Le Jenaise (atto 3-5)

di
genere
dominazione

Cap.11 Delusione
Rileggendo questa lettera fino a questo punto, m’accorgo di averti parlato solo di sesso e.. beh.., Si.., in un certo senso era quello che volevo ma vorrei farti capire che la mia vita non era solo quello, se quantifichiamo le ore passate a fare l'amore non sono poi così tante. Durante la settimana, quando Lorenzo non era in casa, le due masturbazioni che facevo si risolvevano al massimo in un’ora "con Ilenia due o tre", mentre nel week-end facevo l'amore due o tre volte. Avevo tutto il tempo per fare molte cose, e la mia vita era come quella di molte altre persone "o, quasi". L'unica cosa che ti accomuna al sesso è il fatto di non portare mai gli slip e di tenere sempre le gambe aperte ma, a questo ci si fa l'abitudine abbastanza velocemente fino a che ti sembra "normale". Così, in questi anni ho imparato anche a fare “un po’” il giardiniere a parlare il Francese "vivendo qui non è poi stato molto difficile", mi sono sempre tenuta al corrente delle cose che succedono nel mondo leggendo giornali e riviste, mi sono anche dilettata di Pittura "chissà, magari un giorno ti farò vedere le mie opere", vado a ballare al cinema e a teatro. Tutti i mesi mando a casa ai miei genitori una cifra di denaro frutto del mio lavoro "come sai ora sono una Jenaise patentata e posso avere tutti i soldi che voglio". Il vero problema potrebbe essere il... "fare l'amore a comando", è vero!!, se qualche "casalinga" o "libera" leggesse questa lettera probabilmente griderebbe allo scandalo, ma, io sono "da letto" e, ho sempre sognato un uomo che mi amasse da uomo autoritario che sappia comandare.

Fino alla fine d’ottobre, da quel famoso giorno d’Ibiza, facciamo l'amore sempre insieme tutti e quattro e fu un'esperienza molto piacevole "tre persone che si occupano di te sono molto meglio di una sola" poi, i primi di novembre Carlo e Ilenia lasciano la villa e partono per l'America dove lui dovrà frequentare un corso universitario per sei mesi. Da quel giorno la nostra vita divenne un po’ noiosa o forse perché Lorenzo aveva nostalgia di quando facevamo l'amore in quattro. Fatto sta che dopo qualche settimana mi dice che a Nizza c'è una casa dove si ritrovano le Jenaise con i loro amanti e dove si può fare tutto quello che si vuole. Una specie di bordello, gli dico. Ti ci voglio portare mi piacerebbe molto vederti fare l'amore con più uomini, mi risponde. Insomma dovrei fare un'orgia, gli chiedo, e lui tranquillamente mi risponde: più o meno. Non dico nulla ma sono sconcertata e... No!!, penso, questo non l'accetto, fare l'amore in quattro è stato bello, Carlo e Ilenia sono persone che conosco e di famiglia, ma fare un'orgia con gente che neanche conosci è un'altra cosa. Nei giorni seguenti piango, penso che Lorenzo non mi ami. Un uomo che ti amasse non ti getterebbe mai tra le braccia di altra gente, così decido di andarmene dalla villa. Scrivo una lettera a Lorenzo, gli spiego che non ho il coraggio di dirgli di no "fino ad ora non l'avevo mai fatto" che lo amo ma che non me la sento di fare le orge; metto qualche vestito in una valigia che carico sulla mia auto di nascosto e parto. Bianca mi vede uscire e stranamente mi dice: arrivederci signorina Angela, come se avesse capito "di solito mi chiedeva se sarei tornata per il pranzo".

Ti ricordi di Francesca e Donato, la coppia che ho conosciuto sulla nave, ho trovato il numero di telefono che mi lasciarono, li ho chiamati dicendogli che mi sarebbe piaciuto andare a trovarli e loro, contenti, si sono offerti di ospitarmi per qualche giorno.
Casatenovo, così si chiama il paese dove andai a vivere, un paesino non molto grande che, un po’, assomiglia al nostro. Francesca e Donato m’accolgono molto calorosamente, hanno un piccolo appartamentino di tre locali in un condominio poco distante dal centro del paese; sono una coppia felice e la loro è una vita normale che si può descrivere in due parole, "lavoro" e "casa", cercano di risparmiare su qualsiasi cosa per potersi comperare, un giorno, una casa tutta loro. Mi fanno conoscere il loro unico figlio "Matteo" che da poco più di due mesi frequenta l'asilo nido poi, mi chiedono di me; gli dico che Lorenzo ed io, dopo un litigio, ci siamo lasciati e che, siccome vivevo troppo vicino a lui ho deciso di andarmene per un po’ di tempo. Avrai avuto sicuramente le tue buone ragioni, mi dice Francesca, ma lasciare uno come Lorenzo... Che farai ora?. Non so, gli rispondo, probabilmente cercherò una casa e un lavoro. Dopo qualche giorno trovo un monolocale in affitto a circa tre chilometri dalla casa di Francesca e, nei giorni che seguono, ci divertiamo a girare per i vari negozi per acquistare l'arredamento "a volte lei rimane sbalordita nel vedere con quale facilità spendo i soldi e cerca di darmi dei consigli per risparmiare". Telefono a mia madre gli dico d’essermi licenziata dal lavoro perché, dopo un litigio, ho lasciato il mio ragazzo e di essermi trasferita al nord dove ne cercherò un altro. Hai fatto l'amore con lui?, mi chiede. Si, gli rispondo. Ecco, lo sapevo, ora non troverai più nessuno che ti vorrà, te l’avevo detto di aspettare. Prima di salutarci, per diversi minuti mi da consigli e suggerimenti probabilmente è dispiaciuta anche perché forse non potrò più mandagli il solito assegno. Dopo circa un mese trovo anche un lavoro come impiegata presso una grossa azienda che produce tessuti per arredamento in un paese qui vicino. E così iniziò la mia vita come persona "normale".

Cap.12 Realtà
Scorrevano i giorni e m’accorgevo sempre più di come fosse monotona la vita "normale". Cominciarono a ricrescere i peli e, piano piano, a coprire la "J". Sul lavoro, però, indossavo sempre i jeans perché, molte volte, mi capitava restando seduta alla mia scrivania di tenere le gambe aperte e notavo che i miei colleghi di lavoro mi guardavano. Nell'ufficio dove lavoravo eravamo sette persone, quattro uomini tutti sposati e tre donne "io ero la più giovane" di cui una "Elena quarant'anni" era ancora zitella. Il mio lavoro mi piaceva "ero addetta alla fatturazione" e i miei colleghi abbastanza cordiali, facevo otto o nove ore al giorno per milleduecento euro di stipendio al mese.
Francesca e Donato erano una vera coppia di "casalinghi", non parlavano mai di sesso e, secondo me, lo facevano molto raramente. Una sera mentre sono a cena da loro vedo il padre di Massimo in televisione "è un famoso chirurgo" che, intervistato sul tema dell'AIDS, da consigli alla gente di fare poco sesso. Menomale che c'è gente come lui, dice Donato altrimenti il sesso dilagherebbe. Credo proprio di si, gli rispondo. L'ultimo dell'anno, lo passo con loro e dei loro amici, andiamo a mangiare in un ristorante che ha una sala a parte dove si può ballare, qui conosco un amico di Donato "Romano" un bel ragazzo biondino che per tutta la sera non mi leva gli occhi di dosso, m’invita a ballare un ballo lento e mi dice: mi piaci molto e mi piacerebbe baciarti. Dalle mie parti, gli rispondo, gli uomini non chiedono ad una donna se possono baciarla lo fanno e basta. Lo fece e dopo mi guarda in un modo strano, forse credeva che fossi inesperta, io comunque non provai nulla e quel bacio fu l'unica cosa tra noi. Quando scocca la mezzanotte facciamo il brindisi con lo spumante ed io alzo il bicchiere pensando a Lorenzo, chissà dove sarà in questo momento cosa starà facendo se sta’ pensando a me o se ha già trovata una nuova Jenaise se è felice..... io..... non lo sono, mi viene da piangere e Francesca che mi stava osservando intuisce qualcosa e viene da me mi abbraccia e mi dice: buon anno, vedrai che sarà molto buono. Anche a te, gli rispondo.

Passano i mesi senza che succede nulla "credo che in una vita normale passino gli anni senza che succeda nulla", la mia vita sessuale praticamente non esiste più però, mi masturbo molto pensando con nostalgia a tutte le cose che ho fatto e a tutti gli orgasmi che ho avuto gli scorsi anni con Lorenzo e guardando la mia foto sull'attestato di Jenaise "ormai i peli sono ricresciuti normalmente la "J" non si vede più e, ti dico la verità, mi danno anche un po’ fastidio", mi eccita molto pensare al giorno della mia Iniziazione, alla prima volta che ho fatto l'amore con Ilenia a come ci guardavano gli uomini quella sera ad Ibiza, mi piacerebbe avere uno "o più" di quei "oggetti" in lattice da usare ma non saprei come fare a procurarmeli così mi accontento di qualche cosa che trovo in casa. Giunse il mese d’agosto, Francesca ha deciso che passerà le vacanze a casa "sempre per risparmiare" ed io ho deciso di fare come lei. Sfrutto l'occasione per avvisare i miei genitori che, così, dopo qualche giorno giungono a Casatenovo per stare un po’ con me. Gli faccio conoscere Francesca e Donato "ne hanno un'ottima impressione", gli faccio vedere dove lavoro, gli chiedo anche di te e scopro "con sorpresa" che ti sei sposata.
Due giorni dopo, di sera, Donato ci porta tutti a cena in una pizzeria di Milano e, quando usciamo, era ormai quasi la mezzanotte. I miei genitori non solo, non avevano mai visto questa città, ma non avevano mai visto le prostitute su la strada "ce n'erano molte". Non ti dico i commenti in auto mentre torniamo a casa poi, di colpo, probabilmente impallidisco. Hai visto qualcuno che conosci?, mi chiede Francesca che s’accorge del mio improvviso cambiamento di colore. No, gli rispondo, chi vuoi che conosca a Milano che non ci sono mai venuta!. Eppure era lei, penso, Simona "la Jenaise di Giorgio" ne sono sicura, indossava una minigonna vertiginosa e praticamente aveva il seno scoperto ed era lì sul marciapiedi a "battere" come una prostituta... non è possibile.

Tre giorni dopo i miei genitori partirono "rimasero con me una settimana" e la sera stessa presi l'auto e andai a Milano. Girai per più di due ore per ritrovare la strada ma alla fine ci riuscii, parcheggio l'auto e a piedi inizio a camminare per quella via poi, all'improvviso la vedo. Indossa lo stesso abito di quel giorno, io m’avvicino e le dico: ciao Simona. Lei mi guarda e non dice nulla. Non mi riconosci? Si, mi risponde, cosa vuoi. Cosa ci fai qui, non dovresti essere con Giorgio?. Lei mi guarda poi scoppia a piangere e dice: quello stronzo mi ha ripudiata, io non m’aspettavo quella reazione e per un attimo non so cosa fare poi cerco di consolarla e l'invito a bere qualcosa e a parlarne. Si asciuga le lacrime e c’incamminiamo verso un bar, strada facendo alcune auto si fermano e gli uomini che le occupano ci chiedono quanti soldi vogliamo, se facciamo l'amore orale "in modo volgare", se lo facciamo senza il preservativo, se facciamo lo sconto comitiva ed altro, è quello che normalmente un uomo chiede ad una prostituta?, chiedo a lei che nel frattempo li manda tutti a quel paese, mi guarda, sorride e mi dice: anche peggio.
Entriamo in un bar e si sente subito un silenzio generale, tutti che si girano a guardarci "lei perché io ero vestita castigata", ci portano da bere poi lei mi racconta la sua storia.

Vengo da un paesino di montagna che si chiama Stenico nella provincia di Trento dove in pratica non c'è nulla, lì vicino, però, a qualche chilometro c’è un piccolo centro termale e, c'è l'unica discoteca della zona che ogni tanto frequentavo. Lì ho conosciuto Giorgio e me ne innamorai subito. Siccome soffre di Psoriasi era lì per fare una cura e c’incontrammo proprio in discoteca. Fu molto sincero con me, mi disse che era già sposato ma che se li avessi fatto una dichiarazione scritta che avrei accettato i suoi voleri sessuali mi avrebbe fatto fare una vita da Signora. Io vivevo in una cascina di contadini con i miei genitori "sono figlia unica" e fino allora la mia vita era pulire lo sterco delle mucche così non ci pensai due volte gli feci la dichiarazione e andai via con lui. Quella sera stessa?, le chiedo. Si, mi risponde. Dissi ad un’amica che era con me di dire ai miei genitori che ero "stufa" di mungere le mucche e che me ne andavo per sempre. I primi anni furono molto belli, Giorgio mi trattava veramente come una signora ed io ero felice. E poi ?, cosa è successo, perché ti ha ripudiata?. Un giorno mi portò in un locale a Nizza dove ne facevano di tutti i colori e, iniziarono a farne di tutti i colori anche a me, orge con uomini e donne anche vecchi, me la facevano addosso. Cosa?, le chiedo La "pipi", mi risponde, me la facevano addosso, me la facevano bere, mi facevano anche i clisteri con quella.
Giorgio però, da quella sera non faceva più l'amore con me, godeva solo a vedermi così. L'ultima volta che andai lì, che poi fu l'ultima volta che vidi Giorgio, presero due grossi cani da caccia e me ne misero uno “dietro” e uno “davanti” e praticamente feci l'amore con due cani. A questo punto non gliel’ho fatta più e mi sono ribellata, ho insultato tutti e me ne sono andata assicurandogli che li avrei denunciati e che avrei raccontato tutto di loro e di quel locale, e lui mi ha ripudiata. Cavolo...., per un attimo resto senza parole. Gli hai denunciati?, le chiedo. No, mi risponde. Perché?. Perché, ho pensato, se in mille anni nessuno non ha mai scoperto nulla un motivo ci deve pur essere e non credo che una denuncia fatta da me servirebbe. Perché ti sei messa a fare la prostituta?. Non volevo tornare a casa, così sono venuta qui, per un po’ di tempo ho cercato un lavoro poi ho finito i soldi così mi sono messa a fare l'unica cosa che so ed eccomi qui. Ma... ma.... e i soldi dell'iniziazione? che fine hanno fatto?. Ogni tanto, la sera venivano degli amici di Giorgio e si mettevano a parlare di soldi e di "Borsa" e a me sembrava di capire che con le "Azioni" si guadagnasse molto bene, così invece di lasciarli in banca, li ho dati ad un operatore di borsa per "investirli" nelle azioni e, per dirla breve, dopo poco tempo non sò se me li ha rubati ho cosa, ma non ne avevo più.
A questo punto mi chiede di me e io le racconto la mia storia "a lei dico la verità". T’ha ripudiata?, mi chiede. Non lo so, ma cercherò di scoprirlo. Usciamo dal locale e l'accompagno con la mia auto alla "pensione" dove viveva "aveva una camera che le costava cento euro al giorno più qualche servizzietto che ogni tanto doveva fare al proprietario che la minacciava di buttarla fuori", poi mi faccio promettere che nei prossimi giorni non andrà a battere io, invece le prometto che l'aiuterò "era disperata e non aveva né amici né nessuno". Mentre torno a casa "era ormai notte fonda" non "vedevo" neanche la strada, continuavo a pensare..., devo fare qualcosa..., Devo fare qualcosa.

Cap.13 Aiuto
Il mattino dopo, vado a comprare un letto lenzuola e coperte poi prendo un vestito e torno a Milano. La trovo sdraiata sul letto sporca "chissà da quanti giorni non si fa un bagno decente" come la sua camera, le faccio indossare il vestito e la porto via. Sai!, mi dice in auto, non ce la facevo più, fortuna che sei arrivata. Appena arrivati a casa si butta nel bagno e, praticamente non ne esce più fino a sera poi, per due o tre giorni sta male e continua a vomitare ma il suo viso è sereno. Quando si riprende andiamo in un centro estetico dove si fa cambiare il colore dei capelli da biondo a castano, ad acquistare vestiti ed altro "era bellissima, ancora di più della prima volta che la vidi". Ora dovevo farla conoscere a Francesca e suo marito così le spiego chi sono e le dico: attenta a come parli, loro non sanno nulla di noi. Prima di presentargliela, però, dovevo dagli un'identità così, ancora una volta mi sei venuta in mente tu. Si, da quel giorno Simona divenne Lucia, le raccontai tutto di te e di S.Damiano in modo che non fosse impreparata se le avessero fatto qualche domanda così, quando la presentai a Francesca le dissi: questa è Lucia la mia migliore amica di cui ti avevo già parlato "però, non sapeva che ti eri sposata" starà da me per un po’. Il problema più importante, però, restava quello dei soldi; così prendo il libretto dei nomi e scopro che a Milano c'è un avvocato anzi un'avvocata che conosce le Jenaise si chiama Alessandra De Benardis; telefono per prendere un appuntamento ma lo studio è chiuso per le ferie fino a settembre.

Con Simona passo le ultime due settimane di ferie girovagando in questa zona "è molto bella ci sono laghi città e monti che vale la pena di vedere", ogni volta che usciamo troviamo un sacco di ragazzi che ci fanno la "corte" nessuno, però, che abbia qualcosa di speciale. Ogni giorno che passa lei sembra ringiovanire ed io sono felice di vederla così.
Il primo di settembre per la seconda volta telefono allo studio De Benardis. Vorrei parlare con l'avvocato, dico alla centralinista. In questo momento è molto occupata, mi risponde, se vuole dire a me. Vorrei prendere un appuntamento. A che scopo?, mi chiede. Io non so cosa dire, poi mi viene in mente il tatuaggio e le dico: dica all'avvocato che si tratta di una Jey vedrà che lei capirà. Attenda un attimo prego, mi risponde, Chissà che faccia avrà fatto, penso. Lei ha capito e risponde direttamente. Buongiorno dice. Buongiorno è l'avvocato?. Si mi dica. Vorrei prendere un'appuntamento. A che scopo?. Sono una Jenaise rispondo, e lei: tu non hai bisogno d’appuntamenti, puoi venire quando vuoi. Allora domani in mattinata le dico. Come ti chiami?. Angela. Va bene, a domani allora ciao. La sera, quando torno dal lavoro, Simona m’aiuta a depilarmi così, dopo molti mesi rivedo la "J". Il mattino dopo telefono in ditta e trovo una scusa per non andare al lavoro, indosso una gonna corta prendo l'attestato e vado a Milano "era molto tempo che non uscivo senza slip e per un attimo mi sono sentita un po’ a disagio".
Parcheggio a cinquecento metri circa e, quando arrivo lì, il mio primo pensiero è "alla faccia dello studio". Erano otto piani di studio e, naturalmente, io dovevo andare all'ultimo. Un'impiegata mi viene incontro e mi dice: prego?. Devo parlare con l'avvocato, le rispondo. Ha un'appuntamento?. Le dica che sono Angela. Dopo qualche secondo mi conduce in una stanza e dice: S’accomodi pure l'avvocato arriverà subito. L'impiegata se ne va chiudendo la porta ed io mi sollevo la gonna e mi siedo su una poltrona appoggiando le gambe sui braccioli, di fronte a me c'è una grossa scrivania e dietro di essa una parete di vetro trasparente che guarda nel palazzo di fronte, se in questo momento qualcuno di quel palazzo stesse guardando qui con un cannocchiale vedrebbe un bello spettacolo penso.

Angela? ciao, dice l'avvocato quando entra nella stanza "è una donna sui cinquant'anni molto elegante e abbastanza piacente". Faccio per alzarmi e lei: no, resta pure li. Si le rispondo, sono io. Mi s’avvicina mi guarda e dice: sei molto bella. Grazie, le rispondo, poi con la mano mi fa una carezza leggera sopra la "J". Quando ti sei depilata?. Ieri. Sai! è la prima volta che una Jenaise viene da me e se devo dirti la verità, sono molto affascinata da te, dalla naturalezza con cui te ne stai lì seduta così. Vuoi bere qualcosa?. No grazie le dico, non si disturbi. Ma si dai almeno un caffè lo bevi con me, schiaccia un bottone e ordina a qualcuno di portare due caffè. Chiamami pure Alexia, mi dice, come fanno i miei amici e dammi del "tu". Io conosco le Jenaise perché mio padre molti anni fa quando la sua azienda attraversava un brutto momento, mi elencò tutti i modi per poter salvare il suo lavoro e, come ultimo baluardo di salvezza dalla povertà, mi parlò di voi. In quel momento bussarono alla porta ed io ho chiuso le gambe, una ragazza ci porta i caffè e Alexia le dice di avvisare un ingeniere e altre due persone che stavano aspettando fuori, che farà più tardi del previsto e che se vogliono parlare con lei dovranno aspettare di più. Restiamo sole ed io di nuovo apro le gambe. Come ti dicevo, mio padre m’ha fatto imparare a memoria le "regole" e mi ha fatto giurare di rispettarle, da quel giorno però, non ho più avuto nulla a che fare con voi anche perché l'azienda si salvò ed io con il passare degli anni ho scoperto d’essere più brava di lui negli affari. Molte volte ho tentato di sapere qualcosa di più sul vostro mondo sempre senza successo. Ma veniamo a te, hai bisogno d’aiuto?. Si le dico, di soldi. Non stai con nessuno?. Ero la Jenaise di Lorenzo, le rispondo. Ah.... Lorenzo Taviano.., si lo conosco, ora capisco perché non s’è ancora sposato. Mi guarda e dice: cos’è successo?. Me ne sono andata. Lo ami?. Si, molto ma credo che lui non mi ami. Di quanti soldi hai bisogno?. Cinquantamila euro le dico. Se non sbaglio dovresti avere con te una specie di documento. Prendo dalla borsa l'attestato e glielo porgo, lei lo guarda lo gira e lo rigira. Porca vacca, dice, scusa ma è la prima volta che ne vedo uno. Va bene, continua, torna qui la settimana prossima e vedrò cosa posso fare e aggiunge: se avessi più tempo mi piacerebbe chiederti molte cose.

Dopo una settimana torno da Alexia, questa volta ci sono sei o sette persone che aspettano di parlare con lei e fu proprio lei ad aprire la porta e a dirmi: ciao Angela vieni pure ho buone notizie "tutti mi stavano guardando e sicuramente si chiedevano chi fossi". Quando sono sola con lei mi dice: come stai?. Bene ,rispondo Se vuoi puoi anche non sederti, poi apre un cassetto e prende una busta che mi porge. Tieni, questi sono i tuoi soldi. Grazie, rispondo, poi aggiunge: ho parlato con Lorenzo, lui ti ama ancora e sarebbe felice se tu tornassi, ti prego di pensarci non fare lo stesso errore che ho fatto io. Quale errore?, le chiedo. Molti anni fa decisi di fare l'imprenditore e questo comportava ad una scelta di vita ben precisa, gli impegni di lavoro m’impedirono di farmi una famiglia e non mi sposai. Un giorno, però, ebbi una crisi di femminilità così presi un uomo, lo pagai e feci un figlio. Dopo il parto, però, misi mio figlio in un collegio ed io tornai alla vita di prima perché, in realtà, era l'unica vita che mi piaceva e per cui, secondo me, valeva la pena di vivere. Così mio figlio crebbe sempre lontano da me. Dimmi ora, sarò anche un bravo imprenditore ma che razza di madre sono per mio figlio?. Con questo vorrei farti capire che quando si fa una scelta di vita o di lavoro o d’altro bisogna accettare sia il bello che il dispiacevole e che, in ogni caso, se quella cosa è l'unica che ti piace e sai fare bene, tutte le altre saranno sicuramente peggio. Sei felice?, mi chiede. No, gli rispondo. Tu sei una Jenaise, non una moglie se volevi fare la moglie saresti andata con un uomo che ti avrebbe sposata. Cosa devo fare per tornare da lui?, le chiedo. Devi scrivere una nuova dichiarazione dove chiederai perdono a Lorenzo e chiedi di tornare da lui questa volta, però, dovrai essere "disposta a tutto", la darai a me e dopo una settimana ti farò sapere se ha accettato o no. Va bene le rispondo, ci penserò. Vado verso la porta per uscire dall'ufficio ma Alexia mi ferma e dice: fammi vedere come sono le Jenaise. Mi giro verso di lei, apro le gambe e sollevo la gonna. E' un vero piacere vederti, dice, non pensare che io sia una sporcacciona ma amo moltissimo ammirare la bellezza e tu, credimi, sei una di quelle vere. S’avvicina e mi da un bacio sulla guancia. Auguri, dice, ed io Ciao. Quella sera consegno a Simona ottantamila euro "gli altri trenta li ho messi io" così potrà tornare a casa e iniziare una nuova vita, lei si mette a piangere e m’abbraccia, così senza pensarci ci ritroviamo sul letto a fare l'amore "era la prima volta che facevo l'amore da molti mesi e, pensai che quello fu un altro dei giorni più belli della mia vita". Dopo tre giorni partì per tornare a casa "si era comprata un’auto usata" e, guardandola andar via pensai, quella è una "vera" donna. Io ripresi il mio lavoro e... si, posso affermare che queste ferie non sono poi andate così male.

Cap.14 Nostalgia
Con l'arrivo dell'autunno inizia a piovere, giorni e giorni senza smettere. Sono sola e.... molto triste. Quando non lavoro rimango in casa a guardare la televisione ma, i miei pensieri sono sempre gli stessi sempre martellanti. Penso a lui, sempre, in continuazione. Penso anche ad Ilenia, chissà dove sarà ora!, come l'avrà presa quando ha saputo che me ne sono andata, a Simona, avrà fatto la pace con i suoi genitori?.., si penso, sicuramente, con lei non si può essere arrabbiati. Una di quelle notti non riuscivo a dormire e, avevo voglia di fare l'amore così, pensando a tutte le situazioni che avevo vissuto, invece di masturbarmi come facevo di solito mi alzo dal letto prendo un foglio e scrivo la mia seconda dichiarazione. Io Angela Casarano, Jenaise, chiedo scusa per non aver accettato un desiderio sessuale a Lorenzo e chiedo di poter tornare da lui. Prometto che da oggi sarò disposta ad esaudire tutti i suoi desideri. Potrà farmi fare l'amore con chi vorrà in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo e in qualsiasi modo. Se vorrà, potrà anche portarmi a "battere il marciapiedi". Firmo, poi metto la lettera in una busta dove scrivo: Per Lorenzo. Il giorno dopo la consegno ad Alexia che, quando mi vede mi dice: lo sapevo che lo avresti fatto. La settimana dopo, Alexia mi consegna una scatola incartata come un regalo e mi dice: Lorenzo m’ha detto di dartela. Tutto qui?, le rispondo. Si, probabilmente lì dentro ci sono le risposte per te. All'interno di quella scatola, che apro quando torno a casa, trovo le "palline", le stesse che aveva Ilenia quando venne alla villa e una lettera di Lorenzo. Ciao Angela. Sono molto felice, fino ad oggi avevo il timore di non rivederti più. Mi sei mancata moltissimo e non vedo l'ora di rivederti qui alla villa. Prima, però, vorrei chiederti un favore. Come sai Alexia ha un figlio che in questi giorni festeggia il suo diciassettesimo anno d’età ma, è ancora un ragazzo e sua madre vorrebbe che diventasse un uomo e, vuole che sia tu a fare questa trasformazione. Per lei sarà il suo regalo di compleanno e, per noi, un ringraziamento ai soldi che t’ha dato. Io t’aspetto alla villa per la sera del quindici di novembre, tu sai cosa devi fare!, ..Ti amo.. Lorenzo.
Il giorno dopo telefono ad Alexia. Ciao Angela, mi dice, allora hai trovato nella scatola quello che cercavi? Si, gli rispondo, c'era una lettera di Lorenzo. Una scatola per una lettera? Beh... no "divento rossa, fortuna che non mi vede" c'erano anche altre cose, Lorenzo m’ha detto del compleanno di tuo figlio. Scusa, mi dice, ma se te l’avessi chiesto io mi avresti detto di no non è vero?. Si è vero, le rispondo, quando devo venire?. Vieni in ufficio venerdì sera dopo le sette così non ci sarà più nessuno che potrà disturbarvi. Va bene, le dico, ciao.

Il giorno prima, quando esco dal lavoro, vado in un centro estetico a depilarmi "è già la seconda volta che vado e ogni volta cambio paese perché, noto che la ragazza che mi depila quando vede la "J" mi guarda intensamente con curiosità".
Venerdì, esco dal lavoro alle sei e corro a casa a cambiarmi, mi trucco "leggera", indosso un bel vestitino molto corto e parto. Mi riceve Alexia che mi dice: sei bellissima che peccato che non sono un uomo. Grazie, le rispondo, e lei: vai pure in ufficio che te lo mando li. Come si chiama?, le chiedo. Amilcare come suo nonno, mi risponde. Entro nell'ufficio e siedo sulla poltrona come la prima volta che ci venni "nella vetrata di fronte c'è una specie di griglia che fa le veci di una tenda". Ciao tu sei Angela?, mi dice timidamente quando entra nella stanza. Si, gli rispondo senza muovermi dalla poltrona, ciao. S’avvicina e mi guarda. Sei una Jenaise? Si, gli dico, è la prima volta che ne vedi una? Si, mi risponde. Ti piace?. Accidenti se mi piace, fra qualche anno cercherò di trovarne una anche per me. Vedo che continua a guardarmi lì dove c'è il tatuaggio. A cosa serve quello?, mi chiede. A dimostrare chi sono, gli rispondo, ti piace?. Si, mi dice. Puoi anche toccarlo se vuoi. Lui s’abbassa e con la mano mi accarezza. Hai mai baciato una donna?, gli chiedo. Solo due o tre volte. Mi alzo e faccio sedere lui sul divanetto a fianco, io mi siedo sulle sue ginocchia e gli dico: adesso ti faccio vedere io come si fa a baciare una donna................

Prima di andarmene, circa due ore dopo, gli dico: ciao Amilcare io vado, se un giorno troverai la tua Jenaise ricordati di trattarla bene e di amarla. Stai tranquilla risponde, spero che sia come te io, in ogni caso, spero anche di rivederti. E' possibile, gli dico, non si sa mai nella vita. In auto, mentre torno a casa sorrido e penso, oggi a Milano c'è un uomo in più e un ragazzo in meno. Il giorno dopo incontro Francesca nel panificio giù in paese che mi dice: ciao Angela hai trovato il fidanzato?. Perché, le chiedo. T’ho vista ieri tutta vestita bene con una gonna cortissima, t’ho anche chiamata ma non m’hai sentita. Ma no, le rispondo, era una gonna normale che probabilmente s’è alzata un po’ in auto, stavo andando dal dentista a fare un controllo ed ero in ritardo.
Il primo di novembre mi licenzio dal lavoro con stupore di tutti che mi chiedono il motivo "il titolare mi offre un aumento di stipendio per farmi cambiare idea". A tutti dico che mia madre sta’ male e che devo tornare al mio paese. Il giorno della mia partenza getto nella spazzatura tutti i miei vestiti e tutti gli slip e i reggiseni che avevo indossato in quel periodo, addosso ho, le scarpe, un paio di calze autoreggenti, una gonna corta, un maglioncino e un cappottino leggero sopra al ginocchio. Con me porto solo le "palline" che mi ha mandato Lorenzo e i vari documenti che metto in una borsa. Prima di partire vado da Francesca. Ciao, le dico, sono venuta a salutarti. Perché?. Parto, torno da Lui. Per un attimo rimane a bocca aperta poi dice: così all'improvviso?. Si, m’ha telefonato e mi ha chiesto perdono. Sono contenta dice, si vedeva che qui non eri felice. S’avvicina e vedo due lacrimucce scendere dal suo volto, mi abbraccia. Tieni, le dico, queste sono le chiavi del mio appartamento pensaci tu a vendere i mobili e tutto il resto. Dove ti devo mandare i soldi?. Tienili tu, saranno il mio regalo per il tuo secondo figlio e speriamo che sia femmina. Salutami Donato, le dico mentre salgo in auto. Ci vedremo ancora?, mi urla, Sicuramente ciaooo. Sai Lucia.... ero felice.... tornavo da Lui.

Cap.15 Ritorno
Arrivo alla villa che è già buio "saranno circa le otto", parcheggio l'auto a fianco del cancello d'ingresso e spengo il motore. C'è un silenzio quasi totale, la luce dei lampioni della strada che passa circa venti metri dietro di me non riesce a giungere fin qui. Sono molto emozionata e sento il cuore che mi batte molto velocemente. Mi spoglio "anche le scarpe" e raggruppo i vestiti dietro il sedile poi, prendo le "palline", cerco di rimanere bassa e controllo continuamente la strada, se passasse qualcuno, con i fari vedrebbe subito che sono nuda. Purtroppo non ho con me nessun "lubrificante" così ci vogliono circa venti minuti "devo fare da sola" prima che riesca a "mettere" le "palline", prima quelle dietro poi quelle davanti. Spero di fare in fretta, penso, perché fuori fa abbastanza freddo, do un'ultima occhiata alla strada, scendo dalla macchina e mi dirigo al cancello "cerco di camminare velocemente ma non riesco, un po’ perché sono a piedi nudi un po’ perché le palline sono abbastanza grosse e m’impediscono di camminare normalmente". Arrivo davanti al cancello che è illuminato da una lampada, se passasse qualcuno ora, penso, sicuramente penserebbe di avere le allucinazioni e andrebbe a sbattere contro un albero. Suono il citofono e mi risponde Adelio. Sono Angela, gli dico. Il cancello inizia ad aprirsi ed io mi metto l'ultima "pallina", che tenevo in mano, in bocca e l’allaccio dietro la testa; m’incammino verso la porta d'ingresso e vedo che non c'è nessuno su la soglia "sono agitatissima". Adelio mi apre la porta e mi dice: Bentornata signorina Angela, io faccio un cenno con la testa e mi dirigo verso il salone da dove mi giunge un leggero bisbigliare, c'è gente, penso.

All'ingresso del salone rimango frastornata, ci sono almeno quindici persone, tutti lì in silenzio, tutti che mi guardano, alcuni in piedi con un bicchiere in mano e alcuni seduti, tutti rigorosamente vestiti "comprese le donne". Con lo sguardo cerco Lorenzo e, quando lo vedo, mi dirigo al centro della sala. Apro le gambe e mi abbasso con la testa verso il pavimento poi, con le mani, mi allargo le natiche. per qualche secondo mi lascia lì così poi, si avvicina e piano piano mi leva le palline "prima quelle davanti poi quelle dietro". Mi alzo e mi toglie quella che avevo in bocca ed io mi giro e l’abbraccio molto forte e rimango così. Lui mi dice: Bentornata Amore, ma io non rispondo poi, si sente un applauso generale così mi giro e tutte quelle persone vengono a salutarmi e a dirmi "ben tornata". Fra di loro, ci sono Carlo e Ilenia che m’abbraccia e dice: mi sei mancata tanto. Anche tu, gli rispondo. Carlo, invece, mi dice: se aspettavi ancora un po’ a tornare mi sa che dovevamo ricoverare Lorenzo all'ospedale. C'è Massimo, che mi dice dandomi la mano: bentornata. Grazie, gli rispondo, hai trovato la tua ragazza?. Non ancora, forse perché la cerco come te. C'è anche Giorgio a cui dico solo ciao, sta’ con una nuova ragazza "molto bella devo dire", è rossa di capelli ed è piena di lentiggini di circa vent’anni, me la presenta così scopro che si chiama Isabel ed è Ungherese e, non capisco una parola di quello che dice "chissà come ha fatto a trovarla e come avrà fatto a farle scrivere la dichiarazione". Ci sono anche cinque coppie che già avevo visto in altre occasioni ma non avevo mai conosciuto a fondo. Lorenzo mi dice: Vai su a rinfrescarti sarai stanca del viaggio noi ti aspettiamo per la cena. Perché tutta questa gente?, gli chiedo. Per te, per festeggiare il tuo ritorno Grazie, gli dico, lo bacio e si sente un Ooooooh generale d’ovazione. Cosa mi devo mettere?, gli chiedo. Ti concedo solo le scarpe, mi risponde.

La camera è rimasta tale e quale, ci sono tutte le mie cose compresi i vestiti, vederla così mi sembra di non essere mai andata via. Faccio un bagno, mi trucco e indosso un paio di calze nere di seta autoreggenti alte poco sopra il ginocchio, scarpe nere lucide con tacchi alti, un collarino di velluto nero con papillon e un paio di guanti neri lucidi alti. Esco dalla camera "dopo quasi un'ora" e giù nel salone si sente un Oooooohhh di meraviglia. Scendo piano le scale e tutti che mi guardano senza fiatare poi scoppia un applauso. Lorenzo mi prende la mano e mi sussurra all'orecchio: ora li mando via tutti. Ma dai, gli dico, abbiamo tutto il tempo. Per la cena, Lorenzo mi fa accomodare a capotavola "la mia era l'unica sedia con il cuscino" e lui si mette dalla parte opposta "è un tavolo rettangolare molto lungo". Noto, quando sono seduta, che tutti mi guardano le gambe, probabilmente volevano vedere se mi ricordavo di tenerle aperte. Bianca e Adelio servono la cena e alla fine, dopo aver portato lo Champagne vedo arrivare una grossa torta a forma di cuore con sopra scritto "Bentornata Amore".
Lorenzo si alza e, portando con sé il suo bicchiere, si avvicina a me e, rivolgendosi verso i nostri amici dice: Silenzio per favore "tutti che lo guardano". Guardatela "ora tutti guardano me". Guardatela bene...., e ora ditemi, sono o non sono l'uomo più ricco del mondo?. Tutti, specialmente gli uomini si alzano con il bicchiere alto e gridano: Siiiiiii. Io mi alzo un po’ commossa e lo bacio poi, mi giro verso di loro e dico: Visto che questa è la mia festa ho deciso di dare ad ognuno di voi un po’ di me stessa "vedo che Lorenzo mi guarda in un modo strano". Taglio una fetta di torta e la metto su di un piatto poi, appoggio una gamba sopra la sedia, prendo la fragola che c'è sopra la torta e....., come posso dire..., la sfrego là, giù in basso "mi hai capito". Vedo che scherzosamente Lorenzo fa No con la testa e con il dito. Si alza Massimo che dice: Dai Lorenzo non fare il geloso. Così, io dico ad Adelio: Questa "la prima fetta" la dia a Massimo scatenando un'altra ovazione "poi naturalmente feci così anche per tutti gli altri". Dopo la cena Lorenzo volle scattare una fotografia per ricordare questa bella serata e il mio ritorno così, incarica Adelio, che era l'esperto, di prendere la macchina fotografica. A me porta un cappello nero a cilindro di tipo inglese e un bastone con il pomo d'argento a forma di leone. Per la foto ci posizioniamo, io davanti a tutti con le gambe leggermente aperte appoggiata da una parte sul pomo e dall'altra con la mano su la spalla di Lorenzo che sta’ accucciato al mio fianco e, tutti gli altri dietro di noi. Ne venne fuori una foto bellissima che ho fatto ingrandire e incorniciare e che ho appeso come un quadro in camera da letto dove si trova tuttora.

Quando i nostri amici vanno via Ilenia mi dice: sei fortunata, Carlo non mi ha mai fatto una festa così bella "naturalmente tutti mi salutano dandomi un bacio". Finalmente, dice Lorenzo quando restiamo soli, ci sediamo sul divano e, senza dire una parola, ci guardiamo e ci baciamo molto intensamente. Non mi ricordavo che fossi così bella, mi dice, quando t’ho vista scendere le scale stasera mi hai fatto proprio andare fuori di testa. Anche tu mi sembri migliorato gli dico scherzosamente "e ci baciamo di nuovo". Poi, mi chiede come ho passato il tempo che sono stata via "più di un anno" ed io gli ho detto la verità "anche di Simona". Lo sapevo, mi dice. E non hai fatto nulla? Perché avrei dovuto, i soldi sono i tuoi. Come sai, una delle nostre "regole" su le Jenaise è quella di aiutarle in tutti i modi in caso di bisogno cosa che Alexia ha fatto con te. E tu?, gli chiedo, come hai passato il tempo?. In un modo solo, mi risponde, aspettando il tuo ritorno. Poi facciamo l'amore e poi... lo facciamo ancora e poi... Il giorno dopo Bianca ci trova ancora sul divano abbracciati che dormiamo e, sai Lucia, forse quello non fu uno dei giorni più belli della mia vita ma sicuramente sarà uno di quelli che non dimenticherò mai.
scritto il
2018-10-30
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