Legata col Sangue ---Seconda Parte
di
Mia Sempre
genere
dominazione
LEGATA COL SANGUE
Passarono le ore, i giorni e le settimane e le mie ferite guarirono, almeno quelle fisiche.
Passarono i mesi e pian piano diventai anche più serena.
Alex non mi frustava o non mi sculacciava in continuazione, era un perfetto mix di tutto, dove io ero allo stesso tempo, la sua
sottomessa ed una Regina avvolta da mille attenzioni.
Avevo sistemato le questioni a “casa” firmando le carte della separazione consensuale, senza alcuna richiesta aggiuntiva, non andai neppure, feci tutto tramite l'avvocato di Alex.
Non avevo le forze per tornare ed affrontare la situazione, non in quel momento, avevo altri tormenti, un'altra priorità.
Sarai andata dopo aver messo in atto il piano di vendicare il mio stupro e riacquistato la fiducia e la stima in me stessa.
Il Mio Signore si occupò di tutto anche di insegnarmi a diventare spietata, assetata di sangue e di vendetta.
Il piano era diviso in due punti essenziali e si sviluppava in tempi diversi.
La prima parte ci avrebbe dato poca soddisfazione e non avrebbe dissetato la nostra sete di sangue, ma posto senz'altro fine alle vite inutili dei due camionisti Siciliani, ne eravamo certi dopo le ricerche effettuate.
La seconda invece, più contorta e studiata mi avrebbe trasformata nella “Giuditta e la decapitazione di Oloferne” di Artemisia Gentileschi.
Torture e sangue avrebbero dato finalmente sfogo alla rabbia che avevo represso per anni e risvegliata dalla violenza subita in quel autogrill.
Facemmo un passo per volta e con calma ci occupammo di ogni dettaglio.
Liberarci dei due Siciliani, trovandoci in Italia, limitava le nostre possibilità di scelta, optammo per due freddi, rapidi ed indolori colpi di precisione sparati da un luogo scelto con cura, studiammo ogni particolare, quello fu il piacere della prima parte della vendetta.
Una mattina di settembre Alex mi portò in un armeria di un suo amico, forse uno dei “clienti” della Locanda, infatti venimmo trattati con molta discrezione.
Insieme scegliemmo due fucili.
A me venne consigliato un “M40”, fucile di precisione leggero e compatto.
Ad Alex un “M200 CheyTac” progettato per abbattere bersagli umani.
Comprammo anche le munizioni e qualche accessorio d'abbigliamento specifico.
Pagammo in contanti, ovviamente nessuna ricevuta e accordi precisi con il venditore.
Nessuna traccia doveva condurre a noi.
Imparai a conoscere quell'arma, la studiai, andammo molte volte ad un poligono di tiro privato.
Era pesante anche se ero acquattata a terra e complicato centrare il bersaglio.
A volte mi disperavo ma Alex mi spronava sempre, finché non fummo pronti ed arrivò il giorno di attuare la prima parte del piano.
Partire per la Sicilia.
I due fucili vennero trasportati in un furgone, nascosti in un baule insieme a tutti i nostri bagagli.
Nessuno ne era a conoscenza.
Noi prendemmo un volo diretto a Palermo.
Avevamo prenotato una vacanza di due settimane a fine settembre, per una coppia innamorata, in una villa vista mare.
La prima settimana trascorse come niente fosse, tra mare, ristoranti e negozi.
Intanto studiammo i due bersagli da debita distanza, senza mai avvicinarci troppo, cercando di capire quale sarebbe stato il momento migliore per colpire.
Solo una volta ci concedemmo una piccola soddisfazione, andammo a mangiare nello stesso ristorante dove i Siciliani erano a pranzare.
Passai di fianco a loro, non credo che mi riconobbero perché indossavo una parrucca bionda, per coprire il mio argento troppo particolare.
Sentii la loro puzza.
Restai impassibile.
Il mio camuffamento e la mia compostezza in questa determinata e particolare circostanza, eccitarono molto Alex, e ovviamente vedere lui voglioso, accese anche me.
Mi trascino’ nella toilette del ristorante.
Era unisex perciò entrò e chiuse la porta, si andò a sedere sulla tazza del WC, abbassando il coperchio.
Il suo cazzo era già magnificamente duro, lo prese in mano e segandolo disse:
“ Alza la gonna e vieni a sederti sul mio cazzo...scopami...Mia bella biondina ...hahaha...mi ricordi Beatrix Kiddo di “Kill Bill”
con quel vestitino giallo...se non fosse che tu invece di un affilata Katana avrai un M40...hahah cazzo...vieni qui scopami ti ho detto…!!!”
Me lo scopai forte inghiottendolo completamente con la mia fica, lo cavalcai veloce finché non mi riempì del suo seme caldo.
“ Brava la Mia...cecchina...adesso alzati...andiamo...tu avrai il tuo orgasmo a missione compiuta...hahaha..”
Mi diede una sonora manata sul sedere ed uscimmo come niente fosse.
Passarono i giorni ed arrivò la seconda settimana.
Tutto sotto controllo.
I due posteggiavano i loro mezzi sempre nella stessa area appena fuori Palermo e noi eravamo a conoscenza di ogni loro spostamento.
Li aspettammo che tornassero da un breve viaggio di lavoro, un tardo pomeriggio di fine settembre.
Ci appostammo alla finestra dell’ultimo piano di un palazzo abbandonato, in periferia, accuratamente scelto, che si trovava a circa 500 Mt. dal piazzale dove i due erano soliti lasciare i loro camion.
Senza cellulari né nessun altra diavoleria rintracciabile, ben nascosti e preparati attendevamo i nostri obiettivi.
Avevamo studiato tutto, avremmo sparato insieme per non lasciare tempo ad uno dei due di scappare.
Calibrammo il fucile, misurammo forza e direzione del vento ed infine l'umidità dell’aria, era finalmente tutto pronto.
Attendemmo.
Alex mi manteneva calma, lucida e concentrata, mi parlava con quel suo tono fermo e sicuro.
“ Respira… Mia...Respira...resta concentrata sul tuo respiro..è importante lo sai...e non guardare troppo nel mirino...o sforzi l'occhio...controlla il perimetro...e respira…”
Arrivarono.
Scesero dai loro camion e si avvicinarono tra loro per i soliti scambi di convenevoli post viaggio.
Era il momento.
Ci guardammo un attimo.
Punto di non ritorno.
Occhi fissi nel puntatore laser.
“ Pronta..Mia..???..al mio 3 spara…
...1…
...2…
...3…”
“ PTfff… PTffff..”
Due colpi silenziosi, diretti e precisi alla nuca.
Caddero a terra.
Per un istante restai a guardare nel mirino i due stesi a terra ed il sangue che iniziava a defluire dal foro in mezzo ai loro occhi.
C'ero riuscita, c'eravamo riusciti.
“ Andiamo ...Mia ..veloce..raccogli le tue cose e andiamocene via da qua…”
Obbedii.
Ci restavano tre giorni alla fine della nostra vacanza e tutto procedeva tranquillo.
L'omicidio dei due camionisti era quasi passato inosservato, scambiato per un regolamento di conti tra malavitosi.
Non stupì nemmeno l'utilizzo di armi di precisione in quanto, venimmo a scoprire più tardi, che erano immischiati in guai con la mafia Russa, non nuova ad usare cecchini per sistemare i loro affari.
Tutto giocava a nostro favore.
Tutto tranquillo.
Tornammo a casa, prima parte portata a termine con successo.
Nei due mesi che precedettero gli omicidi dei Siciliani ci eravamo un po’ trascurati dal punto di vista sessuale, non facevamo spesso l'amore, non il nostro tipo di amore, il quale richiede un certo tipo di stato d'animo.
Alex però trovava sempre il modo ed il tempo per ricordarmi chi era il mio padrone, lo faceva usandomi a suo piacimento come nella toilette del ristorante o infilando due dita nella mia fica, quando meno me lo aspettavo.
Le muoveva dentro di me famelico.
Non disdegnava nemmeno, appena ne aveva occasione, di farsi fare un pompino dalla sua SUBitrice, ma nulla di più, nulla lo distraeva dalla nostra vendetta.
“ Di chi sei tu??...chi è il tuo Signore..??”
“ Sei tu il mio Signore...e sono Tua…”
La seconda parte era più complicata.
Dovevamo partire per la Russia.
Passarono le ore, i giorni e le settimane e le mie ferite guarirono, almeno quelle fisiche.
Passarono i mesi e pian piano diventai anche più serena.
Alex non mi frustava o non mi sculacciava in continuazione, era un perfetto mix di tutto, dove io ero allo stesso tempo, la sua
sottomessa ed una Regina avvolta da mille attenzioni.
Avevo sistemato le questioni a “casa” firmando le carte della separazione consensuale, senza alcuna richiesta aggiuntiva, non andai neppure, feci tutto tramite l'avvocato di Alex.
Non avevo le forze per tornare ed affrontare la situazione, non in quel momento, avevo altri tormenti, un'altra priorità.
Sarai andata dopo aver messo in atto il piano di vendicare il mio stupro e riacquistato la fiducia e la stima in me stessa.
Il Mio Signore si occupò di tutto anche di insegnarmi a diventare spietata, assetata di sangue e di vendetta.
Il piano era diviso in due punti essenziali e si sviluppava in tempi diversi.
La prima parte ci avrebbe dato poca soddisfazione e non avrebbe dissetato la nostra sete di sangue, ma posto senz'altro fine alle vite inutili dei due camionisti Siciliani, ne eravamo certi dopo le ricerche effettuate.
La seconda invece, più contorta e studiata mi avrebbe trasformata nella “Giuditta e la decapitazione di Oloferne” di Artemisia Gentileschi.
Torture e sangue avrebbero dato finalmente sfogo alla rabbia che avevo represso per anni e risvegliata dalla violenza subita in quel autogrill.
Facemmo un passo per volta e con calma ci occupammo di ogni dettaglio.
Liberarci dei due Siciliani, trovandoci in Italia, limitava le nostre possibilità di scelta, optammo per due freddi, rapidi ed indolori colpi di precisione sparati da un luogo scelto con cura, studiammo ogni particolare, quello fu il piacere della prima parte della vendetta.
Una mattina di settembre Alex mi portò in un armeria di un suo amico, forse uno dei “clienti” della Locanda, infatti venimmo trattati con molta discrezione.
Insieme scegliemmo due fucili.
A me venne consigliato un “M40”, fucile di precisione leggero e compatto.
Ad Alex un “M200 CheyTac” progettato per abbattere bersagli umani.
Comprammo anche le munizioni e qualche accessorio d'abbigliamento specifico.
Pagammo in contanti, ovviamente nessuna ricevuta e accordi precisi con il venditore.
Nessuna traccia doveva condurre a noi.
Imparai a conoscere quell'arma, la studiai, andammo molte volte ad un poligono di tiro privato.
Era pesante anche se ero acquattata a terra e complicato centrare il bersaglio.
A volte mi disperavo ma Alex mi spronava sempre, finché non fummo pronti ed arrivò il giorno di attuare la prima parte del piano.
Partire per la Sicilia.
I due fucili vennero trasportati in un furgone, nascosti in un baule insieme a tutti i nostri bagagli.
Nessuno ne era a conoscenza.
Noi prendemmo un volo diretto a Palermo.
Avevamo prenotato una vacanza di due settimane a fine settembre, per una coppia innamorata, in una villa vista mare.
La prima settimana trascorse come niente fosse, tra mare, ristoranti e negozi.
Intanto studiammo i due bersagli da debita distanza, senza mai avvicinarci troppo, cercando di capire quale sarebbe stato il momento migliore per colpire.
Solo una volta ci concedemmo una piccola soddisfazione, andammo a mangiare nello stesso ristorante dove i Siciliani erano a pranzare.
Passai di fianco a loro, non credo che mi riconobbero perché indossavo una parrucca bionda, per coprire il mio argento troppo particolare.
Sentii la loro puzza.
Restai impassibile.
Il mio camuffamento e la mia compostezza in questa determinata e particolare circostanza, eccitarono molto Alex, e ovviamente vedere lui voglioso, accese anche me.
Mi trascino’ nella toilette del ristorante.
Era unisex perciò entrò e chiuse la porta, si andò a sedere sulla tazza del WC, abbassando il coperchio.
Il suo cazzo era già magnificamente duro, lo prese in mano e segandolo disse:
“ Alza la gonna e vieni a sederti sul mio cazzo...scopami...Mia bella biondina ...hahaha...mi ricordi Beatrix Kiddo di “Kill Bill”
con quel vestitino giallo...se non fosse che tu invece di un affilata Katana avrai un M40...hahah cazzo...vieni qui scopami ti ho detto…!!!”
Me lo scopai forte inghiottendolo completamente con la mia fica, lo cavalcai veloce finché non mi riempì del suo seme caldo.
“ Brava la Mia...cecchina...adesso alzati...andiamo...tu avrai il tuo orgasmo a missione compiuta...hahaha..”
Mi diede una sonora manata sul sedere ed uscimmo come niente fosse.
Passarono i giorni ed arrivò la seconda settimana.
Tutto sotto controllo.
I due posteggiavano i loro mezzi sempre nella stessa area appena fuori Palermo e noi eravamo a conoscenza di ogni loro spostamento.
Li aspettammo che tornassero da un breve viaggio di lavoro, un tardo pomeriggio di fine settembre.
Ci appostammo alla finestra dell’ultimo piano di un palazzo abbandonato, in periferia, accuratamente scelto, che si trovava a circa 500 Mt. dal piazzale dove i due erano soliti lasciare i loro camion.
Senza cellulari né nessun altra diavoleria rintracciabile, ben nascosti e preparati attendevamo i nostri obiettivi.
Avevamo studiato tutto, avremmo sparato insieme per non lasciare tempo ad uno dei due di scappare.
Calibrammo il fucile, misurammo forza e direzione del vento ed infine l'umidità dell’aria, era finalmente tutto pronto.
Attendemmo.
Alex mi manteneva calma, lucida e concentrata, mi parlava con quel suo tono fermo e sicuro.
“ Respira… Mia...Respira...resta concentrata sul tuo respiro..è importante lo sai...e non guardare troppo nel mirino...o sforzi l'occhio...controlla il perimetro...e respira…”
Arrivarono.
Scesero dai loro camion e si avvicinarono tra loro per i soliti scambi di convenevoli post viaggio.
Era il momento.
Ci guardammo un attimo.
Punto di non ritorno.
Occhi fissi nel puntatore laser.
“ Pronta..Mia..???..al mio 3 spara…
...1…
...2…
...3…”
“ PTfff… PTffff..”
Due colpi silenziosi, diretti e precisi alla nuca.
Caddero a terra.
Per un istante restai a guardare nel mirino i due stesi a terra ed il sangue che iniziava a defluire dal foro in mezzo ai loro occhi.
C'ero riuscita, c'eravamo riusciti.
“ Andiamo ...Mia ..veloce..raccogli le tue cose e andiamocene via da qua…”
Obbedii.
Ci restavano tre giorni alla fine della nostra vacanza e tutto procedeva tranquillo.
L'omicidio dei due camionisti era quasi passato inosservato, scambiato per un regolamento di conti tra malavitosi.
Non stupì nemmeno l'utilizzo di armi di precisione in quanto, venimmo a scoprire più tardi, che erano immischiati in guai con la mafia Russa, non nuova ad usare cecchini per sistemare i loro affari.
Tutto giocava a nostro favore.
Tutto tranquillo.
Tornammo a casa, prima parte portata a termine con successo.
Nei due mesi che precedettero gli omicidi dei Siciliani ci eravamo un po’ trascurati dal punto di vista sessuale, non facevamo spesso l'amore, non il nostro tipo di amore, il quale richiede un certo tipo di stato d'animo.
Alex però trovava sempre il modo ed il tempo per ricordarmi chi era il mio padrone, lo faceva usandomi a suo piacimento come nella toilette del ristorante o infilando due dita nella mia fica, quando meno me lo aspettavo.
Le muoveva dentro di me famelico.
Non disdegnava nemmeno, appena ne aveva occasione, di farsi fare un pompino dalla sua SUBitrice, ma nulla di più, nulla lo distraeva dalla nostra vendetta.
“ Di chi sei tu??...chi è il tuo Signore..??”
“ Sei tu il mio Signore...e sono Tua…”
La seconda parte era più complicata.
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