Senza Ipocrisia
di
scopertaeros69
genere
etero
Senza ipocrisia
Si erano incontrati senza ipocrisie, semplicemente perché si erano desiderati l'un l'altra, quello a cui nessuno li aveva preparati era l'incontro dei loro sguardi.
La camera del motel era quello che prometteva di essere: un anonima alcova con grossi specchi un letto pulito e la moquette su cui erano finiti disordinatamente sparsi i loro vestiti.
Strappati reciprocamente e dispersi come se fossero stai al centro di un esplosione, la furia animale con cui si erano artigliati rovinando dal letto e facendoli finire sul pavimento senza per questo smettere.
Morsi che facevano chiudere gli occhi puntinando il buio di di colori, unghie piantate sino a far comparire piccole mezzelune rosse, graffi, e ancora morsi sino a far sanguinare il labbro.
Presi senza neppure il tempo di infilare un profilattico, con buona pace di ogni buona norma di sensata prevenzione...ma cosa ci poteva essere di sensato in quella voglia che li consumava, mentre lui le fotteva il culo brutalmente eccitandosi per i suoi lamenti solo in parte veri, e per il resto, creati a suo uso e consumo per liberare ancora di più la bestia che albergava dentro.
Lo aveva girato buttandoglisi sopra quasi soffocandolo con la sua fica fradicia contro la faccia, con protervia e goloso egoismo bloccandogli il respiro, mentre lui le artigliava i fianchi generosi.
Allo stesso modo come poco prima lui stesso le aveva spinto in gola la sua carne fino a farle anelare l'aria in un disperato conato, senza però smettere di rigirargli le dita dentro il culo.
Si presero l'un l'altro con disperata violenza, con la disperazione di chi ha aspettato troppo qualcosa, come due felini ce si accoppiano senza che nessuno dei due sia pronto a cedere il controllo, divenendo carne l'uno per l'altro...eppure...eppure ancora quegli sguardi mentre lui le tirava i capelli, mentre li le piantava le unghie nel petto o nei fianchi facendo inarcare i suoi muscoli, tesi sino alla spasimo.
Nessun riguardo, nessun avviso nel liquefarsi del piacere dove capitava come capitava, impiastrati dei loro umori...
Così mentre rivestiti e ripresi i documenti, ognuno di loro in direzioni opposte si dirigeva verso l'auto, mentre un piccolo rigolo bianco colava dal culo di lei, senza le mutandine stracciate, che portava nella borsa.
Passo malfermo dall'indolenzimento, dai lividi sulle braccia e sull'interno delle cosce lei, culo dolorante e il pulsare dei quella corona di denti sulla spalla lui; presa da un istinto improvviso si voltò indietro ed incontrò lo sguardo il suo sguardo.
Il telefono vicino alla testa ed il suo che ronzava nella borsetta... nessuna ipocrisia, niente è più onesto ed autentico del desiderio.
Si erano incontrati senza ipocrisie, semplicemente perché si erano desiderati l'un l'altra, quello a cui nessuno li aveva preparati era l'incontro dei loro sguardi.
La camera del motel era quello che prometteva di essere: un anonima alcova con grossi specchi un letto pulito e la moquette su cui erano finiti disordinatamente sparsi i loro vestiti.
Strappati reciprocamente e dispersi come se fossero stai al centro di un esplosione, la furia animale con cui si erano artigliati rovinando dal letto e facendoli finire sul pavimento senza per questo smettere.
Morsi che facevano chiudere gli occhi puntinando il buio di di colori, unghie piantate sino a far comparire piccole mezzelune rosse, graffi, e ancora morsi sino a far sanguinare il labbro.
Presi senza neppure il tempo di infilare un profilattico, con buona pace di ogni buona norma di sensata prevenzione...ma cosa ci poteva essere di sensato in quella voglia che li consumava, mentre lui le fotteva il culo brutalmente eccitandosi per i suoi lamenti solo in parte veri, e per il resto, creati a suo uso e consumo per liberare ancora di più la bestia che albergava dentro.
Lo aveva girato buttandoglisi sopra quasi soffocandolo con la sua fica fradicia contro la faccia, con protervia e goloso egoismo bloccandogli il respiro, mentre lui le artigliava i fianchi generosi.
Allo stesso modo come poco prima lui stesso le aveva spinto in gola la sua carne fino a farle anelare l'aria in un disperato conato, senza però smettere di rigirargli le dita dentro il culo.
Si presero l'un l'altro con disperata violenza, con la disperazione di chi ha aspettato troppo qualcosa, come due felini ce si accoppiano senza che nessuno dei due sia pronto a cedere il controllo, divenendo carne l'uno per l'altro...eppure...eppure ancora quegli sguardi mentre lui le tirava i capelli, mentre li le piantava le unghie nel petto o nei fianchi facendo inarcare i suoi muscoli, tesi sino alla spasimo.
Nessun riguardo, nessun avviso nel liquefarsi del piacere dove capitava come capitava, impiastrati dei loro umori...
Così mentre rivestiti e ripresi i documenti, ognuno di loro in direzioni opposte si dirigeva verso l'auto, mentre un piccolo rigolo bianco colava dal culo di lei, senza le mutandine stracciate, che portava nella borsa.
Passo malfermo dall'indolenzimento, dai lividi sulle braccia e sull'interno delle cosce lei, culo dolorante e il pulsare dei quella corona di denti sulla spalla lui; presa da un istinto improvviso si voltò indietro ed incontrò lo sguardo il suo sguardo.
Il telefono vicino alla testa ed il suo che ronzava nella borsetta... nessuna ipocrisia, niente è più onesto ed autentico del desiderio.
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