Le Note di Zefira e Anuk
di
Mia Sempre
genere
sentimentali
Questo racconto di fantasia è nato come sfida a due..a colpi di parole,
scrivendo con l'altro sfidante una parola ciascuno (scritte in maiuscolo nel racconto)
Iniziando con una (VIOLINO) via via a turno fino a terminare cn la stessa.
Le parole sono state usate nella sequenza precisa, il bello fu dare un senso a quell'elenco di parole.
Questo è il mio.
Le Note Di Zefira e Anuk
Straniera sulla terra, zingara venuta dalla Luna parlava una sola lingua, quella della musica.
Abbracciando il suo VIOLINO incantava i viandanti e con il dolce suono delle CORDE appena sfiorate, riusciva a creare una VIBRANTE sinfonia che rendeva magica l'atmosfera intorno a sé.
La zingara Zefira indossava sempre il suo vestito ed il CILINDRO MAGICO di velluto rosso che l'avevano sempre protetta dalle maldicenze.
In una notte di mezza estate durante uno dei suoi mille vagabondare si ritrovò in un VICOLO, non troppo NASCOSTO ma al riparo dalla CONFUSIONE eccessiva che sempre l’avevano turbata.
Cominciò a suonare una melodia antica e MISTERIOSA, Zefira suonava sempre ad occhi chiusi in modo che potesse udire la sua musica in un potente suono AMPLIFICATO, che la scuotesse come un TUONO.
Persa nelle sue note respirava l’aria intorno a sé, sentiva ODORE di ginestre, l’aria era FRIZZANTE e fece un respiro profondo finché il suo spirito non fu PIENO e l’ABISSO NERO di solitudine colmato dal suono del suo dolce violino.
Zefira aveva spesso delle visioni che tramutava in musica, in quella notte, in quel vicolo vide un arciere vestito solo del suo ARCO, dal quale fu SCOCCATA la freccia che diede inizio alla RIVOLUZIONE.
Il ritmo suonato accellerava e lei danzava a tempo come se seguisse i passi dell’ESERCITO a seguito dell’arciere.
Alla zingara visionaria sembravano una MOLTITUDINE di GLADIATORI al centro della SPIANATA del campo di battaglia, intenti a seguire la VIA della gloria, respirando POLVERE e bevendo il sangue del nemico.
Il RESPIRO MOZZATO e i forti brividi la scossero per farla RIEMERGERE da questa visione d’altri tempi.
Le succedeva spesso di trovarsi in un luogo e rivivere ciò che vi accadde ma quello che rendeva unica Zefira era di riuscire a trasformare tutto ciò in melodia.
Una dopo l’altra uscivano nuove storie da musicare, senza nemmeno riaprire gli occhi o interrompere il flusso delle note questa volta si vide su di una SPIAGGIA di SABBIA dorata con meravigliose CONCHIGLIE a far da tappeto, che conducevano al mare dove una SIRENA sdraiata su di una ZATTERA fatta di perle intonava un CANTO dolce e soave.
La zingara giunta da LONTANO suonava ora le note della sirena ed immaginava di trovarsi su di un’ISOLA DESERTA circondata dal mare della tranquillità e di danzare nuda avvolta solo dai veli della sua magia.
Intanto intorno alla violinista dalla pelle di Luna e dall’anima in TEMPESTA si erano radunati alcuni passanti, attirati dal suo incantevole spettacolo.
In quella bizzarra notte d’estate, all’ORIZZONTE brillava tutto il parato di stelle e da una di quelle, dalla più luminosa sembrava giungesse Lui, Anuk imbracciando la sua inseparabile chitarra.
Lo straniero stellare si avvicinò alla dolce suonatrice, che con in capo il suo cilindro e avvolta solo dal suo velato mantello era ancora sulla spiaggia della sirena, quando udì un suono diverso dal suo violino ed aprì per un attimo gli occhi e lo vide, lì al suo fianco.
Fu percorsa da una scarica di brividi che dal profondo del suo essere le arrivarono dritto al SENO rendendo turgidi i suoi capezzoli, TREMANTE ed imbarazzata si lasciò andare suonando ora all’unisono, Zefira arrossi` e Anuk sorrise.
Il pubblico era incantato da quella strana coppia che stava dando vita ad un concerto ed insieme a loro ora si udiva anche l’eco di un pianoforte ABBANDONATO, suonato come fosse un TESORO INABISSATO nelle PROFONDITÀ più segrete dei sogni dei due musicanti.
L’atmosfera surreale che si creò in quel vicolo spinse tutti gli spettatori ad applaudire ed il duetto improvvisato venne ELEVATO ad una magnifica APOTEOSI di musicale gloria.
Zefira e Anuk si avvicinarono l’un l’altra sfiorandosi la pelle, erano completamente persi nelle loro visioni, bastò un attimo e fu un’ESPLOSIONE di sensi come un VULCANO che torna ad eruttare CENERE e LAPILLI dopo anni di assopimento.
Smisero di suonare, Anuk prese per mano Zefira e insieme raggiunsero un SOTTERRANEO, lontano dallo sguardo indiscreto del pubblico reso ormai troppo affamato di piacere dai sinuosi movimenti di SERPENTE a cui i due suonando e danzando avevano dato vita.
Giunti al nascondiglio di fortuna alzarono gli occhi per ammirare lo splendido soffitto che lo decorava e videro dipinta con colori e forme non terrene la COSTELLAZIONE di Orione e la VIA LATTEA che congiungeva come una STRINGA tutti i pianeti fino ad allora conosciuti.
Sotto quello splendido soffitto e STRETTA tra le braccia di Anuk cercarono un riparo, accesero un fuoco per riscaldarsi, il FUMO usciva da un’apertura creando una NUVOLA dalle strane forme.
In quella pace la zingara e il chitarrista stellare si crearono un MORBIDO giaciglio dove si sdraiarono e cominciarono ad accarezzarsi dolcemente, fintanto che un DIROMPENTE desiderio non infranse lo SCOGLIO del primo imbarazzo.
Ad occhi chiusi i loro corpi fusi si ritrovarono sulla RIVA di una spiaggia assolata, al riparo di una PALMA che creava un’OMBRA con le estremità che sembravano la GUGLIA APPUNTITA di una cattedrale gotica.
Fecero l’amore tutta la notte, lo fecero come se si conoscessero dall’alba dei tempi e non smisero un secondo di stare uno dentro l’altra.
Rimasero così, immersi in una fusione cosmica finché non sorse il sole che li riportò alla realtà.
Ripresero i loro strumenti ed uscirono dal sotterraneo, erano affamati, seguirono da prima il profumo di croissant appena sfornati e poi il suono cadenzato di una CAMPANA e quando udirono l’ultimo RINTOCCO si guardarono intorno e videro in una piazzetta un piccolo bistrot, con alcuni tavolini, ne scelse uno Zefira con una splendida VENATURA nel LEGNO che lo ricopriva.
Da zingara quale era cercò in quella trama nel legno di leggere la storia che aveva da raccontare come fosse il palmo d'una mano e lesse di una PROMESSA disattesa.
Zefira riprese il suo strumento ed iniziò a suonare per raccontare a modo suo ad Anuk ciò che vedeva impresso in quelle venature.
Suonò di un MARINAIO e di quella promessa d’amore eterno che fece alla sua amata prima di imbarcarsi sulla NAVE dalla PRUA d’argento.
Le note scorrevano vivaci seguendo il ritmo immaginario delle onde del mare che sbattevano sulla nave e la SCHIUMA che nasceva da questo INFRANGERE sembrava volesse PROTEGGERE il marinaio, in modo che potesse tornare a casa come promesso.
Anuk ascoltava rapito e con CURA ripose sul tavolino la tazzina del suo caffè, imbraccio’ la sua chitarra unendosi a Zefira e come un richiamo INFALLIBILE l’eco dei loro suoni riempì la piazzetta di curiosi, ma la magia che si creava quando suonavano insieme rendeva INTOCCABILE la coppia .
Ripresero il cammino abbracciando i loro strumenti e si allontanarono dal paese, destino da vagabondi il loro.
Imboccarono un sentiero che li condusse alle radici di una grande quercia sotto la quale si fermarono e questa volta fu Anuk ad avere una visione e cominciò il suo canto.
Pizzicava le corde della sua chitarra per musicare l’IRRISOLVIBILE ARCANO dell’IMPICCATO.
Zefira lo ascoltava, sapeva bene quello che stava accadendo e girandosi vide dal tronco della quercia pendere una CORDA e il CAPO era legato sul ramo più grande, forse, perché dovette sostenere il peso dell’impiccato.
Imbracciato il violino cominciò anch’essa a suonare per svelare l’arcano dovevano vibrare all’unisono.
Videro la SPERANZA di giustizia di un uomo VOLATA via sulle ALI di un GUFO bianco con lo SGUARDO di ghiaccio.
Videro il RAMO dal quale pendeva il corpo e la RADICE che sosteneva quella quercia, capirono che quello fu il teatro di un sacrificio d’onore.
Si ripresero e si strinsero forte, lo sguardo PERSO nelle NEBBIE BASSE del mattino, si sussurrarono parole che sembravano NOTE che solo loro potevano capire, loro che avevano il dono di trasformare le storie nella SCALA musicale avendo la conoscenza della CHIAVE d’ORO del VIOLINO e della chitarra.
FINE
scrivendo con l'altro sfidante una parola ciascuno (scritte in maiuscolo nel racconto)
Iniziando con una (VIOLINO) via via a turno fino a terminare cn la stessa.
Le parole sono state usate nella sequenza precisa, il bello fu dare un senso a quell'elenco di parole.
Questo è il mio.
Le Note Di Zefira e Anuk
Straniera sulla terra, zingara venuta dalla Luna parlava una sola lingua, quella della musica.
Abbracciando il suo VIOLINO incantava i viandanti e con il dolce suono delle CORDE appena sfiorate, riusciva a creare una VIBRANTE sinfonia che rendeva magica l'atmosfera intorno a sé.
La zingara Zefira indossava sempre il suo vestito ed il CILINDRO MAGICO di velluto rosso che l'avevano sempre protetta dalle maldicenze.
In una notte di mezza estate durante uno dei suoi mille vagabondare si ritrovò in un VICOLO, non troppo NASCOSTO ma al riparo dalla CONFUSIONE eccessiva che sempre l’avevano turbata.
Cominciò a suonare una melodia antica e MISTERIOSA, Zefira suonava sempre ad occhi chiusi in modo che potesse udire la sua musica in un potente suono AMPLIFICATO, che la scuotesse come un TUONO.
Persa nelle sue note respirava l’aria intorno a sé, sentiva ODORE di ginestre, l’aria era FRIZZANTE e fece un respiro profondo finché il suo spirito non fu PIENO e l’ABISSO NERO di solitudine colmato dal suono del suo dolce violino.
Zefira aveva spesso delle visioni che tramutava in musica, in quella notte, in quel vicolo vide un arciere vestito solo del suo ARCO, dal quale fu SCOCCATA la freccia che diede inizio alla RIVOLUZIONE.
Il ritmo suonato accellerava e lei danzava a tempo come se seguisse i passi dell’ESERCITO a seguito dell’arciere.
Alla zingara visionaria sembravano una MOLTITUDINE di GLADIATORI al centro della SPIANATA del campo di battaglia, intenti a seguire la VIA della gloria, respirando POLVERE e bevendo il sangue del nemico.
Il RESPIRO MOZZATO e i forti brividi la scossero per farla RIEMERGERE da questa visione d’altri tempi.
Le succedeva spesso di trovarsi in un luogo e rivivere ciò che vi accadde ma quello che rendeva unica Zefira era di riuscire a trasformare tutto ciò in melodia.
Una dopo l’altra uscivano nuove storie da musicare, senza nemmeno riaprire gli occhi o interrompere il flusso delle note questa volta si vide su di una SPIAGGIA di SABBIA dorata con meravigliose CONCHIGLIE a far da tappeto, che conducevano al mare dove una SIRENA sdraiata su di una ZATTERA fatta di perle intonava un CANTO dolce e soave.
La zingara giunta da LONTANO suonava ora le note della sirena ed immaginava di trovarsi su di un’ISOLA DESERTA circondata dal mare della tranquillità e di danzare nuda avvolta solo dai veli della sua magia.
Intanto intorno alla violinista dalla pelle di Luna e dall’anima in TEMPESTA si erano radunati alcuni passanti, attirati dal suo incantevole spettacolo.
In quella bizzarra notte d’estate, all’ORIZZONTE brillava tutto il parato di stelle e da una di quelle, dalla più luminosa sembrava giungesse Lui, Anuk imbracciando la sua inseparabile chitarra.
Lo straniero stellare si avvicinò alla dolce suonatrice, che con in capo il suo cilindro e avvolta solo dal suo velato mantello era ancora sulla spiaggia della sirena, quando udì un suono diverso dal suo violino ed aprì per un attimo gli occhi e lo vide, lì al suo fianco.
Fu percorsa da una scarica di brividi che dal profondo del suo essere le arrivarono dritto al SENO rendendo turgidi i suoi capezzoli, TREMANTE ed imbarazzata si lasciò andare suonando ora all’unisono, Zefira arrossi` e Anuk sorrise.
Il pubblico era incantato da quella strana coppia che stava dando vita ad un concerto ed insieme a loro ora si udiva anche l’eco di un pianoforte ABBANDONATO, suonato come fosse un TESORO INABISSATO nelle PROFONDITÀ più segrete dei sogni dei due musicanti.
L’atmosfera surreale che si creò in quel vicolo spinse tutti gli spettatori ad applaudire ed il duetto improvvisato venne ELEVATO ad una magnifica APOTEOSI di musicale gloria.
Zefira e Anuk si avvicinarono l’un l’altra sfiorandosi la pelle, erano completamente persi nelle loro visioni, bastò un attimo e fu un’ESPLOSIONE di sensi come un VULCANO che torna ad eruttare CENERE e LAPILLI dopo anni di assopimento.
Smisero di suonare, Anuk prese per mano Zefira e insieme raggiunsero un SOTTERRANEO, lontano dallo sguardo indiscreto del pubblico reso ormai troppo affamato di piacere dai sinuosi movimenti di SERPENTE a cui i due suonando e danzando avevano dato vita.
Giunti al nascondiglio di fortuna alzarono gli occhi per ammirare lo splendido soffitto che lo decorava e videro dipinta con colori e forme non terrene la COSTELLAZIONE di Orione e la VIA LATTEA che congiungeva come una STRINGA tutti i pianeti fino ad allora conosciuti.
Sotto quello splendido soffitto e STRETTA tra le braccia di Anuk cercarono un riparo, accesero un fuoco per riscaldarsi, il FUMO usciva da un’apertura creando una NUVOLA dalle strane forme.
In quella pace la zingara e il chitarrista stellare si crearono un MORBIDO giaciglio dove si sdraiarono e cominciarono ad accarezzarsi dolcemente, fintanto che un DIROMPENTE desiderio non infranse lo SCOGLIO del primo imbarazzo.
Ad occhi chiusi i loro corpi fusi si ritrovarono sulla RIVA di una spiaggia assolata, al riparo di una PALMA che creava un’OMBRA con le estremità che sembravano la GUGLIA APPUNTITA di una cattedrale gotica.
Fecero l’amore tutta la notte, lo fecero come se si conoscessero dall’alba dei tempi e non smisero un secondo di stare uno dentro l’altra.
Rimasero così, immersi in una fusione cosmica finché non sorse il sole che li riportò alla realtà.
Ripresero i loro strumenti ed uscirono dal sotterraneo, erano affamati, seguirono da prima il profumo di croissant appena sfornati e poi il suono cadenzato di una CAMPANA e quando udirono l’ultimo RINTOCCO si guardarono intorno e videro in una piazzetta un piccolo bistrot, con alcuni tavolini, ne scelse uno Zefira con una splendida VENATURA nel LEGNO che lo ricopriva.
Da zingara quale era cercò in quella trama nel legno di leggere la storia che aveva da raccontare come fosse il palmo d'una mano e lesse di una PROMESSA disattesa.
Zefira riprese il suo strumento ed iniziò a suonare per raccontare a modo suo ad Anuk ciò che vedeva impresso in quelle venature.
Suonò di un MARINAIO e di quella promessa d’amore eterno che fece alla sua amata prima di imbarcarsi sulla NAVE dalla PRUA d’argento.
Le note scorrevano vivaci seguendo il ritmo immaginario delle onde del mare che sbattevano sulla nave e la SCHIUMA che nasceva da questo INFRANGERE sembrava volesse PROTEGGERE il marinaio, in modo che potesse tornare a casa come promesso.
Anuk ascoltava rapito e con CURA ripose sul tavolino la tazzina del suo caffè, imbraccio’ la sua chitarra unendosi a Zefira e come un richiamo INFALLIBILE l’eco dei loro suoni riempì la piazzetta di curiosi, ma la magia che si creava quando suonavano insieme rendeva INTOCCABILE la coppia .
Ripresero il cammino abbracciando i loro strumenti e si allontanarono dal paese, destino da vagabondi il loro.
Imboccarono un sentiero che li condusse alle radici di una grande quercia sotto la quale si fermarono e questa volta fu Anuk ad avere una visione e cominciò il suo canto.
Pizzicava le corde della sua chitarra per musicare l’IRRISOLVIBILE ARCANO dell’IMPICCATO.
Zefira lo ascoltava, sapeva bene quello che stava accadendo e girandosi vide dal tronco della quercia pendere una CORDA e il CAPO era legato sul ramo più grande, forse, perché dovette sostenere il peso dell’impiccato.
Imbracciato il violino cominciò anch’essa a suonare per svelare l’arcano dovevano vibrare all’unisono.
Videro la SPERANZA di giustizia di un uomo VOLATA via sulle ALI di un GUFO bianco con lo SGUARDO di ghiaccio.
Videro il RAMO dal quale pendeva il corpo e la RADICE che sosteneva quella quercia, capirono che quello fu il teatro di un sacrificio d’onore.
Si ripresero e si strinsero forte, lo sguardo PERSO nelle NEBBIE BASSE del mattino, si sussurrarono parole che sembravano NOTE che solo loro potevano capire, loro che avevano il dono di trasformare le storie nella SCALA musicale avendo la conoscenza della CHIAVE d’ORO del VIOLINO e della chitarra.
FINE
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