Maria Jose cap.1 - Il bagno del ristorante

di
genere
masturbazione

Se sei bella, tutti ti vogliono. Se sei bella ed elegante ancora di più. Se però oltre a tutto ciò hai un impiego da direttore generale di una azienda, la bellezza e l'eleganza mescolate al ruolo professionale non aiutano.
Gli uomini fuggono da questo tipo di donna, oppure vogliono farsi comprare. Dei gigolò da strapazzo, bifolchi e grezzi. A Maria José quel tipo di uomo non piaceva. Le piaceva conquistare la sua preda ma anche venire corteggiata, essere invitata a cena, trascorrere un po' del poco tempo libero che aveva a disposizione in piacevole compagnia. Quell'anno era il 1992 e ciò non accadeva almeno dal 1989, quando era caduto il muro di Berlino ed ella lo aveva guardato in diretta tv con Mario. Poi avevano scopato e se lo ricordava ancora perché era stata la sua ultima volta con un uomo. A rendere ancor più comica la questione c'era la sua altezza. Ella raggiungeva quasi i 180 cm e ciò incuteva altrettanto timore negli uomini che la sua posizione lavorativa.
In azienda non c'era nessuno. I suoi sottoposti, ma anche i membri del cda, erano per lo più persone di un livello inferiore al suo. Taluni erano sposati ed ella non si sarebbe mai abbassata a fare l'amante, altri erano single ma di poco spessore, alcuni del cda erano addirittura vedovi. Ecco, un vedovo avrebbe potuto fare al caso suo, ma ella non si sarebbe mai abbassata a quel livello.
Quello che cercava non era impossibile da trovare. Non aveva gusti particolari, le bastava una persona con cui stare bene e che fosse elegante quanto lei, nell'abbigliamento e nei modi. Punto.
Tutto ciò non accadeva da tre anni e lei, con i suoi 43 anni compiuti, aveva un po' metabolizzato quella situazione e quella solitudine. Quando le capitava, come quella sera, di cenare da sola in un ristorante nel quale non era mai stata, amava guardarsi attorno e cercare di capire le persone che le stavano vicine. Quella sera in quel ristorante di lusso poco fuori Cordoba c'erano lei, due amiche ad un tavolo, un signore anziano, una tavola con cinque o sei persone ed una coppia che si scambiava effusioni da quando si erano seduti, alcuni minuti dopo di lei.
Prese un menù e decise quasi subito cosa mangiare, poi tolse un bilancio dalla borsa e cominciò a sfogliarlo. Nel frattempo la coppia davanti a lei non smise di civettare e la cosa andò anche un po' oltre il buon gusto, soprattutto per la classe del ristorante in cui si trovavano. Maria Jose non era mai stata troppo espansiva e di sicuro non lo era nei luoghi pubblici, ma in quel momento si accorse di quanto le mancavano quelle attenzioni. Si immaginò quella coppia quando, una volta giunti a casa dopo il ristorante, se non ancora in auto, si sarebbero amati. La donna era piuttosto volgare e quindi pensò che non sarebbero andati oltre al parcheggio. Lei gli avrebbe succhiato il cazzo e, se non avesse esagerato, lui l'avrebbe posseduta in un battibaleno. I due si baciarono e Maria Jose vide la mano di lei sulla gamba di lui ed i rispettivi piedi che si inseguivano.
Pensando a quei due in quella situazione, Maria Jose scoprì di essere eccitata.
Dopo tre anni di solitudine, era piuttosto organizzata da quel punto di vista. Chiese al cameriere di aspettare qualche minuto a portarle da mangiare, prese la grande borsa nera di Givenchy e si recò in bagno. Notò che l'uomo della coppia che si scambiava effusioni le stava osservando le scarpe, un modello italiano, in suede fucsia, con il cinturino alla caviglia. Insieme a quel vestito nero a manica lunga, la facevano sembrare ancora più alta e magra di quanto già non fosse. Quando sceglieva le scarpe, le provava centinaia di volte e poi ne acquistava sempre un modello in più, rispetto a quello che si era prefissata. Le piacevano i tacchi e pensava che una donna li dovesse obbligatoriamente indossare.
Chiuse la porta a chiave del bagno delle donne, che era piuttosto grande e dalla borsa tolse una bomboletta di spray igienizzante che spruzzò sui sanitari. Gli diede una passata con la carta igienica e poi, dopo essersi sollevata il vestito fino in grembo, si sedette. Il perizoma che indossava scivolò giù fino alle caviglie. Facendo attenzione che non toccasse terra, lo raccolse e lo infilò nella borsa. Le autoreggenti erano molto più comode dei collant in quelle occasioni. Aprì le cosce e portandosi una mano sul sesso, scoprì di essere già accaldata.
Decise di pisciare visto che quel pomeriggio, nel corso della lunga riunione che avevano organizzato per discutere del bilancio, aveva ascoltato molto gli altri partecipanti ed aveva bevuto un sacco di acqua. Le piaceva pisciare prima del piacere e non dopo.
In un attimo dalla sua passera uscì un getto consistente di urina che colpì prima la ceramica del wc e poi il pelo dell'acqua. Maria Jose aprì leggermente le cosce lasciando che la sua vescica si svuotasse velocemente, poi prese un pezzo di carta igienica per pulirsi, ma ci ripensò. Lasciò cadere le ultime gocce e poi si portò una mano sulla passera. Il suo pelo, folto e regolato dalla estetista dalla quale andava con una precisione svizzera, era imperlato di alcune calde gocce di urina. Non se ne preoccupò. Si strinse il sesso nella mano e si sentì viva ed eccitata.
Quella era una scena che si ripeteva spesso negli ultimi due anni di astinenza. Masturbarsi all'improvviso, in un luogo pubblico, quando meno se lo aspettava. Era una voglia improvvisa che scaturiva dalla visione di qualcosa o di qualcuno. Quella sera era stata la coppia che si scambiava effusioni, ma poteva trovare eccitazione in un sacco di situazioni diverse.
Lo aveva fatto nei posti più svariati. Molto spesso nei bagni dei ristoranti, ma anche un paio di volte nelle toilette di uffici dove si tenevano riunioni o assemblee di lavoro. Una volta aveva abbandonato per dieci minuti un cda per masturbarsi in piedi, dietro alla porta del bagno della sala consiliare, praticamente ad un paio di metri dal tavolo dove si teneva la riunione.
Mugugnò quando le sue dita urtarono il clitoride che sporgeva dalle sue labbra. Lo aveva sempre avuto sporgente ed in certi casi si era vergognata davanti ai suoi amanti, ma in situazioni come quelle faceva comodo. Lo strinse tra l'indice ed il medio mentre avvertì una goccia di sudore che le scese lungo la schiena. Il suo respiro cominciava a farsi affannato mentre i battiti cardiaci aumentavano.
Si portò una mano al seno e si pizzicò un capezzolo attraverso il vestito. I suoi seni erano piccoli, aveva più o meno una prima, tipico delle donne alte e magre come lei. Se lo pizzicò forte mentre il dito medio della sua mano destra si fece strada tra le sue labbra ed entrò nel suo corpo. Era calda ed incredibilmente bagnata. Un brivido le percorse il corpo. Se qualcuno avesse bussato alla porta in quel momento avrebbe rovinato tutto. Il solo dito medio non le bastò ed allora aggiunse anche l'anulare. Si chiese quanto fosse bello masturbarsi, nonostante la dura e cruda verità fosse che in quel momento ella avrebbe desiderato un cazzo che la penetrasse.
All'idea di quella penetrazione, si allungò e dalla borsa prese il vibratore che portava sempre con sé. Era un modello a batterie, liscio e lungo circa 20 cm, dal diametro non troppo proibitivo. Lo mise in bocca per lubrificarlo e grazie a quel gesto si chiese quanto tempo fosse che non succhiava un cazzo. Si rispose da sola: da quando era caduto il muro di Berlino.
Lo accese mediante il pulsante che aveva sul fondo ed esso cominciò a vibrare. Se lo portò tra le cosce e lo poggiò tra le sue labbra, facendo sì che esso vibrasse contro al suo clitoride. Era una sensazione incredibile. A tratti quasi insopportabile talmente grande era il piacere che le arrecava. Tentò di resistere e così ebbe un primo orgasmo, non violento ma delicato. Si alzò leggermente in piedi ed unì le ginocchia per contenere il piacere. Si sforzò di tenersi contro il vibratore, ma dovette rinunciare. Non voleva impazzire o tornare in sala ristorante sconvolta.
Si risedette sulla tazza e prese un attimo di fiato. Sapeva che non era ancora finita. La sua fica ne voleva ancora. Si portò la mano sinistra tra le gambe e si tenne aperte le labbra mentre con la destra posizionò il vibratore contro al suo buchino. Era spento ed ella lo inserì lentamente, senza esitazioni. Quell'oggetto l'aveva già fatta godere innumerevoli volte. Si era scopata più volte con quel coso che con veri uomini nel corso della sua vita.
Si inclinò leggermente per agevolarsi il compito e sollevò una gamba, poggiando il piede sul calorifero vicino al water. Perse un attimo di tempo ad osservare la sua gamba, lunga e magra. Era una bella donna, pensò tra sé, non c'era dubbio ed era estremamente in forma e le gambe erano uno dei suoi punti forti fin da quando era ragazzina. Cominciò a muovere il vibratore avanti ed indietro ed una incredibile ondata di piacere la travolse immediatamente. Mentre si tenne aperte le labbra con una mano, si scopò con l'altra. Le ci vollero quattro, cinque minuti al massimo e quando sentì il suo secondo orgasmo sopraggiungere, pigiò l'interruttore ed il vibratore cominciò a muoversi da sé.
In quel momento esplose e fu costretta sfilare quell'oggetto dal suo sesso. Si inarcò per non lasciar scappare nulla di quel piacere e rigettò con fatica un urlo che avrebbe invece voluto lasciare libero. Il suo corpo vibrò ed ella si lasciò andare per un paio di minuti a quelle sensazioni, a quelle incredibili emozioni.
Ci vollero cinque minuti perché la sua respirazione tornasse normale. A quel punto mise via il vibratore e dalla borsa riprese il perizoma che reindossò. Si sistemò l'autoreggente sinistra che, nel frattempo, le era scesa fino al ginocchio e poi si alzò abbassandosi il vestito.
Si specchiò e si sistemò il trucco, poi tornò in sala.
La coppia di prima non c'era più Evidentemente anche loro erano andati alla ricerca del proprio piacere, come aveva fatto lei. Adesso erano certamente in auto e Maria Jose provò comunque una certa dose di invidia per quella donna.
Si sedette e qualche attimo dopo giunse il cameriere che le portò la cena. Era un bel ragazzo, con una struttura fisica non indifferente. Si accorse di come lui la osservasse e pensò che le sarebbe bastato un niente per portarselo in camera, farsi spogliare e farsi soddisfare in ogni dove, ma non era ciò che voleva. Lei voleva un rapporto vero e finché non le sarebbe stato possibile averlo, nella borsa aveva tutto ciò di cui aveva bisogno. Come quella sera, come in quello e in altri innumerevoli bagni.
scritto il
2018-09-13
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