È già domani.

di
genere
tradimenti

Quando siamo arrivati qui, abbiamo spento i cellulari e li abbiamo appoggiati sul tavolino in salotto.
I cappotti hanno avuto meno fortuna: gettati a terra, giacciono in ammassi informi di stoffa. Vuoti.

Il resto dei vestiti disegna una costellazione sul pavimento: forse, guardandola dall'alto, da molto, molto lontano, potrebbe essere possibile individuare il momento in cui le ho infilato due dita tra le labbra e gliele ho passate lungo tutto il percorso che dalla sua bocca porta alla fica.

"Non voglio addormentarmi..." Mi dice strofinandomi una guancia sul petto.
Staremo insieme ancora per poche ore: fossero settimane, il tempo non sarebbe comunque abbastanza.

Mentre parla, le guardo la gola tremare: il riverbero della sua voce mi solletica la pelle e i chiaroscuri delle sue forme fomentano i miei demoni.
Sono sfinito, eppure, sapendo che non la rivedrò per molto tempo vorrei averla ancora: quanto sarebbe bello se fosse possibile estendere nel tempo la presenza di una persona, basandosi semplicemente su quanto se n'è è trascorso insieme, e non sentirne la mancanza...

Le accarezzo appena la spalla nuda e scendo sulla curva del suo seno.
"Mmm... Cosa fai..."
Non apre nemmeno gli occhi: questa gattina mezza addormentata non mi guarda, ma sente benissimo la mano accogliere a coppa il seno soppesarlo, plasmarlo.

Le mie dita conoscono ogni centimetro del suo corpo: mentre lei mi succhiava il cazzo, poco prima di farmela salire a candela ed essere una cosa sola, quelle stesse dita le avevano penetrato il culo facendola bagnare copiosamente...

Ora, come se avessi trovato una perla in un inaspettato e segreto anfratto del mare, stringo tra i polpastrelli un suo capezzolo.
Ora piano, ora più forte.
I suoi lamenti tradiscono un piacere che conosco bene.

Istintivamente il mio sguardo viene catturato dall'orologio del televisore: il tempo mi scivola dalle mani come sabbia... Stringo più forte, come se potesse servirmi a fermarlo. A trattenerla.

"Così mi fai male... Non smettere, ti prego..."
Mi sposto, sciolgo l'abbraccio.
"Tieni gli occhi chiusi..."
Le apro le gambe dolcemente e la bacio nell'interno coscia. Dal ginocchio, con piccoli baci, a poco a poco mi avvicino alla fica.
Le passo la lingua tra le labbra e lei mi lascia fare: sa di sesso, di orgasmi, di fretta, di rabbia e tristezza.
La lecco profondamente. Ad ogni suo gemito io acquisisco forza.

Mi alzo ignorando le sue proteste e la guardo: è un lago e parte della sua marea è sulla mia bocca...
M'inserisco tra le sue gambe, di nuovo eccitato e senza alcuna resistenza la punta del mio cazzo apre la strada: m'immergo dentro di lei ed è veramente come scivolare tanto è bagnata.
Io non capisco come riesca a farmi sentire pieno di vita anche quando non mi è rimasto più niente, ma non m'importa. Voglio averla ancora una volta.

La prendo dolcemente, lentamente affondo e riemergo.
Mi circonda con le gambe, mi abbraccia stretto afferrandomi i capelli ed io la bacio, la mordo, le infilo la lingua in bocca.
Quando sto ritirandomi lei mi segue nei movimenti per trattenermi, come se afferrandomi potesse fermare il tempo.
Ormai niente ha più senso, non servirà a proteggerci dalla rispettiva mancanza, dal tempo, dalla distanza, eppure è tutto assolutamente necessario, urgente.

Da fuori l'alba inizia a rischiarare il cielo.
È già domani.
scritto il
2020-01-17
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