Il ricatto

di
genere
incesti

Mi chiamo Elena, ho 40 anni, sono sposata con un Paolo, uomo che amo e che ha dieci anni più di me, dal quale ho avuto due figli quando ero poco più che adolescente: Giorgia che ha 24 anni e Lorenzo che ne ha 21. Non avendo mai avuto problemi economici abbiamo deciso di farli studiare all'estero in una buona università svizzera. Per le feste e nelle occasioni transitorie (tra un esame e l'altro) la famiglia si riunisce e passiamo dei piacevoli momenti insieme anche se Giorgia da qualche mese è impegnata anima e corpo nella sua tesi di laurea ed è assai poco il tempo che le resta per gli svaghi.
Ma veniamo alla mia storia complicata. Da qualche settimana sto vivendo un incubo dal quale non so proprio come uscire. Da un lato è una situazione moralmente inaccettabile, con sensi di colpa che mi stanno divorando, ma sotto un altro aspetto è impossibile scrollarsi di dosso questi eventi senza un drastico cambiamento della mia vita che causerebbe sofferenze a me e mio marito.
Vado con ordine e, anche se la mia vergogna nel condividere ciò che mi è accaduto è indescrivibile, cercherò di non omettere nulla.

Purtroppo ho commesso uno sbaglio e qualche mese fa ho tradito mio marito con un collega d'ufficio, un ragazzo più giovane, molto attraente che dopo una cena aziendale si è offerto di riaccompagnarmi a casa perché avevo bevuto un paio di bicchieri di vino di troppo. il vino oltre a diminuire i miei riflessi (al volante) stava allentando le mie barriere "difensive". Mio marito quel giorno era a Bruxelles per una serie di conferenze sul design e i miei figli vivono a Ginevra in Svizzera per cui la casa era vuota. Commisi l'errore di farlo entrare per mostrargli la casa e una tazza di buon caffé ma lui, da abile donnaiolo iniziò a guardarmi come nessuno mi guardava più ormai da qualche anno. Quella sera mi ero preparata con cura poiché sono poche le occasioni mondane che mi concedo e stavo benissimo coi coi lunghi capelli castani raccolti e un abito da sera molto elegante che metteva in risalto le gambe (anche se non sono altissima) e la scollatura. Iniziammo a flirtare così, quasi per gioco. Il vino "traditore" mi impediva di rendermi conto che le frasi divenivano via via più audaci, fino a quando ritrovai le sue labbra a un centimetro dalle mie, poi le sue mani dappertutto e poi finimmo a letto insieme.

Non avevo mai tradito mio marito prima di allora (lo conobbi che ancora andavo al liceo).

Il mattino dopo mi svegliai sola, nel mio grande letto e piansi per diverse ore sconsolata, vergognandomi di quanto era accaduto. Paolo tornò la settimana successiva quando ormai avevo deciso con grande risoluzione di non dirgli nulla e di portare avanti il mio segreto per il bene dell'uomo che amo e della mia famiglia. Per qualche settimana la vita tornò quella di prima e m'illusi di poter superare senza grosse conseguenze lo sbaglio che avevo commesso.
Dopo un mese venne a trovarci nostro figlio Lorenzo che si sarebbe fermato per una decina di giorni. Era un ragazzo biondo e alto che diventava ogni giorno più bello. Ero molto fiera di lui e dei suoi studi nel ramo della medicina. Avevamo un rapporto speciale. Ci piaceva guardare i film al cinema e andare a teatro insieme quando mio marito era assente per i suoi viaggi di lavoro e amavamo parlare di letteratura estera e di poesia. Il giorno prima del suo arrivo ribaltai la casa per ripulirla a fondo e preparare la sua stanza. Tutte le volte che veniva a trovarci, Lorenzo amava rendersi utile con piccoli lavoretti come sostituire le lampadine più alte da raggiungere o registrare gli sportelli della cucina e altre mansioni del genere. Quando me lo trovai davanti ero emozionatissima e felice di riabbracciarlo e per un paio di giorni la convivenza fu piacevole come sempre. Un pomeriggio, lo vidi che armeggiava con la scala pieghevole nella nostra camera matrimoniale e quando gli domandai se tutto fosse a posto disse che doveva controllare uno dei punti luce posti più in alto perché gli pareva irradiasse meno. Mi parve tutto normale. Poi si mise a trafficare col suo notebook e rimase silenzioso per il resto della giornata. Un comportamento insolito per un ragazzo come lui, sempre molto loquace ed estroverso. Quella sera trasmettevano Il Dottor Zivago in televisione e io e Paolo restammo alzati fino a tardi per guardarlo fino alla fine anche se è un film molto lungo. Come spesso accade, sul divano, Paolo ebbe attimi di cedimento e finì per addormentarsi. Mentre stavano scorrendo sullo schermo le immagini della celebre scena dell'autobus mi accorsi che il display del mio smartphone si stava illuminando (la suoneria non la tengo mai inserita). Controllai. Avevo ricevuto un messaggio da un numero anonimo. Pensai a qualche spam o call center che aveva deciso di prolungare l'orario ma sbagliavo. Dopo un paio di minuti ecco un'altra notifica. Questa volta era un'immagine di me, seminuda sul mio letto mentre il ragazzo dell'ufficio stava per penetrarmi. Il jpeg era sgranato ma ero inequivocabilmente io ed ero chiaramente sul punto di fare sesso con un altro uomo. Sbiancai. Per un attimo il sangue andò tutto verso il cuore. Temetti di svenire. Cercai di non piangere per non svegliare Paolo che russava. Com'era possibile? Poi lessi il testo allegato all'immagine. C'era scritto "SEI UNA PUTTANA". Faticai a darmi un contegno, l'agitazione s'impadronì di me. Risposi al messaggio: "Chi sei e cosa vuoi da me?"
Ma non ottenni la minima risposta. Non per quella sera.
Non chiusi occhio per tutta la notte e al mattino sia Paolo che Lorenzo si accorsero della mia preoccupazione. Finsi un mal di testa che non avevo e con quella scusa mi ritirai in camera per tutto il giorno. Speravo di venire nuovamente contattata da quell'anonimo utente poiché quell'incertezza mi stava uccidendo. Finalmente, dopo un paio di pillole e un bicchiere di scotch crollai e mi addormentai sopra le coperte. Mi svegliò una vibrazione dello smartphone. Era un SMS anonimo. Il testo contenuto era concreto: "Guarda nella cassetta delle lettere". Mi alzai subito temendo che se mi fosse stato inviato materiale compromettente non doveva cadere in altre mani. Corsi in cortile, fino al cancello e aprii la cassetta della posta estraendone un pacchetto. Lo infilai sotto la vestaglia per aprirlo lontano da sguardi indiscreti. Mi chiusi in bagno e aprii la scatola. Conteneva un paio di calze autoreggenti nere e delle mutandine rosse, di seta. Avevano l'aria di essere molto costose. C'era anche una canottina di seta nera che (ad occhio) mi sarebbe arrivata a metà coscia. Non ebbi tempo di interrogarmi sullo scopo di tutto ciò poiché il cellulare vibrò e apparve un altro SMS: "indossa tutto questa sera alle 23:00 e quando sei pronta invia un selfie integrale a questo numero. Se non lo farai invierò un video delle tue prestazioni al tuo adorato marito". Fino a quell'ora ebbi la tachicardia. Obbedire o rischiare? Vinse la paura e decisi di cercare di salvare il mio segreto. Paolo dormiva già della grossa quando l'orologio segnava le 22:45. Mi preparai secondo le "direttive", inviai lo scatto e attesi con grande ansia il seguito. Dopo qualche istante ricevetti un altro messaggio: "Ora recati nel bagno al piano di sotto e ti dirò cosa fare".
Questo mi spiazzò. Qualcuno che si era introdotto in casa nostra aveva filmato me e il mio amante di nascosto e ora dimostrava di conoscerne bene le stanze. Andai quasi in lacrime al piano di sotto. Facendo le scale sentii bene il respiro pesante di mio marito. Per fortuna dormiva profondamente. Entrai. Il bagno era il solito di sempre, pulito e profumato, ma questa volta faceva paura. Guardai il display dello smartphone ma era spaventosamente spento e silenzioso. Mi parve di udire dei passi scendere le scale. Non poteva essere Paolo. Non usava mai il bagno al piano di sotto nelle ore notturne. Vidi la porta aprirsi lentamente e non feci in tempo a girare la chiave per chiudermi dentro che entrò Lorenzo. Il cuore ebbe un sussulto. Mi vergognai molto per come ero vestita ma ero sollevata che fosse lui. Sorrisi imbarazzata ma lui non rideva. Aveva una strana espressione in volto. Non gli avevo mai visto quello sguardo. Mi fece paura. Poi cercai di uscire dicendo che poteva usarlo lui il bagno e che io avevo finito ma quando gli passai accanto mi afferrò per i polsi e mi mise una mano sulla bocca. Mi sentii gelare. Ero paralizzata. Lorenzo era alto e forte e io non mi sarei mai aspettata un simile comportamento. Mi strattonò violentemente poi mi sussurrò all'orecchio: "Ora farai quello che ti dico!". E io allora capii quel che mai avrei potuto nemmeno lontanamente immaginare e cioè che mio figlio sapeva del mio tradimento ed era lui che per ritorsione mi inviava quei messaggi per punirmi. Era stato lui a spiarmi e probabilmente con la scusa di cambiare lampadine aveva piazzato una piccola videocamera nella nostra stanza per controllarmi. Ero spaventata e mi venne da piangere: "Ti prego Lorenzo, sai che ti voglio bene. Ho commesso uno sbaglio ma ora che cosa vuoi da me?"
"Voglio che tiri fuori il mio cazzo dai pantaloni e che lo prendi in bocca" rispose con cattiveria.
Inorridii. Ed esitai.
"Ma che stai dicendo?"
"Se non lo fai invierò a tutti il tuo bel video porno, anche ai nonni, così sapranno che razza di troia sei."
Scoppiai in lacrime ma Lorenzo mi afferrò per i capelli e strinse fino a farmi provare dolore, facendomi sedere sulla tavola abbassata del WC e avvicinando la mia bocca alla patta dei suoi pantaloni.
Io ero disgustata e cercai di sottrarmi ma lui li sbottonò e tirò fuori un'asta bianca e rigida strisciandone la punta sulle mie labbra. Cercai di tenerle serrate mentre il mondo pareva crollarmi addosso e le mie lacrime scivolavano giù fin sul sesso del mio "bambino".
"Te lo ripeto per l'ultima volta. Succhia o premo invio!" disse con un sussurro irato che parve più forte di un urlo.
La sua cappella spingeva contro le mie labbra che con grande coraggio dischiusi e il suo pene si fece strada dentro di me mentre i miei capelli venivano tirati con forza sempre maggiore. Sentii il sapore del sesso di mio figlio ed ebbi un conato ma lui mi minacciò pizzicandomi un seno con violenza. Ero allibita. Mio figlio mi stava stuprando, stantuffandomi in bocca i suoi venti centimetri. Iniziò a toccarmi dappertutto e si fece strada tra le mie cosce con le dita che poi mi strofinò su tutta la faccia. Non riuscivo ad essere arrabbiata e reagire ma ero tutto un misto di paura e senso di colpa. La sua stretta sulla spalla mi causava forte dolore. Speravo che finisse in fretta. Non riuscivo a guardarlo in faccia. Improvvisamente ebbe uno spasmo e capii quello che stava per accadere. Uscì dalla mia bocca e iniziò freneticamente a masturbarsi a un centimetro dalla mia guancia. Con rabbia mi disse: "Ora bevi tutto, puttana!"
e un attimo dopo un fiotto caldo mi inondò la guancia. Lui direzionò il getto verso le mie labbra che io serrai disgustata senza poter impedire a parte dello sperma di arrivare alla lingua. Tossii violentemente. Il liquido caldo mi colava sulle spalle, fino ai seni e lui, selvaggiamente lo raccoglieva nelle mani e me lo spargeva sulla bocca e sul viso. Mi sentivo umiliata e distrutta. Lui ebbe un ghigno e mi disse: "Non è finita qui, brutta troia! Domani ti darò il resto. Ti sei fatta sbattere nel letto di papà come una liceale. Mi fai schifo!".
Senza darmi il tempo di replicare uscì dal bagno e salì le scale fino a chiudersi nella sua stanza. Rimasi lì, sola come non ero mai stata in vita mia, nella mezz'ora più brutta della mia vita. Ero in una situazione complicata e non potevo confidarmi né chiedere aiuto a nessuno. Dopo essermi lavata per bene la bocca (strofinando energicamente lo spazzolino da denti) e il corpo con il sapone e aver gettato quei luridi panni da prostituta, mi recai in cucina. Ora la casa era tornata buia e silenziosa. Aprii il barattolo dei tranquillanti e il primo istinto fu di ingoiarli tutti e farla finita. Ne buttai giù tre, sperando che bastassero.

Mi svegliò Paolo con un bacio quando erano ormai le 11 passate. Sperai che tutta la giornata appena trascorsa non fosse che un bruttissimo incubo. Mi marito fu molto premuroso. Sembrava preoccupato per me e (anche se non poteva saperlo) ne aveva tutte le ragioni. Mi conosce troppo bene. Appena fui sola, dopo averlo rassicurato, controllai se c'erano nuovi messaggi. Non avevo il coraggio di affrontare Lorenzo di persona. Purtroppo c'era un allegato. Era una foto di me della notte precedente, scattata da lui mentre lo sperma sbrodolava sul mio petto colandomi dalla bocca. Restai di sasso. Abbassando lo sguardo imbarazzata non me n'ero accorta ma quella serpe cresciuta nel mio ventre era arrivata a questo punto. Nella foto sembravo una pornostar. Era molto peggio dell'inquadratura carente di luce e approssimativa della telecamera nascosta in camera da letto. Sotto c'erano due righe scritte: "Scendi a pranzo con una gonna corta o questa foto farà il giro dell'ufficio dove lavori."
Ero completamente fregata e mi prese lo sconforto. Lorenzo era un porco depravato e mi stava facendo pagare un tradimento in maniera davvero ignobile.
Raccolsi tutto il mio coraggio accantonando la dignità per il bene del mio matrimonio, consapevole che la situazione stava precipitando, e scesi per il pranzo. Paolo mi accolse col suo solito buonumore e mi chiese se stavo un po' meglio. Lorenzo si finse affabile. Era ai fornelli e stava preparando lui il pranzo. Ci sedemmo a tavola, mangiammo e bevemmo vino in un'atmosfera fredda e silenziosa, animata solo dalle domande di mio marito sugli studi di Lorenzo. Io pensavo ad altro e aspettavo solo di capire cosa intendeva farmi subire.
Passivamente ascoltavo tutti quei discorsi dei quali non m'importava nulla. Vedevo Lorenzo sorridere e lo ricordavo nel bagno la notte precedente, sadico, ghignante e dominante mentre mi veniva in faccia con disprezzo. Lo scorrere (lento) del tempo a tavola fu interrotto da una vibrazione del cellulare. Il messaggio era di mio figlio: "Vediamo se sai essere troia anche quando c'è papà presente. Solleva la gonna e masturbati sotto la tavola. Non provare a obiettare!".
Ecco dunque un'altra perversione alla quale dovevo sottostare. Cercai di liberare la mente e non pensare al ricatto o al sentirmi così "sporca" visto che c'era in gioco il mio matrimonio. Per darmi coraggio buttai giù un intero calice di vino rosso e con un po' d'impaccio sollevai discretamente la gonna, spostai le mutandine e iniziai a carezzare il clitoride senza troppa convinzione. Paolo era seduto all'angolo sinistro del tavolo ed ero sicura che non avrebbe potuto vedermi. Bevvi un altro bicchiere per domare la vergogna e sentii una sensazione di leggero calore tra le cosce. Le mie dita s'inumidirono, avvertii il rossore delle mie guance. Mi stavo scaldando (in tutti i sensi). Lo smartphone vibrò e sul display apparve una foto "rubata" da sotto la tovaglia del mio medio intento a massaggiare il mio sesso accompagnata dalla frase: "Ora infila il dito in bocca e poi fino in fondo nella figa".
Ero davvero in suo potere. Ero completamente sua. Solo dicendo la verità sarei potuta uscire da questa situazione ma ormai la verità era orribile e dolorosa (ben oltre il tradimento).
Senza farmi vedere da Paolo mi leccai le dita della mano (Lorenzo mi vide bene e gli vidi brillare gli occhi) e tornai tra le mie gambe, dentro, fino in fondo e iniziai a penetrarmi e a muovere il medio in piccoli cerchi, dentro di me. Non era certo la prima volta che mi masturbavo viste le frequenti assenze di mio marito ma mai lo avevo fatto di fronte a qualcuno. Il calore si estese alla parte alta del ventre, poi ai capezzoli. Mi venne voglia di toccarmi il seno ma mi trattenni. Lorenzo percepì il cambiamento, mentre Paolo iniziava a sbadigliare, quasi appoggiato allo schienale della sedia. Sembrava essere in procinto di addormentarsi a tavola prima della fine del pasto. Avevo il corpo in fiamme e sentivo i miei umori inzupparmi le dita. Mi accorsi che Lorenzo stava filmando tutto e cercai di non pensarci. Non riuscii a trattenere l'istinto di spingere la lingua contro il labbro superiore. Ero eccitata ma provavo anche grande disagio. Mi resi conto che tutto quel calore derivava dalla presenza di Paolo. Era lì, fisicamente ma allo stesso tempo non sapeva nulla. Sentivo un misto di vergogna e piacere nel toccarmi accanto a lui di nascosto. Lo vidi chiudere gli occhi dopo qualche scatto di dormiveglia. Si era addormentato sulla sedia. Non era mai accaduto prima. Lorenzo ora mi fissava senza distogliere lo sguardo. Io continuai a ficcare le dita su e giù in suo potere. Lui prese il cucchiaino del caffè e lo lasciò cadere a terra. Il tintinnio echeggiò ma Paolo non fece nessun movimento. Russava.
"Ho messo papà a dormire per un po' e ora ci divertiremo io e te." mi disse. Probabilmente gli aveva somministrato qualche sonnifero blando al quale aveva accesso come studente di medicina. Detto questo si chinò e s'infilò sotto al tavolo.
Le mie mani grondavano. Non potevo fermarmi. Non riuscivo a vederlo sotto la tovaglia. Sentii un suo sospiro. Probabilmente stava annusandomi tra le gambe, quel porco schifoso. Mi scostò le dita e percepii una sensazione caldissima e morbida dentro di me. Si stava facendo strada con la lingua. Cercai di spostargli la testa ma mi strinse su un fianco così forte da farmi venire un livido. Ora leccava avidamente. Inseriva ed estraeva la lingua. Iniziai a piangere in silenzio. Mi sembrava un incubo. Ebbi l'istinto di afferrare il coltello da bistecca e piantarglielo da qualche parte ma fui codarda in quella situazione assurda. In tanti anni di matrimonio, Paolo (essendo molto religioso) non mi aveva mai baciato tra le cosce ed era sempre stata una delle mie fantasie segrete. Non mi aspettavo che proprio il mio Lorenzo avrebbe praticato questo con me. Sentivo le vampate di calore irradiarsi dal mio basso ventre e raggiungermi fino al collo. Soffrivo e godevo. Pensai di essere una vera troia. Persi completamente il controllo e inizia a stringermi delicatamente i capezzoli approfittando del fatto che Lorenzo non poteva vedermi. Se mi avesse appoggiato il suo attrezzo alle labbra in quel momento, lo avrei accolto e succhiato come la più volgare delle prostitute. La sua testa si allontanò e rimasi lì, mordendomi le labbra in una smorfia di sollievo mista a delusione poiché l'orgasmo era ormai vicino. Lorenzo tornò a mettersi in piedi davanti a me e mi ordinò di salire sul tavolo. Lo feci, stavolta, senza tentare di oppormi. Mi fece mettere a quattro zampe con il fondoschiena rivolto al viso di Paolo che giaceva addormentato. Il vino e l'eccitazione fecero sì che non temessi un suo risveglio. Lorenzo mi disse di ruotare il culo disegnando cerchi di fronte a mio marito. Poi spostò le mutandine mettendo in mostra il mio buchetto e filmando ogni cosa. Si era abbassato i pantaloni e stringeva in mano il pene che già conoscevo. Pensai che volesse incularmi lì, sulla tavola apparecchiata. Mi ordinò di infilarmi due dita in bocca e poi di piantarmele dietro. Anche il sesso anale era praticamente una novità per me. Lo ritenevo una sorta di perversione maschile che molte donne accettano di praticare per accontentare il proprio uomo ma forse anche questo derivava dalla fede di mio marito e dal fatto che mai era entrato a far parte delle nostro "repertorio". Feci ciò che mi stava ordinando. Insalivai le dita abbondantemente per lubrificarle e iniziai a massaggiare fino a penetrare il mio ano. Sentivo le guance rossissime per l'imbarazzo e tenevo gli occhi chiusi per paura d'incontrare lo sguardo di Lorenzo o, peggio, di Paolo. Mio figlio iniziò a carezzarmi la schiena e sollevò la gonna per godersi lo spettacolo. Poi mi sfilò le mutandine bianche facendomi sollevare le ginocchia a turno. Io intanto continuavo a maltrattarmi il buchetto avvampando e cercando di nascondere ogni espressione di piacere. Lorenzo mi calzò la testa con le mutandine facendo coincidere il punto che solitamente combacia con la vagina alle mie labbra. Mi ordinò di tirar fuori la lingua e iniziai a leccare la mia biancheria. Sentivo il profumo degli umori che erano colati durante la masturbazione e senza rendermene conto iniziai a scavare più a fondo con le dita nel buchetto. Mi venne di nuovo voglia di strizzarmi con violenza un capezzolo e mi vergognai per questo. Paolo dormiva a pochi centimetri dalle dita infilate interamente nel mio ano. Lorenzo iniziò a masturbarsi piano piano. Vidi con la coda dell'occhio che si carezzava col pollice il prepuzio. Io ero vicina all'orgasmo più imbarazzante e prorompente della mia vita quando mi fermò nuovamente. Mi allacciò le mutandine come un bavaglio sulla bocca. "Ti dispiace che ti abbia fermato, eh puttana!" disse con ferocia. Pensai che aveva ragione. Stavo godendo in quella grottesca situazione e in fondo ero solo una puttana. Ma ero inerme con tutte le difese abbassate, in preda all'alcol e alla libidine. Il mio culo pulsava di desiderio, la mia fica grondava e i miei capezzoli erano duri come fragole verdi. Volevo che mi ordinasse di continuare a masturbarmi. Volevo un cazzo, volevo il suo cazzo, avrei obbedito ad ogni ordine per averlo, sarei stata schiava di ogni sua perversione. Si avvicinò a me, mi aiutò a scendere dal tavolo e si sdraiò in terra ordinandomi di cavalcarlo. Ero spaventata ma anche eccitata. Finsi sdegno ma montai sul suo randello. Lo sentii scivolare dentro con facilità, lubrificato dai miei succhi. Mio figlio era stato dentro il mio utero più di vent'anni prima e ora stava passando nuovamente dalla mia fica e sentivo i brividi partire dalle dita dei piedi e giungere fino alla radice dei capelli. Andavo su e giù con ritmo regolare e nemmeno mi resi conto che nessuno mi aveva ordinato di farlo. Ero in paradiso. Nell'aria si sentivano i miei mugolii mischiati al russare sonoro di mio marito ignaro. Improvvisamente, Lorenzo si alzò, sempre dentro di me e rimanendo uniti mi mise a novanta gradi. Piegò una gamba in avanti per spingere più a fondo. Mio marito non mi aveva mai portato così vicina all'estasi. Paolo è un eiaculatore precoce e spesso dobbiamo farlo due volte per riuscire a trovare entrambi il piacere. Lorenzo ora stantuffava con violenza. Ero sua madre ed ero la sua troia. Avvicinò le dita alla mia bocca e mi penetrò fino in gola. Finsi disgusto ma assaporai anche quel momento. Poi si avvicinò al mio culetto e mentre me lo allargava con l'indice e umettandolo di saliva, ebbi il più violento orgasmo della mia vita. Dovetti mordermi le labbra fino a lasciarci sopra il segno dei denti per cercare di nasconderlo. Improvvisamente Lorenzo mi ficcò due dita contemporaneamente nel culo. Ebbi uno spasmo di dolore ma mi piaceva. Lui se ne accorse e mi strinse i fianchi. Gli piaceva farmi male. Mi piantò le unghie nella schiena ma il dolore quasi non lo percepii. Ormai comunque era inutile fingere. Doveva aver capito che il suo cazzo scivolava dentro di me senza la minima resistenza. Le mutandine erano a contatto con la lingua e sentivo il sapore dolciastro della mia fica. Lorenzo mi abbassò violentemente la testa e appoggiò la sua cappella al mio culetto stretto. "Hai sempre avuto un bel culo da troia mamma e ora te lo sfondo come meriti!" mi disse e spinse con forza tutti i suoi venti centimetri dentro di me. Lanciai un urlo e allarmata controllai che Paolo non si fosse svegliato. Era ancora lì steso dal pranzo e dai farmaci di Lorenzo. Il cazzo nel culo mi faceva male ma stavo provando anche sensazioni nuove mai scoperte prima. Lorenzo aveva una resistenza davvero impressionante. Sentivo la fica bagnata e bollente mentre mio figlio, sempre con violenza, esplorava anche l'ultima delle mie aperture. "Infilati un dito nella figa schifosa maiala!". Tuonò. Io appoggiai i polpastrelli al clitoride e sentii un fuoco enorme. Premetti ed entrarono immediatamente dentro la mia passera. Ne aggiunsi un terzo. Non avevo mai provato una penetrazione contemporanea di fica e culo e stavo quasi per svenire dal piacere. Sentii avvicinarsi l'orgasmo, ma non era il solito, stavo per godere con l'ano. Accelerai la masturbazione e provai un'esplosione di godimento mentre un rivolo di sudore mi rigava la schiena. Venni. Strinsi il culo quasi "mordendo" il cazzo di Lorenzo con l'orifizio. Tentai di nascondere quel che stavo provando ma era tutto inutile, ero nuda in tutti i sensi. Lorenzo estrasse l'asta dal retro e pensai che stesse per venirmi sulla schiena come faceva Paolo quando mi penetrava in quella posizione. Con mia grande sorpresa prese un calice da vino e a pochi centimetri dalla mia faccia iniziò toccarsi puntando il cazzo alla coppa del calice. Io sentivo il sapore della mia figa, l'odore del mio sesso e del suo cazzo ed ero ebbra di goduria. Improvvisamente una copiosa sborrata riempì il calice schizzandomi, in parte, il viso. "Bevi mamma. Fammi vedere quanto sei puttana!".
A questo non ero preparata ma accecata dalla lussuria mi slegai il bavaglio e con una smorfia disgustata (ormai poco credibile) buttai giù quel liquido caldo mentre Lorenzo filmava la scena. Sentii il sapore selvatico dello sperma di mio figlio che mi scorreva giù per la gola e finalmente il respiro si normalizzò nel petto ansimante.
Lorenzo iniziò a rivestirsi e senza dirmi una parola andò in camera sua. In quel preciso istante mi vergognai come mai prima. Corsi in bagno a lavarmi e sistemarsi, cambiai l'aria intrisa dell'odore di sesso e sistemai la cucina prima del risveglio di Paolo. Mi tornò la paura di perdere tutto ciò che avevo e m'infilai nel letto a piangere. Mi addormentai sotto le coperte devastata dai sensi di colpa, sentendomi sudicia e immorale come la peggiore delle prostitute.

Al mio risveglio la casa era immersa nell'oscurità e Paolo respirava pesante al mio fianco. Doveva avermi rimboccato le lenzuola credendomi brilla. In effetti il vino era sceso giù ma non potevo certo razionalizzare così tutto quel che mi era accaduto. Guardai il display: nessun messaggio. Ne fui sollevata. Mi alzai per andare a lavarmi i denti. Erano le due di notte. Mentre mi recavo in bagno notai che la luce nella stanza di Lorenzo era accesa. Decisi di dare un'occhiata dal buco della serratura e lo vidi che si toccava di fronte al suo notebook. Ad un tratto si alzò e si diresse verso la porta. Feci appena in tempo a nascondermi dietro alla rientranza nel muro che mio figlio uscì silenziosamente e si diresse nel bagno al piano di sopra. Stetti ancora nascosta attendendo il suo ritorno, non volevo incrociarlo. La cosa m'imbarazzava molto. In fondo mi aveva violentato e costretta a bere il suo sperma. Sentii dei rumori dal bagno. Era l'acqua della doccia che scorreva. La porta della sua stanza era semiaperta. Decisi che avrei avuto il tempo necessario per spiare nel suo PC. Entrai con il cuore che mi rimbalzava in gola. Vidi che c'era (fra le altre) una cartella al centro del desktop nominata "MOM" che come tutti sanno è il termine inglese per MAMMA. Ci cliccai sopra, si aprì e riconobbi i files scaricati dal suo smartphone col quale mi aveva filmata. C'erano anche immagini meno nitide. Foto da lontano, scure e sgranate. Probabilmente il materiale che usava per ricattarmi era tutto in quella cartella ma era logico pensare che qualche traccia fosse ancora contenuta nella memoria del cellulare. Cancellare sarebbe servito solo a farlo infuriare. C'era una cartella rinominata 2017, una anche 2016. Ci cliccai e vidi qualcosa che mi paralizzò dalla sorpresa. C'era una mia fotografia, nuda in bagno e ce n'erano altre rubate da sotto il tavolo che inquadravano le mie gambe, la mia biancheria. C'erano filmati notturni di me e Paolo che facevamo sesso. Poi vidi qualcosa che mi gelò il sangue. Sulla sedia della scrivania c'erano un paio di mie mutandine che non trovavo più da almeno un anno. Erano inondate di sperma. Era questo che venerava nella sua masturbazione? Mio figlio aveva una morbosa ossessione per me. Guardava mie foto strofinandosi alla mia biancheria? Uscii dalla camera silenziosamente senza lasciare traccia. Tornai a letto ma ero inorridita, incredula. Lorenzo aveva finto una forte rabbia per il mio tradimento mentre in realtà non gli era parso vero di potermi ricattare e possedere. Mi spiava da settimane, mesi, anni. Depravato maiale! Ero combattuta. Da un lato ripensare al suo membro durissimo che farciva il mio culo mi faceva stringere le cosce in un brivido di piacere e dall'altro mi sentivo umiliata e abusata. Strinsi i denti per tutta la notte in preda alla rabbia. Decisi di fingermi malata per tutto il tempo restante della sua permanenza. Avvisai l'ufficio e mi rintanai in camera spegnendo lo smartphone. Se le cose stavano come pensavo, quel materiale non sarebbe mai arrivato a Paolo. Era l'arma di mio figlio per tenermi in pugno.

Arrivò il giorno della sua partenza e lo accompagnammo all'aeroporto. "Quando torni a trovarci?" domandò mio marito. "Credo che verrò sempre più spesso d'ora in poi." rispose lui con uno strano luccichio negli occhi. Si abbracciarono, poi a Lorenzo venne in mente che aveva promesso un souvenir dall'Italia al suo compagno di corso e Paolo si offrì di andare al Duty Free a comperare una bottiglia di buon vino. Restammo da soli e lui sembrava essere il Lorenzo di sempre, quello che credevo di conoscere bene fin dai tempi in cui cambiavo il suo pannolino. Si avvicinò a me e fingendo di darmi un bacio sulla guancia, nascosto da un abbraccio, m'infilò la lingua in bocca. Sgranai gli occhi per la sorpresa. "Tornerò presto ma controlla spesso i messaggi mamma, ci sono le webcam e le videochiamate. Credo che ci divertiremo molto nelle riunioni di famiglia, quando ci sarà anche Giorgia.".
"G...Giorgia?" Risposi spiazzata.
"Oh sì, disse lui compiaciuto. Non vedo l'ora di utilizzare il materiale che ho raccolto sulla mia adorata sorellina. L'altra sera quando hai spiato nel mio notebook non hai aperto la sua cartella? Ho diversi filmati anche suoi. Muoio dalla voglia di vedere i vostri bei visini ricoperti della mia sborra e voglio far provare anche a lei un orgasmo anale, magari mentre la tua lingua le massaggia la passera bionda".
La mia "bambina" era nel mirino di questo porco depravato. Non riuscii a dire niente. Mentre staccava l'abbraccio sentii la sua mano farsi spazio frontalmente tra le mie gambe fino al ventre. Fu un breve istante, scostò il cappotto e premette la mano sotto la mia gonna contro il pube. Ero terrorizzata. Poi si allontanò mentre da lontano vedemmo Paolo venirci incontro.
"Non vedo l'ora che sia Natale" urlò a suo padre che gli sorrideva e, mentre si allontanava, solo io vidi che si stava portando la mano "galeotta" verso il viso e la baciava.
Se ne andò e non ho ancora ricevuto sue notizie.

Questo è l'incubo che sto vivendo. Nel frattempo non so che fare. Mi vergogno, ho paura per me e soprattutto per la mia Giorgia. Sono sola e mi chiedo se sono veramente così troia da reggergli il gioco pur di non confessare il mio tradimento.
Voi che ne pensate?
scritto il
2019-01-02
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