L'Elementalista ( 4 di 8 )
di
Hermann Morr
genere
pulp
IV
Circa un mese dopo l'incontro con l'Ondina, Milo Gladi uscì dal suo appartamento situato nell'equivalente di Borgo delle Grazie e scese le scale.
Aveva una polo grigio chiaro, pantaloni corti nuovi, calzettoni bianchi di spugna e scarpe estive da montagna. Nella solita borsa erano custoditi occhiali scuri, un mangianastri anni settanta a batteria, una bottiglia di the freddo e un impermeabile da gita.
Era mattino, ma quella specie di osteria a pianterreno, al posto del garage, aveva la solita penombra causata dai neon rossi. Come al solito passò lungo il bancone ignorato dal barista e uscì in strada.
Davanti a lui stava il palazzo dell'amministrazione comunale, sospeso su piloni cilindrici, lisci, lucidi, circondato da un prato, simile a quei disegni di città ideali influenzati dal futurismo.
Attraversò la strada, passò sotto il palazzo, dietro c'era un parcheggio non asfaltato, delimitato da Borgo Tanzi e Via Farnese. Dopo l'angolo con il borgo, Via Farnese prosegue attraverso un'arcata tra due case, nel mondo materiale sarebbe passata tra l'argine e il Parco Ducale con una leggera salita fino al ponte Verdi. In quell'altro mondo invece la salita era molto più pronunciata perchè strada e parco si arrampicavano sulle pendici di una montagna. Più in alto la strada terminava in un largo piazzale. A destra c'era un albergo, costruzione larga con tetto spiovente, girandosi indietro poteva vedere i tetti della città sotto di lui, dagli altri due lati partivano sentieri tra gli alberi che si perdevano tra le curve del monte. Non era solo, c'era una quantità di gente vestita in modo simile al suo che andava e veniva, comitive, autobus parcheggiati. Prese un cappuccino nel bar dell'albergo giusto per poter dire di esserci stato anche da sveglio. Infine si avviò per il sentiero che portava alla cima tra la folla di gitanti, però appena possibile tagliò tra gli alberi in cerca di un posto più adatto al suo scopo. Doveva essere appartato, in alto, possibilmente con del vento.
Lo trovò a due terzi del monte, un prato inclinato, erba bassa, ottima vista, niente ortiche.
Si stese e mise gli occhiali scuri per proteggersi dal sole d'agosto, ormai vicino a mezzogiorno. Aveva dimenticato la crema protettiva.
Tirò fuori dalla borsa il mangianastri e lo fece partire, le note della Follia di Vitali si dispersero nel vento.
L'ultima volta c' erano voluti quattro giorni di appostamento, ma ora si trovava più vicino all'origine, contava di fare tutto in giornata.
Sollevò gli occhiali per guardare le nuvole.
" Si vede lontano un chilometro che quella è un'esca, sai ? Sono venuta solo per dirti di spegnere sta lagna. "
Aveva dovuto aspettare meno di un'ora, meglio del previsto.
Quasi tutta la gente che si incontra nel mondo degli archetipi fa parte del paesaggio, sono ombre, sono le comparse del teatro dei sogni.
Gli abitanti veri sono pochi e difficili da trovare.
Si alzò, quella che aveva parlato dietro di lui era una donna alta, bionda con i capelli legati a coda di cavallo, di quelle dalle forme allungate e quasi prive di curve. Braccia magre, collo di cigno, occhi color del cielo, una bocca dalle labbra sottili piegata in diagonale tra il curioso e l'annoiato. Teneva le mani nelle tasche di una giacca a vento azzurra, da cui spuntavano dei pantaloni paramilitari in tinta mimetica urbana.
Cuore freddo, lingua cinica, mente affilata, questa è la Silfide, l'elementale dell'Aria.
" Chiedo scusa. Avrai notato che non sono di qui .. "
" Si ma prima spegni quell'affare che mi da sui nervi !!! "
Di tutti gli elementi l'Aria è la meno soggetta a rabbia, ma le poche volte che accade passa dalla bonaccia all'uragano senza nessun preavviso.
Prudentemente Milo allungò un piede sul mangianastri e nonostante l'ingombro dello scarpone riuscì a premere il tasto.
" Ecco, io volevo dire.. "
" Non è solo una lagna, ma anche suonata su una carabattola falso vintage ! Almeno potevi portarti un lettore mp3 non da barboni ! "
In effetti aveva scelto il mangianastri perchè lo aveva trovato gratis in un cassetto, ma non era il caso d' infilarsi in quel discorso.
" ... Che sono perso qui e ho bisogno di consiglio.. "
" Cioè pensi che io abbia del tempo da perdere come quelle altre due ? "
Lei non gli stava proprio di fronte, lo fissava col viso girato di un quarto, come se lo stesse studiando con un microscopio, sempre con l'espressione a bocca inclinata.
" Ecco, quelle di cui parli sono animate dagli elementi ricettivi, per loro prendere e inglobare è un bisogno. Riconosco di averne approfittato, ma so che qui è diverso, gli elementi attivi non hanno quella necessità. "
" Perfetto, quindi posso tornare a casa. Se accendi ancora quel trabiccolo torno e ti butto di sotto. "
Si girò facendo per andarsene. Milo continuò a parlare senza scomporsi, a voce appena più alta.
" Tu però hai altre particolarità di cui intendo approfittare, non sopporti le domande senza risposta, hai già capito cosa volevo chiederti e non avrai pace fino a quando non avrai trovato la soluzione. "
Si fermò e riprese a guardarlo.
" E perchè dovrei dirla a te dopo averla trovata ? "
" Perchè il vento non può tacere. "
Ottenne finalmente un sorriso, lei si avvicinò per infilare la mano sotto il colletto della polo e toccare il petto. Non c'era nulla di sensuale, sembrava più il gesto di un medico. La mano era fredda.
" E' inutile dare una spiegazione a chi non ha la preparazione per capirla. Tu come fai a saperle queste cose che dici ? "
Milo posò la mano sinistra su quella della Silfide.
" Noi che viviamo dall'altra parte non siamo animati da una cosa sola, dentro di noi tutto è mischiato, archetipi, elementi, abbiamo qualcosa di ognuna di voi e per capirvi dobbiamo solo guardarci dentro."
Lei ritirò la mano, ora sorrideva veramente.
" Facciamo un giro ! Lascia qui la tua roba. "
Il giro consisteva in una salita verso la più lontana delle cime. Lei apriva la strada scegliendo sentieri a malapena percorribili e superando ogni ostacolo con leggerezza. Lui seguiva, arrancava, e ogni tanto scivolava. Alla fine arrivarono sotto uno sperone di roccia, il sentiero finiva li, ai due fianchi pareti coperte di sassi pronti a franare, almeno quattro metri di arrampicata.
Lei si sollevò nell'aria come una foglia soffiata dal vento, fluttuò in avanti appena più in alto dello sperone, poi si posò girando su se stessa in modo da finire rivolta verso Milo, che la guardava da sotto.
" Hai dimenticato come si fa ? "
Nei sogni gli era capitato spesso di sollevarsi in aria, avrebbe voluto veramente provare, ma la paura di non riuscirci lo bloccava.
Però quando in un sogno non si può arrivare dove si vorrebbe, esiste un'altra maniera. Si guarda il punto che si vuole raggiungere, si fissa escludendo quel che c'è attorno fino a vederlo più grande e più vicino
E si trovò di fianco a lei, quattro metri più in alto, davanti a un nuovo sentiero di ghiaia bianca che con una dolce pendenza, passando tra cespugli dai fiori rossi, portava a una malga.
" Hai barato. " - disse lei senza rimprovero - " Ma va bene uguale. Quella è casa mia. "
L'interno della malga era semplice, ma conteneva tutto il necessario per un pranzo veloce e per rinfrescarsi.
Da una porta sul retro poi si accedeva a una sorgente d'acqua termale circondata da uno steccato di canne. La Silfide uscì lasciando detto a Milo di non raggiungerla prima di essersi completamente lavato e di non portare vestiti.
Così poco dopo anche lui uscì nudo in quel giardinetto recintato, l'erba era ben tagliata, la sorgente era stata orlata con blocchi levigati di basalto nero. Lei era dentro ad aspettarlo, l'acqua ribolliva, ma era calda il giusto, le bolle erano causate dalla pressione dei vapori emessi dalla terra, un idromassaggio naturale.
. Mentre lui scendeva in acqua lei si voltò verso l'esterno appoggiandosi all'orlo, c'era una spugna vicino, chiaro messaggio. Si mise dunque a lavarle la schiena, senza dimenticare le spalle e le braccia.
" Ti sei chiesto perchè hai avuto una vita facile da quando sei qui ? Non dovresti esserci, sei un corpo allogeno in un grande organismo vivente, questo intero universo cerca di espellerti. Lo fa aprendoti davanti una strada verso casa, devi solo seguirla fino in fondo... "
Gli sembrò che oltre alla spugna anche le labbra potessero starci bene e le posò un bacio sulla spalla mentre lei continuava.
" ...Questa strada finisce come è cominciata. All'inizio hai chiamato a te l'elemento che sentivi più vicino, l'Acqua, e l'hai integrata in te, poi hai proseguito con la Terra e adesso l'Aria. Devi andare fino in fondo, a quello che ti è più lontano... "
Aveva lasciato cadere la spugna e l'aveva abbracciata da dietro, le mani sui piccoli seni dai capezzoli lunghi, li sentiva indurirsi tra le dita. Lei parlava con falsa indifferenza, ma sotto l'acqua gli strusciava il sedere contro la coscia.
" ... Quando avrai integrato tutti gli elementi riuscirai a capire la vera struttura di questo mondo e vedrai dove si congiunge al tronco di Yggdrasil. Da quello potrai tornare al tuo ramo. "
Anche lui si era indurito e ci teneva a farglielo sentire. Le mani scesero ad afferrarle i fianchi mentre continuava a baciare la schiena.
" Integrare. Si dice così adesso ? Io ricordavo un'altra parola. "
" Integrare è quando ci vieni fuori vivo, dopo. Per riuscirci, come dicevi, hai dovuto guardarti dentro e risvegliare quella parte dello stesso elemento che dormiva in te... "
Ora era lui a strusciare, doveva farsi forza per non perdere tutto subito.
"... Per esempio riesci a sentire cosa voglio adesso ? "
Rispose con i fatti, già la teneva per i fianchi ed era leggera, non ci volle nulla a spingerla in alto fuori dall'acqua.
La fece stendere a pancia in giù sul bordo e si mise a sculacciarla, stava proprio all'altezza giusta. La Silfide subiva senza un lamento, ma pian piano il suo respiro si faceva più intenso.
Il più freddo degli elementi ha bisogno di metodi energici per accendere il fuoco della passione.
Milo invece non aveva bisogno di scaldarsi, tutta quella situazione aveva già mandato in fiamme la sua fantasia, sentire quel respiro farsi affannoso fu troppo.
Abbandonò l'opera e uscì a sua volta dalla vasca per arrivare al corpo a corpo decisivo, ma fu più rapida lei, se la trovò addosso come una raffica di bufera e finì a cadere di schiena sul prato oltre i blocchi di pietra, con lei sopra.
Non aveva nulla in contrario a farsi cavalcare, quella creatura però aveva altre intenzioni, si era sistemata più avanti in modo da avere la pancia di lui tra le gambe e aveva preso a strofinarcisi sopra in maniera nervosa. Era perplesso da questa cosa, ma non voleva discutere le preferenze della padrona di casa, le carezzava i fianchi mentre lei a occhi chiusi si agitava sempre più veloce mormorando cose senza senso. E continuò ad accompagnarla con le mani anche quando da sotto vide tutto il suo corpo attraversato da contrazioni e lo investirono i getti del suo succo amoroso, come essere tornato nella fonte termale.
Infine lei si lasciò cadere sull’erba e per la prima volta lo guardò direttamente in viso.
“ Esiste un solo Onnipotente e non è l’universo, ho detto prima che le cose attorno a te ti aiutano, ma non potranno proteggerti nel prossimo passo che dovrai fare se vuoi ritrovare casa. Devi trovare la Salamandra, l’elementale del Fuoco, e ottenere anche i suoi favori, ma sai già quant’è pericolosa.
Certo, se lei si fermasse un attimo a ragionare capirebbe da sola che incenerirti è inutile, la tua anima tornerebbe al Creatore, ma la sostanza di cui sei fatto rimarrebbe qua, anche se in un’altra forma, e non si risolverebbe nulla. Però sappiamo bene che la natura del Fuoco è agire prima e pensare dopo. “
Si mise a ridere prima di continuare.
“ Sarà veramente meglio per te riuscire a esserle simpatico a prima vista. “
Circa un mese dopo l'incontro con l'Ondina, Milo Gladi uscì dal suo appartamento situato nell'equivalente di Borgo delle Grazie e scese le scale.
Aveva una polo grigio chiaro, pantaloni corti nuovi, calzettoni bianchi di spugna e scarpe estive da montagna. Nella solita borsa erano custoditi occhiali scuri, un mangianastri anni settanta a batteria, una bottiglia di the freddo e un impermeabile da gita.
Era mattino, ma quella specie di osteria a pianterreno, al posto del garage, aveva la solita penombra causata dai neon rossi. Come al solito passò lungo il bancone ignorato dal barista e uscì in strada.
Davanti a lui stava il palazzo dell'amministrazione comunale, sospeso su piloni cilindrici, lisci, lucidi, circondato da un prato, simile a quei disegni di città ideali influenzati dal futurismo.
Attraversò la strada, passò sotto il palazzo, dietro c'era un parcheggio non asfaltato, delimitato da Borgo Tanzi e Via Farnese. Dopo l'angolo con il borgo, Via Farnese prosegue attraverso un'arcata tra due case, nel mondo materiale sarebbe passata tra l'argine e il Parco Ducale con una leggera salita fino al ponte Verdi. In quell'altro mondo invece la salita era molto più pronunciata perchè strada e parco si arrampicavano sulle pendici di una montagna. Più in alto la strada terminava in un largo piazzale. A destra c'era un albergo, costruzione larga con tetto spiovente, girandosi indietro poteva vedere i tetti della città sotto di lui, dagli altri due lati partivano sentieri tra gli alberi che si perdevano tra le curve del monte. Non era solo, c'era una quantità di gente vestita in modo simile al suo che andava e veniva, comitive, autobus parcheggiati. Prese un cappuccino nel bar dell'albergo giusto per poter dire di esserci stato anche da sveglio. Infine si avviò per il sentiero che portava alla cima tra la folla di gitanti, però appena possibile tagliò tra gli alberi in cerca di un posto più adatto al suo scopo. Doveva essere appartato, in alto, possibilmente con del vento.
Lo trovò a due terzi del monte, un prato inclinato, erba bassa, ottima vista, niente ortiche.
Si stese e mise gli occhiali scuri per proteggersi dal sole d'agosto, ormai vicino a mezzogiorno. Aveva dimenticato la crema protettiva.
Tirò fuori dalla borsa il mangianastri e lo fece partire, le note della Follia di Vitali si dispersero nel vento.
L'ultima volta c' erano voluti quattro giorni di appostamento, ma ora si trovava più vicino all'origine, contava di fare tutto in giornata.
Sollevò gli occhiali per guardare le nuvole.
" Si vede lontano un chilometro che quella è un'esca, sai ? Sono venuta solo per dirti di spegnere sta lagna. "
Aveva dovuto aspettare meno di un'ora, meglio del previsto.
Quasi tutta la gente che si incontra nel mondo degli archetipi fa parte del paesaggio, sono ombre, sono le comparse del teatro dei sogni.
Gli abitanti veri sono pochi e difficili da trovare.
Si alzò, quella che aveva parlato dietro di lui era una donna alta, bionda con i capelli legati a coda di cavallo, di quelle dalle forme allungate e quasi prive di curve. Braccia magre, collo di cigno, occhi color del cielo, una bocca dalle labbra sottili piegata in diagonale tra il curioso e l'annoiato. Teneva le mani nelle tasche di una giacca a vento azzurra, da cui spuntavano dei pantaloni paramilitari in tinta mimetica urbana.
Cuore freddo, lingua cinica, mente affilata, questa è la Silfide, l'elementale dell'Aria.
" Chiedo scusa. Avrai notato che non sono di qui .. "
" Si ma prima spegni quell'affare che mi da sui nervi !!! "
Di tutti gli elementi l'Aria è la meno soggetta a rabbia, ma le poche volte che accade passa dalla bonaccia all'uragano senza nessun preavviso.
Prudentemente Milo allungò un piede sul mangianastri e nonostante l'ingombro dello scarpone riuscì a premere il tasto.
" Ecco, io volevo dire.. "
" Non è solo una lagna, ma anche suonata su una carabattola falso vintage ! Almeno potevi portarti un lettore mp3 non da barboni ! "
In effetti aveva scelto il mangianastri perchè lo aveva trovato gratis in un cassetto, ma non era il caso d' infilarsi in quel discorso.
" ... Che sono perso qui e ho bisogno di consiglio.. "
" Cioè pensi che io abbia del tempo da perdere come quelle altre due ? "
Lei non gli stava proprio di fronte, lo fissava col viso girato di un quarto, come se lo stesse studiando con un microscopio, sempre con l'espressione a bocca inclinata.
" Ecco, quelle di cui parli sono animate dagli elementi ricettivi, per loro prendere e inglobare è un bisogno. Riconosco di averne approfittato, ma so che qui è diverso, gli elementi attivi non hanno quella necessità. "
" Perfetto, quindi posso tornare a casa. Se accendi ancora quel trabiccolo torno e ti butto di sotto. "
Si girò facendo per andarsene. Milo continuò a parlare senza scomporsi, a voce appena più alta.
" Tu però hai altre particolarità di cui intendo approfittare, non sopporti le domande senza risposta, hai già capito cosa volevo chiederti e non avrai pace fino a quando non avrai trovato la soluzione. "
Si fermò e riprese a guardarlo.
" E perchè dovrei dirla a te dopo averla trovata ? "
" Perchè il vento non può tacere. "
Ottenne finalmente un sorriso, lei si avvicinò per infilare la mano sotto il colletto della polo e toccare il petto. Non c'era nulla di sensuale, sembrava più il gesto di un medico. La mano era fredda.
" E' inutile dare una spiegazione a chi non ha la preparazione per capirla. Tu come fai a saperle queste cose che dici ? "
Milo posò la mano sinistra su quella della Silfide.
" Noi che viviamo dall'altra parte non siamo animati da una cosa sola, dentro di noi tutto è mischiato, archetipi, elementi, abbiamo qualcosa di ognuna di voi e per capirvi dobbiamo solo guardarci dentro."
Lei ritirò la mano, ora sorrideva veramente.
" Facciamo un giro ! Lascia qui la tua roba. "
Il giro consisteva in una salita verso la più lontana delle cime. Lei apriva la strada scegliendo sentieri a malapena percorribili e superando ogni ostacolo con leggerezza. Lui seguiva, arrancava, e ogni tanto scivolava. Alla fine arrivarono sotto uno sperone di roccia, il sentiero finiva li, ai due fianchi pareti coperte di sassi pronti a franare, almeno quattro metri di arrampicata.
Lei si sollevò nell'aria come una foglia soffiata dal vento, fluttuò in avanti appena più in alto dello sperone, poi si posò girando su se stessa in modo da finire rivolta verso Milo, che la guardava da sotto.
" Hai dimenticato come si fa ? "
Nei sogni gli era capitato spesso di sollevarsi in aria, avrebbe voluto veramente provare, ma la paura di non riuscirci lo bloccava.
Però quando in un sogno non si può arrivare dove si vorrebbe, esiste un'altra maniera. Si guarda il punto che si vuole raggiungere, si fissa escludendo quel che c'è attorno fino a vederlo più grande e più vicino
E si trovò di fianco a lei, quattro metri più in alto, davanti a un nuovo sentiero di ghiaia bianca che con una dolce pendenza, passando tra cespugli dai fiori rossi, portava a una malga.
" Hai barato. " - disse lei senza rimprovero - " Ma va bene uguale. Quella è casa mia. "
L'interno della malga era semplice, ma conteneva tutto il necessario per un pranzo veloce e per rinfrescarsi.
Da una porta sul retro poi si accedeva a una sorgente d'acqua termale circondata da uno steccato di canne. La Silfide uscì lasciando detto a Milo di non raggiungerla prima di essersi completamente lavato e di non portare vestiti.
Così poco dopo anche lui uscì nudo in quel giardinetto recintato, l'erba era ben tagliata, la sorgente era stata orlata con blocchi levigati di basalto nero. Lei era dentro ad aspettarlo, l'acqua ribolliva, ma era calda il giusto, le bolle erano causate dalla pressione dei vapori emessi dalla terra, un idromassaggio naturale.
. Mentre lui scendeva in acqua lei si voltò verso l'esterno appoggiandosi all'orlo, c'era una spugna vicino, chiaro messaggio. Si mise dunque a lavarle la schiena, senza dimenticare le spalle e le braccia.
" Ti sei chiesto perchè hai avuto una vita facile da quando sei qui ? Non dovresti esserci, sei un corpo allogeno in un grande organismo vivente, questo intero universo cerca di espellerti. Lo fa aprendoti davanti una strada verso casa, devi solo seguirla fino in fondo... "
Gli sembrò che oltre alla spugna anche le labbra potessero starci bene e le posò un bacio sulla spalla mentre lei continuava.
" ...Questa strada finisce come è cominciata. All'inizio hai chiamato a te l'elemento che sentivi più vicino, l'Acqua, e l'hai integrata in te, poi hai proseguito con la Terra e adesso l'Aria. Devi andare fino in fondo, a quello che ti è più lontano... "
Aveva lasciato cadere la spugna e l'aveva abbracciata da dietro, le mani sui piccoli seni dai capezzoli lunghi, li sentiva indurirsi tra le dita. Lei parlava con falsa indifferenza, ma sotto l'acqua gli strusciava il sedere contro la coscia.
" ... Quando avrai integrato tutti gli elementi riuscirai a capire la vera struttura di questo mondo e vedrai dove si congiunge al tronco di Yggdrasil. Da quello potrai tornare al tuo ramo. "
Anche lui si era indurito e ci teneva a farglielo sentire. Le mani scesero ad afferrarle i fianchi mentre continuava a baciare la schiena.
" Integrare. Si dice così adesso ? Io ricordavo un'altra parola. "
" Integrare è quando ci vieni fuori vivo, dopo. Per riuscirci, come dicevi, hai dovuto guardarti dentro e risvegliare quella parte dello stesso elemento che dormiva in te... "
Ora era lui a strusciare, doveva farsi forza per non perdere tutto subito.
"... Per esempio riesci a sentire cosa voglio adesso ? "
Rispose con i fatti, già la teneva per i fianchi ed era leggera, non ci volle nulla a spingerla in alto fuori dall'acqua.
La fece stendere a pancia in giù sul bordo e si mise a sculacciarla, stava proprio all'altezza giusta. La Silfide subiva senza un lamento, ma pian piano il suo respiro si faceva più intenso.
Il più freddo degli elementi ha bisogno di metodi energici per accendere il fuoco della passione.
Milo invece non aveva bisogno di scaldarsi, tutta quella situazione aveva già mandato in fiamme la sua fantasia, sentire quel respiro farsi affannoso fu troppo.
Abbandonò l'opera e uscì a sua volta dalla vasca per arrivare al corpo a corpo decisivo, ma fu più rapida lei, se la trovò addosso come una raffica di bufera e finì a cadere di schiena sul prato oltre i blocchi di pietra, con lei sopra.
Non aveva nulla in contrario a farsi cavalcare, quella creatura però aveva altre intenzioni, si era sistemata più avanti in modo da avere la pancia di lui tra le gambe e aveva preso a strofinarcisi sopra in maniera nervosa. Era perplesso da questa cosa, ma non voleva discutere le preferenze della padrona di casa, le carezzava i fianchi mentre lei a occhi chiusi si agitava sempre più veloce mormorando cose senza senso. E continuò ad accompagnarla con le mani anche quando da sotto vide tutto il suo corpo attraversato da contrazioni e lo investirono i getti del suo succo amoroso, come essere tornato nella fonte termale.
Infine lei si lasciò cadere sull’erba e per la prima volta lo guardò direttamente in viso.
“ Esiste un solo Onnipotente e non è l’universo, ho detto prima che le cose attorno a te ti aiutano, ma non potranno proteggerti nel prossimo passo che dovrai fare se vuoi ritrovare casa. Devi trovare la Salamandra, l’elementale del Fuoco, e ottenere anche i suoi favori, ma sai già quant’è pericolosa.
Certo, se lei si fermasse un attimo a ragionare capirebbe da sola che incenerirti è inutile, la tua anima tornerebbe al Creatore, ma la sostanza di cui sei fatto rimarrebbe qua, anche se in un’altra forma, e non si risolverebbe nulla. Però sappiamo bene che la natura del Fuoco è agire prima e pensare dopo. “
Si mise a ridere prima di continuare.
“ Sarà veramente meglio per te riuscire a esserle simpatico a prima vista. “
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