Le disavventure giovanili di Gena. (La fine della prima parte)
di
Tibet
genere
pulp
Il rimedio "greco" di Fra Pietro contro le gravidanze - I due frati li lasciano - L'incontro con i terribili Lanzichenecchi - La rapina e il grave ferimento di Bernardo -
Gena si prostituisce...
Pesante l'atmosfera fra i componenti della piccola compagnia in marcia alla partenza della ulteriore tappa del loro cammino, Gena che ancora deve metabolizzare il pericolo corso nel monastero femminile, le torture subite, la morte atroce alla quale ha assistito e ha paura della strana attrazione che prova per il dolore, per la sua sottomissione alla violenza.
I due frati stranamente silenziosi, consci della gravità dell'atto compiuto, per quanto possa essere stato legittimo un assassinio non è compatibile per due frati, uomini dediti alla pace e carità. Bernardo che nulla sa di quanto occorso a Gena, ma le imputa ancora il vergognoso allontanamento dal Gran San Bernardo, non pensa comunque a come ha violentato la figlia, commettendo il grave peccato di incesto, anzi anche questo lo imputa alla figlia.
La prima tappa li vede a Orsieres dove prendono alloggio nell'ospizio. Si addormenta sfinita da quanto ha vissuto, ma viene svegliata da due mani che le stanno palpando il sedere, le stanno allentando la cinta e cercano di abbassarle i pantaloni, le scoprono il culo... sente premere una verga dura. E Bernardo, il padre, che sta cercando di prenderla da dietro. E lei si allontana, lo rifiuta, lui cerca di tirarla a se, insiste, vuole possederla. Lei che sussurra.
“No no... è peccato...”
Lui che le dice...
“Sei una puttana, ti sei fatta possedere anche dai frati...”
Gena riesce a farlo allontanare e Bernardo desiste, dopo un po' lo sente addormentare profondamente.
Ripartono la mattina presto.
Altre soste... Martigny. Le Bains de Lavey.
Il cammino è faticoso e pericoloso, attraversano torrenti e forre boschive e si sa che è un territorio infestato da ogni tipo di malfattori.
Durante una sosta Fra Pietro le si avvicina, approfitta del fatto che sono distanti dal resto del gruppo.
“Gena... figliola... potresti essermi figlia e nonostante ti abbia concupita, presa e goduta e sapendo che cadrei nuovamente nel peccato della lussuria con te, ti porto affetto e voglio darti una cosa che ti sarà molto utile. Con la tua debolezza verso il peccato della carne non passerà molto tempo che ti ritroverai gravida, ti do questo unguento che ho composto per te al monastero, l'ho composto seguendo una ricetta greca, un composto di miele, cera e una infinità di piante medicinali miracolose. Serve a evitare le maternità non volute, renderà innocuo il seme maschile che ti riempirà la vagina, ma attenta... non farne cenno con nessuno, neanche in confessione perché è peccato da rogo...” E continua...
“Ne prendi un po' sulla punta del dito e lo spalmi bene internamente e profondamente, devi farlo all'inizio del periodo fertile, cioè circa una settimana finito il tuo periodo impuro e ti proteggerà...”
E ancora...
“Te lo metto io la prima volta, tu guardami come faccio, su... scopri la tua natura...”
Guarda il frate immergere il dito nell'unguento, e poi... si sente aprire e lo vede immergersi profondamente dentro, sente spalmare l'unguento e involontariamente si contrae e si bagna...
E Fra Pietro se ne accorge.
“Che splendida puttana sei! Sempre pronta a godere... su... vieni... nascondiamoci un attimo...”
La fa alzare, raggiungono un tratto fuori vista, qui la fa appoggiare con le mani ad un tronco di albero, la fa piegare, si alza la tonaca... prende il duro bastone di carne e la penetra forte. I suoi colpi l'alzano da terra, la tiene forte per i fianchi e la colpisce sonoramente con i propri lombi. Gena spinge ad incontrarlo, sente in sé crescere la febbre, la voglia di godere... e si lascia andare, mugola, geme...
“Zitta! O tuo padre se ne accorge... zitta...!”
Gena mentre gode a lungo si morde le labbra. Fra Pietro la riempie del suo seme.
Poi a Monthey arriva il momento del distacco. Loro proseguiranno per il lago, i due frati verso Saint Jean d'Aulps, sede del loro convento.
Gena li guarda allontanare e si sente smarrita. Guarda Rocco e vede svanire il suo sogno d'amore. Ma lo ha veramente amato? E per quanto? Se si, è durato solo poche ore. Discendono ora la Dranse, lo faranno fino a quando si immette nel lago.
Mentre riposano fra alcuni alberi nelle ore più calde della giornata, alcuni uomini si precipitano su loro.
I loro colorati costumi, le lunghe picche li fanno riconoscere come Lanzichenecchi, la terribile fanteria tedesca mercenaria che gira per l'Europa combattendo ogni tipo di guerra. Sono un gruppetto di sette che tornano dalla Fiandra, tornano nei loro paesi sperduti sulle montagnè fra Germania e Svizzera. Selvaggi come pochi, sono crudeli e sanguinari come lupi affamati. Con urla belluine si precipitano su Bernardo, lo colpiscono, vogliono depredarlo di ogni suo avere, lo spogliano e ben conoscendo i nascondigli nei quali vengono riposte le monete, aprono con i coltelli le cuciture dei vestiti, trovano i fiorini d'oro, le monete d'argento. Dalla sacca levano anche la lettere di credito presso la Banca Fuggen ma essendo completamente analfabeti e ignoranti la buttano da parte, non ne conoscono il valore.
Colpiscono ancora duramente Bernardo e uno del gruppo, il più selvaggio, brandisce il pugnale per colpirlo a morte...
Lei... Gena, al momento non viene considerata, vedono un ragazzetto e non gli danno importanza alcuna.
Gena sta per assistere alla morte del padre, vede il coltellaccio alzarsi e che sta per colpire.
E da donna, sapendo come reagirà il gruppo della soldataglia, si alza e grida...
“No... guardatemi...”
E si strappa il camisaccio e la fascia che le nasconde il seno. Ora l'attenzione degli uomini è su di lei, vedono il seno che affannosamente palpita di paura...
E famelici, ora di sesso, le si precipitano addosso!
Tutti!
I sette uomini le si precipitano addosso.
E Gena si sente alzare, spogliare violentemente, strattonare, spingere a terra, fatta rialzare, forzata a chinarsi, nuovamente buttata a terra e mille mani che frugano in lei. Sono come cani famelici gli uomini che la prendono, usi a violentare e ammazzare senza pietà. Nulla può Gena se non subire. E subisce ogni cosa, ogni penetrazione, ogni uso che fanno del suo corpo. Viene presa da tutti, uno dopo l'altro, sente le loro brucianti e dolorose violenze quando sono in più di uno che tentano di entrarle fra le cosce o nel suo ano. Sente le grida, le urla selvagge e le dispute per possederla per primi e si estranea mentre viene violentata, non si oppone... sente i molti cazzi entrare in lei, fotterla e riempirla e quel maledetto stimolo dentro di lei, quello che ama il dolore, l'umiliazione, la violenza, prende forza e Gena gode anche del feroce amplesso di gruppo, il piacere estremo della umiliazione e del dolore fisico. E quando, mentre il resto del gruppo si allontana e si riveste e rimane un ultimo uomo ancora non sazio che la prende nuovamente, Gena gode incredibilmente di un lungo orgasmo!
Poi... perde conoscenza e al suo risveglio si ritrova nuda e ricoperta di sperma, dolorante in ogni sua parte del corpo. Guarda il padre che giace incosciente a terra coperto di sangue, gli si avvicina, cerca di fargli riprendere conoscenza.
Non le riesce, allora si riveste, si rende conto che deve cercare aiuto, qualcuno che possa aiutarla a soccorrere il padre, si porta sulla strada e aspetta. E' un percorso frequentato e non passa molto tempo che arriva un carro trainato da buoi, il conducente l'aiuta a caricare il padre e li porta a una locanda poco distante. La padrona, una megera sporca e disordinata la riconosce subito come una ragazza, si fa raccontare cosa le è successo, guarda Bernardo ancora esanime e le chiede se ha da pagare l'alloggio e il vitto. Gena deve ammettere di non aver denaro e la megera le fa la proposta. In cambio del vitto e di una stanza calda fino a quando il padre non si sia rimesso in forze... lei, Gena, dovrà prostituirsi nella locanda, il compenso sarà trattenuto dalla padrona. Gena razionalmente decide che non è il caso di fare la santarella, ha la necessità di superare il momento e sopravvivere e negli ultimi tempi che ha vissuto ha potuto verificare quanto è soggetta al sesso, al peccato, alla depravazione, qualche uomo in più non farà nessun cambiamento e accetta la proposta. Ottiene la stanza, il calore di un fuoco e vitto abbondante per ambedue e qualche notte di riposo, ne ha bisogno dopo la violenza subita. Bernardo viene spogliato e messo in un letto, le sue ferite lavate con acqua e aceto, alimentato con una zuppa calda. Gena crolla in un lungo sonno ritemprante e la mattina si sveglia rinata. La padrona le da un vestito con il quale torna ad avere un aspetto femminile. E' bella Gena e la profonda scollatura evidenzia il candore e il turgore del seno, sotto il vestito non ha nulla. Dovrà servire ai tavoli e concedersi a pagamento, sarà la padrona che contratterà le sue prestazioni, le fa vedere dove avverranno, è un locale senza finestre illuminato da alcune candele, a terra un pagliericcio. Durante la lunga giornata lei porterà il suo occasionale compagno nella stanza e si presterà alle sue richieste. A volte è un pompino, più spesso deve stendersi sulla paglia e farsi prendere, sente i grugniti e le spinte dentro di lei degli uomini ed è la padrona che batte all'uscio che fa terminare la marchetta. A volte riesce a godere, nonostante tutto, il fatto di doversi dare le alimenta il tarlo maligno dentro di lei, anche se a volte sente un ribrezzo violento verso l'uomo che al momento la possiede. Il suo primo utilizzatore è il padrone, il marito della megera che approfittando dell'assenza della moglie, costringe Gena a chinarsi e la prende da dietro, la scopa velocemente, la riempie, la lascia, le dice di non farne parola o sono guai. Gena utilizza l'unguento di Fra Pietro, lo usa generosamente all'interno della propria vagina, spera che sia un rimedio efficace contro la non voluta maternità. Così passano i giorni, Bernardo si rimette in forze, vede cosa è costretta a fare Gena per lui, per salvargli la vita e le chiede perdono, la colpa di tutto questo è solo sua, di Bernardo, l'ha trascinata in questa pazza avventura, chissà se arriveranno mai a Gand. Sono le sere il periodo di maggior impegno per Gena, si sparge la voce nei dintorni della sua bellezza e molti vengono per lei, danno fondo ai propri risparmi per averla.
Qualcuno di loro vuole qualcosa di speciale ed è disposto a pagare un extra di nascosto, il più delle volte si tratta di avere il suo culo. Gena non dice di no, accetta e mette via il soldo che riceve.
Gena parla con il padre, decidono che devono fuggire, Ginevra si trova solo a due giorni di cammino, forse tre, ma lì... dice Gena più pratica del padre, troveranno credito presso l'agente della banca Fuggen utilizzando la lettera di credito che hanno con loro e riprenderanno il cammino. E così una notte lasciano la locanda, Gena ha con se le poche cose personali e le monete guadagnate vendendo il proprio corpo e una fiducia immutata nel destino.
P.S.
Qui finisce la prima parte delle Disavventure di Gena, ringrazio coloro che mi hanno seguito in questo lungo viaggio, ritornerò a raccontare di Gena, ma le vicende e lo scenario sarà completamente diverso... ve ne anticipo una piccolissima parte...
"Le nuove avventure di Gena".
...Le strade di Gena e del padre si dividono.
A Ginevra trovano facilmente credito dall'agente locale della banca Fuggen, ricevono del denaro e delle informazioni. Con il denaro ricompongono il loro vestiario, ora Gena veste da donna, modestamente come è la sua condizione ma almeno finalmente sono vesti femminili.
L'agente dice loro che in città c'è una nobildonna fiorentina, di alto lignaggio, che sta cercando una domestica per se, che la vuole giovane e di bell'aspetto... proprio come Gena.
Sono interessati?
Il padre mostra impazienza, vorrebbe partire immediatamente ma è Gena che vuole cambiare vita e insiste affinché aspetti fino al colloquio con la nobildonna, incontro che l'agente bancario organizza.
L'incontro avviene presso una lussuosa dimora cittadina, Gena si presenta con gli occhi bassi... mostra rispetto.
Eleonora... si chiama la nobile, la guarda con interesse, è quanto sta cercando, una giovane di bell'aspetto, anzi... bella, di pochi anni più giovane di lei e che le assomigli nei tratti del viso e nel corpo.
La esamina, la fa più volte girare su se stessa, le esamina i capelli e i denti.
Poi le chiede di spogliarsi. Nuda.
Vuole vedere il suo corpo. Gena leva timidamente i propri indumenti, non capisce la richiesta ma si adegua.
Eleonora la guarda compiaciuta, le tocca i seni, le tocca il ventre, il sedere.
E' proprio quello che cercava.
Ora deve solo verificare se è adatta alla circostanza, parte da lontano...
Le dice... voglio fedeltà assoluta da te, puoi promettermela?
Gena l'asserisce con entusiasmo.
Starai sempre con me... dormirai con me, mi pettinerai, mi accudirai, mi massaggerai...
Poi...
Sarai mia complice, i miei segreti saranno i tuoi...
Quando avrò desiderio... vorrò il tuo corpo, vorrò goderti, dovrai baciarmi, toccarmi... fino a far esplodere il mio orgasmo. Ne sarai capace?
Gena ne è sicura, sa che il sesso ha un richiamo preponderante nel suo essere, a volte le sembra nata per godere. E le sue esperienze? Non ha provato di tutto?
Eleonora si porta alla porta e la chiude con il chiavistello... poi si sdraia, si alza il vestito... si mostra.
E' nuda sotto... fra le cosce una splendida vagina ornata da un cespuglietto di serico pelo pubico.
Fammi godere... le dice. Fammi godere e ti prendo al mio servizio...
Gena è attratta da quella splendida natura, si inginocchia fra le gambe della donna mentre sente la sua di natura diventare umida e gonfia. Le sue dita toccano delicatamente... aprono... sente il dolce effluvio della vagina, afrore che la manda fuori di testa... avvicina il viso... soffia sulla bella fica aperta, poi gioca con la lingua... l'apre... infila la lunga lingua rigida, poi prende a leccare il consistente clitoride, con le dita lo scappuccia facendolo emergere tutto e lecca... strofina... morde... succhia...
Il suo intuito, affinato dalle sue esperienze, le fa capire che la donna si aspetta ben altro. Qualcosa di più forte, di violento, di animalesco... e allora... osa.
Ora mentre la lingua è sul clito... le dita della mano spingono e penetrano... due... tre... tutte! E insiste... fino a spingere dentro la mano intera e spinge... spinge e leva. Leva e rimette!
E viene premiata... Eleonora inizia a rantolare dal piacere! Si inarca... chiede di più... maggior godimento... e Gena spinge dentro fino al polso! E promuove una serie di orgasmi, sempre più forti!!
.... Gena vi saluta per il momento.
Gena si prostituisce...
Pesante l'atmosfera fra i componenti della piccola compagnia in marcia alla partenza della ulteriore tappa del loro cammino, Gena che ancora deve metabolizzare il pericolo corso nel monastero femminile, le torture subite, la morte atroce alla quale ha assistito e ha paura della strana attrazione che prova per il dolore, per la sua sottomissione alla violenza.
I due frati stranamente silenziosi, consci della gravità dell'atto compiuto, per quanto possa essere stato legittimo un assassinio non è compatibile per due frati, uomini dediti alla pace e carità. Bernardo che nulla sa di quanto occorso a Gena, ma le imputa ancora il vergognoso allontanamento dal Gran San Bernardo, non pensa comunque a come ha violentato la figlia, commettendo il grave peccato di incesto, anzi anche questo lo imputa alla figlia.
La prima tappa li vede a Orsieres dove prendono alloggio nell'ospizio. Si addormenta sfinita da quanto ha vissuto, ma viene svegliata da due mani che le stanno palpando il sedere, le stanno allentando la cinta e cercano di abbassarle i pantaloni, le scoprono il culo... sente premere una verga dura. E Bernardo, il padre, che sta cercando di prenderla da dietro. E lei si allontana, lo rifiuta, lui cerca di tirarla a se, insiste, vuole possederla. Lei che sussurra.
“No no... è peccato...”
Lui che le dice...
“Sei una puttana, ti sei fatta possedere anche dai frati...”
Gena riesce a farlo allontanare e Bernardo desiste, dopo un po' lo sente addormentare profondamente.
Ripartono la mattina presto.
Altre soste... Martigny. Le Bains de Lavey.
Il cammino è faticoso e pericoloso, attraversano torrenti e forre boschive e si sa che è un territorio infestato da ogni tipo di malfattori.
Durante una sosta Fra Pietro le si avvicina, approfitta del fatto che sono distanti dal resto del gruppo.
“Gena... figliola... potresti essermi figlia e nonostante ti abbia concupita, presa e goduta e sapendo che cadrei nuovamente nel peccato della lussuria con te, ti porto affetto e voglio darti una cosa che ti sarà molto utile. Con la tua debolezza verso il peccato della carne non passerà molto tempo che ti ritroverai gravida, ti do questo unguento che ho composto per te al monastero, l'ho composto seguendo una ricetta greca, un composto di miele, cera e una infinità di piante medicinali miracolose. Serve a evitare le maternità non volute, renderà innocuo il seme maschile che ti riempirà la vagina, ma attenta... non farne cenno con nessuno, neanche in confessione perché è peccato da rogo...” E continua...
“Ne prendi un po' sulla punta del dito e lo spalmi bene internamente e profondamente, devi farlo all'inizio del periodo fertile, cioè circa una settimana finito il tuo periodo impuro e ti proteggerà...”
E ancora...
“Te lo metto io la prima volta, tu guardami come faccio, su... scopri la tua natura...”
Guarda il frate immergere il dito nell'unguento, e poi... si sente aprire e lo vede immergersi profondamente dentro, sente spalmare l'unguento e involontariamente si contrae e si bagna...
E Fra Pietro se ne accorge.
“Che splendida puttana sei! Sempre pronta a godere... su... vieni... nascondiamoci un attimo...”
La fa alzare, raggiungono un tratto fuori vista, qui la fa appoggiare con le mani ad un tronco di albero, la fa piegare, si alza la tonaca... prende il duro bastone di carne e la penetra forte. I suoi colpi l'alzano da terra, la tiene forte per i fianchi e la colpisce sonoramente con i propri lombi. Gena spinge ad incontrarlo, sente in sé crescere la febbre, la voglia di godere... e si lascia andare, mugola, geme...
“Zitta! O tuo padre se ne accorge... zitta...!”
Gena mentre gode a lungo si morde le labbra. Fra Pietro la riempie del suo seme.
Poi a Monthey arriva il momento del distacco. Loro proseguiranno per il lago, i due frati verso Saint Jean d'Aulps, sede del loro convento.
Gena li guarda allontanare e si sente smarrita. Guarda Rocco e vede svanire il suo sogno d'amore. Ma lo ha veramente amato? E per quanto? Se si, è durato solo poche ore. Discendono ora la Dranse, lo faranno fino a quando si immette nel lago.
Mentre riposano fra alcuni alberi nelle ore più calde della giornata, alcuni uomini si precipitano su loro.
I loro colorati costumi, le lunghe picche li fanno riconoscere come Lanzichenecchi, la terribile fanteria tedesca mercenaria che gira per l'Europa combattendo ogni tipo di guerra. Sono un gruppetto di sette che tornano dalla Fiandra, tornano nei loro paesi sperduti sulle montagnè fra Germania e Svizzera. Selvaggi come pochi, sono crudeli e sanguinari come lupi affamati. Con urla belluine si precipitano su Bernardo, lo colpiscono, vogliono depredarlo di ogni suo avere, lo spogliano e ben conoscendo i nascondigli nei quali vengono riposte le monete, aprono con i coltelli le cuciture dei vestiti, trovano i fiorini d'oro, le monete d'argento. Dalla sacca levano anche la lettere di credito presso la Banca Fuggen ma essendo completamente analfabeti e ignoranti la buttano da parte, non ne conoscono il valore.
Colpiscono ancora duramente Bernardo e uno del gruppo, il più selvaggio, brandisce il pugnale per colpirlo a morte...
Lei... Gena, al momento non viene considerata, vedono un ragazzetto e non gli danno importanza alcuna.
Gena sta per assistere alla morte del padre, vede il coltellaccio alzarsi e che sta per colpire.
E da donna, sapendo come reagirà il gruppo della soldataglia, si alza e grida...
“No... guardatemi...”
E si strappa il camisaccio e la fascia che le nasconde il seno. Ora l'attenzione degli uomini è su di lei, vedono il seno che affannosamente palpita di paura...
E famelici, ora di sesso, le si precipitano addosso!
Tutti!
I sette uomini le si precipitano addosso.
E Gena si sente alzare, spogliare violentemente, strattonare, spingere a terra, fatta rialzare, forzata a chinarsi, nuovamente buttata a terra e mille mani che frugano in lei. Sono come cani famelici gli uomini che la prendono, usi a violentare e ammazzare senza pietà. Nulla può Gena se non subire. E subisce ogni cosa, ogni penetrazione, ogni uso che fanno del suo corpo. Viene presa da tutti, uno dopo l'altro, sente le loro brucianti e dolorose violenze quando sono in più di uno che tentano di entrarle fra le cosce o nel suo ano. Sente le grida, le urla selvagge e le dispute per possederla per primi e si estranea mentre viene violentata, non si oppone... sente i molti cazzi entrare in lei, fotterla e riempirla e quel maledetto stimolo dentro di lei, quello che ama il dolore, l'umiliazione, la violenza, prende forza e Gena gode anche del feroce amplesso di gruppo, il piacere estremo della umiliazione e del dolore fisico. E quando, mentre il resto del gruppo si allontana e si riveste e rimane un ultimo uomo ancora non sazio che la prende nuovamente, Gena gode incredibilmente di un lungo orgasmo!
Poi... perde conoscenza e al suo risveglio si ritrova nuda e ricoperta di sperma, dolorante in ogni sua parte del corpo. Guarda il padre che giace incosciente a terra coperto di sangue, gli si avvicina, cerca di fargli riprendere conoscenza.
Non le riesce, allora si riveste, si rende conto che deve cercare aiuto, qualcuno che possa aiutarla a soccorrere il padre, si porta sulla strada e aspetta. E' un percorso frequentato e non passa molto tempo che arriva un carro trainato da buoi, il conducente l'aiuta a caricare il padre e li porta a una locanda poco distante. La padrona, una megera sporca e disordinata la riconosce subito come una ragazza, si fa raccontare cosa le è successo, guarda Bernardo ancora esanime e le chiede se ha da pagare l'alloggio e il vitto. Gena deve ammettere di non aver denaro e la megera le fa la proposta. In cambio del vitto e di una stanza calda fino a quando il padre non si sia rimesso in forze... lei, Gena, dovrà prostituirsi nella locanda, il compenso sarà trattenuto dalla padrona. Gena razionalmente decide che non è il caso di fare la santarella, ha la necessità di superare il momento e sopravvivere e negli ultimi tempi che ha vissuto ha potuto verificare quanto è soggetta al sesso, al peccato, alla depravazione, qualche uomo in più non farà nessun cambiamento e accetta la proposta. Ottiene la stanza, il calore di un fuoco e vitto abbondante per ambedue e qualche notte di riposo, ne ha bisogno dopo la violenza subita. Bernardo viene spogliato e messo in un letto, le sue ferite lavate con acqua e aceto, alimentato con una zuppa calda. Gena crolla in un lungo sonno ritemprante e la mattina si sveglia rinata. La padrona le da un vestito con il quale torna ad avere un aspetto femminile. E' bella Gena e la profonda scollatura evidenzia il candore e il turgore del seno, sotto il vestito non ha nulla. Dovrà servire ai tavoli e concedersi a pagamento, sarà la padrona che contratterà le sue prestazioni, le fa vedere dove avverranno, è un locale senza finestre illuminato da alcune candele, a terra un pagliericcio. Durante la lunga giornata lei porterà il suo occasionale compagno nella stanza e si presterà alle sue richieste. A volte è un pompino, più spesso deve stendersi sulla paglia e farsi prendere, sente i grugniti e le spinte dentro di lei degli uomini ed è la padrona che batte all'uscio che fa terminare la marchetta. A volte riesce a godere, nonostante tutto, il fatto di doversi dare le alimenta il tarlo maligno dentro di lei, anche se a volte sente un ribrezzo violento verso l'uomo che al momento la possiede. Il suo primo utilizzatore è il padrone, il marito della megera che approfittando dell'assenza della moglie, costringe Gena a chinarsi e la prende da dietro, la scopa velocemente, la riempie, la lascia, le dice di non farne parola o sono guai. Gena utilizza l'unguento di Fra Pietro, lo usa generosamente all'interno della propria vagina, spera che sia un rimedio efficace contro la non voluta maternità. Così passano i giorni, Bernardo si rimette in forze, vede cosa è costretta a fare Gena per lui, per salvargli la vita e le chiede perdono, la colpa di tutto questo è solo sua, di Bernardo, l'ha trascinata in questa pazza avventura, chissà se arriveranno mai a Gand. Sono le sere il periodo di maggior impegno per Gena, si sparge la voce nei dintorni della sua bellezza e molti vengono per lei, danno fondo ai propri risparmi per averla.
Qualcuno di loro vuole qualcosa di speciale ed è disposto a pagare un extra di nascosto, il più delle volte si tratta di avere il suo culo. Gena non dice di no, accetta e mette via il soldo che riceve.
Gena parla con il padre, decidono che devono fuggire, Ginevra si trova solo a due giorni di cammino, forse tre, ma lì... dice Gena più pratica del padre, troveranno credito presso l'agente della banca Fuggen utilizzando la lettera di credito che hanno con loro e riprenderanno il cammino. E così una notte lasciano la locanda, Gena ha con se le poche cose personali e le monete guadagnate vendendo il proprio corpo e una fiducia immutata nel destino.
P.S.
Qui finisce la prima parte delle Disavventure di Gena, ringrazio coloro che mi hanno seguito in questo lungo viaggio, ritornerò a raccontare di Gena, ma le vicende e lo scenario sarà completamente diverso... ve ne anticipo una piccolissima parte...
"Le nuove avventure di Gena".
...Le strade di Gena e del padre si dividono.
A Ginevra trovano facilmente credito dall'agente locale della banca Fuggen, ricevono del denaro e delle informazioni. Con il denaro ricompongono il loro vestiario, ora Gena veste da donna, modestamente come è la sua condizione ma almeno finalmente sono vesti femminili.
L'agente dice loro che in città c'è una nobildonna fiorentina, di alto lignaggio, che sta cercando una domestica per se, che la vuole giovane e di bell'aspetto... proprio come Gena.
Sono interessati?
Il padre mostra impazienza, vorrebbe partire immediatamente ma è Gena che vuole cambiare vita e insiste affinché aspetti fino al colloquio con la nobildonna, incontro che l'agente bancario organizza.
L'incontro avviene presso una lussuosa dimora cittadina, Gena si presenta con gli occhi bassi... mostra rispetto.
Eleonora... si chiama la nobile, la guarda con interesse, è quanto sta cercando, una giovane di bell'aspetto, anzi... bella, di pochi anni più giovane di lei e che le assomigli nei tratti del viso e nel corpo.
La esamina, la fa più volte girare su se stessa, le esamina i capelli e i denti.
Poi le chiede di spogliarsi. Nuda.
Vuole vedere il suo corpo. Gena leva timidamente i propri indumenti, non capisce la richiesta ma si adegua.
Eleonora la guarda compiaciuta, le tocca i seni, le tocca il ventre, il sedere.
E' proprio quello che cercava.
Ora deve solo verificare se è adatta alla circostanza, parte da lontano...
Le dice... voglio fedeltà assoluta da te, puoi promettermela?
Gena l'asserisce con entusiasmo.
Starai sempre con me... dormirai con me, mi pettinerai, mi accudirai, mi massaggerai...
Poi...
Sarai mia complice, i miei segreti saranno i tuoi...
Quando avrò desiderio... vorrò il tuo corpo, vorrò goderti, dovrai baciarmi, toccarmi... fino a far esplodere il mio orgasmo. Ne sarai capace?
Gena ne è sicura, sa che il sesso ha un richiamo preponderante nel suo essere, a volte le sembra nata per godere. E le sue esperienze? Non ha provato di tutto?
Eleonora si porta alla porta e la chiude con il chiavistello... poi si sdraia, si alza il vestito... si mostra.
E' nuda sotto... fra le cosce una splendida vagina ornata da un cespuglietto di serico pelo pubico.
Fammi godere... le dice. Fammi godere e ti prendo al mio servizio...
Gena è attratta da quella splendida natura, si inginocchia fra le gambe della donna mentre sente la sua di natura diventare umida e gonfia. Le sue dita toccano delicatamente... aprono... sente il dolce effluvio della vagina, afrore che la manda fuori di testa... avvicina il viso... soffia sulla bella fica aperta, poi gioca con la lingua... l'apre... infila la lunga lingua rigida, poi prende a leccare il consistente clitoride, con le dita lo scappuccia facendolo emergere tutto e lecca... strofina... morde... succhia...
Il suo intuito, affinato dalle sue esperienze, le fa capire che la donna si aspetta ben altro. Qualcosa di più forte, di violento, di animalesco... e allora... osa.
Ora mentre la lingua è sul clito... le dita della mano spingono e penetrano... due... tre... tutte! E insiste... fino a spingere dentro la mano intera e spinge... spinge e leva. Leva e rimette!
E viene premiata... Eleonora inizia a rantolare dal piacere! Si inarca... chiede di più... maggior godimento... e Gena spinge dentro fino al polso! E promuove una serie di orgasmi, sempre più forti!!
.... Gena vi saluta per il momento.
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Il viaggio.
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