"Non rinuncerò a questa vita" (1° parte)
di
FrankOssido
genere
dominazione
Clara era seduta sul letto con addosso il suo vestito elegante nero. Le autoreggenti spuntavano leggermente da sotto la stoffa in questa posizione ma non poteva fare altrimenti, era una chiara richiesta di Eric.
Piegandosi per infilare il piede nella scarpa col tacco si rese distintamente conto che il suo seno turgido faticava a rimanere nella scollatura. Un reggiseno con quel vestito era praticamente obbligatorio, ma anche questa era una richiesta chiara ed esplicita.
Tutto era iniziato un paio di mesi prima, con suo marito Alfredo che si stava giocando l’azienda di famiglia a poker in uno scantinato. In maniera scontata e ovvia aveva accumulato debiti e rischiato di perdere tutto. D’altra parte si era resa conto dalle prime settimane di matrimonio di aver sposato un completo deficiente, ma presumeva che l’azienda solida e florida del suocero le avrebbe garantito un futuro tranquillo.
In effetti era stato così per diversi anni, finché al timone era rimasto suo suocero. Ma da due anni lui era mancato e Alfredo era stato sommerso da responsabilità che non era in grado di gestire.
Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi sul letto.
Alfredo aveva accumulato debiti con gente assai poco raccomandabile. Le cose potevano davvero finire in una situazione disastrosa per lui, ma anche per lei e per la loro unica figlia Adele.
Adele per ora era l’unica a non aver subito gli effetti di questa situazione. Da due anni studiava a Milano e, finché aveva soldi in banca, non poteva sapere come stavano le cose.
Ripensando ad Adele, a Clara tornò ancora in mente Eric: era stato il suo fidanzato quando Adele aveva appena 18 anni. Lui ne aveva già 22 ma dimostrava già allora una maturità diversa oltre che un’intelligenza innata.
Sulla parete di fronte si guardò allo specchio: con quel vestito e quei tacchi era davvero irresistibile. Mosse leggermente i fianchi per ammirare il suo fondoschiena allenato con anni di palestra. Era sempre stata una bella ragazza da giovane, ma ora che aveva superato i quaranta si rendeva conto di essere diventata una vera e propria milf.
Eric era tra quelli che giocavano a poker con suo marito. Dopo averlo messo sul lastrico con gli strozzini era stato obiettivamente bravo a vincere lui contro quella gentaglia.
In una prima fase i due coniugi erano felici di non dover soldi ai mafiosi di zona ma solo all’ex-fidanzato della loro bella figlia, ma Eric si dimostrò subito una brutta gatta da pelare.
Ovviamente Alfredo non poteva fornire garanzie, non era in grado di tenersi dieci euro nel portafoglio, figurarsi riprendersi un’azienda intera lavorando. Eric ottenne la maggioranza delle quote, ma per lasciare Alfredo nell’azienda (e quindi permettere ad Adele e Clara di vivere ancora nei loro agi) voleva di più: voleva la vita di Alfredo.
Clara fu più rapida a capire il senso di questa proposta quando il ragazzo, ormai uomo di 25 anni, seduto di fronte ai due coniugi fece quella richiesta.
Mentre sistemava la scollatura del vestito per cercare di non passare proprio come una puttana, Clara risentì nella sua testa le parole che avevano gelato Alfredo (“quando voglio uso casa vostra, il tuo ufficio ora è il mio, se ho voglia uso le tue auto e le tue case al mare”) e lei (“soprattutto mi prendo tua moglie”).
Sorrise pensando a quanto era stato esplicito. Non aveva neanche aspettato una ribattuta prima di sottolineare che la voleva a cena con lui, voleva la sua bocca, voleva anche il suo culo e se ne avesse avuto voglia si sarebbe anche fermato a dormire nel loro letto matrimoniale dopo averla scopata.
Clara aveva intuito qualche minuto prima il senso del discorso e fu preparata nel sentire quelle parole. Alfredo no.
Sì alzò in piedi e gli fece una scenata, ma Eric rimase tranquillo e attese che si placasse.
Le sue condizioni per fare continuare la vita di agi e facciata erano quelle esposte. Senza se e senza ma. Sottolineò che per rispetto aveva lasciato fuori da tutto questo Adele, lei non avrebbe saputo nulla e avrebbe accettato di non rivelarle che lui era entrato in società.
Aveva dato a marito e moglie una notte per pensarci. Clara si vergognava se pensava che a loro per decidere era bastata un’ora. Eric non aveva neanche fatto in tempo a tornare a casa che era tornato nel loro lussuoso salotto e aveva preteso che come “firma del contratto” Clara gli facesse un pompino.
Non se ne vergognava a ripensarci, subito era stato uno shock sentirselo dire così, con Alfredo inerme di fianco a lei, ma una volta di fronte a quel cazzo maestoso, quasi doppio rispetto a quello del marito e di una larghezza pari a una lattina, le era venuto naturale aprire le labbra e assaporarne il sapore giovane.
- L’auto è pronta, voleva che ti avvisassi di uscire.
Alfredo era entrato nella stanza mentre lei si dava le ultime aggiustate al trucco.
- Va bene amore, vuole che mi accompagni alla porta?
Dopo un momento di silenzio Alfredo rispose che era proprio ciò che Eric aveva chiesto. Prese sottobraccio la moglie e percorsero le stanze della lussuosa villa. Erano quasi alla porta quando suonò il telefono di Clara. La suoneria sembrò svegliarli da quella specie di incubo ma sulla videata c’era il nome di Eric.
Clara rispose, la chiamata durò pochi secondi, poi lui riattaccò.
- Voleva avvisarti di uscire?
Come risposta al marito Clara dopo un momento di esitazione spostò la mano sul marito, all’altezza del suo pene. Era di marmo.
- Mi ha chiesto di toccarti per vedere se eri eccitato dalla situazione – dopo un istante di silenzio imbarazzato aggiunse -Esco da sola grazie.
Lasciando il marito sulla porta umiliato Clara si avviò sul vialetto d’ingresso, dove un’Audi TT la aspettava.
Adorava quell’auto, Alfredo l’aveva comprata poco più di 12 mesi prima e ne erano entrambi innamorati, salendo ripensò a quei momenti, sembrava una vita fa.
Eric ammirò la bellezza della donna mentre questa saliva in macchina, le cosce erano toniche e dure, lisce come il marmo. Dopo averle dato un bacio le appoggiò la mano sulle cosce.
- Era duro vero? – Clara rispose di sì.
- Non so come hai fatto a sposare un coglione così, te lo dico io: quello ci gode a farsi scopare la moglie.
Clara non rispose, ma sapeva che diceva il vero.
- Dove andiamo? – gli chiese per cambiare argomento.
- Oh ti piacerà, è un posto elegante sulle colline. Immerso nelle vigne e a lume di candela.
Arrivati a destinazione Clara poté constatare che il ragazzo diceva il vero. Furono fatti accomodare ad un tavolo su una terrazza appartata, elegante con solo la luce di diverse candele. Il cameriere era in una divisa elegante e già dalle ordinazioni la donna si sentì onorata di un tale trattamento da parte di Eric.
Vino, tartufo, caviale… Eric era così diverso da quella sera nel salotto, dove le aveva afferrato la testa per farle ingoiare il suo sperma di fronte al marito.
A tavola le parlò di come stava contattando i clienti per risollevare l’azienda, dei suoi hobby e la ascoltò mentre le raccontava della giornata. Clara era confusa, più che una puttana si sentiva sua moglie.
- Eric così mi metti in difficoltà – si obbligò a dirgli dopo il primo – stasera mi stai trattando come una regina, cosa vuoi da me?
- Clara posso capire il tuo stato d’animo… so di essere strano. Da un lato obbligo te e tuo marito a fare cose terribili, ma io non scherzavo quando dicevo di volere la vita di Alfredo. Amo i suoi agi e gli do atto di aver fatto delle scelte ottime. Auto, villa, te… Lui ha la vita che io sogno per me, e ora la voglio per davvero.
Clara rifletté in silenzio a quelle parole. Si disse che forse quel ragazzo ci teneva davvero a lei. Forse, si disse, sarebbe stato possibile manovrarlo.
Forse fu la spavalderia appena acquisita da quelle parole, forse fu solo che lei era una donna così e non poteva nasconderlo, ma il cameriere arrivò subito con i secondi, ma nel suo piatto d’era un piccolo pelo.
- Non vede che c’è un capello nel mio piatto? Lo riporti subito indietro!
Il tono, l’arroganza con cui Clara umiliò il giovane cameriere colpì che Eric, che però non si scompose.
- Scusami, ma certe cose in posti così non le accetto – provò a giustificarsi Clara.
- Nessun problema – rispose Eric, ma con un tono strano.
La cena proseguì come prima e Clara pensò che fosse stata solo una sua impressione l’intonazione strana di quella risposta. Poi una volta portato il conto Eric lasciò la carta per pagare ma disse al proprietario di farsi riportare la carta di credito dal cameriere per la mancia.
Dopo pochi secondi arrivò il ragazzo, ancora imbarazzato per prima non riuscì a posare gli occhi sulla donna. Un po’ per l’imbarazzo, un po’ perché quel seno così esposto era come un magnete per i suoi occhi.
- Prima della mancia ti devo delle scuse per prima, la mia signora è stata molto sgarbata.
Clara si sentì avvampare, lei era stata sgarbata? E il ragazzo allora?
- N-non si preoccupi signore, aveva ragione, nel piatto c’era un capello.
- Un capello molto piccolo, ma anche fosse stato lungo 30 centimetri non era una reazione valida.
Poi si voltò verso Clara e con un ghigno le disse -scusati con il ragazzo Clara, e succhiagli le palle-.
Il ragazzo divenne viola in volto, pensava di aver capito male. A differenza di Clara, che invece era pallida e aveva capito benissimo.
- Eric… siamo in un ristorante.
- Siamo su una terrazza appartata e a meno che io non chiamo il proprietario nessuno ci vedrà. Ti conviene obbedire in fretta, altrimenti lo chiamerò veramente e dovrai fare il bis.
Clara lo guardò con occhi di fuoco. Poi di scatto avvicinò il cameriere a sé afferrandogli i fianchi. Gli aprì la cintura che lui non aveva neanche ancora realizzato cosa stesse accedendo. Poi gli tirò giù pantaloni e mutande.
In un attimo Clara si avventò su quel cazzo già eretto e se lo mise in bocca.
Sapeva di sudore, era lungo e sottile, se lo sentiva pulsare sulla lingua mentre faceva su e giù.
Sentiva le mani del ragazzo palparle i seni perfetti, aveva infilato una mano nella scollatura.
Sentiva che sarebbe riuscita a farlo venire in fretta. Lo sentiva dalle sue pulsazioni, dalla sua voglia e da come gemeva, come un verginello che si deve pagare gli studi.
- Clara.
La donna si staccò dal pene del ragazzo e si voltò verso Eric che l’aveva chiamata.
- Ho detto le palle.
Rossa di vergogna per il trattamento che stava ricevendo voltò ancora la testa verso il ragazzo e abbassò la testa. Le sue palle erano pelose e si erano ridotte in diametro a causa della sua erezione.
Come una professionista iniziò con una leccata dal basso, ma quei peli le facevano schifo e quindi decise che se le sarebbe messe in bocca e le avrebbe succhiate. Nel frattempo afferrò l’asta del ragazzo e iniziò una violenta sega per farlo venire.
- Bene, proprio così intendevo.
Il ragazzo sentiva i nervi del suo corpo fremere, era arrivato ad un passo dal venire nella bocca della donna ma era riuscito a trattenersi prima. Ma ora a vedere quella donna, ripensando a come lo aveva trattato poco prima, succhiargli le palle non riuscì più a trattenersi.
- S-signore… io non penso di poter resistere oltre – educatamente avvisò il ragazzo.
- Hai sentito Clara? Coraggio tutto in bocca, non voglio uscire dal ristorante con una donna che ha sperma sul vestito e in testa, questo è un posto per bene.
Vergognandosi Clara fece uscire le palle dalla sua bocca e si rimise il pene ormai bagnato in bocca. Bastò il contatto con la sua lingua, il calore di una bocca chiusa e l’espressione del suo viso deformata dalla presenza di un cazzo tra la labbra.
Il ragazzo eruttò tutto il suo seme nella bocca della donna.
Era dal gusto acre, sembrava fin salato, ma forse era ancora il gusto delle palle. Deglutendo subito riuscì a non far scappare i fiotti dalla sua bocca. Riconobbe l’ultimo perché era stato molto più scarso degli altri e perché il ragazzo fece scivolare via il suo arnese dalla bocca. Era stravolto e non riusciva a staccare gli occhi dal suo viso.
- Ti conviene pulirti, hai il rossetto un po’ sfatto – le disse Eric sorridendo.
- Per la mancia va bene così vero? – chiese al ragazzo, che con occhi spalancati e sorriso ebete annuì.
Dopo circa dieci minuti erano di nuovo in macchina.
Per pareri, curiosità e consigli scrivetemi a frank.ossido@libero.it
Piegandosi per infilare il piede nella scarpa col tacco si rese distintamente conto che il suo seno turgido faticava a rimanere nella scollatura. Un reggiseno con quel vestito era praticamente obbligatorio, ma anche questa era una richiesta chiara ed esplicita.
Tutto era iniziato un paio di mesi prima, con suo marito Alfredo che si stava giocando l’azienda di famiglia a poker in uno scantinato. In maniera scontata e ovvia aveva accumulato debiti e rischiato di perdere tutto. D’altra parte si era resa conto dalle prime settimane di matrimonio di aver sposato un completo deficiente, ma presumeva che l’azienda solida e florida del suocero le avrebbe garantito un futuro tranquillo.
In effetti era stato così per diversi anni, finché al timone era rimasto suo suocero. Ma da due anni lui era mancato e Alfredo era stato sommerso da responsabilità che non era in grado di gestire.
Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi sul letto.
Alfredo aveva accumulato debiti con gente assai poco raccomandabile. Le cose potevano davvero finire in una situazione disastrosa per lui, ma anche per lei e per la loro unica figlia Adele.
Adele per ora era l’unica a non aver subito gli effetti di questa situazione. Da due anni studiava a Milano e, finché aveva soldi in banca, non poteva sapere come stavano le cose.
Ripensando ad Adele, a Clara tornò ancora in mente Eric: era stato il suo fidanzato quando Adele aveva appena 18 anni. Lui ne aveva già 22 ma dimostrava già allora una maturità diversa oltre che un’intelligenza innata.
Sulla parete di fronte si guardò allo specchio: con quel vestito e quei tacchi era davvero irresistibile. Mosse leggermente i fianchi per ammirare il suo fondoschiena allenato con anni di palestra. Era sempre stata una bella ragazza da giovane, ma ora che aveva superato i quaranta si rendeva conto di essere diventata una vera e propria milf.
Eric era tra quelli che giocavano a poker con suo marito. Dopo averlo messo sul lastrico con gli strozzini era stato obiettivamente bravo a vincere lui contro quella gentaglia.
In una prima fase i due coniugi erano felici di non dover soldi ai mafiosi di zona ma solo all’ex-fidanzato della loro bella figlia, ma Eric si dimostrò subito una brutta gatta da pelare.
Ovviamente Alfredo non poteva fornire garanzie, non era in grado di tenersi dieci euro nel portafoglio, figurarsi riprendersi un’azienda intera lavorando. Eric ottenne la maggioranza delle quote, ma per lasciare Alfredo nell’azienda (e quindi permettere ad Adele e Clara di vivere ancora nei loro agi) voleva di più: voleva la vita di Alfredo.
Clara fu più rapida a capire il senso di questa proposta quando il ragazzo, ormai uomo di 25 anni, seduto di fronte ai due coniugi fece quella richiesta.
Mentre sistemava la scollatura del vestito per cercare di non passare proprio come una puttana, Clara risentì nella sua testa le parole che avevano gelato Alfredo (“quando voglio uso casa vostra, il tuo ufficio ora è il mio, se ho voglia uso le tue auto e le tue case al mare”) e lei (“soprattutto mi prendo tua moglie”).
Sorrise pensando a quanto era stato esplicito. Non aveva neanche aspettato una ribattuta prima di sottolineare che la voleva a cena con lui, voleva la sua bocca, voleva anche il suo culo e se ne avesse avuto voglia si sarebbe anche fermato a dormire nel loro letto matrimoniale dopo averla scopata.
Clara aveva intuito qualche minuto prima il senso del discorso e fu preparata nel sentire quelle parole. Alfredo no.
Sì alzò in piedi e gli fece una scenata, ma Eric rimase tranquillo e attese che si placasse.
Le sue condizioni per fare continuare la vita di agi e facciata erano quelle esposte. Senza se e senza ma. Sottolineò che per rispetto aveva lasciato fuori da tutto questo Adele, lei non avrebbe saputo nulla e avrebbe accettato di non rivelarle che lui era entrato in società.
Aveva dato a marito e moglie una notte per pensarci. Clara si vergognava se pensava che a loro per decidere era bastata un’ora. Eric non aveva neanche fatto in tempo a tornare a casa che era tornato nel loro lussuoso salotto e aveva preteso che come “firma del contratto” Clara gli facesse un pompino.
Non se ne vergognava a ripensarci, subito era stato uno shock sentirselo dire così, con Alfredo inerme di fianco a lei, ma una volta di fronte a quel cazzo maestoso, quasi doppio rispetto a quello del marito e di una larghezza pari a una lattina, le era venuto naturale aprire le labbra e assaporarne il sapore giovane.
- L’auto è pronta, voleva che ti avvisassi di uscire.
Alfredo era entrato nella stanza mentre lei si dava le ultime aggiustate al trucco.
- Va bene amore, vuole che mi accompagni alla porta?
Dopo un momento di silenzio Alfredo rispose che era proprio ciò che Eric aveva chiesto. Prese sottobraccio la moglie e percorsero le stanze della lussuosa villa. Erano quasi alla porta quando suonò il telefono di Clara. La suoneria sembrò svegliarli da quella specie di incubo ma sulla videata c’era il nome di Eric.
Clara rispose, la chiamata durò pochi secondi, poi lui riattaccò.
- Voleva avvisarti di uscire?
Come risposta al marito Clara dopo un momento di esitazione spostò la mano sul marito, all’altezza del suo pene. Era di marmo.
- Mi ha chiesto di toccarti per vedere se eri eccitato dalla situazione – dopo un istante di silenzio imbarazzato aggiunse -Esco da sola grazie.
Lasciando il marito sulla porta umiliato Clara si avviò sul vialetto d’ingresso, dove un’Audi TT la aspettava.
Adorava quell’auto, Alfredo l’aveva comprata poco più di 12 mesi prima e ne erano entrambi innamorati, salendo ripensò a quei momenti, sembrava una vita fa.
Eric ammirò la bellezza della donna mentre questa saliva in macchina, le cosce erano toniche e dure, lisce come il marmo. Dopo averle dato un bacio le appoggiò la mano sulle cosce.
- Era duro vero? – Clara rispose di sì.
- Non so come hai fatto a sposare un coglione così, te lo dico io: quello ci gode a farsi scopare la moglie.
Clara non rispose, ma sapeva che diceva il vero.
- Dove andiamo? – gli chiese per cambiare argomento.
- Oh ti piacerà, è un posto elegante sulle colline. Immerso nelle vigne e a lume di candela.
Arrivati a destinazione Clara poté constatare che il ragazzo diceva il vero. Furono fatti accomodare ad un tavolo su una terrazza appartata, elegante con solo la luce di diverse candele. Il cameriere era in una divisa elegante e già dalle ordinazioni la donna si sentì onorata di un tale trattamento da parte di Eric.
Vino, tartufo, caviale… Eric era così diverso da quella sera nel salotto, dove le aveva afferrato la testa per farle ingoiare il suo sperma di fronte al marito.
A tavola le parlò di come stava contattando i clienti per risollevare l’azienda, dei suoi hobby e la ascoltò mentre le raccontava della giornata. Clara era confusa, più che una puttana si sentiva sua moglie.
- Eric così mi metti in difficoltà – si obbligò a dirgli dopo il primo – stasera mi stai trattando come una regina, cosa vuoi da me?
- Clara posso capire il tuo stato d’animo… so di essere strano. Da un lato obbligo te e tuo marito a fare cose terribili, ma io non scherzavo quando dicevo di volere la vita di Alfredo. Amo i suoi agi e gli do atto di aver fatto delle scelte ottime. Auto, villa, te… Lui ha la vita che io sogno per me, e ora la voglio per davvero.
Clara rifletté in silenzio a quelle parole. Si disse che forse quel ragazzo ci teneva davvero a lei. Forse, si disse, sarebbe stato possibile manovrarlo.
Forse fu la spavalderia appena acquisita da quelle parole, forse fu solo che lei era una donna così e non poteva nasconderlo, ma il cameriere arrivò subito con i secondi, ma nel suo piatto d’era un piccolo pelo.
- Non vede che c’è un capello nel mio piatto? Lo riporti subito indietro!
Il tono, l’arroganza con cui Clara umiliò il giovane cameriere colpì che Eric, che però non si scompose.
- Scusami, ma certe cose in posti così non le accetto – provò a giustificarsi Clara.
- Nessun problema – rispose Eric, ma con un tono strano.
La cena proseguì come prima e Clara pensò che fosse stata solo una sua impressione l’intonazione strana di quella risposta. Poi una volta portato il conto Eric lasciò la carta per pagare ma disse al proprietario di farsi riportare la carta di credito dal cameriere per la mancia.
Dopo pochi secondi arrivò il ragazzo, ancora imbarazzato per prima non riuscì a posare gli occhi sulla donna. Un po’ per l’imbarazzo, un po’ perché quel seno così esposto era come un magnete per i suoi occhi.
- Prima della mancia ti devo delle scuse per prima, la mia signora è stata molto sgarbata.
Clara si sentì avvampare, lei era stata sgarbata? E il ragazzo allora?
- N-non si preoccupi signore, aveva ragione, nel piatto c’era un capello.
- Un capello molto piccolo, ma anche fosse stato lungo 30 centimetri non era una reazione valida.
Poi si voltò verso Clara e con un ghigno le disse -scusati con il ragazzo Clara, e succhiagli le palle-.
Il ragazzo divenne viola in volto, pensava di aver capito male. A differenza di Clara, che invece era pallida e aveva capito benissimo.
- Eric… siamo in un ristorante.
- Siamo su una terrazza appartata e a meno che io non chiamo il proprietario nessuno ci vedrà. Ti conviene obbedire in fretta, altrimenti lo chiamerò veramente e dovrai fare il bis.
Clara lo guardò con occhi di fuoco. Poi di scatto avvicinò il cameriere a sé afferrandogli i fianchi. Gli aprì la cintura che lui non aveva neanche ancora realizzato cosa stesse accedendo. Poi gli tirò giù pantaloni e mutande.
In un attimo Clara si avventò su quel cazzo già eretto e se lo mise in bocca.
Sapeva di sudore, era lungo e sottile, se lo sentiva pulsare sulla lingua mentre faceva su e giù.
Sentiva le mani del ragazzo palparle i seni perfetti, aveva infilato una mano nella scollatura.
Sentiva che sarebbe riuscita a farlo venire in fretta. Lo sentiva dalle sue pulsazioni, dalla sua voglia e da come gemeva, come un verginello che si deve pagare gli studi.
- Clara.
La donna si staccò dal pene del ragazzo e si voltò verso Eric che l’aveva chiamata.
- Ho detto le palle.
Rossa di vergogna per il trattamento che stava ricevendo voltò ancora la testa verso il ragazzo e abbassò la testa. Le sue palle erano pelose e si erano ridotte in diametro a causa della sua erezione.
Come una professionista iniziò con una leccata dal basso, ma quei peli le facevano schifo e quindi decise che se le sarebbe messe in bocca e le avrebbe succhiate. Nel frattempo afferrò l’asta del ragazzo e iniziò una violenta sega per farlo venire.
- Bene, proprio così intendevo.
Il ragazzo sentiva i nervi del suo corpo fremere, era arrivato ad un passo dal venire nella bocca della donna ma era riuscito a trattenersi prima. Ma ora a vedere quella donna, ripensando a come lo aveva trattato poco prima, succhiargli le palle non riuscì più a trattenersi.
- S-signore… io non penso di poter resistere oltre – educatamente avvisò il ragazzo.
- Hai sentito Clara? Coraggio tutto in bocca, non voglio uscire dal ristorante con una donna che ha sperma sul vestito e in testa, questo è un posto per bene.
Vergognandosi Clara fece uscire le palle dalla sua bocca e si rimise il pene ormai bagnato in bocca. Bastò il contatto con la sua lingua, il calore di una bocca chiusa e l’espressione del suo viso deformata dalla presenza di un cazzo tra la labbra.
Il ragazzo eruttò tutto il suo seme nella bocca della donna.
Era dal gusto acre, sembrava fin salato, ma forse era ancora il gusto delle palle. Deglutendo subito riuscì a non far scappare i fiotti dalla sua bocca. Riconobbe l’ultimo perché era stato molto più scarso degli altri e perché il ragazzo fece scivolare via il suo arnese dalla bocca. Era stravolto e non riusciva a staccare gli occhi dal suo viso.
- Ti conviene pulirti, hai il rossetto un po’ sfatto – le disse Eric sorridendo.
- Per la mancia va bene così vero? – chiese al ragazzo, che con occhi spalancati e sorriso ebete annuì.
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