando si rese conto che era stabile.
“Enrico, come stai?”
“Bene Flavio, stanotte ho dormito bene e la mia salute è ottima”
Sembrava tutto in ordine, la sua salute mentale era ok. Decise di valutare più accuratamente gli effetti.
“Enrico voglio che mi dici cosa pensi di me” infatti questo ragazzo era sempre stato estremamente adulatore suoi confronti e aveva sempre avuto il timore fosse falso.
“Sei uno sfigato che si è chiuso in un laboratorio perché privo di ambizioni e di rapporti umani. Sei intelligente, ma nient’altro”.
Flavio rimase basito. Enrico aveva parlato senza esitazione ed era ancora lì ad attendere domande.
“Siediti” gli disse senza pensare, la sua risposta lo aveva shockato per la naturalezza con cui era arrivata. Enrico che si sedette immediatamente, come se rispondesse ad un ordine.
Provò ancora a fare domande e rispose a tutto: da quante volte facesse sesso, a come intendeva passare la serata (un netto “masturbandomi sulle foto di Miriam Leone”) e così via.
Per curiosità lo fece alzare e sedere più volte, riuscì così a capire che oltre a fargli dire la verità la soluzione sembrava anche agire sulla sua volontà. Era al suo servizio sia mentalmente che fisicamente.
“Enrico salta su te stesso e fai una pernacchia”
Lo fece.
“Enrico toccati le scarpe”
Lo fece.
Aveva trovato un composto che apriva non un cancello, ma tutti i cancelli.
Provò l’ultimo test, doveva capire quanto fosse efficace la soluzione: “Enrico ora devi infilarti questa penna in culo e leccarla”, Flavio sapeva infatti quanto fosse schizzinoso e fece i salti di gioia quando fece pure quello senza alcuna esitazione.
Gli ci volle qualche minuto per calmarsi e finalmente tornò a chiedergli se stesse bene, disse solamente che da circa 10-15 minuti aveva il pene molto duro e si sentiva eccitato.
Segnalò quell’effetto “negativo” e finalmente lo fece sedere attendendo eventuali segnali. Dopo circa una mezz’ora dalla somministrazione i suoi occhi ripresero vita e sembrò svegliarsi.
“Mi scusi professore, mi sono distratto un attimo. Cosa mi stava dicendo sulla tesi?”
“Non c’è problema Enrico, ne riparleremo con calma la prossima volta. Ora vai che si è fatto tardi”.
Il soggetto al momento della fine dell’effetto rimaneva “senza memoria”, era come se si fosse risvegliato dopo un sonno profondo. Con la coda dell’occhio notò il rigonfiamento nei suoi pantaloni, al termine del test rimaneva l’eccitazione al soggetto.
Segnò tutto sui suoi appunti in maniera approfondita, quel lavoro era fantascienza pura. Rifletteva sui suoi utilizzi, su come e quando contattare i superiori e sulle implicazioni sociali. Non si rese neanche conto che la giornata proseguiva e l’università si svuotava. Solo alle 17:30 venne riportato alla realtà da Federica.
“Professore? Professoreee”
La voce della ragazza arrivò dopo due bussate alla porta. Arrogante e bella, Federica era la figlia di un chirurgo che dopo essere stata bocciata più volte al test di ingresso a medicina aveva optato, sotto spinte familiari, a provare la facoltà di Chimica. La ragazza si sentiva sprecata e non aveva mai avuto particolari interessi ai corsi, ma i suoi genitori erano molto potenti e lei era sempre riuscita a passare gli esami. Era il genera di persona che Flavio non sopportava e si seccò parecchio nel venir interrotto proprio da lei.
“Professore le ho scritto una mail due ore fa dicendo che sarei passata a discutere del mio lavoro, non ha letto?” chiese Federica con l’arroganza di chi crede di essere sempre al centro dei pensieri degli altri.
“Mi scusi signorina, ma stavo lavorando e non ho visto. Come posso esserle utile?”
In realtà Federica aveva problemi con il suo lavoro di ricerca perché le mancavano le basi di chimica organica, Flavio realizzò presto che non chiedeva un “aiutino”, ma di farle il lavoro vero e proprio.
Arrabbiato le chiese se aveva capito di cosa si stava occupando, lei altezzosa disse che chiaramente lo sapeva, ma era il mio lavoro aiutarla.
Sentì la rabbia crescere, in questi casi Flavio veniva sempre sottomesso, pure da studentesse come lei: non era mai stato in grado di imporsi.
“Le rubo solo un sorso d’acqua professore” e dal bicchiere Federica ingoiò l’intero contenuto. Flavio non si rese conto di quale bicchiere avesse preso fino a quando non sentii che aveva smesso di parlare e aspettava in piedi con gli occhi vacui.
“Merda, ha bevuto la soluzione con 6 gocce, questa è una dose già forte”. Stava per tirare fuori l’antidoto quando gli venne un’idea malvagia.
“Signorina, lei ha provato a cercare qualcosa prima di venire da me o no?”
“Zero totale, ho scaricato due cavolate da Wikipedia. Tanto lei mi fa la tesi da cima a fondo e io mi prendo il massimo dei voti. Mio padre è uno stimato chirurgo, lei chi è invece?”.
La pozione funzionava anche su di lei. Ne era certo, ma serviva un motivo in più per fare quello che stava per fare.
Flavio si alzò e si avvicinò alla ragazza. Notò i suoi leggins in similpelle rosso scuro che fasciavano il culo perfetto… la camicetta bianca con due bottoni sapientemente lasciati aperti e il collo pulito e libero… coperto appena dalla coda di capelli biondi.
“Signorina Federica, se le dicessi che voglio scoparla cosa mi direbbe?”
“Che preferirei darla ad un cane, lei puzza di ascelle ed è uno sfigato” rispose subito.
“Molto bene, allora con molta calma si apra la camicetta e mi faccia vedere quelle belle tette che si ritrova”.
Come un automa Federica tolse i bottoni… la camicetta venne tolta e appoggiata sul piano a noi vicino. Flavio stava ammirando il suo reggiseno di pizzo bianco a bocca aperta quando lei si tolse anche quello e attese in piedi nuovi ordini. Ma Flavio era bloccato. Le sue tette erano una perfetta terza, sode e giovani come lei.
Alzò una mano per toccarne una… sentì il suo brivido e palpò quel seno godendo della consistenza morbida e calda. Alzò lo sguardo su di lei: zero obiezioni.
“Ora Federica togliti pure questi leggins e tutto il resto… ti voglio nuda” e mentre glielo diceva le diede una sonora sculacciata a quel culo che tanto aveva sognato. Si sedette e ammirò la studentessa viziata togliersi prima le scarpe, poi i leggins e finalmente pure il perizoma di pizzo bianco. Era stupenda: nuda, con un leggero ciuffo biondo sulla vagina e soprattutto (cosa che lo fece eccitare più della figa) delle gambe talmente depilate da essere lucide.
“Avvicinati troia”
Le toccò quelle gambe perfette e le infilò prima un dito, poi due nella figa. Come era accaduto per il suo collega pure lei rimaneva parecchio eccitata subito dopo aver ingerito la pozione, era un lago.
“Ti dà fastidio che ti chiami troia?”
“Molto, nessuno si è mai permesso.”
“Molto bene, allora continuerò a farlo. Ora però inginocchiati e slacciami i pantaloni. Voglio che me lo succhi. Ti piace fare i pompini?”
Subito iniziò a slacciare la cintura ed aprire i pantaloni, nel mentre diceva che a lei i pompini fanno schifo e aveva provato solo una volta con il suo ragazzo ma dopo se ne era sempre rifiutata.
Come finì di parlare, Flavio si ritrovò le sue labbra ad avvolgere il cazzo e succhiarlo. Si sentivo morire e la prese per la coda per allentare il ritmo.
La situazione era altamente eccitante: la ragazza aveva preso quanto le aveva ordinato come un obiettivo da raggiungere il prima possibile. Le disse di seguire il ritmo che gli stava dando e iniziò così a metterselo in bocca con calma, alternando succhiate leggere a leccate decise. Era meglio di un porno.
Come è facile intuire dalla descrizione di Flavio, nella sua vita non aveva scopato molto. Non era vergine grazie a una ragazza un po’ in carne che aveva conosciuto nel suo mese di studio all’estero, ma per il resto solo tante seghe. Trovarsi una figa così a succhiargli il cazzo con un atteggiamento così servizievole lo stava facendo impazzire.
Le disse di alzarsi e appoggiarsi al piano di lavoro, mettendosi a 90 e mostrando così il suo stupendo culo nudo.
Immediatamente si alzò pure lui, con la mano andò a toccare la sua figa fradicia e subito si sfiorò il cazzo. Era duro e voglioso di scopare quella bella figa.
Non si preoccupò neanche del preservativo, appoggiò il pene alla sua vagina e poi afferrò Federica per i fianchi.
Poi con calma inserì il suo pene voglioso nella figa delicata della ragazza viziata.
La sua figa era come un forno, le pareti erano lubrificate e morbide. Infilò il mio pene godendosi ogni cm della penetrazione fino a infilarlo tutto. Il leggero pelo pubico della ragazza strofinava contro il pube del ragazzo eccitandolo ancora di più. Arrivato al fondo, Federica emise un leggero sospiro.
“Federica ora inizio a scoparti come la troia che sei, voglio che gemi come una pornostar, ma senza urlare troppo che potrebbe sentirci qualcuno”
La afferrò per i fianchi e iniziò a penetrarla, ad ogni affondo sentiva che la sua figa chiudersi sul cazzo come a volerlo massaggiare. La ragazza gemeva sommessamente e i suoi gemiti non facevano che eccitarlo. Aumentò il ritmo e ammirò quella schiena nuda e perfetta, ci passò la mano sopra e poi aumentando il ritmo della scopata scese con le mani sui suoi seni stringendoli forte e usandoli come appiglio: quanto erano sodi!
Con una mano le teneva un gluteo e lo facevo sbattere sul cazzo, mentre con l’altra, piegato su di lei, le tastava una tetta mentre la sentiva gemere sempre più forte. Sentì la sua vagina esplodere in un orgasmo, egoisticamente Flavio sparò non fosse solo l’effetto “indesiderato” del composto chimico.
Ora però doveva esplodere pure lui.
“Troia veloce in ginocchio! Cazzo in bocca ed ingoia tutto!”
Accadde tutto in poco più di 5 secondi, il cazzo pulsava e solo stringendolo alla base Flavio riuscì a tardare di pochi secondi l’esplosione. Infilò il cazzo tra le sue labbra e appena le sentì serrarsi su di esso lasciò andare tutto lo sperma nella sua bocca dorata. Ci vollero 10 interminabili secondi per scaricare quei getti violenti di sperma nella sua bocca, mentre lei con i suoi occhi azzurri lo fissavano con l’espressione di chi stava faticando a ingoiare tutto.
Poi finalmente Flavio si staccò da lei e si gettò sulla sedia. Stava ancora riprendendo fiato quando le ordinò di aprire la bocca: dentro non c’era altro che saliva, da brava cagnetta aveva ingoiato tutto.
“Brava troia, ora rivestiti e siediti su quella sedia” aveva infatti notato che era passata quasi un’ora e mezza e se i calcoli erano esatti rimanevano solo più 10 minuti di autonomia.
Come ultimo desiderio le impose di lasciargli il perizoma bianco e vestirsi senza di esso, ebbero giusto il tempo di risistemare la stanza che subito Flavio notò che si riprendeva.
“Molto bene signorina, ora continuiamo entrambi a cercare materiale e ci riaggiorniamo. Che ne dice di domani a quest’ora?”
“Umpf, domani ho palestra, facciamo dopodomani che prima non posso”
Finito l’effetto della “pozione”, Federica aveva subito ripreso l’atteggiamento da stronza.
“Va bene signorina, ma stavolta si prepari meglio”.
Per pareri, consigli e curiosità scrivetemi a frank.ossido@libero.it
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