Diario - Madrid – Jesus
di
Tibet
genere
dominazione
Non ho simpatia per Madrid.
Allora che cazzo ci sto a fare?
Semplice, ci partono i voli intercontinentali dell’Iberia.
Jesus.
Non so perché ho ceduto, ha chiesto di potermi accompagnare a Madrid, di stare con me per due giorni prima della mia partenza per il Sud-America e ho accettato. Sa che non deve chiedere, non può né deve sapere dove vado né cosa ho da fare. Deve accettarmi per quello che sono.
Parla che dovremmo sposarci, intende noi due, incomprensibile come abbia potuto concepire una cosa simile, io sposato?
Ma anche no! Anzi neanche dipinto!
Poi concordo che una donna come lei, che sopporta tutti i miei cambiamenti d’umore, i miei difetti, i tradimenti e il mio egoismo non la troverò mai più e se lei vuole vivere questa speranza effimera, se vuole fare questo giochino mentale, perché scontentarla? Le dico, ci penserò. Lo farò seriamente al mio ritorno, ok?
Ora il fatto è, comunque... ma quale parte di me vuole? Cosa veramente conosce? Poco, nulla, anche se è qualche tempo che viviamo più o meno assieme. Non sa niente, per lei sono una scatola chiusa e pure con la sorpresa dentro, sorpresa che è meglio non conoscere.
Stiamo pranzando e sono le quattro del pomeriggio, l’ora giusta per Madrid, se andate prima vi considerano un provinciale, non che mi interessi quello che pensa un cameriere, ma per mia disposizione e se posso rispetto tutte le usanze locali, sapete come si dice in Russia? Non si esporta la propria regola nei conventi altrui.
Quando entra Jesus.
Veramente non è solo, entra con due donne. Raggiunge il centro della sala lasciato libero dai tavoli e assieme alle due donne inizia un breve stacco di flamenco. Sono dei ballerini, poi di tavolo in tavolo passano, si presentano e invitano i commensali al loro spettacolo notturno nel locale sottostante. Indossa dei pantaloni neri, una camicia a sbuffo aperta sul petto e stivaletti. Le donne sono belle ma normali, lui? E' bellissimo, davvero molto... molto bello. Uno degli uomini più belli che ho mai visto. Alto, snello, bruno e i pantaloni lasciano intuire cosa contengono.
Siamo forse l’ultimo tavolo che visita, lo invito a sedere e parliamo brevemente. Mi dice come si chiama e quanti anni ha, Jesus... ventotto anni. Da ruffiano cerca e trova l’attenzione di lei e con il mio permesso la corteggia un po'. Le dice che ha un debole per le donne bionde di tipo nordico come lei, le fa capire il suo interesse e la invita al suo spettacolo in un modo particolarmente caloroso, dopo altre smancerie del genere si accomiata baciandole la mano.
Mi diverte la sua eccitazione, mi piace.
-Ma quanto ti ha eccitato?-
Chiedo
- Sei bagnata? Dimmelo.-
Porto la mano fra le sue cosce e trovo umido, mentre la massaggio, la stuzzico, le chiedo se dovrò permettere che lui la scopi.
Le dico.
-Chiedimelo, chiedimelo... e forse te lo lascio fare.-
Lei con voce rotta dal desiderio me lo chiede.
-Mi piace... hai visto che cazzo si vedeva in quei pantaloni stretti? Fammelo scopare, portami stasera qui da lui.-
E ancora.
-Lo voglio... voglio prendere quel cazzo dappertutto...-
Ora sono io che voglio scoparla, mi piace prenderla così, bagnata fradicia dal pensiero di Jesus e del suo cazzo.
In camera le strappo i vestiti d’addosso e nuda la costringo in ginocchio. E la prendo forte, i colpi la spostano per tutta la stanza. E gode... ma di chi gode?
Di me o del pensiero di Jesus?
Le dico che dovrò punirla, che è una puttana, una troia.
E lei mi incita a farlo.
-Fallo... fallo... fallo! Ora subito... punisci la tua puttana, fammi male... come solo tu sai fare...-
La lascio e prendo la cinta, è pesante con fibbia d’argento. I primi colpi sul suo culo. Forti! Lasciano delle strisce rosse sulla pelle bianca. Lei si dimena, urla dal dolore ma non le basta e non basta a me, la faccio girare e ora colpisco le grosse tette, ora il dolore è più forte, cerca di proteggersi con le braccia.
Urlo.
-La fica ora...-
-Apri le gambe troia che sei, ti faccio passare la voglia di scoparti il mondo. Su apri le cosce.-
Colpisco forte proprio sulla fica aperta e il suo piacere diventa parossistico, con le dita si apre tutta per permettere ai colpi di raggiungere proprio il clitoride inturgidito.
Dopo, dopo che mi sono svuotato dentro lei, chiede.
-Mi ci porti stasera... vero? Vero amore? Dio.. se ti amo, nessuno è porco come te.. tu sai come trattarmi, sai cosa voglio...-
E’ impaziente. La sera si veste e mi chiede mille volte se sta bene, se è sufficientemente bella. Sta rompendo le palle, rispondo che si deve sbrigare che ho fame.
La cena alle undici e poi verso le una il locale notturno, spettacoli soft. Cabaret, cazzate e roba simile, nulla di più... e il flamenco.
Jesus è bravo ed è bello, molto... molto bello!
Dopo il suo spettacolo passa a salutarci.
Tiene la mano di lei fra le sue, lei si sta sciogliendo, lui mi guarda e mi chiede.
-Con su permiso...-
Al mio segno affermativo le dice.
- Me gustas mucho... te quiero, pero tienes que darme un pequeño regalo... bella signora...-
Lei stupita.
-Un regalo Jesus? E quale?-
Lui.
-Quinientos euro, decidir rapido, bella signora-
Mentre si allontana lei stupita mi chiede...
-Ma cosa significa? Cosa vuole? Cinquecento euro? Non ho mai pagato un uomo per scopare... è una assurdità.-
Ahah... rispondo che forse è arrivato il momento di iniziare, ora il mondo gira così, tutto e tutti sono in vendita.
E’ un po’ rattristata... povera!
Credeva che fosse il suo fascino ad averlo attirato, ma dopo un po’ le ritorna la voglia, ora pensa che pagarlo per avere il suo cazzo è un motivo in più di essere eccitata.
Mi chiede.
-Posso? Me lo fai fare... amore? Voglio che me lo paghi tu... questo cazzo... -
Guardo in giro, riesco ad ottenere l’attenzione di Jesus. Faccio segno di si con il capo.
Ora rimane l’ultimo dilemma, mi conosco, so che l’orchestra la voglio dirigere sempre io.
La lascio andare con Jesus da sola?
O l’accompagno?
E se l’accompagno che voglio fare? Assistere o partecipare?
Le dico all’orecchio cosa faremo.
Lei.
-Dio... che grandissimo porco... che gran figlio di puttana sei... ma lui ci starà? -
Fidati bambina... fidati, ci sta.
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