Marino

di
genere
bisex

Marino aveva piu’ di 50 anni.
Marino non aveva piu’ i capelli ma aveva una grossa pancia.
Marino faceva il meccanico di barche e viveva in un piccolo paesino sul mare al sud.
Marino aveva una moglie grassa e brutta che puzzava e lo comandava con la sua voce
stridula.
Marino avrebbe voluto vivere altrove.
Avere un’ altra moglie.
Marino, sebbene non ne avesse piu’ l’ eta’, spesso sognava ad occhi aperti.
Immaginava donne bellissime, volti luminosi, gambe affusolate, marino sognava l’ amore.
Ma poi affogava tutta la sua frustrazione in fondo ad un boccale di birra al bar in piazza.
D’estate lavorava al porto turisico e vedere tutte quelle donne con costumi strizzatissimi
gli faceva girare la testa.
Marino aveva mani grosse e callose, un aspetto imponente, ma aveva la tenerezza di un
bambino, solo che aveva imparato a tenerla nascosta, come fosse qualcosa di osceno.
Quando era colmo di rabbia fino al limite arrivava al molo prendeva una barca a motore,
di quelle che noleggiava ai villeggianti, spingeva con veemenza la manetta e partiva come
un razzo … arrivato al centro del piccolo golfo spegneva il motore e lanciava un
urlo altissimo, lancinante, disperato.
Ma una volta all’anno……………. Una volta all’anno marino partiva per genova.
Il motivo ufficiale era di andare a visitare il salone nautico…ma il motivo vero era di fare
scorta di ossigeno... Vivere, trasgredire, amare, inebriarsi di liberta’
marino amava genova, la cantilena dolce delle sue donne, i profumi intensi dei caruggi
dove antiche friggitorie mescolavano i loro gustosi effluvi con il sapore di spezie di paesi
lontani, portati dai nuovi abitanti che animavano quelle stradine strette con gli angusti
portoni e le ripide scalinate.
Marino il primo giorno lo dedicava al lavoro interessandosi di eliche e motori.
Ma poi…poi marino rinasceva alla vita……
una volta era riuscito perfino a fare l’ amore con una casalinga annoiata che lo aveva
fatto salire in casa quando il marito fornaio e cornuto era andato di notte a lavorare.
Ma quel fatto accaduto ormai anni addietro era stato davvero un eccezione perche’
marino dedicava il suo tempo alle prostitute.
Si marino amava le puttane ….Se ne innamorava per un giorno,oppure due,
gli piaceva vederle con le accconciature vistose, improbabili monumenti
kitsch, le camicette generosamente scollate, le cortissime gonne sgargianti
le calze nere ed i tacchi vertiginosi.
Amava le volgarita’ che uscivano da quelle bocche sorridenti incorniciate da provocanti
labbra gonfie imbellettate da audaci rossetti di fuoco.
Si struggeva nell’ osservare il loro ancheggiare malizioso sull’ acciottolato sconnesso, si
incantava nell’osservarle quando si sedevano scompostasmente con le gambe larghe.
Cosi languidamente si offrivano alla vista come sua moglie non gli si era mai mostrata .
Amava i loro profumi alle rose, alle violette, ad essenze sconosciute ma sempre
intensissime…….
Gli piaceva infilargli i biglietti di contanti nelle giarrettiere e tra le coppe dei loro
reggiseni …..Addirittura il sentore di disinfettante che aleggiava nei loro parterre
lo mandava in visibilio….
Si perche’ con quelle adorabili, sfrontate, disinibite e tenere creature marino si sentiva
libero.
Finalmente libero, come un ergastolano che godeva di una grazia inaspettata, annusava il
sudore di ascelle depilate. Affondava il volto beato tra tenere tettone biancolatte oppure
color cioccolato.
Massaggiava fianchi generosi, giocava leggero con obelichi mal annodati e solleticava il
viso al vello morbido di pubi rasati con malizia lasciando scoperte vulve carnose e
pulsanti.
Intingeva la lingua in atrii umidi e sapidi che sapevano di buono.
Orlava con il dito e le
labbra oscuri pertugi che, poi assalito da un impeto irrefrenabile, baciava e succhiava
appassionatamente.
Accarezzava gambe chilometriche e sollazzava clitoridi turgidi.
Eppoi pagava sempre un supplemento per strappare a quelle signorine baci appassionati da
dare a quelle bocche cosi’ invitanti. E quelle cosi rotte a tutte le piu’ stravaganti
richieste dei loro clienti ….Si emozionavano per tanta disperata dolcezza e chiudevano
come adolescenti i loro occhi truccatissimi.
Ed a vederle cosi’ con i buccoli sparpagliati sul cuscino e gli occhi chiusi come morose
rapite dalle promesse del mascalzone di turno lo eccitava, lo stordiva d’ amore, lo faceva
innamorare della bagascia in questione. Stendere il suo corpo nudo su quelle anime
rivestite di pelle gli faceva toccare il paradiso ed allora quando si annullava gli si
scioglieva il
groppo che aveva in gola e scoppiava in un pianto di gioia e di dolore al tempo stesso.
Questo o per meglio dire anche questo era marino………


cosi’ anche quest’anno speso il primo giorno tra gli stand vocianti della fiera marino si era
diretto in quei vicoli antichi del centro storico che sanno di marciume e liberta’.
Dopo un primo giro tra le stradine che ormai conosceva a menadito decise di avventurarsi
in un vicoletto stretto che aveva sempre evitato perche’ davvero poco illuminato e presago
di mille possibili pericoli.
Li’ il carruggio era angusto e contorto come un lungo budello di un animale sventrato che
olezzava di fritto e di focaccia e forse di bucato…alla fine percorso tutto si allargava in
una piazzetta mai vista prima.
All’angolo indugiava una che di certo faceva il mestiere.
Ma, era bella piu’ di tutte le altre incontrate quel giorno.
Mora, alta, seno molto ma molto generoso, con una scollatura abbissale sulla schiena
ed
una minigonna attilatissima sotto la quale si intuiva un tanga sgambatissimo …..
Calze velate sul bleu e chanel dorate tacco 12 ai piedi.
Marino gli giro’ attorno come un turista rapito dalla perfezione gira attonito intorno ad
una statua di un dio greco.
Una collana di perle le impreziosiva la chemise chinoise ed orecchini a cerchio d’oro alla
maniera delle zingare le completavano l’ ovale,
era bella e all’ uso delle puttane sfrontata gli sorrideva.
La malizia del suo sguardo lo catturo’ in un attimo, rendendolo schiavo gia’ arreso a
tanto charme.
Amami sposami sono tuo avrebbe voluto gridargli ma la voce non gli usciva e un vuoto gli
solleticava lo stomaco.
Basto’ un cenno della testa e la mora prese le scale del palazzo piu’ vicino seguita ad
un palmo da marino.
I gradini alti e stretti, gli affannarono il respiro.
Oppure no.
Non erano le scale a
stancarlo.
Era l’emozione fortissima a stremarlo.Le gambe pesanti si sollevavano a fatica le mani
sudavano e il cuore, il cuore gli batteva all’impazzata come quando da piccolo scappava
tra i campi rincorso dalle donne che si divertiva a spiare nelle latrine.
-mi chiamo joecy, questa e’ la mia casa.
La voce anche la voce, con quelle dolci consonanti era sensuale.
Marino fu scosso dai brividi.
La amava, la amava tanto che aveva quasi paura di toccarla. Alzo’ la mano lisciandole i
lunghi capelli, marino si protese in avanti cercando di baciarla sulle labbra.
-che fai, sei pazzo. Io bacio solo il mio uomo
e con un gesto rapido lo allontano’.
Poi pero’ lesse lo smarrimento di un fanciullo che abitava quel corpo di vecchio con la
pancia.
Fece un sorriso dolce allungo’ le braccia mulatte lo strinse in un abbraccio.
Allora marino le mise una mano dietro la nuca e lentamente le loro bocche si unirono
in un bacio appassionato.
Era un sogno. Una donna cosi’ bella che senza chieder soldi lo baciava in bocca.
La stanza gli girava intorno, caddero sul letto avvinghiati, marino le sfilo’ la blusa
ed incomincio a suggere quei capezzoli durissimi e scuri. Con la lingua li tormentava
leccandoli voracemente, con i denti mordicchiava senza sosta l’aureola di quei seni soffici
che non riusciva a contenere con le sue grosse mani.
Joecy era divertita da tanta foga inaspettata e decise di prendersi una sosta tra una
prestazione all’altra e di abbandonarsi a quel gioco che assomigliava all’amore.
Marino era attento a non farle male con le sue grosse mani, e le usava con leggerezza
usando le dita per tamburellare su ogni centimetro di quella pelle di mogano chiaro.
Era lieve il suo tocco e joecy ritorno’ con la memoria alla nonna juanita che la portava
per mano a vedere gli artisti di strada alle fiestas .
Nonna juanita le percuoteva, con la stessa dedizione di quell’ omaccione, il dorso della
mano con i polpastrelli…
chi era quell’uomo cosi’ attento e misurato?
Con le sue mani si era impadronito del suo corpo e la faceva vibrare di piacere fisico e di
una commossa emozione causata dalla forza amorevole che lo agiva.
Joecy allungo’ la mano rovistando tra le gambe di marino.
Gli liscio’ il membro eretto ancora celato dagli abiti e subito il volto di marino disegno’
una espressione riconoscente.
Il meccanico le carezzo’ la schiena limitando il tanga color luna d’argento.
Palpo’ quelle natiche sode e le chiese in un sussurro di potere penetrarle il culo.
Per tutta risposta joecy accenno’ un sorriso quasi pudico e si giro’ disponendosi a pancia in
giu’ sul letto.
Marino le alzo’ la cortissima gonna le scosto’ l’ esile mutandina, si apri’ la patta dei
pantaloni si sputo’ sul palmo della mano e con la saliva si lubrifico’ il glande durissimo.
Un ‘ altro sputo lo uso’ per saggiare con le dita quell’accogliente porta, che si spalanco’
senza fatica.
In un attimo il suo pene entro’ dentro joecy….
Marino incomincio’ lentamente a fare dentro – fuori …poi senti’ di essere posseduto da una
febbre che gli consumava il respiro ed incremento’ il ritmo delle sue spinte pelviche.
Sempre piu’ veloce.
Sempre piu’ veloce marino l e ficcava il suo cazzo in quel culo fantastico.
Perche’ il culo di joecy era davvero diverso da tutti quelli che aveva scopato fino
ad ora …
era sodo di fuori, con due natiche tonde e perfette ma didentro… quell’ano elastico
ed avvolgente era straordinario con ilsuo pulsare ritmico che stringeva l’ asta di
marino in una morsa di piacere.
Con la mano destra marino le assillava il capezzolo che era diventato tanto duro
che sembrava d’acciaio…
un’ accelerazione della frequenza degli affondi e marino espolse in un orgasmo
epico. Talmente forte da offuscargli la vista e fargli emettere un rantolo gutturale
dal volume altissimo.
Joecy giro’ il volto verso di lui e gli sorrise. - mi amor sei stato fantastico-
-voglio farti un regalo- prosegui’

-chiudi gli occhi!!

E marino che, abituato dalle fregature prese nella vita, gli occhi li teneva sempre

bene aperti era in uno stato di beatitudine cosi’ intenso che in un istante decise di

fidarsi di quella puttana esotica in quella camera ammobiliata che a lui sembrava

non avesse confini come ...Come il suo amato, libero, sconfinato mare.

Chiuse gli occhi fiducioso, temendo solo un attimo per il suo portafoglio….

Avvertiva dietro di se’ la presenza di joecy che lo stava spogliando tutto

canticchiando una dolce nenia caraibica.

Sorrise tra se’ e se’ ed appoggio’ la sua guancia sul cuscino ancora caldo del

corpo magico della sua fatina.

Fu dolce e tenero insieme.

Si senti’ aperto e poi subito riempito nel culo.

Altre volte si era fatto masturbare il cazzo e massaggiare al contempo la prostata

ma stavolta era diverso ….

Joecy aveva incominciato a stantuffarlo e sentiva le palle della zoccola sbattergli

sulle pacche.

Cazzo- penso’- mi sta inculando con il suo cazzo- che vergogna! Sono un maschio io!

Io lo do’, non lo prendo io ….!!!!

Ma in una frazione di secondo mentre faceva questi ragionanenti si senti’ spruzzare

nella pancia un liquido caldo…

ebbe uno, due, tre sussulti di una goduria nuova …..E il suo grido di soddifazione si

sovrappose imperioso alla nenia che joecy continuava a proferire con la sua

dolce voce.

Joecy ritasse il suo pene e marino di scatto si alzo’ in piedi.

-che mi hai fatto puttana-

ma ... In un attimo la vide cosi’ bella, con un viso d ‘ angelo, abbaso’ avido lo

sguardo

ed inquadro’ un pene lunghissimo ancora gocciolante.

Fu lesto, fu lestissimo marino, si mise in ginocchio e si riempi’ la bocca di quel

prepuzio umido ghe incomincio’ a leccare come un cono gelato al caldo d’ agosto…


scritto il
2018-09-19
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