A little death
di
Aletheia
genere
etero
A LITTLE DEATH
La camera è immersa nella luce di un sole alla fine del tramonto, che si sta preparando a lasciare il suo posto alla luna.
Sul letto, una coperta invernale ha l'aria confortevole e morbida. Nell'aria si sente il profumo di biancheria appena lavata.
Le tende dell'ampia portafinestra sono spalancate sulla città: quassù, all'ultimo piano del palazzo, nessuno potrà vedere cosa succede.
Mi guardi con un sorriso che scioglierebbe il ghiaccio e ti avvicini al vetro.
Sono la donna che hai sempre desiderato e che popola le fantasie che ti fanno svegliare bagnato nel cuore della notte e, purtroppo, solo.
Mi abbracci da dietro e rabbrividisco contro il tuo corpo.
«Allora... Ti va ancora di provare?»
«Certo. Ogni promessa è debito.»
«Bene...»
Inizio a a spogliarmi.
Abbandono le scarpe, mi libero di tutto. Ero proprio vestita come avevi chiesto, non ho indossato le mutandine.
Ti basterebbe sfiorarmi con un dito per sentirmi tremare.
Rimango nuda davanti a te: osservi il mio torace alzarsi e abbassarsi in respiri lenti.
Sono tranquilla, mi fido.
E aspetto.
«Ora tocca a te.»
In breve, i tuoi abiti cadono con con piccoli tonfi sul pavimento, vicino ai miei.
Penseremo dopo a raccoglierli.
O meglio, domani.
Uno difronte all'altra, i nostri profumi si mischiano: chi dei due interromperà per primo la stasi?
Vorrei che fossi tu.
Vorrei che ti avvicinassi, mi baciassi profondamente e mi spingessi un ginocchio tra le gambe permettendomi di strusciarmi sulla tua pelle.
Ma dovrò guadagnarmelo, ciò per cui sono venuta fin qui, per cui devo essere io.
Il mio sguardo è perso nel tuo.
Inizio a scendere: quasi in ginocchio davanti a te, posso sentire l'odore caldo e umido della tua intimità.
Divarichi appena le gambe.
Ti ho già visto eccitato, ma ogni volta che appoggio le labbra su di te e la lingua ti sfiora, emetti un sospiro che vorrei riascoltare all'infinito.
Il luccichio della mia saliva brilla ora sulla la tua pelle.
Se andassi avanti ad amarti in questo modo so che non potresti ricordare ciò per cui siamo venuti: ti lasceresti custodire dalla mia bocca come un segreto ben celato, e poi mi faresti tua.
Ma saresti in grado di perdonarmi ancora una volta?
Mi allontano riluttante e mi alzo.
«Apri gli occhi...»
Mi guardi e posso leggere distintamente il dubbio scorrerti dentro.
Questa volta non mi tirerò indietro: l'ho promesso sull'ultima alba del mondo.
Faccio qualche passo verso il letto, mi piego in avanti e ci salgo sopra.
«No, non ti sto offrendo nulla... Sarebbe troppo facile.»
Raccolgo un cuscino e lo sistemo al centro del materasso, tra le mie cosce.
Incredulo, mi guardi darmi piacere strofinandomi su di esso.
«Ma che...?»
«Adesso facciamo un gioco: vediamo quanto resisti a guardarmi così...»
«Sei proprio incredibile... E sei fantastica...»
Ho detto che me lo sarei guadagnato.
Non che non mi sarei divertita.
Ti siedi accanto a me.
Vedi la federa iniziare a inumidirsi e tra non molto perderai la pazienza.
Sospiro di piacere mentre mi tocco.
Prendi possesso di un seno e lo stringi forte: mi fai male, mi stai osservando e non riesco a nasconderlo.
So quanto ti piace e quando mi guardi così ti darei tutta me stessa.
«Non esagerare, signorina...»
È un rimprovero, quello che sento?
«Io faccio quello che voglio!»
T'inginocchi di scatto accanto a me e mi baci: la lingua che entra nella mia bocca s'intreccia alle ultime sillabe pronunciate.
Mi spingi giù: la tua mano mi preme forte sulla schiena, mentre l'altra attinge al risultato del mio lavoro, strappandomi un gemito.
È questione di un attimo, ma sembra durare per sempre: le tue dita esplorano delicate ma decise ciò con cui non sono abituata ad accoglierti.
Inizia a baciarmi la schiena, il collo: tanti piccoli diamanti di saliva mi brillano sulla pelle.
«Adesso t'insegno una cosa nuova... Ok?»
«Sì... Ti amo...»
«Anch'io...»
Amore, odio, ribellione: è un gioco a chi fa il punteggio più alto e il premio, questa volta, è un dado truccato.
La camera è immersa nella luce di un sole alla fine del tramonto, che si sta preparando a lasciare il suo posto alla luna.
Sul letto, una coperta invernale ha l'aria confortevole e morbida. Nell'aria si sente il profumo di biancheria appena lavata.
Le tende dell'ampia portafinestra sono spalancate sulla città: quassù, all'ultimo piano del palazzo, nessuno potrà vedere cosa succede.
Mi guardi con un sorriso che scioglierebbe il ghiaccio e ti avvicini al vetro.
Sono la donna che hai sempre desiderato e che popola le fantasie che ti fanno svegliare bagnato nel cuore della notte e, purtroppo, solo.
Mi abbracci da dietro e rabbrividisco contro il tuo corpo.
«Allora... Ti va ancora di provare?»
«Certo. Ogni promessa è debito.»
«Bene...»
Inizio a a spogliarmi.
Abbandono le scarpe, mi libero di tutto. Ero proprio vestita come avevi chiesto, non ho indossato le mutandine.
Ti basterebbe sfiorarmi con un dito per sentirmi tremare.
Rimango nuda davanti a te: osservi il mio torace alzarsi e abbassarsi in respiri lenti.
Sono tranquilla, mi fido.
E aspetto.
«Ora tocca a te.»
In breve, i tuoi abiti cadono con con piccoli tonfi sul pavimento, vicino ai miei.
Penseremo dopo a raccoglierli.
O meglio, domani.
Uno difronte all'altra, i nostri profumi si mischiano: chi dei due interromperà per primo la stasi?
Vorrei che fossi tu.
Vorrei che ti avvicinassi, mi baciassi profondamente e mi spingessi un ginocchio tra le gambe permettendomi di strusciarmi sulla tua pelle.
Ma dovrò guadagnarmelo, ciò per cui sono venuta fin qui, per cui devo essere io.
Il mio sguardo è perso nel tuo.
Inizio a scendere: quasi in ginocchio davanti a te, posso sentire l'odore caldo e umido della tua intimità.
Divarichi appena le gambe.
Ti ho già visto eccitato, ma ogni volta che appoggio le labbra su di te e la lingua ti sfiora, emetti un sospiro che vorrei riascoltare all'infinito.
Il luccichio della mia saliva brilla ora sulla la tua pelle.
Se andassi avanti ad amarti in questo modo so che non potresti ricordare ciò per cui siamo venuti: ti lasceresti custodire dalla mia bocca come un segreto ben celato, e poi mi faresti tua.
Ma saresti in grado di perdonarmi ancora una volta?
Mi allontano riluttante e mi alzo.
«Apri gli occhi...»
Mi guardi e posso leggere distintamente il dubbio scorrerti dentro.
Questa volta non mi tirerò indietro: l'ho promesso sull'ultima alba del mondo.
Faccio qualche passo verso il letto, mi piego in avanti e ci salgo sopra.
«No, non ti sto offrendo nulla... Sarebbe troppo facile.»
Raccolgo un cuscino e lo sistemo al centro del materasso, tra le mie cosce.
Incredulo, mi guardi darmi piacere strofinandomi su di esso.
«Ma che...?»
«Adesso facciamo un gioco: vediamo quanto resisti a guardarmi così...»
«Sei proprio incredibile... E sei fantastica...»
Ho detto che me lo sarei guadagnato.
Non che non mi sarei divertita.
Ti siedi accanto a me.
Vedi la federa iniziare a inumidirsi e tra non molto perderai la pazienza.
Sospiro di piacere mentre mi tocco.
Prendi possesso di un seno e lo stringi forte: mi fai male, mi stai osservando e non riesco a nasconderlo.
So quanto ti piace e quando mi guardi così ti darei tutta me stessa.
«Non esagerare, signorina...»
È un rimprovero, quello che sento?
«Io faccio quello che voglio!»
T'inginocchi di scatto accanto a me e mi baci: la lingua che entra nella mia bocca s'intreccia alle ultime sillabe pronunciate.
Mi spingi giù: la tua mano mi preme forte sulla schiena, mentre l'altra attinge al risultato del mio lavoro, strappandomi un gemito.
È questione di un attimo, ma sembra durare per sempre: le tue dita esplorano delicate ma decise ciò con cui non sono abituata ad accoglierti.
Inizia a baciarmi la schiena, il collo: tanti piccoli diamanti di saliva mi brillano sulla pelle.
«Adesso t'insegno una cosa nuova... Ok?»
«Sì... Ti amo...»
«Anch'io...»
Amore, odio, ribellione: è un gioco a chi fa il punteggio più alto e il premio, questa volta, è un dado truccato.
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