Il Gatto Cacciatore

di
genere
tradimenti

Il Gatto Cacciatore
All’improvviso me la trovo davanti.
Elisa, il capo dell’ufficio contabilità di quest’azienda; lavora qui da diversi anni ed in tutto questo tempo ci saremo parlati si e no una ventina di volte e nella maggior parte abbiamo litigato.
Separata da qualche anno e una figlia che sta crescendo; non che queste notizie me le abbia dette lei ma i miei collaboratori che ogni tanto cercano di allacciare un qualche tipo di rapporto amichevole specialmente quando vanno da lei a batter cassa “sono un libero professionista e responsabile commerciale di quest’azienda con trentasette agenti da gestire”.
Non certo una bellezza rara ma sarebbe anche piacevole se non avesse quel carattere ostico e a volte aggressivo che non ho mai capito se deriva da problemi famigliari o di lavoro “visto che litiga spesso con chiunque compreso il titolare” oppure è proprio così di suo.
Ho una cosa da dirti, mi dice.
Speriamo di non litigare, penso, e la guardo senza rispondere.
Oggi è il mio ultimo giorno di lavoro.., mi sono licenziata.
Hai trovato un altro posto?, le chiedo. Si, risponde.
Ci baciamo subito qui o preferisci che c’incontriamo stasera e festeggiamo?, ribadisco.
Cosa??, risponde con aria stupita fissandomi con uno sguardo incredulo.
Una come te, dico con voce ferma e decisa, ha bisogno di qualcuno che la doma e la rimette al suo posto di femmina altrimenti prima o poi ti ritroverai senza lavoro, se vuoi mi propongo, pensaci bene e stasera, quando te ne andrai, oltre alle tue cose portati via anche il mio numero di cellulare così potrai chiamarmi.
Mi fissa immobile per un attimo poi si gira e va via con passo veloce senza dire nulla con un atteggiamento decisamente scocciato, chissà che sperava le dicessi penso.

Passano i giorni, il solito menage, arriva il nuovo direttore amministrativo e per fortuna è un uomo e di sicuro andremo d’accordo, poi, quel pomeriggio che mi suona il telefono mentre sono in ufficio.
Pronto. Ciao. Buon pomeriggio a te, con chi parlo?. Ma come non mi riconosci?. Perdonami ma la tua voce telefonica proprio non la riconosco non è di quelle che mi chiamano spesso e non ho neanche il numero registrato. Sono Elisa. Hai pensato alla mia proposta e vuoi che c’incontriamo?, rispondo deciso. Se vuoi. Dammi il tuo indirizzo che passo a prenderti stasera per le otto, mi raccomando però. Cosa?. Non vestirti da impiegata che ti porto a cena.

Puntualmente è lì in piedi sul marciapiedi che aspetta all’indirizzo che m’ha dato; un vestito elegante e sobrio appena sopra il ginocchio. Le apro la portiera e: bel vestitino, dico mentre sale in auto e accenna ad un sorriso. Come mai questa decisione?, le chiedo mentre salgo in auto. M’ha incuriosito quello che m’hai detto, risponde, è arrivato il nuovo direttore?.
Durante il tragitto parliamo di lavoro e scopro senza stupore che ha già litigato con qualcuno. Cosa dicono di me in azienda?, mi chiede. Siamo tutti felici, rispondo, me compreso “ride”.

Durante la cena mi racconta qualcosa della sua vita “sfigata” ma ho l’impressione che sia un po’ tesa e cerco di farla rilassare e ridere “il vino aiuta”; della mia sa già che sono sposato “da parecchio” e che ho quattro figli. Ad un certo punto mi guarda fisso e dice: tu pensi che io non sia femmina ma sappi che sono uscita senza indossare l’intimo. Hai le calze singole?, chiedo. Si. risponde. Ok hai ottenuto qualche punto ma vedremo, rispondo pacatamente.

Usciamo dal ristorante e saliamo in auto: cosa facciamo adesso?, chiede. Fidati rispondo.
Parcheggio all’ingresso di uno dei parchi di questa città, la prendo per mano ed entriamo; è buio e solo il viale principale ha un’illuminazione ma lo conosco bene perché vengo spesso a fare le mie corsette per tenermi in forma. Non incontriamo nessuno e dirigiamo in una zona dove la luce filtra appena per vedere l’indispensabile. Mi siedo al centro di una di quelle panche di pietra lunghe circa due metri e dico: vieni, distenditi sopra di me e metti il culo sopra le ginocchia. Mi guarda stupita senza dire nulla. Sbrigati le dico, e lei s’avvicina e si stende sopra di me. Sposto la gonna e dico:
bel culo!, non avrei mai pensato che avevi un culo così bello. Grazie risponde, ma che vuoi fare?. Adesso devi contare a voce alta. Perché?. Questa è la prima lezione per farti tornare una vera femmina, e te la meriti tutta rispondo. Comincio a sculacciarla “non molto forte” e lei a contare i colpi, uno.., due.., tre.. Al ventesimo dice: basta ti prego comincia a farmi male. Ventotto.., tinove.., trenta. Ai gemiti di dolore che fa mentre conta noto anche qualcuno di piacere e il suo culo è diventato decisamente bordò. Trentanove, basta.., basta.., quaranta. Mi fermo e la faccio alzare in piedi, il colore della sua faccia è quasi uguale a quello del culo: mettiti lì in mezzo al vialetto di fronte a me, le dico, allarga le gambe.., adesso alza la gonna e fammi vedere quanto tempo ci metti ad avere l’orgasmo. Subito esegue guardando me ed emettendo dei piccoli gemiti; nel frattempo mi sono eccitato, slaccio i pantaloni ed estraggo il cazzo rimanendo seduto. Quando lo vede aumenta il volume dei gemiti e dice: che bello!!, com’e grosso!!, poi mi fissa e continua dicendo: ho sempre sognato di trovare un uomo come te e, poco dopo: vengo.., vengo.., guardami!!. Adesso corri qui, le dico. S’inginocchia di fronte a me e si mette il cazzo in bocca succhiando con avidità; quando capisce che sto per “venire” mi guarda fissa cercando di capire cosa deve fare. Chiudi la bocca, le dico, e le spruzzo tutto il mio sperma sulla faccia. Ora spalmalo bene dappertutto. Prontamente esegue e, alla fine, quando la faccia è tutta bagnata, le prendo la mano e dico: adesso possiamo andare a berci una birra.

Entriamo nel locale che è pieno di gente, ha ancora la faccia umida: ti fa ancora male il culo?, le chiedo prima di sedersi al tavolo. Un po’, risponde, ma mi sento tirare tutta la pelle della faccia, si capisce a guardarmi che sono piena di sperma?. Chi se ne intende ed ha la possibilità d’osservarti da vicino per un attimo, capisce, rispondo. Ne hai portate qui molte conciate come me?. Non molte, una quindicina. Cosa?. Ma dai che sto scherzando, ti senti a disagio?. Con te no. Ordiniamo da bere e, mentre lei si guarda intorno ad osservare tutta quella frenesia, noto che ha una espressione molto rilassata e serena: tieni le gambe aperte?, le chiedo. Devo farlo?, mi risponde. Dipende da quanto sei sessuata, dalla percentuale. Penso di esserlo abbastanza, ribadisce, ecco!., adesso sono aperte, se qualcuno si abbassa sotto il tavolo mi vede la figa, va bene?. Solo se la cosa ti eccita rispondo. Dopo una lunga pausa mi fissa e dice: molto.

Usciamo dal locale che la notte è molto avanti, la faccio salire in auto per riportarla a casa e, appena si siede, si solleva la gonna e allarga le gambe senza che le ho chiesto nulla, questa cosa mi eccita molto, mi sono sempre piaciute le donne che prendono iniziative per eccitare l’uomo, a mio parere non ve ne sono molte. Partiamo e mentre guido allungo la mano sulla figa mentre lei chiude gli occhi e appoggia la testa al sedile. Parcheggio l’auto dall’altra parte della strada di fronte al portone di casa, la faccio scendere e senza dire nulla le appoggio le mani sul cofano le prendo i fianchi e la tiro un po’ indietro con il busto, lei capisce cosa voglio fare e allarga le gambe, le sollevo la gonna, le infilo il cazzo nella figa di prepotenza e dico: non avrai pensato che ti lascio andare a casa senza scoparti. Speravo di no, risponde ansimando. Un paio d’auto passano dall’altra parte della strada e probabilmente ci vedono ma non si fermano e alla fine le spalmo tutto il mio sperma sul culo e lei dice: potevi anche venire dentro, prendo la pillola. Se non ti lavi fino a domani sera scommetto che sul lavoro non litighi con nessuno dico. Va bene, risponde vedremo se hai ragione, poi mi da un bacio e dice: era molto tempo che non passavo una serata così bella, grazie. Tua figlia?, le chiedo. Dorme dalla sua compagna di classe che abita il piano sopra di me, e prosegue, quando mi darai la seconda lezione?. Non so, rispondo, ti chiamerò io, però la prossima volta non solo non dovrai avere l’intimo come ora ma devi accorciare la gonna di almeno dieci centimetri e ti devi depilare per bene perché non sopporto i peli. Non farmi aspettare molto, dice mentre attraversa la strada ed io salgo in auto.

Il giorno dopo arrivo in ufficio che è quasi l’ora dell’aperitivo, devo organizzare un viaggio di due giorni in toscana per incontrare dei clienti importanti accompagnato dagli agenti di zona. Prima di fare le prenotazioni però, il pensiero della serata appena trascorsa mi fa venire un’idea “come si dice, l’appetito vien mangiando”. Con il telefono interno chiamo una delle sette impiegate che lavorano qui e le chiedo se può raggiungermi nel mio ufficio.
Marilena, ventitre anni “potrei essere suo padre”, l’ultima persona assunta “da poco” in quest’azienda. Si presenta bussando alla porta ed entrando con un’aria spaurita come se temesse di essere rimproverata per qualche motivo. I convenevoli, la faccio accomodare e dico: domani devo partire per la toscana per concludere dei contratti di lavoro importanti con dei nostri clienti ma ho bisogno di una persona che venga con me e mi faccia da segretaria, ho pensato a te perché sei l’ultima arrivata e questa cosa potrebbe arricchire la tua esperienza in quest’azienda e servirti per capire bene come funzionano le cose, naturalmente è tutto spesato ed in più avrai un supplemento onorario per la trasferta. Saremo impegnati per un paio di giorni e torneremo giovedì in giornata, se accetti di venire ti darò un tablet che ti servirà per prendere appunti e fare delle foto che ci serviranno, purtroppo però non hai molto tempo per decidere perché devo fare le prenotazioni nel pomeriggio, quindi pensaci su e dammi una risposta dopo la pausa pranzo.
Puntualmente si presenta e, dopo alcune domande di tipo organizzativo, mi comunica di accettare l’incarico.

Il giorno dopo la vedo arrivare vestita elegantemente con giacca e gonna nera lunga e un piccolo trolley.
Per tutto il viaggio parliamo solo di lavoro e le spiego cosa dovrà fare e come comportarsi con i clienti.
All’ora del pranzo siamo già arrivati sul posto e ci fermiamo in un ristorante tipico “che già conoscevo”. Mentre mangiamo mi confessa d’essere molto tesa per l’incontro che avremo; per farla rilassare le chiedo di darmi pure del “tu” se se la sente ed inizio a farle delle domande su di lei e la sua vita, così scopro che è fidanzata e che al suo ragazzo non ha detto di questa cosa perché molto geloso e probabilmente non avrebbe approvato.
C’incontriamo con l’agente di zona all’esterno dell’azienda all’ora stabilita ed entriamo per l’appuntamento che abbiamo.
Dopo circa due ore ne usciamo visualmente soddisfatti per la riuscita dell’incontro e la firma del contratto, salutiamo l’agente e ci dirigiamo all’albergo che ho prenotato per la notte. Durante il tragitto elogio e mi complimento con lei dandole una buona parte del merito.
Un albergo molto lussuoso con una bellissima vista panoramica che la fa rimanere affascinata; ci ritiriamo ognuno nella propria camera e ci diamo appuntamento nella sala da pranzo per la cena.

Si presenta al tavolo sexy e radiosa con un vestitino corto che già mi fa capire d’essere ad un buon punto. Per tutta la cena parliamo di questi luoghi bellissimi che conosco bene e, alla fine di questa, mi offro di accompagnarla a fare quattro passi per ammirare il paesaggio oppure di andare in qualche locale tipico. Andiamo in un locale, dice, magari dove si può anche ballare.

Torniamo in albergo che oramai le strade sono deserte, mi fermo davanti alla porta della mia camera e le dico: buonanotte, è stata una bella giornata; si risponde e s’incammina verso la porta della sua stanza, la apre poi si gira verso di me e vede che sono lì fermo che la guardo, per un attimo mi fissa poi dice: mi lasci dormire da sola? (bingo). Entra nella stanza, la seguo, la porta è aperta e lei s’è seduta sul letto, la chiudo e mi siedo al suo fianco, inizio a baciarla e… Ho fatto tutto io ma lei s’è lasciata andare completamente e credo che non abbia mai goduto così in tutta la sua vita, l’ho scopata due volte e alla fine, sdraiati sul letto mentre parliamo noto che mi fissa in un modo strano. Hai qualcosa da dirmi ma non osi?, le chiedo con un tono deciso. Si, risponde sorridendo, allarga le gambe solleva il culo e con il dito tocca il suo buchino e dice: mi piacerebbe provare qui, non l’ho mai fatto, non ho mai avuto il coraggio di chiederlo al mio ragazzo. Hai fatto bene, le rispondo, sicuramente ti avrebbe classificata come una troia e non so come sarebbe finita, devi aspettare che sia lui a chiederlo e prima di cedere devi farlo soffrire un po’ così penserà che lo fai per lui; cosa vuoi farci noi uomini a volte siamo stupidi. Questa cosa mi fa eccitare di nuovo, comincio a leccarla dappertutto fino ad un punto in cui è molto bagnata di suo, poi le spiego come fare; inizio con un dito poi due ed infine riesco a metterlo dentro senza farla soffrire ma con molto godimento per entrambi.

Il mattino dopo, mentre facciamo colazione, ci raggiunge Mauro l’agente con il quale abbiamo l’appuntamento di lavoro; con piacere noto che da subito si crea un ottimo feeling tra di loro.
Mauro è uno scapolo convinto “gli piacciono troppo le donne dice” collabora con noi da molti anni ed abbiamo sempre avuto una ottima intesa. Mentre siamo in auto per raggiungere il luogo dell’appuntamento di lavoro e parliamo per prepararci all’incontro, mi lancia degli sguardi che mi chiedono se me la sono “fatta” ai quali rispondo con una espressione affermativa.
All’uscita dall’incontro “naturalmente positivo” ci propone, prima di intraprendere il viaggio di ritorno, di pranzare nella sua casa in quanto lui si considera un ottimo cuoco. Marilena accetta con gioia schernendolo sulle sue capacità, così ci ritroviamo in un’accogliente dimora con giardino in cima ad una collina con una bellissima vista sul paesaggio circostante.
Dopo un ottimo pranzo e molte battute scherzose mi alzo dalla tavola con la tazzina del caffè in mano e mi dirigo verso il giardino per sgranchirmi le gambe.
Al mio rientro nel soggiorno scopro con compiacimento che si stanno baciando intensamente e lui la sta spogliando. Rimango lì fermo a guardarli, poi lei s’accorge di me e con un sorriso mi lancia uno sguardo che dice: cosa stai aspettando?. Mi spoglio e mi unisco a loro…..
L’abbiamo scopata per oltre mezz’ora, e che “numeri”!!, degni di un film pornografico, e lei che s’è data da fare come un’attrice professionista.

In auto, mentre viaggiamo per ritornare a casa, la nostra conversazione è molto diversa rispetto a quella dell’andata, Marilena mi fa un sacco di domande sulla mia vita privata e sui miei vecchi amori così mi scappa fuori la solita vecchia frase: quando avevo la tua età “ero proprio un leone con le donne”. Più che un leone mi sembri un gattone risponde ridendo; in quel momento mi suona il cellulare e attivo il vivavoce. Pronto?. Buongiorno direttore la disturbo?. Buongiorno a lei signora Carla nessun disturbo sono in auto sull’autostrada, mi dica pure. Siccome lunedì dovrei chiudere un contratto con un cliente ma con questi ho una controversia, vorrei chiederle se domani potrebbe raggiungermi per una consulenza perché non vorrei prendere delle decisioni sbagliate. Va bene, rispondo, passerò da lei in mattinata e cercheremo di trovare una soluzione. Grazie e buon viaggio.
Chiudo la chiamata e accendo la radio, Marilena ha riconosciuto la nostra agente, appoggia la testa al sedile e chiude gli occhi per rilassarsi, la guardo mi viene da sorridere e penso: a volte le cose non sono quello che sembrano.

Carla è una dei nostri agenti più anziani “in tutti i sensi”, tra noi due solo un paio d’anni di differenza, ma ancora una donna molto piacevole e sexy con un’esperienza di vita che avrebbe da insegnare sicuramente anche a me. Separata da molti anni senza figli, non posso dirlo ma posso pensarlo è la donna più perversa che abbia mai incontrato. Da sempre abbiamo un codice di comportamento che rispettiamo, se le do del “lei” quando rispondo al telefono significa che non posso parlare liberamente.
Arriviamo in azienda poco prima dell’orario di chiusura ci salutiamo e chiedo a Marilena se fosse ancora disponibile per eventuali trasferte, lei mi sorride e dice sottovoce: tu dimmelo poi vedremo.

Il mattino dopo parto per Verona e alle dieci sono già sotto la casa di Carla, un condominio signorile di quattro piani vicino al centro città. Mi faccio riconoscere al videocitofono e salgo all’ultimo. Mi apre la porta completamente nuda, “è tutta depilata come piace a me”, indossa solo le calze nere autoreggenti e una vestaglietta lunga nera che lascia aperta.
Ci diamo un bacio ed entro, mi sento un po’ a casa, anche se non vengo spesso “in media ogni due mesi” ma lo faccio da molti anni. Chiude la porta e si toglie la vestaglia così vedo che ha uno dei suoi cazzi di gomma infilato nel culo, la cosa non mi meraviglia lei mi conosce bene, se voglio posso incularla subito senza preamboli ma non ho fretta mi piace godermela con calma e vedere di cosa è capace per farmi eccitare “anche se lo sono di già”.
Parliamo.., di lavoro delle notizie del mondo delle nostre vite come una normale coppia mentre lei si districa tra i fornelli e mi chiede di mia moglie. Sai come la penso, le dico, “L’AMORE UCCIDE IL SESSO”, come ho fatto a scoprirlo?. Qualche anno fa eravamo in vacanza al mare e una notte rientriamo in albergo dopo una bella passeggiata, avevamo una camera con vista mare e una grande terrazza. Esco e mi distendo sul lettino a godermi il rumore delle onde e poco dopo me la vedo arrivare tutta nuda con chiare intenzioni, ed io??, invece di eccitarmi e saltarle addosso mi sono spaventato, m’è venuto il pensiero che qualcuno nelle terrazze vicine stava osservando quel che succedeva; l’ho invitata a rientrare in camera, l’ho seguita e l’abbiamo fatto sul letto. Questa è la prova inequivocabile di quello che ho detto: l’amore uccide il sesso.
Mi alzo dal divano la raggiungo mentre sta ai fornelli le metto le mani sul seno e dico: se eri tu sarebbe stata tutta un'altra cosa, le tolgo il fallo dal culo e le infilo il mio cazzo rimanendo in piedi mentre lei continua a mescolare la pasta.
Pranziamo e lei dice: sai è un periodo che mi vedo con una ragazza giovane appena maggiorenne, s’è innamorata pazzamente di me e fa di tutto per convincermi a prenderla qui in casa; l’altro giorno m’ha detto che è disposta a diventare addirittura la mia schiava se la prendo con me ma sono molto titubante perché l’idea di perdere la mia libertà mi fa paura, comunque, dice con un gran sorriso provocatorio, come me la lecca lei tu te lo sogni. Questa è una sfida, ribadisco, vieni qui che lo verifichiamo subito. Sposta le vettovaglie e sale sulla tavola posizionandosi di fronte a me a gambe spalancate….
Va bene siete pari dice alla fine ridendo.
Prendo il caffè, ci salutiamo, salgo in auto e parto per tornare a casa.
Arrivo a casa a pomeriggio inoltrato, mentre si apre il cancello vedo due dei miei figli che stanno tagliando l’erba del giardino, esco dal garage e vado a salutarli; entro in casa e mia figlia è seduta sul divano a guardare la televisione. Ciao pà, mi dice, ciao tesoro, rispondo, dov’è tua madre?, in cucina, risponde. Ciao amore dice quando mi vede entrare. Ciao rispondo dandole un bacio. Tutto bene?, mi chiede. Si, rispondo, un’altra normale settimana di lavoro è finita.
scritto il
2022-08-26
2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Anna & Marco
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.