"Far sesso" - "Far l'amore".
di
Tibet
genere
dominazione
“Far sesso” e “Far l'amore”.
Tendo a definire quello che segue una storia più che un racconto, nel senso che riporto le cose come mi sono state raccontate, non ci metto nulla di mia inventiva, non posso neanche garantire sulla sua autenticità, la espongo e basta.
Quando mi venne raccontata, circa dieci anni fa, scrivevo su Milù e su Alf. Scrivevo anche di incesto, questo tema mi ha sempre attirato, una attrazione che probabilmente, anzi certamente, ha radici che affondano nel terreno della mia adolescenza. Io non me ne vergogno... nessuno può scegliere i propri demoni, sono loro a scegliere te, poi li puoi controllare se ne sei capace ma non ignorare.
Perché la scrivo ora? Semplice, pochi giorni fa ho avuto modo di pensare alla differenza tra “far sesso” e “far l'amore”, tutto qui.
Quando mi scrisse E. aveva trentatré anni. Sposata e con un figlio piccolo, mi chiese che ne pensassi sulla differenza fra “Far sesso” e “Far l'amore”, la mia riposta al riguardo fu molto convenzionale, al limite del banale.
E quindi lei per chiarire cosa stava vivendo o aveva vissuto... replico:
-Faccio l'amore con mio marito, e faccio sesso o meglio facevo sesso con mio padre prima che morisse. C'è una bella differenza, fai sesso per saziare una esigenza mentale, un bisogno primario e fai l'amore per una questione di cuore o qualcosa di simile.-
Non obbiettai al riguardo e la pregai solo di raccontarmi la sua storia.
Il padre era morto appena otto mesi prima, d'infarto e fino a quel momento era stato, per così dire, il suo amante. Una cosa iniziata con lei tarda adolescente e portata avanti con continuità.
Lo amava?
Lo subiva?
Quale era il vero rapporto fra loro?
Né uno né l'altro, chiarì. Amava suo marito, lo amava davvero, solo che il padre riusciva prima a scatenare la sua libidine e poi a soddisfarla, mentre con il marito i suoi orgasmi erano ordinari, limitati, con il padre invece erano feroci come i loro amplessi.
Ma il padre non era geloso del marito di lei?
Forse si... o almeno lo sopportava, aveva acconsentito a fatica al loro matrimonio e solo dopo la conferma che nulla fra lui e la figlia sarebbe cambiato si adeguò.
Lui... il padre aveva una predilezione, il sesso anale. Che alla fine era riuscito a far piacere anche alla figlia. L'unica cosa che le aveva chiesto, a matrimonio avvenuto, era stata: niente anale al marito e niente pompini, solo “far l'amore” in modo “al missionario” per intenderci, nessuna variazione, nessuna concessione.
Lei si era adattata con molta facilità e fino a quando il padre era vivo non aveva neanche guardato un altro uomo oltre a loro due.
Una volta, una volta trasgredì alla disposizione paterna, una volta durante una vacanza ad Ischia e da allora il limite imposto non lo osservò più. Succedeva anche che il padre era molto esigente, i loro rapporti avvenivano almeno due volte a settimana, la possibilità l'avevano, potevano trovarsi a seconda dei casi o nella casa di lei o in quella di lui.
Proprio per questa esigenza il padre, ricco, aveva preso l'abitudine di portare la figlia e la sua famiglia, ora oltre al marito c'era un bimbo, con sé durante le sue vacanze, lui... la moglie e la famiglia della figlia. E riuscivano a trovarsi e a soddisfare la loro esigenza di sesso.
Quella volta... ad Ischia, il padre era riuscito solo a scatenare la sua voglia, la sua libidine ma non a soddisfarla, durante la mattinata, mentre la moglie era alle cure e il genero a pesca, si trovarono nella stanza di lei e fecero sesso, ma lui sbrigò in fretta il suo bisogno, la prese dietro e brevemente la usò, le venne dentro e subito dopo se ne andò, lasciandola ancora senza soddisfazione. Così dopo aver pranzato assieme, E. e il marito si coricarono per un breve riposo pomeridiano e fu lei, come disse che per la prima volta “fece sesso” con il marito e da allora lo fece sempre più frequentemente, insomma, fu lei a condurre la cosa, prima lo prese per la prima volta in bocca e poi oltre che davanti si fece penetrare anche dietro.
Ecco disse... successe e continuò a succedere ma non le capitò mai invece di “far l'amore” con il padre.
E poi? Che successe?
Poi il padre morì improvvisamente con tutte le conseguenze che si possono immaginare.
E le mancò?
Si moltissimo, tanto che si modificò la sua vita.
In che senso?
Da allora ha una pulsione diversa. Disse che era diventata una “poco di buono”, parole sue, aveva iniziato a tradire il marito, ma in un modo particolare, subiva l'attrazione che provava verso gli uomini anziani, ne era schiava, aveva iniziato a concedersi facilmente agli uomini, una battuta, uno sguardo acceso, una proposta e lei cedeva, ora ne incontrava diversi, in varie occasioni e sempre in qualche motel cittadino. E cercava sempre il sesso anale, come con il padre.
Ma cercava la figura del padre morto?
Non sapeva che torbido meccanismo le era nato dentro, sapeva solo che le era impossibile rifiutarsi, ma solo ad uomini ultra sessantenni, più o meno dell'età del padre.
Non ero certamente nella fascia d'età che era nel suo interesse, ne ero escluso per più di una generazione e mai mi venne comunque il desiderio di incontrarla, anche se, dalla descrizione di se stessa, era piacente se non addirittura bella. La compatii, le mostrai tanta simpatia e partecipazione e mi chiesi allora, non per la prima volta e non per l'ultima, perché dobbiamo essere così soggetti a queste deviazioni mentali, quali stimoli assurdi comandano la nostra sessualità e considerando e conoscendo tutte le mie debolezze al riguardo fui contento di riuscire a tenerle sotto controllo sia pur a fatica.
E naturalmente oltre a ringraziarla delle confidenze le augurai di cuore il migliore dei destini possibili.
Tendo a definire quello che segue una storia più che un racconto, nel senso che riporto le cose come mi sono state raccontate, non ci metto nulla di mia inventiva, non posso neanche garantire sulla sua autenticità, la espongo e basta.
Quando mi venne raccontata, circa dieci anni fa, scrivevo su Milù e su Alf. Scrivevo anche di incesto, questo tema mi ha sempre attirato, una attrazione che probabilmente, anzi certamente, ha radici che affondano nel terreno della mia adolescenza. Io non me ne vergogno... nessuno può scegliere i propri demoni, sono loro a scegliere te, poi li puoi controllare se ne sei capace ma non ignorare.
Perché la scrivo ora? Semplice, pochi giorni fa ho avuto modo di pensare alla differenza tra “far sesso” e “far l'amore”, tutto qui.
Quando mi scrisse E. aveva trentatré anni. Sposata e con un figlio piccolo, mi chiese che ne pensassi sulla differenza fra “Far sesso” e “Far l'amore”, la mia riposta al riguardo fu molto convenzionale, al limite del banale.
E quindi lei per chiarire cosa stava vivendo o aveva vissuto... replico:
-Faccio l'amore con mio marito, e faccio sesso o meglio facevo sesso con mio padre prima che morisse. C'è una bella differenza, fai sesso per saziare una esigenza mentale, un bisogno primario e fai l'amore per una questione di cuore o qualcosa di simile.-
Non obbiettai al riguardo e la pregai solo di raccontarmi la sua storia.
Il padre era morto appena otto mesi prima, d'infarto e fino a quel momento era stato, per così dire, il suo amante. Una cosa iniziata con lei tarda adolescente e portata avanti con continuità.
Lo amava?
Lo subiva?
Quale era il vero rapporto fra loro?
Né uno né l'altro, chiarì. Amava suo marito, lo amava davvero, solo che il padre riusciva prima a scatenare la sua libidine e poi a soddisfarla, mentre con il marito i suoi orgasmi erano ordinari, limitati, con il padre invece erano feroci come i loro amplessi.
Ma il padre non era geloso del marito di lei?
Forse si... o almeno lo sopportava, aveva acconsentito a fatica al loro matrimonio e solo dopo la conferma che nulla fra lui e la figlia sarebbe cambiato si adeguò.
Lui... il padre aveva una predilezione, il sesso anale. Che alla fine era riuscito a far piacere anche alla figlia. L'unica cosa che le aveva chiesto, a matrimonio avvenuto, era stata: niente anale al marito e niente pompini, solo “far l'amore” in modo “al missionario” per intenderci, nessuna variazione, nessuna concessione.
Lei si era adattata con molta facilità e fino a quando il padre era vivo non aveva neanche guardato un altro uomo oltre a loro due.
Una volta, una volta trasgredì alla disposizione paterna, una volta durante una vacanza ad Ischia e da allora il limite imposto non lo osservò più. Succedeva anche che il padre era molto esigente, i loro rapporti avvenivano almeno due volte a settimana, la possibilità l'avevano, potevano trovarsi a seconda dei casi o nella casa di lei o in quella di lui.
Proprio per questa esigenza il padre, ricco, aveva preso l'abitudine di portare la figlia e la sua famiglia, ora oltre al marito c'era un bimbo, con sé durante le sue vacanze, lui... la moglie e la famiglia della figlia. E riuscivano a trovarsi e a soddisfare la loro esigenza di sesso.
Quella volta... ad Ischia, il padre era riuscito solo a scatenare la sua voglia, la sua libidine ma non a soddisfarla, durante la mattinata, mentre la moglie era alle cure e il genero a pesca, si trovarono nella stanza di lei e fecero sesso, ma lui sbrigò in fretta il suo bisogno, la prese dietro e brevemente la usò, le venne dentro e subito dopo se ne andò, lasciandola ancora senza soddisfazione. Così dopo aver pranzato assieme, E. e il marito si coricarono per un breve riposo pomeridiano e fu lei, come disse che per la prima volta “fece sesso” con il marito e da allora lo fece sempre più frequentemente, insomma, fu lei a condurre la cosa, prima lo prese per la prima volta in bocca e poi oltre che davanti si fece penetrare anche dietro.
Ecco disse... successe e continuò a succedere ma non le capitò mai invece di “far l'amore” con il padre.
E poi? Che successe?
Poi il padre morì improvvisamente con tutte le conseguenze che si possono immaginare.
E le mancò?
Si moltissimo, tanto che si modificò la sua vita.
In che senso?
Da allora ha una pulsione diversa. Disse che era diventata una “poco di buono”, parole sue, aveva iniziato a tradire il marito, ma in un modo particolare, subiva l'attrazione che provava verso gli uomini anziani, ne era schiava, aveva iniziato a concedersi facilmente agli uomini, una battuta, uno sguardo acceso, una proposta e lei cedeva, ora ne incontrava diversi, in varie occasioni e sempre in qualche motel cittadino. E cercava sempre il sesso anale, come con il padre.
Ma cercava la figura del padre morto?
Non sapeva che torbido meccanismo le era nato dentro, sapeva solo che le era impossibile rifiutarsi, ma solo ad uomini ultra sessantenni, più o meno dell'età del padre.
Non ero certamente nella fascia d'età che era nel suo interesse, ne ero escluso per più di una generazione e mai mi venne comunque il desiderio di incontrarla, anche se, dalla descrizione di se stessa, era piacente se non addirittura bella. La compatii, le mostrai tanta simpatia e partecipazione e mi chiesi allora, non per la prima volta e non per l'ultima, perché dobbiamo essere così soggetti a queste deviazioni mentali, quali stimoli assurdi comandano la nostra sessualità e considerando e conoscendo tutte le mie debolezze al riguardo fui contento di riuscire a tenerle sotto controllo sia pur a fatica.
E naturalmente oltre a ringraziarla delle confidenze le augurai di cuore il migliore dei destini possibili.
2
voti
voti
valutazione
7
7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
To sink. Affondare... epilogo. (di Flamerebel e Tibet )racconto sucessivo
Il cacciatore di fantasmi. La casa dell'impiccato.
Commenti dei lettori al racconto erotico