Come da Copione

di
genere
dominazione

Erano molti anni che non si vedevano, e l’incontrarsi casualmente in villeggiatura sembrava proprio causato da un fato benevolo, così si organizza una cena per stare un po’ insieme e ricordare i vecchi tempi.
Qual è il momento migliore della serata?, il momento in cui le gambe s’allungano sotto il tavolo la giacca si sfila da sola e le maniche della camicia s’arrotolano fino ad arrivare al gomito, la mente s’offusca leggermente per il vino ma il cuore si apre… Sicuramente alla fine della cena, prima del dolce e del caffè.
Quattro amici ex compagni universitari, seduti, la sera, in un angolo di un ristorante sul mare con un lumino a centrotavola che oscura leggermente lo splendore della luna.

Sentite, ora che abbiamo parlato del nostro lavoro, delle mogli, della famiglia e della nostra vita, credo che siamo ansiosi e…. che ne dite se parliamo di lei?.
Hai ragione, io la penso ancora molto spesso.
Certo che una cosa così… ti rimane nell’anima a vita.
E sono passati quasi trent’anni.., quei meravigliosi anni novanta.


Buongiorno a voi, diceva quando entrava nell’aula con passo deciso dirigendosi verso la sua cattedra, spero abbiate meditato sul senso della vita e oggi sarete sicuramente più attenti alla lezione e forse più cresciuti nell’intelletto.
Docente di Etica e Filosofia della nostra prestigiosa Università, sempre a criticare noi ventenni e le mode, la musica, e le conquiste sociali di allora.
No…, non era quello, era al nostra condizione di “figli di papà” che passavano la vita con l’unico scopo di divertirsi, consapevoli comunque di prendere una laurea e un posto di lavoro già sicuro.

Sempre con quell’atteggiamento serio, la voce ferma e sicura, mai un pizzico di trucco, indossava abiti eleganti ma talmente castigati da sembrare una suora laica che nessuno riusciva a capire se avesse dei seni piccoli o grossi o come fosse il sedere.
Hai ragione.., una donna di quarantatrè anni di statura media con un fisico normale, capelli neri lunghi fino alle spalle alla quale nessuno di noi era in grado di dare un giudizio sulla sua bellezza.
Ricordate i terribili test di preparazione che ci dava?, “come si possono enucleare le differenze fondamentali tra la dottrina etica Aristotelica e quella Kantiana?”.
Mi ricordo quella volta che Paolini alzandosi dal suo posto le fece quella domanda che suscitò una risata generale: Prof., come può il pensiero filosofico interpretare il fatto che mi piacciono tutte le donne?. Lei seriamente rispose: di sicuro non puoi avere tutte le donne del mondo, ma, di sicuro puoi tentare, suscitando un’altra risata.

Posso dire che tutto ebbe inizio quel giorno ce ti fermò nell’atrio.
No no, mi chiamò nel cortile dell’ateneo mentre stavo parlando con la Finzi.. te la ricordi?.
Parlavi o le facevi la corte?.
Ci provavo ma quella non la mollava a nessuno, probabilmente è ancora vergine oggi, comunque mi chiamò per farmi una bella ramanzina. Mi disse che ero molto indietro con il programma di studio e che dovevo assolutamente frequentare delle lezioni extra per recuperare. Se volevo, era disponibile il pomeriggio tre giorni la settimana dietro un certo compenso. Ho accettato e ho cominciato ad andare a casa sua. Le lezioni erano uguali alle altre, pallose, che non vedevo l’ora di andarmene da lì, lei era seria e parlava solo di Filosofia, lavorava insomma.
Hai visto suo marito?.
No, mai visto, quando andavo lì era sempre sola.
Tutta la storia comunque, ebbe inizio il giorno dell’incidente. Stavo venendo a casa tua, quando ho visto della gente asserragliata, poi ho visto quell’auto sfasciata finita sotto al camion e il mio primo pensiero è stato: mi sa che quello non c’è l’ha fatta. Incuriosito ho fermato la macchina e mi sono avvicinato. Quando l’ho vista lì, seduta per terra tutta avvinghiata con le mani appoggiate sulla tempia e la testa abbassata non l’ho riconosciuta. Diversi poliziotti le giravano intorno facendole delle domande. La mia sorpresa non fu tanto l’incidente ma, vederla seduta così sul marciapiedi. Prof.., ma che è successo? che ha combinato?, le dico avvicinandomi. Lei alza la testa per guardarmi ma non risponde ne dice nulla, si notava chiaramente che era confusa e spaventata. Un poliziotto s’avvicina per allontanarmi. La conosce?, mi chiede. Si, rispondo. Sembra che non si sia fatta nulla dice, guardi un po’ che incidente che ha causato..!!!, e non vuole neanche che si chiami l’ambulanza, comunque è in evidente stato di shock.

Mentre lui allontana le persone io mi avvicino di nuovo e dico: mi scusi prof. Sta bene?, se vuole la posso aiutare. Lei alza la testa e mi fissa per un po’ senza dire nulla, poi dice: portami a casa. L’aiuto ad alzarsi e, tenendola sotto braccio, la faccio salire in auto. L’unica cosa che riesco a dire durante il tragitto è: tutto bene?, sicura di non voler andare al pronto soccorso?, ma lei fa un cenno con la testa. Ho dovuto aprire io le porte di casa perché le tremavano le mani che non riusciva neanche ad infilare le chiavi.

Entriamo e l’aiuto a sedersi sul divano: vado a prenderle un bicchier d’acqua, dico andando verso la cucina, poi sento come un tonfo.
La trovo sdraiata a terra svenuta. Nel scivolare giù dal divano il vestito s’è accartocciato lasciandole completamente scoperte le gambe fino in cima. Forse era la posizione in cui si trovò, ma quelle erano le più belle gambe che avessi mai visto e, per un lungo istante, rimasi lì fermo ad ammirarle senza pensare ad altro. Dopo una breve riflessione su cosa fare, le butto sulla faccia l’acqua che avevo nel bicchiere.
Che è successo?, mi chiede mentre l’aiuto ad alzarsi. E’ svenuta ed è scivolata sul pavimento, rispondo. Che giornata, dice, di quelle da ricordare. Da dimenticare vorrà dire, ma come ha fatto a non vedere quel camion?. Camion?, ah il camion, quello non l’avrei visto neanche se era grosso il doppio, dice con un espressione un po’ più serena, ero talmente incavolata; poi mi guarda e dice: oggi mi sono separata da mio marito e quel bas… e m’ha lasciata con un mutuo di unmilioneduecento da pagare tutti i mesi e, s’è portato via tutti i soldi.
Puoi immaginare?, con che umore sono uscita dallo studio dell’avvocato, non avrei visto neanche dieci camion, e adesso non ho più neanche la macchina, dovrò andare a lavorare in autobus, che casino dice portandosi le mani nei capelli.
Va meglio adesso?, le prendo un po’ d’acqua?. Si..si.. ora sto bene non ti preoccupare se devi andare vai pure. Le conviene chiamare qualcuno, almeno per oggi, ha figli?. No, non ho figli, comunque ora mi organizzerò tu vai pure. Passo lo stesso per la lezione di domani?. Non so, ti farò sapere.
Stavo uscendo dalla casa, avevo già la mano sulla maniglia della porta ma sono tornato indietro. Scusi Prof., le dico, se avesse bisogno d’aiuto, di qualcosa, lo farò molto volentieri. Grazie, mi risponde dandomi un leggero sorriso, sei gentile.

Non andai alla lezione, e due giorni dopo, sento suonare la porta di casa.
Ciao… Salve prof., dico stupito. Posso entrare?. Prego.
Dopo aver chiuso la porta si guarda intorno e dice: i tuoi compagni vivono in tre in una stanza e tu vivi qui?. E’ il privilegio di avere un padre industriale, rispondo un po’ imbarazzato. Dopo un attimo di silenzio dice: accidenti non so come cominciare, senti… ho bisogno un favore da te, sai che ho dei problemi e… devo assolutamente comprarmi un’automobile, ne ho trovata una usata ma… Quanto le serve?, le chiedo interrompendola. Almeno cinquemilioni, risponde. Prendo gli assegni e ne compilo uno mentre lei rimane in piedi immobile a un metro dalla porta d’ingresso, poi mi alzo dal divano e vado a porge glielo. Lo mette nella borsa e dice: grazie sei gentile, te li restituirò appena potrò. Non occorre non si preoccupi, l’ho fatto volentieri. Apre la porta per andarsene ma la richiude girandosi. Non posso andar via così, dice, vorrei fare anch’io qualcosa per te, cosa posso fare per te?, di cosa ha bisogno un ragazzo di vent’anni che ha già tutto?. Il mio pensiero è stato “vorrei vederti nuda”, ma non sarei mai riuscito a dirlo. Prova …prova…, questa voce incalzava forte dentro di me e dissi: vorrei ved…. È bellissima.
Grazie, risponde, ora ho capito. Un ragazzo della tua età può volere solo una cosa., sesso?, vorresti ved..er..mi… nuda?. Si, rispondo con voce decisa. Non sono un po’ vecchia per te?. E’ bellissima, le ripeto. Accendi un po’ di musica, dice mentre chiude la porta e appoggia la borsa sul pavimento.
Mi siedo sul divano mentre lei inizia a togliersi la giacca e la camicia, il mio primo pensiero non fu d’eccitazione ma: non ci credo non ci credo non può essere vero che sta succedendo questo. Fa cadere la gonna, toglie una maglietta intima e i collant rimanendo in mutande e reggiseno. Noto che ha un attimo di titubanza, nel frattempo allungo un braccio dietro il divano e con sorpresa la mia mano tocca il filo dell’otturatore della Polaroid.
Ricordi quando volevamo fare quello scherzo a Rodriguez?, volevamo fotografarlo con quelle sue mutande ridicole per poi attaccare le foto nella bacheca dell’ateneo.
Eccome se mi ricordo, peccato però che non ci siamo riusciti.
La Polaroid che avevamo nascosto era ancora lì.
Comunque, toglie il reggiseno e vedo due seni bellissimi e sodi, poi, sfila le mutande rimanendo nuda in piedi. Aveva una peluria molto folta, in pratica si vedeva solo quella, sono riuscito a scattare due foto senza che si accorgesse perché il rumore degli scatti fu attutito dalla musica. Rimase così per pochi secondi e disse: Sei soddisfatto da quello che vedi?. Si risposi, da morire è bellissima. Lo avevo duro come un sasso e penso che si sia accorta, però si rivestì velocemente e andò via di corsa, dandomi la sensazione che forse s’è pentita di averlo fatto.

Quella notte non riuscivo a dormire, continuavo a guardare quelle foto che erano venute benissimo.
E ti sei fatto una Sega!!!.
Una?, diciamo tre o quattro, ma non era per quello, pensavo alla vostra reazione quando le avreste viste. Si.., perché ero assolutamente deciso a mostrarle a tutti voi col pensiero di quanti punti di prestigio avrei guadagnato. Ma ci pensate?, la Prof. nuda, potevo dirvi di averla scopata in tutti i modi e voi ci avreste creduto.
Il mattino dopo quando la vidi entrare in aula quasi mi vergognavo a guardarla, avevo le foto in tasca pronto ad utilizzarle, lei tenne la lezione come il solito, però, ci fu un momento che alzò lo sguardo verso il mio posto. Ebbi un ripensamento, cominciai a capire che ,con tutti i problemi che aveva, rischiavo anche di compromettere il suo lavoro. Potevo distruggerle e sarebbe tutto finito, invece ho pensato di dargliele per dimostrarle che ero un uomo maturo e che poteva fidarsi, magari le avrebbe tenute per ricordo.
Vado a casa sua per la solita lezione. Ciao, mi dice quando apre la porta. Buongiorno Prof. Sei pronto per la lezione?, hai studiato e meditato i concetti di Spinoza?. Si.., ma prima di parlarne vorrei darle queste. Prende le foto e le guarda, poi guarda me e mi da un ceffone con tutta la sua forza. Uomini… siete tutti uguali, sempre pronti ad approfittarvi. Distrugge le foto a pezzettini e dice ad alta voce: vai via, vai via e non venire più, sbattendo la porta alle mie spalle.
Come potete immaginare ci sono rimasto malissimo e mi chiedevo continuamente dove avevo sbagliato.

Il giorno dopo mi suona il campanello di casa, apro e lei è lì sulla soglia. Entra, chiude e mi dice con voce rassegnata: Va bene.., va bene, hai vinto tu, quella è la porta della camera?. Si, rispondo. Lei entra e la chiude dietro di sé. Non capivo cosa stesse succedendo, ero completamente impallato. Esce dalla camera vestita solo con il reggiseno e gli slip, mi guarda e dice: pensa bene a quello che fai, sai che ho un sacco di problemi, non vorrai farmi perdere anche il lavoro adesso, comunque hai vinto, sono qui, disponibile per te, cosa devo fare?.
Non capisco, cerco di ragionare in fretta, poi, ho l’illuminazione. Pensava che la stessi ricattando, che comunque avessi i negativi di quelle foto, non sapeva, non era al corrente che la Polaroid non aveva negativi. Mi viene da ridere, penso di spiegarle l’equivoco ma il ricordo di quel ceffone mi blocca. Le vado vicino e le slaccio il reggiseno, poi le sfilo le mutandine la prendo per mano e l’accompagno a sedersi sul divano. Mi metto accanto a lei e comincio a baciarla ed amarla. Nel momento di penetrarla mi blocco e le dico: non ho nulla da mettermi e non vorrei metterti incinta, non ti preoccupare, mi risponde, diciamo che purtroppo sono già in menopausa. L’ho scopata per tre volte ed è stato bellissimo, si lasciava fare quello che volevo e la sentivo che emetteva dei gemiti appena sussurrati.
Posso venire due volte la settimana, mi dice prima di andarsene, faremo anche le lezioni e comunque me le pagherai, sai che ho bisogno dei soldi. Assolutamente si, le rispondo con voce autoritaria, cerca di essere puntuale.
Potete immaginarlo, ero euforico e gasato al massimo, quasi non ci credevo ma, mi scopavo la Prof..

Da quel giorno, ogni volta che veniva a casa, andava subito in camera e ne usciva in mutandine e reggiseno. Non capivo se lo faceva perché si vergognava o le piaceva che glieli togliessi io, comunque, a volte avevo l’impressione che , nonostante l’età, non era così esperta di sesso come pensavo, chissà che tipo di rapporto avesse con il marito mi chiedevo ma, non ne ha mai voluto parlarne anche se cercavo in qualche modo di farle dire qualcosa, però, è anche vero che a volte mi sentivo proprio quel ragazzino che ero rispetto a lei.
Menomale che non le hai detto nulla dei negativi, altrimenti saresti stato un bel pirla, avresti rovinato questa cosa come l’altra..
Quale altra?.
Come quale..!!!. Torniamo indietro un attimo all’incidente. Quel giorno stavi venendo a casa da me perché avevamo un appuntamento al Pub con la più bella “gnocca” dell’ateneo, se ricordi. Era la donna dei miei sogni e sono riuscito a strapparle quell’appuntamento solo perché sono capitato al momento giusto al posto giusto.
Si.., il posto giusto era il Pub che ci andavi tutti i giorni, e il momento era sempre il Pub che ci passavi tutto il pomeriggio.
Ok.., comunque ho approfittato del fatto che ha litigato con quello che frequentava, e mi sono fatto avanti. Esco volentieri con te, mi disse, però deve venire anche la mia amica altrimenti non se ne fa nulla.
Peccato che la sua amica assomigliava più ad una palla da bowling che a una donna.
Però, lui da vero amico s’è offerto di venire. T’ho cercato dappertutto senza successo e non rispondevi neanche al telefono, così, quando tornai al Pub la vidi allontanarsi sull’auto di due ragazzi di un altro corso.
Mi sembra d’averti ripagato bene quello sgarro.
Si certo, siamo andati tutti al Night e hai pagato tutto tu, però, già quella notte ci siamo accorti che avevi qualcosa che ci nascondevi, dai tuoi atteggiamenti verso le ragazze che sembravano darti fastidio.
Come hai fatto a scoprire la tresca?.
Sicuramente non stava più “nella pelle” dal dirmelo, io lo punzecchiavo, una birra in più e alla fine mi disse che aveva trovato una tipa da sballo che si scopava a casa, ma non mi disse chi era. Ero molto curioso e continuavo a fargli domande anche nei giorni successivi finché mi prende di petto e dice: vuoi scoparla anche tu?, vieni a casa mia domani pomeriggio e lo faremo insieme, lei è disponibile.
Ho accettato perché ero convinto che volesse farmi uno scherzo, così mi sono presentato.
Aspetta un momento, prima che vai avanti, devo dire una cosa: è vero, avevo un forte desiderio di dirvelo, anche perché siete amici fidati ed ero curioso di vedere la vostra reazione, però, dopo alcune settimane che veniva a casa, era molto forte in me l’idea e soprattutto l’eccitazione di scoprire fino a che punto fosse disposta ad arrivare. A volte avevo l’impressione che la storia dei negativi fosse tutta una farsa, che sapesse benissimo che non esistevano.
Pensate alla sua situazione, probabilmente era una donna sola con un gran bisogno di qualcuno e soprattutto di soldi e noi gliene davamo parecchi.
Poteva essere una forma di vendetta verso il marito.
Oppure poteva essere una Troia.
Non essere così volgare, qualsiasi verità fosse, era molto remissiva, dolce, e a volte malinconica. Anche se faceva la “dura” ti metteva sempre a tuo agio.
E te lo faceva tirare di brutto.
Si.., e soprattutto non si tirava indietro.
Quel pomeriggio, quando è arrivata, come il solito è andata a spogliarsi in camera, l’ho seguita, ho aspettato che rimanesse in slip e reggiseno poi, l’ho fatta sedere sul letto e ho detto: oggi faremo un gioco nuovo. Ho preso un foulard nero e l’ho stretto su gli occhi in modo che non vedesse nulla e le ho detto: rimani qui fino a quando verrò a prenderti.
Con voce spaventata e timorosa mi dice: mi raccomando, non fare brutti scherzi. Stai tranquilla, rispondo cercando di tenere un tono rassicurante.

Quando ha aperto la porta di casa, ho visto che aveva abbassato le tapparelle, aveva acceso delle luci molto soffuse e intime e aveva messo della musica lenta. Sul tavolino del salotto c’era lo champagne pronto per essere stappato ed io mi convincevo sempre di più che stavo per subire uno dei soliti scherzi, così sono entrato spavaldamente e alzando la voce ho detto: permesso?, posso entrare?, è qui che si scopa di brutto?. M’ha risposto con quella voce seria di quando è incazzato: smettila di fare il cretino e chiudi la porta. Ho abbassato la voce, mi sono seduto sul divano e gli ho chiesto: è qui?. Si, ma se fai così rischiamo di rovinare tutto. Allora non è uno scherzo..!!!. Ma quale scherzo, adesso vado a prenderla, mi raccomando, non fare lo stronzo.
E’ entrato nel salone tenendola per mano e, quando l’ho vista, sono rimasto incredulo, talmente esterrefatto che continuavo a pensare: non può essere lei, non ci credo, non ci credo non è possibile. Ero shoccato, assolutamente sconvolto, ma ci pensate?, la prof. in mutandine e reggiseno con gli occhi bendati.

Gliel’ho lasciata davanti e gli ho detto: prendile la mano, adesso falla ballare.
Le ha messo le mani su i fianchi ed ha iniziato a ballare tenendosi a trenta centimetri di distanza, talmente impacciato che sembrava un “pilone”, senza osare e dire nulla e dovevate vedere che faccia che aveva. Dopo un po’, mentre ballavano, sono andato dietro di lei e le ho slacciato il reggiseno poi le ho tolto gli slip. Lui mi guardava ed io gesticolando e mimando la voce gli dicevo: stringila .., stringila.
Ho iniziato a stringerla, poi, lei ha appoggiato la testa sulla spalla strusciandosi affettuosamente e, mi sono eccitato di brutto. Ho cominciato ad accarezzarla dappertutto, poi lui s’è avvicinato. Tenendola per mano l’abbiamo fatta sedere sul divano e ci siamo seduti al suo fianco, abbiamo slacciato i pantaloni e le abbiamo messo il cazzo in mano.
Si, e dopo quattro colpi di mano.., dieci secondi?, lui è schizzato.
Vorrei vedere te al mio posto, ero talmente eccitato.
A questo punto le abbiamo tolto il foulard dagli occhi, lei mi guarda e dice: ho capito che eri tu, t’ho riconosciuto dalla voce quando sei entrato.
Scusa se sono stato un po’ pirla le dico, ma ero convinto che era tutto uno scherzo.
Poi guarda me e dice: come mai?.
E’ un amico sicuro, le rispondo, non hai nulla da temere, per colpa mia ha perso la ragazza e mi sono sentito di alleviare un po’ il suo dolore, dico scherzosamente mentre stappo lo champagne. Facciamo una bella bevuta sostanziosa, poi la mettiamo carponi sul pavimento e,… uno davanti e uno dietro iniziamo a scoparla di brutto.
Siamo rimasti lì fino a sera e ricordo ogni particolare di quel pomeriggio come se fosse oggi.

Quella sera stessa, dopo che se n’è andata, ci siamo ritrovati tutti al Pub e, naturalmente, vi abbiamo raccontato tutto, ricordo ancora le vostre facce incredule.
E qui, iniziarono discussioni accese, anche noi volevamo essere coinvolti.
Questa cosa era troppo eccitante per restarne fuori, però capivamo che, una donna che va a letto con due uomini era una cosa che si vedeva solo nei giornalini porno, in quei tempi, figuriamoci con quattro, assolutamente impensabile.

Nelle settimane che seguirono, il rapporto con lei cominciava a diventare sempre più infuocato ed eccitante, forse perché in due ci sentivamo più forti ed osavamo tentare e provare cose nuove.
Come prima cosa le abbiamo chiesto di uscire dalla camera nuda e, fu una vera libidine vederla arrivare di fronte a noi, vestiti seduti sul divano, dicendo: va bene così?, cosa facciamo?.
E tu scherzosamente hai detto: vuoi tu essere amata dai qui presenti tuoi allievi finché sera non sopraggiunga?.
C’è l’ha fatto diventare duro da scoppiare rispondendoci: si lo voglio, con quel suo sorriso appena accennato.
Ricordo la prima volta che le ho schizzato in bocca, è corsa subito in bagno schifata a sputare tutto. La settimana dopo,però, le ho detto con tono autoritario: ora ti “vengo” in bocca, non fare come l’altra volta che non mi sei piaciuta per niente, voglio che mandi giù tutto e che farai sempre così. L’ha fatto senza dire nulla. Visto che non era così terribile?, le ho detto. Insomma!, m’ha risposto con un’espressione ancora un po’ schifata, ma poi s’è abituata.

Abbiamo anche tentato di farci dare una delle sue lezioni rimanendo nuda. No ragazzi, ci disse, lasciamo fuori la scuola e il lavoro da questo, sono cose serie e comunque non imparereste nulla.
E aveva ragione, perché dopo la nostra insistenza, abbiamo provato una volta con i risultati che potete immaginare, dopo due minuti non ricordavamo neanche una parola di quel che diceva.
E il primo rapporto anale che abbiamo avuto?, quello si che è stato un gran giorno.
Non quelli precedenti, che ci avevamo provato con scarsi, anzi scarsissimi risultati.
Lei non voleva, “forse”, perché diceva: no ragazzi, no vi prego non fatelo, però si teneva le natiche aperte mentre, in ginocchio con la testa appoggiata sul tappeto e il culo sollevato, noi iniziavamo ad infilarle le dita per tentare di allargare il buco.
Dopo aver sudato l’ottava camicia, anche se non l’avevamo addosso, abbiamo rinunciato con grande incazzatura e grande figura da imbranati.
Mai come la mia grande vergogna che, il giorno dopo, sono andato in farmacia a comprare la Vasellina dicendo che era per mia nonna, che aveva mal di schiena. Dovevate vedere la farmacista, “femmina”, come mi guardava.
Con quella, comunque, fu tutto un’altra storia, ricordo l’urletto anomalo che fece quando finalmente, ebbe tutto il cazzo infilato nel culo, che, ancora oggi, non so se era dolore o piacere.
E fu da quella sera che cominciai a pensare seriamente che la nostra Prof. fosse anche una gran Troia, con la conseguente di eccitarmi ancora di più.
Per fortuna che a voi non raccontavamo i particolari. Le cose comunque, si stavano sviluppando a vostro favore grazie soprattutto alla famosa “Festa dello studente”.
Tutti gli anni, il Pub organizza una festa per docenti e studenti. Oltre che mangiare ballare e divertirsi, ha lo scopo di far socializzare tra loro i maestri e gli allievi tentando di unire la sapienza all’ignoranza.

Quel giorno, era molto grigio e piovoso e, noi eravamo tutti seduti al nostro solito tavolo quando lei è entrata nel locale, e credo che ci abbia subito individuato, però s’è diretta verso un gruppetto di altri docenti con i quali s’è intrattenuta a parlare.
Era vestita come il solito, molto sobria con la sua solita serietà nonostante il chiasso allegro che c’era. Poi s’è diretta verso altri studenti del nostro corso e, dopo quasi mezz’ora dal suo ingresso è arrivata al nostro tavolo. Ah..!! voi siete qui, che ci fate soli mentre gli altri ballano e si divertono, dove sono le vostre ragazze?.
La stavamo aspettando, le rispondo, perché non si siede qui con noi, abbiamo alcune cose da chiederle.
Ordiniamo da bere e qualche stuzzichino ed iniziamo a parlare di problemi della scuola di politica di fatti di cronaca e d’altro. Eravamo tesi e un po’ eccitati, facevamo battute comiche anche ridicole per farle capire l’affiatamento del gruppo. Abbiamo tentato di farla ballare ma si rifiuta dicendo che non fa per lei e cadde anche la speranza di poter affrontare discorsi un po’ più piccanti perché c’erano troppe persone vicine o che venivano al tavolo a farle delle domande.
Ora devo andare ragazzi, grazie per la bella conversazione; qualcuno di voi ha un ombrello e mi può accompagnare alla mia auto?, visto che fuori piove a dirotto. Vengo io, le rispondo alzandomi dalla sedia.
Prendo il primo ombrello che trovo sperando che il proprietario non mi stia vedendo ed usciamo. La strada è deserta ed iniziamo a camminare tenendoci stretti. E’ il tuo gruppo?, mi chiede, sembrate affiatati. Si.., siamo solo in quattro ma molto amici e molto.. molto affiatati. Lei si ferma.., mi guarda e dice: sanno tutto?. Si… Hai intenzione di farmi scopare da tutta la scuola?, mi chiede dopo un attimo di silenzio e senza aspettare una risposta continua: che intenzione hai con quei negativi vuoi rovinarmi la vita?. No.., le rispondo con voce decisa, anche se sono un ragazzino capisco i tuoi problemi e non farei mai nulla per nuocerti anzi, sono in grado di aiutarti e molto.
Ascoltami le dico, la settimana prossima faremo una festa di compleanno a casa mia e saremo solo noi quattro e, se te la sentirai di venire, ti pagheremo per quattro lezioni e faremo così tutte le volte. Mi fai sentire come una puttana, mi dice con una voce malinconica. Sei sicuramente una brava insegnante, le dico, ma sei anche molto brava a letto e comincio a pensare che sei più una donna da letto che una filosofa, comunque, se verrai, non faremo nulla di forzato e ti pagheremo anche se non faremo niente. Sarai la nostra Regina, le dico mentre sale in auto. Non lo so, mi rispose partendo, non lo so..

Quel giorno, a casa tua, eravamo tutti agitati, emozionati ed eccitati, però, il campanello della porta non suonava. Il tempo passava e la nostra ansia si trasformava sempre più in rassegnazione ed iniziarono le discussioni, ognuno di noi aveva la sua teoria e la sua strategia su come fare. Verrà, non verrà, te lo dicevo che era troppo presto, dovevamo provare uno alla volta, poi, quel suono ci fece azzittire tutti e la porta si aprì. Ciao ragazzi, dice con quel suo modo tranquillo e serio, scusate il ritardo ma ho dovuto andare ad un colloquio con il vostro magnifico Rettore, chi è il festeggiato?. Alzo la mano e lei viene da me e mi da un bacio sulla guancia dicendomi: tanti auguri, magari avessi anch’io la tua età. Ci sediamo sul divano ed iniziamo a chiacchierare scherzosamente mentre stappiamo le bottiglie e a tagliamo la torta. Dopo mezz’ora siamo ancora lì così, nessuno di noi osa far nulla, nessuno riesce a capire le sue intenzioni anche perché non è andata a spogliarsi in camera come faceva di solito e, tutti avevamo il terrore di rovinare quello che era anche un sogno.
Io, però, ho avuto l’impressione che avesse bevuto un bicchiere in più, le ho chiesto se voleva ballare un po’ e lei rispose: no non ho voglia di ballare. Allora le ho preso la mano dicendole: vieni di là con me un attimo che devo farti vedere una cosa “indicando la camera”. M’ha seguito senza dire nulla, siamo entrati ed ho lasciato la porta socchiusa. Appena ha visto il letto ci s’è buttata sopra, poi s’è girata dicendomi con una voce di chi è leggermente brillo: cosa dovevi farmi vedere?. Questo.., le dico abbassando i pantaloni. Vieni più vicino che non vedo bene, mi risponde, e, appena arrivo alla sua portata, con la mano mi prende il cazzo già duro e se lo mette in bocca tirandolo di prepotenza.
Cosa ne dici se facciamo lo stesso gioco dell’altra volta?, le chiedo, mentre tento di spogliarla e lei continua a succhiare con foga. Faccio quello che vuoi, mi risponde.

Nel frattempo, io mi sono avvicinato alla porta ed ho visto cosa stava accadendo, ho avvisato voi di aspettare un attimo che vi avrei fatto un segnale, poi sono entrato mentre lui la bendava, mi sono spogliato ed ho cominciato a leccarla sul sesso. Ah.., ci sei anche tu, disse staccando la bocca dal suo cazzo per un momento, menomale.
Quando abbiamo capito che si era lasciata andare completamente vi ho fatto un gesto con la mano per farvi entrare.
Ci siamo spogliati in un attimo, poi l’abbiamo spostata sul pavimento perché il letto era troppo piccolo per cinque e, mentre voi la scopavate lui in bocca e tu nella figa da dietro, le abbiamo messo il cazzo nelle mani e, lei ha iniziato subito a muoverle aumentando i suoi gemiti.
Che notte ragazzi, ma ci pensate?, ma quante ne abbiamo fatte?, e quanta sborra ha bevuto!.
Si.., però l’abbiamo fatta godere molto anche lei.
E quello fu solo l’inizio di un grande periodo, cinque mesi per l’esattezza.
Non è mica che ci siamo anche un po’ innamorati?.
Non vorrai dire che non ti sei mai sposato per questo?.
No, non credo, ma non sono mai riuscito a trovarne una giusta forse perché questa esperienza m’ha molto influenzato.
A me piaceva molto quel suo modo di fare, entrava in casa dicendo: ciao ragazzi, poi andava in camera, chiudeva la porta e ne usciva tutta nuda. Si avvicinava e diceva: eccomi a voi, cosa facciamo oggi?.
Ricordo come fosse ora, quel giorno che la solleviamo di peso, l’adagiamo sul tavolo del soggiorno e, mentre noi la tenevamo ferma, l’hai rasata completamente dal collo in giù usando quella crema depilatoria che avevi comprato, tutti d’accordo sul fatto che eravamo stanchi di leccare tutti quei peli che finivano in bocca molto fastidiosi.
Quando è uscita dal bagno, vederla così tutta depilata fu così eccitante che, tu sei “venuto” subito senza neanche toccarlo.
E tu?, sei “venuto” perché per sbaglio hai urtato il cazzo contro lo schienale della sedia.
Si.. si., e lui è “venuto” appena s’è abbassato e ha sentito l’odore, mentre io sono scappato a gambe levate per non fare una figuraccia come voi, comunque, a parte gli scherzi, è vero, fu molto eccitante se pensate che a quei tempi una donna così, facevi fatica a vederla anche nei giornalini porno.
Oggi invece, è una moda che ai ragazzi non fa neanche più effetto.
Però, dite la verità, è stato eccitante anche quando, la settimana dopo, di mia iniziativa sono arrivato con quel pacco regalo pieno di calze e reggicalze. Aspetta, le ho detto prima di entrare in camera, ho un regalo da darti, prima però devi fare una cosa. Togliti le calze e gli slip. Lei lo fa e me li da in mano. Brava le dico strappandoli, questi non ti serviranno più, ora puoi aprire il regalo.
Ma quante ne hai comprate?, mi chiede. Non ti preoccupare, le rispondo, indossane uno che siamo curiosi di vederti.
Quando uscì dalla camera indossandole, voi volevate scoparla subito ma io le dissi: la tua figa pelata è troppo bella per essere coperta., vogliamo che da oggi non indossi più le mutande, mai più ne qui ne da nessun’altra parte compreso l’ateneo.
Ma siete matti?, risponde, dovrei andare in giro sempre senza mutande?.
Con quei vestiti che metti non corri alcun pericolo, le dissi io, dandoti man forte tutto eccitato, giura che non le metterai più e che indosserai sempre queste calze, che ti regaleremo ogni volta che vorrai.
Dopo un attimo di silenzio disse: vedremo.
Questa risposta suscitò in noi la grande curiosità di scoprire se lo facesse o meno, così da organizzare un’azione tipo commando nell’ateneo per accertarcene.
Ed io, lo sfigato, come al solito ho dovuto fare il palo perdendomi lo spettacolo.
Che ci vuoi fare abbiamo sorteggiato e hai perso, comunque quella mattina abbiamo aspettato che arrivasse. Con tutta quella gente che andava e veniva l’abbiamo attirata nella sala riunioni che in quel momento era deserta e, dopo aver chiuso la porta lei disse tutta spaventata: ma che volete fare, siete impazziti?.
Non ti preoccupare,le rispondo, vogliamo solo accertare una cosa, facciamo in un attimo. Mi abbasso e con calma le sollevo la gonna..
Quando vediamo che indossa le calze che le abbiamo regalato e che è senza slip restiamo estasiati e immobili, lei s’abbassa la gonna e dice: contenti adesso?, alla fine la vincete sempre voi, adesso però lasciatemi andare che sono in ritardo, e rischiamo anche di farci scoprire.
Quel giorno lì, quando l’ho vista entrare in aula per la lezione con quel suo solito modo di fare serio e professionale, m’è diventato così duro che dopo mezz’ora ho dovuto uscire e andare in bagno a farmi una sega per farlo afflosciare.

E’ stato bello anche quella volta che ci ha dato la lezione di sesso, ricordate?.
E’ vero!, volevamo “vedere” per bene come fosse l’orgasmo di una donna, così lei salì sul tavolo, aprì bene le gambe e cominciò a masturbarsi e, noi quattro seduti di fronte in silenzio raccolto a guardare. Emetteva quei suoi gemiti appena sussurrati che, però, in quel silenzio si sentivano benissimo e quando arrivò l’orgasmo ci disse con la sua voce sottile e piena di lussuria: guardate, guardate, mentre con le dita s’allargava la figa per mostrasi al meglio.
Cosa successe dopo credo che lo rammentate,
Cazzo se lo ricordo!, e chi lo dimentica più.
Parliamo, adesso, della più brutta figura della nostra vita!.
Ma dai!, fu anche divertente.
Decidiamo di farle una sorpresa e, tutti nudi ci schieriamo in fila, uno a fianco dell’altro di fronte alla porta d’ingresso in modo che, quando apre la porta, ci mettiamo sull’attenti e presentiamo “l’alza bandiera”, solo che, suona il campanello, si apre la porta ed era il vicino di casa che appena ci vede così la richiude dicendo: scusate scusate.
Sicuramente ci ha disegnato come quattro froci incalliti.
Cinque minuti dopo, suona di nuovo il campanello e noi ci riposizioniamo di nuovo come prima, e lui, nel momento che si apre la porta dice: speriamo che adesso non sia la portinaia che ha settant’anni, scatenando una gran risata collettiva che rovina la fila e la sorpresa.
Però, quando raccontiamo l’accaduto, anche lei s’è fatta una risata e, con la mano c’ha dato una pacca sulle balle dicendo: siete proprio dei bambinoni.
Che bei tempi ragazzi, peccato che, dopo abbiamo rovinato tutto.
Non è detto, non lo sapremo mai, se la colpa è stata nostra.
Io credo di sì, siamo stati anche un po’ bastardi, l’abbiamo umiliata e l’abbiamo persa.
Purtroppo arrivarono le vacanze estive ed ognuno di noi torna a casa. L’ultimo incontro che abbiamo avuto, il giorno prima di partire, ci siamo scatenati. Dopo averla scopata dappertutto, le abbiamo coperto la faccia di sperma, non contenti gliela abbiamo fatta bere nel bicchierino della grappa come brindisi per le vacanze e, alla fine, con tutto lo sperma che le colava sul viso, le abbiamo dato i soldi in quel modo che sicuramente l’ha fatta sentire una gran puttana.
Così, con grande amarezza, quando ci ritrovammo, di lei non ci fu più nessuna traccia.
Al suo posto arrivò un professore, e nessuno di noi ne seppe più nulla ne la rivide più.
Oggi avrebbe quasi settant’anni, però, se sapessi dove sia, andrei volentieri a trovarla.
Ah.., io no.., io preferisco ricordarmela come era e..
Scusate….. scusate…
Si?.
Posso sedermi un attimo qui con voi?.
Si.. ma.., ci conosciamo?.
No.., ma.., voi mi sembrate simpatici e.., vorrei chiedervi una cosa.
E cosa può volere una bella biondina giovane da quattro vecchietti?, sei di qui?.
No., sono in vacanza.
Da sola?.
Ecco, è questo il punto, sono venuta qui con il mio ragazzo, ospite a casa sua, solo che.., m’ha fatta incazzare di brutto e l’ho mollato. Questi ragazzi sono tutti così!, hanno in mente solo i videogames e le partite di calcio, e io mi sono stufata, voi, invece!, insomma ho ancora due settimane di vacanza e non voglio tornare a casa. Se qualcuno di voi mi potesse ospitare, credo che!, si insomma voi siete affascinanti e uomini non dei ragazzini,
Ma!, quanti anni hai?.
Ventuno.
Senza dire nulla ci guardiamo in faccia e capiamo che il nostro sguardo d’intesa è lo stesso di molti anni fa.
Si.., io potrei ospitarti, le dico.
E’ magnifico, risponde, ho già qui tutte le mie cose, grazie, vi prometto che non ve ne pentirete e credo che ci divertiremo molto.
Allora possiamo andare..
E voi?, non venite?.
No, adesso no, ci vedremo domani.
Va bene, ciao.. a domani.
Mentre li guardiamo allontanarsi dico: certo che le donne si sono emancipate di brutto rispetto ai nostri tempi.
Emancipate?, io direi spudorate, avete visto che mini?.
Vabbe!, ma siamo al mare, una ragazzina così, se non lo fa qui.
Ragazzi ma ci pensate, quasi trent’anni fa, quattro ventenni si son fatti una quarantenne, e oggi, forse c’è la possibilità che quattro quarantenni si facciano una ventenne.
Come da copione, rispondo, come da copione, poi ci alziamo per andare a pagare alla cassa.
scritto il
2018-10-19
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